Omicidi di serie A e di serie B

Si fa un gran parlare dell’omicidio di Giulia Tramontano, ovviamente con la solita maniacale attenzione ai dettagli più macabri, quasi a sfidare in termini di audience una serie Netflix sulle gesta di un serial killer. Restando del parere che indagini e processi dovrebbero essere di stretta pertinenza degli addetti ai lavori e non resi di pubblico dominio, trovo eccessiva la telefonata di Giorgia Meloni alla madre di Giulia Tramontano, e mi chiedo: se una storia si impone sulle altre, che giustizia avranno le donne assassinate che sono balzate agli onori della cronaca solo per dieci minuti?  In quest’ottica, la mia nota di biasimo non è tanto per la premier – non è la prima volta che una personalità di cotanto spessore mostra interesse per un caso di cronaca, ma per il meccanismo delle news, sempre più asservito al sensazionalismo e a cui il singolo non si ribella più.

Il femminicidio: un fenomeno complesso

Due primedonne e l’armocromista

Meloni e Schlein a tu per tu: «Un giorno mi ringrazierai». Sorrisi, qualche frecciatina e abbraccio finale

Quanti di noi hanno scoperto la figura dell’armocromista grazie all’intervista di Schlein su Vogue? Presumo tantissimi, tant’è che se ne continua a parlare tra lo sbigottito e il divertito. Ora, a proposito dell’incontro di ieri tra Meloni e Schlein, un’armocromista alla radio rendeva edotti gli ascoltatori sul significato dei colori scelti dalle due primedonne: il rosso della neo-segretaria Pd è un power color, mentre il bianco e nero della premier è istituzionale e tuttavia d’impatto. Si ricordava altresì l’evoluzione del look di Meloni che è andata di pari passo con l’evoluzione politica: dal rossetto chiaro pre-elezione a quello rosso sfoggiato ultimamente, senza dimenticare gli outfit dai colori chiari di un tempo, ora sostituiti da capi più rigorosi, neri o blu,  ingentiliti da camicie bianche.

Cosa ne sarebbe di noi se non ci fossero le armocromiste?  Avremmo mai notato certi particolari? Scherzi a parte, la scelta degli abiti e dei colori non è una novità e si applica da tempo a uomini e donne. Resta il fatto che i 300 euro all’ora richiesti da un’armocromista sono una rapina, perché quello che sei riemerge immutato a dispetto della più indovinata delle palette.

Il look di Giorgia Meloni e le femministe: nel mirino il "tailleur del potere" - Affaritaliani.it

Quando la ricercatezza è una colpa

Senza ambiguità e senza “antifascismo”. Ecco il 25 aprile di Giorgia Meloni

Una giornalista di Vanity Fair, tale Silvia Bombini, ha passato al setaccio la lettera di Giorgia Meloni al Corriere della Sera, e ha notato la presenza del verbo conculcare, declinato nel passaggio “Ma il frutto fondamentale del 25 Aprile è stato, e rimane senza dubbio, l’affermazione dei valori democratici, che il fascismo aveva conculcato e che ritroviamo scolpiti nella Costituzione repubblicana. Ironicamente, Bombini ha chiesto lumi al vocabolario Treccani e ha scoperto che conculcare significa “calpestare con forza” e in senso figurato “oltraggiare, violare, opprimere”. Dopo di che si è chiesta: “Linguaggio aulico per la lettera al quotidiano?” Per fortuna, in suo soccorso sono arrivate le parole di Gianfranco Fini che sempre sul Corriere ha detto: “Faccio notare che Alleanza Nazionale nacque proprio tre decenni fa e che le parole “valori conculcati dal fascismo” sono contenute nel documento finale del congresso di Fiuggi“.

Ora, è naturale che la lettera della premier Meloni sia stata preparata a tavolino e come minimo a quattro mani: dunque, perché ironizzare su una ricercatezza lessicale? Forse qualcuno ha sperato in espressioni gergali, magari da Garbatella?