Sarà il caldo?

In una certa misura è fisiologico: gli interessi – persino quelli pensati imprescindibili – col tempo scemano, soppiantati da altre urgenze. Ma se la mia attività di blogger dev’essere ostacolata dall’accesso al sito, capite bene che più che scemare la voglia passa del tutto. Aggiungiamo pure che il contatore delle visite segna cifre altissime che se rapportate ai riscontri oggettivi non reggono,  qui viene a profilarsi uno scenario tutt’altro che allettante. Poi va be’, ogni finale è voluto dal destino. Anche quello di un post che non si sa come chiudere.

P. S. Buon onomastico a un mio vecchio amico.

La mia community

Appartengo con orgoglio alla risicata schiera di persone che ancora comprano i giornali. In virtù di questa consuetudine, i cui albori sono così lontani nel tempo da crearmi qualche imbarazzo, riconosco un articolo ben scritto fin dalle prime battute e per converso so quando è il caso di voltare pagina senza indugi. Anche chi scrive su Libero scrive articoli, benché i senior tra noi si ostinino a chiamarli post.

A seguito della morìa di blogger, una decina d’anni or sono, la reazione alla diaspora delle menti che avevano goduto di un buon riscontro di pubblico si manifestò con un florilegio di coccodrilli in senso giornalistico. La frase più abusata era: se ne vanno sempre i migliori (non il massimo se si tiene conto che la formula testé espressa attiene ai cari estinti). Ma non è questo il punto. In effetti alcuni utenti che a pieno titolo avrebbero potuto figurare nelle scuderie di prestigiose case editrici, andarono via sbattendo la porta, in aperta polemica contro certi meccanismi di Libero. E questa è storia. Ma tornando ai giorni nostri, va detto che ci sono ancora dei blog ben scritti dei quali, per questioni di opportunità, non farò i nomi. Mi limito solo a dire che oltre al blog che commento con assiduità, e non solo per i meriti autoriali – che l’affetto e la stima possono molto in tal senso – ce ne sono altri tre che meriterebbero la ribalta, che però viene puntualmente negata dal sistema: due sono a firma femminile, uno è redatto da un uomo molto competente in materia politica e sociale. Ed è proprio la ribalta, ovvero il criterio attraverso cui la redazione seleziona gli articoli da mettere in evidenza a suscitare le mie perplessità. Perché si può scrivere di peli sotto le ascelle, culi al vento e maschi con la gonna purché si argomenti in maniera godibile e sensata. E non con lo stesso coinvolgimento emotivo con cui si stila la lista della spesa.

Hai mai avuto pensieri saffici?

Rimorchiare è il passatempo preferito dai maschi. È nel loro DNA, nella matematica celeste che li ha ingabbiati nell’equazione “maschio uguale animale”. Su Libero, poi, c’è una piccola galassia di seduttori impenitenti la cui sicumera oltrepassa i limiti, e si declina in frasi del tipo “mi chiamo Marco, interessante il tuo profilo, vorrei conoscerti”, come se l’utente donna non aspettasse altro che metterlo a parte delle sue cose.

I peggiori sono quelli che vanno dritti al sodo, e senza fare mistero dell’urgenza di godere di un’eventuale risposta piccante scrivono:

“Hai mai avuto pensieri saffici?”.

Signori miei, Libero non è il sito più indicato per dar vita a certe dinamiche, malgrado resistano profili femminili che tra foto ammiccanti e descrizioni sgrammaticate sussurrano: sono disponibile, che aspetti?

Un pensiero a parte lo meritano i cercatori di voluttà proibite, che indulgono in confessioni del tipo:

“Mi piace vestirmi da donna, con autoreggenti perizoma e tacchi. Vorrei condividere tutto questo con una donna delicata, in grado di farmi provare le delizie del sesso lesbico. Tu potresti essere quella giusta”. (Se solo li degnassi di considerazione, non una risposta, ma una domanda: “e di grazia, cosa te lo lascia supporre?”).

Ora, se è vero che arriva per tutti il momento di lasciar fare ai propri demoni, è altresì vero che la pesca a strascico praticata  dagli individui di cui sopra è irritante e detestabile. Per cui l’invito è quello di tenersi strette le proprie ossessioni, in considerazione del fatto che difficilmente si riuscirà a fare breccia nell’immaginario delle destinatarie, le quali, lungi dal trovare eccitanti le profferte sessuali, potranno solo mostrare commiserazione.