La violenza di genere, anche detta violenza contro le donne, è -appunto- la violenza perpetrata contro donne e minori, basata sul genere, ed è ritenuta una violazione dei diritti umani.
Questa terminologia è largamente usata sia a livello istituzionale che da persone e associazioni di donne che operano nel settore. «Parlare di violenza di genere in relazione alla diffusa violenza su donne e minori significa mettere in luce la dimensione “sessuata” del fenomeno in quanto […] manifestazione di un rapporto tra uomini e donne storicamente diseguali che ha condotto gli uomini a prevaricare e discriminare le donne» e quindi come «[…] uno dei meccanismi sociali decisivi che costringono le donne a una posizione subordinata agli uomini», così come viene rilevato nell’introduzione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sull’eliminazione della violenza contro le donne del 1993 che, nell’art.1, descrive la violenza contro le donne come «Qualsiasi atto di violenza per motivi di genere che provochi o possa verosimilmente provocare danno fisico, sessuale o psicologico, comprese le minacce di violenza, la coercizione o privazione arbitraria della libertà personale, sia nella vita pubblica che privata». La violenza alle donne in Italia solo da pochi anni è diventato tema e dibattito pubblico, mancano politiche in contrasto alla violenza alle donne, ricerche, progetti di sensibilizzazione e di formazione.
Le varie forme di violenza di genere
Da diverse ricerche emerge che la violenza sulle donne si esprime in vari modi ed in tutti i paesi del mondo. Esiste la violenza domestica esercitata soprattutto nell’ambito familiare o nella cerchia di conoscenti, attraverso minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali, delitti d’onore, uxoricidi passionali o premeditati. I bambini, gli adolescenti, ma in primo luogo le bambine e le ragazze adolescenti sono esposte all’incesto.
Le donne sono poi esposte nei luoghi pubblici e sul posto di lavoro a molestie sessuali e a ricatti sessuali. In molti paesi le ragazze giovani sono vittime di matrimoni coatti e vengono indotte alla prostituzione forzata e/o sono vittime di tratta. Ci sono le violenze più eclatanti come le mutilazioni genitali femminili, l’uso dell’acido per sfigurare, lo stupro di guerra ed etnico , il femminicidio che in alcuni paesi, come in India e in Cina, assume l’aspetto dell’aborto selettivo(le donne vengono indotte a partorire solo figli maschi, perché più riconosciuti e accettati socialmente), altrove invece si uccidono donne in modo sistematico. Ci sono violenze poco visibili come quelle relative alla salute riproduttiva (aborto, sterilizzazione forzata, contraccezione negata).
Le ricerche compiute negli ultimi dieci anni dimostrano che la violenza contro le donne è endemica, nei paesi industrializzati come in quelli in via di sviluppo. Le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, e a tutti i ceti economici. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, almeno una donna su cinque ha subito abusi fisici o sessuali da parte di un uomo nel corso della sua vita. E il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici: vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro o di studio.
Il fenomeno in Italia
Secondo il rapporto Istat 2006 il numero di donne italiane tra i 16 e i 70 anni che hanno subito violenze fisiche nel corso della propria vita sono il 18,8%; non è disponibile un dato con cui poter effettuare una comparazione con gli uomini. Le donne che hanno subito violenze sessuali sono il 23,7%, e il 2,3% sono state vittime di stupro. Oltre il 90% di queste violenze non viene denunciato. Il 69,7% degli stupri sono stati commessi dal partner o da un’ex partner, il 17,4% da un conoscente, il 6,2% da uno sconosciuto. Nel solo anno 2006 la percentuale di donne che ha subito violenze fisiche è il 2,7%, mentre è del 3,5% quella di violenze sessuali e dello 0.2% per le vittime di stupri. Le violenze fisiche vengono commesse con frequenza leggermente maggiore dai partner rispetto ai non partner, mentre i dati sulle violenze sessuali generiche vedono una netta maggioranza dei casi commessi da non partner a causa della predominanza delle molestie sessuali, non rilevate per i partner. Particolarmente rilevante è l’incidenza delle violenze domestiche, di cui sono state vittima il 14,3% delle donne nel corso della propria vita.
Alcune associazioni mascoliniste sostengono che i media abbiano talvolta usato toni catastrofici forzando i dati; ad esempio alcuni quotidiani dichiarano che “per le donne tra i 15 e i 44 anni la violenza è la prima causa di morte e di invalidità, prima del cancro o degli incidenti stradali“, riportando peraltro una valutazione presente in un documento del Consiglio d’Europa.
Un’altro aspetto criticato da alcuni gruppi mascolinisti è che per l’Italia, al contrario di quanto fatto negli Stati Uniti e in alcuni Paesi europei, non sono mai state svolte ricerche sulla violenza di senso opposto, come ammesso dallo stesso ISTAT, al quale il Ministero delle Pari Opportunità ha finora commissionato solo ricerche sulla violenza sulle donne. Negli USA, analoghe ricerche condotte in modo indipendente dal sesso, hanno dimostrato che esiste anche una violenza delle donne nei confronti degli uomini e che la percentuale supera il 40%. In Italia, al momento, non esistono dati in merito.
Il movimento contro la violenza sulle donne
A partire dagli anni settanta il movimento delle donne e il femminismo in occidente hanno iniziato a mobilitarsi contro la violenza di genere sia per quanto riguarda lo stupro che per quanto riguarda il maltrattamento e la violenza domestica.
Le donne hanno messo in discussione la famiglia patriarcale e il ruolo dell’uomo nella sua funzione di “marito/padre-padrone”, non volendo più accettare alcuna forma di violenza esercitata su di loro fuori o dentro la famiglia.
La violenza alle donne, in qualunque forma si presenti, ma in particolare quando si tratta di violenza intrafamiliare, è uno dei fenomeni sociali più nascosti, è considerato come punta dell’iceberg dell’esercizio di potere e controllo dell’uomo sulla donna e si mostra in diverse forme come violenza fisica, psicologica e sessuale, fuori e dentro la famiglia.
Già negli anni settanta le donne hanno creato i primi Centri Antiviolenza e le Case delle donne per ospitare donne che hanno subito violenza e che potevano trovare ospitalità nelle case rifugio gestite dalle associazioni di donne. In Italia i primi Centri Antiviolenza sono nati solo alla fine degli anni novanta ad opera di associazioni di donne proveniente dal movimento delle donne, tra cui la Casa delle donne per non subire violenza di Bologna e la Casa delle donne maltrattate di Milano. Ad oggi sono varie le organizzazioni che lavorano sui vari tipi di violenza di genere. I Centri antiviolenza in Italia si sono riuniti nella Rete nazionale dei Centri antiviolenza e delle Case delle donne.
fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Discussione%3AViolenza_contro_le_donne%2Fnuova_versione#cite_ref-12