Quanti di noi hanno scoperto la figura dell’armocromista grazie all’intervista di Schlein su Vogue? Presumo tantissimi, tant’è che se ne continua a parlare tra lo sbigottito e il divertito. Ora, a proposito dell’incontro di ieri tra Meloni e Schlein, un’armocromista alla radio rendeva edotti gli ascoltatori sul significato dei colori scelti dalle due primedonne: il rosso della neo-segretaria Pd è un power color, mentre il bianco e nero della premier è istituzionale e tuttavia d’impatto. Si ricordava altresì l’evoluzione del look di Meloni che è andata di pari passo con l’evoluzione politica: dal rossetto chiaro pre-elezione a quello rosso sfoggiato ultimamente, senza dimenticare gli outfit dai colori chiari di un tempo, ora sostituiti da capi più rigorosi, neri o blu, ingentiliti da camicie bianche.
Cosa ne sarebbe di noi se non ci fossero le armocromiste? Avremmo mai notato certi particolari? Scherzi a parte, la scelta degli abiti e dei colori non è una novità e si applica da tempo a uomini e donne. Resta il fatto che i 300 euro all’ora richiesti da un’armocromista sono una rapina, perché quello che sei riemerge immutato a dispetto della più indovinata delle palette.
Italici, pronti a prestare l’attenzione ed il fianco ai dettagli subliminali mentre veniamo impalati dal feroce saldino 🙂
E della giacca blu da operaio indossata da Schlein ne vogliamo parlare? 🙂
Beh, il rosso e il nero di Stendhal. Per il resto, soldi sprecati, ma fin quando sono i suoi…..
Complimenti per il rimando letterario…i soldi sono suoi, sì, ma stridono con quello che vorrebbe rappresentare
Appunto, il condizionale è d’obbligo.
Rilancio con un futuro: stridono con quello che non rappresenterà.
Basta il presente, cioè che già non rappresenta….