Charlize e le altre

   La condanna di HarveyWeinstein a 23 anni di reclusione per violenza sessuale e stupro è un fatto epocale ed è doveroso riconoscere il ruolo giocato dal movimento #MeToo. Ora però bisognerà rivedere i tempi di prescrizione per quella categoria di reati, così come invocato da Elizabeth M. Schneider, docente alla Brooklyn Law School ed esperta in materia di violenza sulle donne: “Spero che questo processo possa spingere più Stati, almeno qui in America, ad ampliare il vincolo della prescrizione; già altre volte, come per esempio nel caso degli abusi sessuali ai danni dei minori commessi da rappresentanti della Chiesa Cattolica, le vittime non erano riuscite a parlarne se non molti anni dopo i fatti”. E per quanto riguarda Weinstein, che neppure dopo la sentenza ha mostrato segni di pentimento giacché a suo dire si è sempre trattato di rapporti consensuali, dice: “Credo che la condanna sia stata assolutamente giusta. Quello che va sempre considerato è che, quando si parla di Weinstein, non si fa riferimento a un comportamento ricorrente: l’invito nella stanza dell’albergo, il presentarsi in accappatoio all’improvviso e poi la violenza. La ripetitività di questo schema e il numero delle denunce non possono assolutamente farci dubitare della loro concretezza”.

   Il caso Weinstein, che tanto ha scosso la Hollywood che conta, ha visto molte star schierate a sostegno del movimento #MeToo; tra le altre Charlize Theron, protagonista con Margot Robbie e Nicole Kidman del film Bombshell che racconta gli abusi sessuali all’interno del network americano Fox News. L’attrice, vittima di molestie “da quando ho avuto consapevolezza di essere donna”, ha mostrato lungimiranza dichiarando: “Di Harvey Weinstein molti sapevano, ma nessuno interveniva e quasi nessuna donna si faceva avanti. Ora il muro di silenzio è stato infranto, ma dobbiamo stare attenti a non trasformare un’onda di consapevolezza in una battaglia tra maschi e femmine. Non possiamo vincere questa sfida senza il sostegno degli uomini. Ne ho conosciuti tanti nella mia vita che non vogliono per le donne che amano un mondo dove gli abusi siano la norma e dove un maschio sia visto come una minaccia”.

   Brava Charlize, condivido il tuo punto di vista. Tuttavia il pensiero corre alle donne che lavorano in campagna, settore ancora ostaggio del caporalato. Giovani e meno giovani non denunceranno mai  soprusi e molestie perché il  pane a casa lo portano loro.