Così non va

No, non eravamo preparati a questo flusso di negatività, perché la fiducia nella scienza e un benessere diffuso, benché traballante, ci avevano illuso di essere invincibili. Ma la pandemia di Covid-19 ha cambiato le carte in tavola e niente è stato più lo stesso, dal momento che lo sconquasso che ne è derivato ha determinato un ribaltamento totale e totalizzante degli stili di vita, costringendoci a prendere atto, da un giorno all’altro, che non eravamo più liberi di andarcene per il mondo, ove per mondo è da intendersi il comune di residenza. Ma quand’è che la distopia ha smesso d’essere materia per racconti e serie tv? Un paio di mesi fa, quando cinesi e pipistrelli si sono prestati a folli spiragli narrativi e la distopia ha cominciato a essere rubricata, con maggiore o minore consapevolezza, in racconti di sottesa inquietudine, condivisi con amici, famigliari, social, nelle forme più svariate, dalle stories su Instagram ai canti sui balconi; a prevalere, tuttavia, è sempre stato il risentimento per un nemico che aveva fatto dell’invisibilità la sua cifra. Così, con la presunzione d’essere l’eccezione, neppure sfiorati dall’idea che il destino avrebbe potuto mettere in serbo per noi, che siamo andati sulla luna, una di quelle catastrofi lette nei libri di scuola, siamo finiti tra le maglie di un virus che ci ha costretti a una sciagurata segregazione e a un confronto drammatico col futuro.

Questo post è stato scritto più di un mese fa, quando ancora la cosiddetta riapertura apriva a spiragli di speranza; nel frattempo molto è cambiato, in peggio. Ieri sera, nel programma di Corrado Formigli, il nuovo presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, lamentava la sostanziale inerzia del Governo; tra le altre cose ha accennato ai navigator, quelli voluti dai 5 Stelle, ricordando che sono ancora operativi. A quel punto ho riaffidato al silenzio la mia casa.

Così non vaultima modifica: 2020-05-08T12:33:18+02:00da VIOLA_DIMARZO

9 pensieri riguardo “Così non va”

  1. La prima a fallire è la scienza che avanza tra ipotesi empiriche e teorie in ordine sparso, tutto meno che il decantato (nei decenni) metodo scientifico. E così sono liti continue , news che si accavallano e stordiscono per la loro manifesta inaffidabilità, il fallimento conclamato dei un intero sistema che ostentava invincibilità. Poi i governi e nel nostro caso IL governo, come sempre potremo dire di avere il peggior governo possibile data la situazione. Molte chiacchiere nessun risultato e mister Cipria come lo chiamo io che trotterella da una conferenza stampa alla prossima e sopra tutto e sopra tutti la disinformazione di sistema che ci fa sentire ancora più soli e presi per il culo.

  2. Io non credo che esistano “scienze tristi” e “scienze allegre”. Credo che esistano “persone tristi” e “persone allegre”. Fra l’altro elevare l’economia a “scienza” è venderla per quello che non è perché è solo un po’ di matematica ed anche abbastanza rabberciata. Fra l’altro sarebbe davvero “triste” una scienza che non ha nulla di scientifico, ma tanto, troppo direi, di convenienza privata ovvero, proprio come si fa con ogni bilancio, una scienza che si affanna solo a mettere i numeri nelle caselle che più tornano comodo pur di far quadrare i conti e soprattutto a mascherare fiscalità ed utili. Sulle lamentele di Confindustria, ne dovremmo avere le scatole piene perché ad ogni scoreggia meteorologica, economica e finanziaria l’impresa privata corre subito ad abbeverarsi alle tette dello Stato e, almeno in questa minchia di paese, ancora non ho capito quale sia il vantaggio di avere a che fare con l’impresa privata.

  3. Non viviamo come vogliono farci credere in un sistema capitalista, ma nel socialismo reale,e l’ impresa privata ‘capitalista’ gioca con la parte corruttibile del potere costituito per ottenere vantaggi a cui non hanno accesso la piccola imprenditoria ed i lavoratori dipendenti: i soldi veri.

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