L’immor(t)ale

Silvio Berlusconi: un'eredità economica, mediatica e sportiva - CreditNews

Il libro di Rossana Rossanda Amar Favola laica narra che Amar supplicò e ottenne da Dio l’immortalità. Non è dato sapere se Berlusconi abbia fatto all’Onnipotente la stessa richiesta, ma per vie traverse è ancora tra noi anche grazie all’ultima fatica letteraria del lacchè Del Debbio, che questa settimana è in vetta alla classifica dei libri più venduti.

Rockstar della politica, Berlusconi è stato idolatrato e crocifisso, descritto come un clown immorale e come un brillante imprenditore, tacciato di nefandezze per il bunga bunga e difeso a spada tratta da chi vedeva in lui un leader perseguitato da certa giustizia. La domanda è: cosa resterà del ventennio berlusconiano? Azzardando: un francobollo, innumerevoli targhe, svariati film e tutta la retorica necessaria a fare del ventunesimo Presidente del Consiglio un santo o una straordinaria declinazione del male.

Qualcosa su Libero

Dovendo fare un po’ di ordine tra le caselle di posta aperte su Libero, ho curiosato tra alcuni miei vecchissimi nick, e tra i tanti messaggi ricevuti. Non ho avuto il coraggio di cancellare i più belli, che poi erano quelli in cui mi si testimoniava affetto e stima. Mentre li rileggevo, in uno sfasamento temporale che mi ha turbata parecchio – ed è questo il motivo che mi ha spinto a scriverne qui – mi sono sentita un’ingrata ripensando alle volte in cui ho detto che su questo portale c’era parecchia gentaglia. (In realtà non lo pensavo allora e non lo penso neppure adesso). Tra i vari messaggi di cui sopra, ho ritrovato nomi, cognomi e numeri di telefono di persone che in qualche modo dovevano avere una grande fiducia in me. Persone che si sono raccontate senza pretendere niente in cambio, come paghi dei post che leggevano. Tra di loro un uomo che è stato molto presente in questo blog, e lo è tuttora, anche se da qualche tempo preferisce restare nell’ombra. A lui e a tutti gli altri il mio grazie. Godere di tanta considerazione ha fatto la differenza. Ma non dirò mai come.

p.s. Giusto per far godere la mia vanità: una donna (e il sesso è un valore aggiunto) mi scrisse che era rimasta colpita dalla descrizione presente in un mio profilo. Era sincera, così come lo era quando scriveva nel suo blog, tanto da apparire antipatica. Nel frattempo è diventata una scrittrice, con all’attivo un premio o forse due, chissà. Ecco, Libero è stato anche questo: una fucina di gente in gamba e in certi casi talentuosa.

Caffè nero bollente

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Se lo stupratore è bianco ed etero, lo si manda alla gogna con tanto di carta d’identità in bella vista, più uno stuolo di inviati sotto casa a placare la sete giustizialista. Ma se lo stupratore è un immigrato, tanti preferiscono tacere. Su questa reazione schizofrenica alla stessa colpa si è interrogato anche Massimo Gramellini nella sua rubrica Il Caffè:

“La storia della ragazza catanese di tredici anni stuprata dal branco sotto gli occhi del fidanzatino non è scivolata un po’ troppo in fretta nelle retrovie della nostra attenzione?” […] “Mi chiedo: se i sette violentatori fossero stati dei giovanotti della Catania-bene, quel racconto da incubo non avrebbe giustamente inondato le piazze mediatiche col frastuono di mille indignazioni? E adesso non saremmo tutti qui a interrogarci sui valori della generazione che abbiamo allevato e sulla insostenibile persistenza di una cultura patriarcale?”

Non una voce scelta a caso quella di Gramellini, giacché è arcinoto che con Giorgia Meloni&co non prenderebbe neppure un caffè metaforico. Morale della favola: non sei vittima abbastanza se a stuprarti è un branco di egiziani.