Gli intellettuali fannulloni e sinistri sono in subbuglio: lo spot di Esselunga non va bene perché tra le righe colpevolizza i genitori separati ed elogia la famiglia tradizionale. Sbagliato. Il racconto, nella sua semplicità, presenta una storia universalmente vera: quando i genitori si separano, i bambini soffrono e sognano di rivederli sotto lo stesso tetto. Tutto qui. La squadra che ha dato vita a questa operazione di marketing andrebbe premiata non solo perché ha realizzato un buon prodotto, ma anche perché ha proposto delle dinamiche agli antipodi della famiglia del mulino bianco che da decenni insiste e si avvita su un modello anacronistico, ovvero quello della famigliola che ritrova nei sorrisi e nelle coccole a colazione il proprio fulcro. Come se il risveglio feriale non fosse uno dei momenti peggiori della giornata. Invece, la pesca donata dalla bambina al papà con innocente inganno è un capolavoro di delicatezza e pathos. Chapeau!
ma, più che sinistri, direi contradditori ed ipocriti. Ad ogni modo, sempre meglio di certi spot stucchevoli sull’inclusione….
Gli spot sull’inclusione non li ho mai visti, ma sai qual è il vero problema? Che intellettuali e progressisti sono troppo lontani dalla realtà. Ad una mia conoscente ho detto: guarda che la bambina la devi allevare no gender. E lei: ma per favore. 🙂
Ci sono in giro spot simili sulle coppie omossessuali, se non ricordo male uno di questi era della Barilla.
Di fronte a situazioni come questa (lo spot) rimango basito. Niente da dire sullo spot in sè, ben fatto, sdolcinato ben oltre quel che basta per diventare fastidioso, fornisce una certezza di buoni sentimenti dentro un mondo fasullo e senza cuore come quello odierno. Ma che un commerciante di alimentari, uno che lucra (ed Esselunga lucra pesantemente, basta leggerne i bilanci ) , venga ad insegnarmi o pretenda di suggerirmi quali siano i buoni sentimenti od il modo di vivere ideale a me fa incazzare. Gli imbonitori del marketing non sono migliori dei politici ed opinionisti che ricamano polemiche su questo fatto, appartengono anzi alla stessa risma di bastardi che giocano sulla vita e delle vite altrui con il solo scopo di trarne profitto, e se il profitto e’ in denaro come nel caso di costoro, la cosa diventa ancora più fastidiosa. Per me insopportabile, e’ valicato ancora una volta il senso della misura nonchè della decenza. Faremo compere altrove. 🙂 Amen
Il polverone alzato su questo spot è il classico esercizio di pedanteria ideologica fine a sé stessa. Probabilmente da una certa parte ce l’hanno ancora con Bernardo Caprotti ed il suo libro “FALCE E CARRELLO”, che tra l’altro puntava il dito contro le Coop rosse e le agevolazioni di cui godevano a discapito della concorrenza di altre tinte.
A me questo spot piace; è un piccolo cortometraggio, garbato e soffuso. Dovrebbe infastidire piuttosto la assillante pervasività di certi altri spot, come ad es. quello che reclamizza una marca di allarmi antifurto per la casa (non se ne può proprio più!) o quell’altro sull’acqua minerale del “plin plin”.
detesto la pubblicità in generale, anche se trattasi dell’anima del commercio.
Panfilo, non per sapere i fatti tuoi, ma dove intendi fare compere? Eccezion fatta per i sopravvissuti negozietti di quartiere, mi indichi una grande distribuzione che non fa pubblicità e non lucra? Ogni pubblicità nasconde un amo (il dentifricio che sbianca i denti e non li sbianca o il sistema d’allarme che può essere invalidato ricorrendo a un banale tutorial), quindi riportiamo tutto all’origine della polemica che nulla ha a che vedere con il commercio (chiave di lettura possibile quella fornita da Antonio).
Spalmieros, tutti detestiamo la pubblicità. Io per amore della carta stampata compro dei settimanali che al cinquanta per cento sono fatti di pubblicità. Non c’è scampo.
Plin plin…non sarebbe meglio un asettico e professionale “diuresi”? 🙂
Il punto Viola e’ che sono particolarmente sensibile ad una certa ”etica” della pubblicità al punto da rifiutarmi di spendere i miei denari in prodotti che risentono di una comunicazione ”forzata”. Non e’ un caso che agli accattoni da strada sia proibito (mi pare sia un reato) servirsi di animali o minori per impietosire le persone, e trovo che la strategia di comunicazione Esselunga in questo caso assomigli un po’ a quella di certe banche che pubblicizzano il loro servizio facendo leva sul sentimento e non sulla bontà o meno di quanto propongono. Che Esselunga proponga prodotti migliori a condizioni più vantaggiose e ce lo comunichi , lasciando stare altri ambiti che non gli appartengono e l’ accomunano agli accattoni con beagle spelacchiato al seguito. 🙂
Ho capito perfettamente quello che intendi ma mi dici dove la troviamo la purezza nel sistema di comunicazione pubblicitaria? 🙂
Lasciando stare la purezza, attributo che ormai non è più appannaggio neppure degli angeli, trovo la pubblicita’ di altri marchi alimentari meno sofisticata, meno coinvolgente, meno bella e certo meno elegante ma un tantino più onesta…direi Lidl per esempio.
mmm lidl ti sembra più onesta perché non può permettersi di pagare tanto…comunque, per la prima volta in vita mia, dopo mesi di attenta valutazione, ho ceduto alla fascinazione di una pubblicità, quella del profumo Sì di Armani…mi piace lo stilista e mi piace la testimonial. Indossato stamattina per la prima volta, non me ne sono pentita. 🙂
(pour parler)
Lidl, magari sarà anche migliore nel rapporto qualità/prezzo, peccato che poi lo scarichi sui dipendenti….