Da lontano di Pierluigi Cappello

Il nome amato

 

PIERLUIGI CAPPELLO

DA LONTANO

Qualche volta, piano piano, quando la notte
si raccoglie sulle nostre fronti e si riempie di silenzio,
e non c’è più posto per le parole
e a poco a poco si raddensa una dolcezza intorno
come una perla intorno al singolo grano di sabbia,
una lettera alla volta pronunciamo un nome amato
per comporre la sua figura; allora la notte diventa cielo
nella nostra bocca, e il nome amato un pane caldo, spezzato.

(da Mandate a dire all’imperatore, Crocetti, 2010)

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Una splendida poesia di Pierluigi Cappello che ha per protagonista la distanza, la lontananza dalle persone che amiamo – che siano lontane solo fisicamente o che siano perdute per sempre. Ed è bellissimo quel nome che si viene lentamente formando e che ha l’amorosa fragranza del pane caldo appena spezzato.
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FOTOGRAFIA © WALLPAPERSCRAFT

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Resta la carta mentre mi dileguo / specchio di me ma che non è me stesso / rimedio oppure tedio quando intesso / trame di me scrivendomi e m’inseguo.
PIERLUIGI CAPPELLO, Azzurro elementare

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FOGLIO(poesia)

Una ciocca di notte bionda

MARC PATIN

FOGLIO

Ho inseguito la ragazza immortale
e non ho saputo
raccogliere finora
in fondo alle braccia che una ciocca
di notte bionda.

5 marzo 1938

(da Les yeux très bleus d’une nuit pareille à un rire sans regret, 1938)

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Un amore giovane – Marc Patin non ha ancora 19 anni – e la donna inseguita con occhi innamorati si trasforma in una inafferrabile dea, una misteriosa creatura che svanisce nella notte parigina lasciando di sé soltanto un’impressione, una sottile magica illusione, come “la ragazza tenue” di Giuseppe Ungaretti.

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DIPINTO DI MARK SPAIN

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LA FRASE DEL GIORNO
Un uomo si circonda di carezze / per diventare invisibile / Un uomo si circonda di carezze / e tutto lo dimentica.
MARC PATIN, Condividere l’ombra


Marc Patin (Nogent-sur-Marne, 4 ottobre 1919 – Berlino 13 marzo 1944), scrittore e poeta surrealista francese. Partito dal Group du Luxembourg, si unisce ai neodadaisti di Les Réverbères. Costretto al lavoro obbligatorio in Germania, è deportato a Berlino e impiegato come tornitore in condizioni di vita dure e precarie alla Argus Motoren. Ammalatosi di polmonite, muore a 24 anni.

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Sera /poesia di Pierluigi Cappello

 

A che ora le api vanno a dormire

PIERLUIGI CAPPELLO

SERA

Le nove, la sera, e un poco il nero che ti sporca le mani
è tutta la terra passata di qui
a che ora le api vanno a dormire, pensi, ti chiedi,
premi il cavo del palmo sull’orlo del ginocchio
nel dirti senti come sono nuove le foglie
da quale maniera di essere solo sono volate
adesso guardi le cose come sono venute
come si sono fissate, quando nella tua persona
e appena pieghi la testa nel vuoto,
nella domanda a che ora le api vanno a dormire
quando sono passati il sapore di terra e le nuvole
davanti ai miei anni, insieme.
(da Assetto di volo. Poesie 1992-2005, Crocetti, 2006)
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Una sera come queste che ci avvicinano all’estate e si allungano fino a tardi, trovandoci stanchi – magari per qualche lavoro in giardino o nei campi. Una sera così è quella che racconta il poeta friulano Pierluigi Cappello, una sera di primavera in cui sostare a rimirare il tramonto ponendosi domande, giocando un po’ con i pensieri e con il senso della vita.
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FOTOGRAFIA © DWS4.ME

Il futuro è quello che rimane, ciò che resta delle cose convocate nello scorrere dei volti chiamati.
PIERLUIGI CAPPELLO, Azzurro elementare

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Ogni poeta poesia di Alda Merini

Tante lettere imprecise

 

ALDA MERINIMerini

OGNI POETA

Ogni poeta
laverà nella notte
il suo pensiero
ne farà tante lettere
imprecise
che spedirà all’amato
senza un nome.

(da Clinica dell’abbandono, Einaudi, 2004)

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È davvero bellissima, affascinante nella sua semplicità, questa visione del poeta e della poesia uscita dall’ispirazione di Alda Merini (1931-2009): una pura illuminazione da offrire a chi si ama, un indescrivibile e indefinito dono di sé elaborato nel corso della notte, quando splendono le stelle e il silenzio avvolge il mondo.

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Alda-Merini

FOTOGRAFIA © GIULIANO GRITTINI

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Il poeta non è mai solo. È sempre accompagnato dalla meraviglia del suo pensiero.
ALDA MERINI

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Sera di Giugno di Giovanni Verga

 

Sera di Giugno
di Giovanni Vergafienoraccolta

La luna doveva già essere alta dietro il monte
Tutta la pianura, allo sbocco della valle, era illuminata da un chiarore d’alba.
A poco a poco al dilagar di quel chiarore, anche nella costa cominciarono a spuntare i covoni raccolti in mucchi, come tanti sassi posti in fila.
Degli altri punti neri si muovevano per la china, e a seconda del vento giungeva il suono grave e lontano dei campanacci che portava il bestiame grosso, mentre scendeva passo passo verso il torrente.
Di tratto in tratto soffiava pure qualche folata di venticello più fresco dalla parti di ponente e per tutta la lunghezza della valli udivasi lo stormire delle messi ancora in piedi.

https://www.poesie.reportonline.it/poesie-di-giugno/sera-di-giugno-di-giovanni-verga.html

Le poesie di Lorna Scott da fb

Di Roberto De Martino – Opera propria, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=4367780640px-Vela_di_fronte_Procida

PORTAMI A VEDERE IL MARE
Portami a vedere il mare…
ho bisogno di perdermi
nel suo orizzonte infinito.
Un mare calmo….o burrascoso…
poca importa….
che rispecchi la mia anima quando tace
e quando in essa urla la bufera.
Portami a vedere il mare
quando cala il sole…
ed il crepuscolo
dipinge di argento le sue onde spumeggianti.
Insieme,poi,guarderemo le prime stelle
nella notte silenziosa e complice
che racchiude in lei i segreti degli amanti….
Amanti come noi…
che in questa surreale realtà
vivremo il nostro sogno
finchè non sorge il giorno.
Amanti come noi…
assetati d’amore e senza pace.
Ascolto lo sciabordio dell’onda…
tutt’attorno tace.
(Lorna Scott)

https://www.facebook.com/Le-poesie-di-Lorna-Scott-1549332508520756/

Ombre d’ali

 

ADA NEGRI

Giugno

FOTOGRAFIA © SLIPSHIRE

OMBRE D’ALI

Cielo di giugno, azzurra giovinezza
dell’anno; ed allegrezza
di rondini sfreccianti in folli giri
nell’aria. Ombre, ombre d’ali
vedo guizzar sul bianco arroventato
del muro in fronte: ombre a saetta, nere,
vive al mio sguardo più dell’ali vere.
Traggon dal nulla, scrivendo con nulla
parole d’un linguaggio
perduto; e le cancellano
ratte, fuggendo via fra raggio e raggio.

Vita che mi rimani,
fin che io veder potrò quelle parole
strane apparire scomparir sul muro
candente al sole
(forse un tempo io le dissi a chi m’amava,
egli le disse a me, bocca su bocca)
vita che mi rimani, ancor dolcezza
puoi darmi. Basta
l’ombra d’un bacio alla memoria, basta
l’ombra d’un’ala alla felicità.

(da Il dono, Mondadori, 1936)

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