Due primedonne e l’armocromista

Meloni e Schlein a tu per tu: «Un giorno mi ringrazierai». Sorrisi, qualche frecciatina e abbraccio finale

Quanti di noi hanno scoperto la figura dell’armocromista grazie all’intervista di Schlein su Vogue? Presumo tantissimi, tant’è che se ne continua a parlare tra lo sbigottito e il divertito. Ora, a proposito dell’incontro di ieri tra Meloni e Schlein, un’armocromista alla radio rendeva edotti gli ascoltatori sul significato dei colori scelti dalle due primedonne: il rosso della neo-segretaria Pd è un power color, mentre il bianco e nero della premier è istituzionale e tuttavia d’impatto. Si ricordava altresì l’evoluzione del look di Meloni che è andata di pari passo con l’evoluzione politica: dal rossetto chiaro pre-elezione a quello rosso sfoggiato ultimamente, senza dimenticare gli outfit dai colori chiari di un tempo, ora sostituiti da capi più rigorosi, neri o blu,  ingentiliti da camicie bianche.

Cosa ne sarebbe di noi se non ci fossero le armocromiste?  Avremmo mai notato certi particolari? Scherzi a parte, la scelta degli abiti e dei colori non è una novità e si applica da tempo a uomini e donne. Resta il fatto che i 300 euro all’ora richiesti da un’armocromista sono una rapina, perché quello che sei riemerge immutato a dispetto della più indovinata delle palette.

Il look di Giorgia Meloni e le femministe: nel mirino il "tailleur del potere" - Affaritaliani.it

Quando la ricercatezza è una colpa

Senza ambiguità e senza “antifascismo”. Ecco il 25 aprile di Giorgia Meloni

Una giornalista di Vanity Fair, tale Silvia Bombini, ha passato al setaccio la lettera di Giorgia Meloni al Corriere della Sera, e ha notato la presenza del verbo conculcare, declinato nel passaggio “Ma il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana. Ironicamente, Bombini ha chiesto lumi al vocabolario Treccani e ha scoperto che conculcare significa “calpestare con forza” e in senso figurato “oltraggiare, violare, opprimere”. Dopo di che si è chiesta: “Linguaggio aulico per la lettera al quotidiano?” Per fortuna, in suo soccorso sono arrivate le parole di Gianfranco Fini che sempre sul Corriere ha detto: “Faccio notare che Alleanza Nazionale nacque proprio tre decenni fa e che le parole “valori conculcati dal fascismo” sono contenute nel documento finale del congresso di Fiuggi“.

Ora, è naturale che la lettera della premier Meloni sia stata preparata a tavolino e come minimo a quattro mani: dunque, perché ironizzare su una ricercatezza lessicale? Forse qualcuno ha sperato in espressioni gergali, magari da Garbatella?

A testa in giù sei bella pure tu

Meloni: "Valori democratici il principale frutto del 25 aprile"

Poteva bastare la dichiarazione di incompatibilità con il fascismo? Ovviamente no. E infatti non si è perso tempo con i commenti di stampo delinquenziale lasciati sotto il post di Giorgia Meloni su Instagram. Si obietterà: ma questi sono soltanto dei deficienti, non bisogna dare risalto alla loro pochezza. E invece no. Andrebbero tutti rintracciati e puniti. Perché A testa in giù sei bella pure tu” oppure “Per la figlia collegio Luigi XVII” non sono scaramucce, sono minacce. 

Siamo un Paese allo s-fascio però a nessuno piace ammetterlo, se non per il gusto di fare polemica nei salotti prezzolati della tv. Ad esempio, gli insegnanti che stanno facendo domanda di pensione anticipata sono dei fannulloni oppure sono stanchi di un sistema scuola che tutela gli studenti maleducati e violenti con annessi genitori picchiatori? È tutto da rifare a cominciare proprio dal concetto di genitorialità, magari ponendo meno enfasi sulla portata rivoluzionaria delle striature di colore delle famiglie moderne, e ricordando invece alle coppie più giovani che insegnare il rispetto alla prole è la base di ogni società civile. Intanto godiamoci i postumi della grigliata. Perché in fondo chi se ne frega.