L’algor-etica del Vaticano abbraccia Microsoft e Ibm

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   A fine febbraio, in Vaticano, il direttore generale della Fao, Qu Dongyu, il ministro per l’innovazione tecnologica, Paola Pisano, il presidente di Microsoft, Brad Smith e il vicepresidente di Ibm, John Kelly III hanno firmato un documento dal titolo Rome Call for AI Ethics. Presente anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, ma non Papa Francesco che quindi non ha firmato il documento né ha delegato il Segretario di Stato. Ha invece apposto la sua firma monsignor Vincenzo Paglia, dal 2016 presidente della Pontificia accademia per la vita, il quale ha spiegato che il concordato sull’algor-etica è “un primo tentativo nel formulare un insieme di criteri con comuni riferimenti di valore da estendersi a istituzioni pubbliche, Ong, industrie e gruppi”.

   Da tempo preoccupato dal rapporto impari tra chi crea sistemi di AI e destinatari, Papa Francesco dice: “Dalle tracce digitali disseminate in Internet, gli algoritmi estraggono dati che consentono di controllare abitudini mentali e relazionali, per fini commerciali o politici, spesso a nostra insaputa. Questa asimmetria, per cui alcuni pochi sanno tutto di noi, mentre noi non sappiamo nulla di loro, intorpidisce il pensiero critico e l’esercizio consapevole della libertà. Le disuguaglianze si amplificano a dismisura, la conoscenza e la ricchezza si accumulano in poche mani, con gravi rischi per le società democratiche”.

   Ora, siamo proprio certi che questo documento sia eticamente ineccepibile? Alcuni dei firmatari inducono a pensare il contrario.