ESTATE

meteo-weekend-estateImprovvisamente fu piena estate.
I campi verdi di grano, cresciuti e
riempiti nelle lunghe settimane di piogge,
cominciavano a imbiancarsi,
in ogni campo il papavero lampeggiava
col suo rosso smagliante.

La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,
dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,
più greve e penetrante il richiamo del cuculo,
nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,
si cullavano le margherite e le lupinelle,
la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio
e nel febbrile, folle anelito della dissipazione
dell’approssimarsi della morte
perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,
inesorabile avvertimento delle falci in azione.

Hermann Hesse
https://libreriamo.it/libri/le-10-poesie-belle-dedicate-estate/

Come i fiumi

Come i fiumi

LANGSTON HUGHES
IL NEGRO PARLA DEI FIUMI
Ho conosciuto fiumi:
Ho conosciuto fiumi antichi come il mondo e più antichi del flusso
del sangue nelle vene degli uomini.

La mia anima è diventata profonda come i fiumi.

Mi sono bagnato nell’Eufrate quando le albe erano giovani.
Ho costruito la mia capanna in riva al Congo che mi cullava il sonno.
Ho contemplato il Nilo e ho innalzato le Piramidi accanto ad esso.
Ho ascoltato il canto del Mississippi quando Abe Lincoln
scese a New Orleans e ho visto il suo torbido
seno farsi d’oro quando cade il sole.

Ho conosciuto fiumi:
antichi, fiumi scuri.

La mia anima è diventata profonda come i fiumi.

(da Poesie 1920-1930 in Opere raccolte di Langston Hughes, 1994)washingtonews-49-1080x628

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È la prima poesia di Langston Hughes, poeta statunitense afroamericano: la scrisse sul retro di una busta in dieci minuti su un treno diretto in Messico e apparve in Crisis nel 1921; tratta un tema che esplorerà per tutta la carriera, l’esperienza degli afroamericani nella storia e l’identità e l’orgoglio della popolazione nera. A noi italiani riecheggia I fiumi di Giuseppe Ungaretti: vi è l’identica consapevolezza delle radici, la medesima ricerca della fonte da cui si deriva. Hughes ripercorre la storia del mondo, dalla civiltà mesopotamica agli Egizi, dalla libertà nel Congo alla schiavitù americana, rivendicando quell’umanità negata. Una piccola nota: non meravigli la parola “negro” ora considerata offensiva, è il termine usato dallo stesso Hughes, a sottolineare il disprezzo con cui veniva comunemente usata.

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JOHN ADAM HOUSTON, “LO SCHIAVO FUGGITIVO”
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Campi di grano II

Nella polvere del giorno di giugno
la strada è un sentiero bianco perduto
nell’oro – erano il sogno della mia
giovinezza questi campi di grano
maturo dove papaveri rossi
e fiordalisi si mischiano al vento.
Era un sogno d’amore che fioriva
ingenuo all’ombra dei biondi covoni:
io, una ragazza, il cielo e due cuori.

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FOTOGRAFIA © HA XINHUANET
https://assolodipoesia.blogspot.com/

FONTE

La fonte che zampilla e scorre

MARGHERITA GUIDACCI
FONTE
Que bien sé yo la fuente que mana y corre
Aunque es de noche (San Juan de la Cruz)
Io so la fonte che zampilla e scorre
benché sia notte, la so ritrovare
benché sia notte e un grappolo di notti:
notte del cielo e notte
del bosco, notte della lontananza,
notte di tutto il tempo ch’è trascorso
dal primo scaturire… La raggiungo
lungo i bruni sentieri dove mi guida
il suo richiamo d’argento. E vi tuffo
le mani, le sollevo
congiunte a coppa fino alle mie labbra
ed alle tue. Riconosci anche tu
nell’arcana purezza che ci disseta
il nostro pianto d’un giovane addio
(disceso ad irrorare le profonde
radici della vita), riconosci
quelle nostre visibili
e invisibili lacrime?

(da Anelli del tempo, Edizioni Città di Vita, 1993)

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“Sottraggo i giorni ad uno ad uno, li sigillo / e metto via, quando sono compiuti, / benedicendo il loro sole, la loro pioggia / o qualunque sia stato il loro dono; / benedicendo soprattutto la notte / che, seppur lenta, li accolse alla fine”. La notte – “notte dei sensi e dell’anima”, in attesa della “notte di Dio” – acuisce il senso di assenza e il desiderio. La poetessa fiorentina Margherita Guidacci parte da una frase del poeta e mistico San Giovanni della Croce e sviluppa quella mancanza di respiro, quel “senso di morire / quando mi stringe improvviso / il desiderio di te tanto lontano”.

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SALLY STORCH “LA BREZZA DELLA NOTTE”
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