È una lungo canto d’amore questo romanzo. Una dolce dichiarazione che va oltre i confini con cui di solito si racchiudono e si cercano di imprigionare i sentimenti. Perché nelle parole di Patroclo si respira una forza che i contorni delle parole non possono spiegare. Il suo non è solo amore fisico, la sua non è soltanto cieca passione. E anche tutto questo, ma anche molto di più. Perché l’amore non va spiegato, non può essere limitante e limitato, ma deve toccare tutte le sponde che generano quelle forti sensazioni che da sempre motivano l’uomo.
“Achille era come una fiamma.”
E Patroclo la voce narrante di questo romanzo, il giovane erede di re Menezio. Un figlio scomodo, debole e che viene mandato in esilio per la morte di un suo coetaneo. È lui a parlarci di ciò che siamo abituati a conoscere attraverso le antiche parole di Omero, anche se Patroclo ci mostra la vita quotidiana, i gesti familiari e intimi di una vita al di fuori delle cantate dei menestrelli. Il rapimento di una Donna, la più bella, una città da assediare, la lotta e le preferenze degli dei. Tutto questo contorna la storia di due ragazzi, di un legame che riscopriamo nelle pagine del romanzo “La canzone di Achille” di Madeline Miller.
Se tutti i personaggi dell’Odissea avessero avuto una voce predominante avremmo ascoltato anche Patroclo che parlava, o meglio ci cantava, del suo amore per il ben più famoso Achille. Un amore viscerale che nasce dalla conoscenza, procede per gradi attraverso una vita fianco al fianco fino all’amaro epilogo chi mostra come l’amore possa essere meta ma anche partenza.
Il mito in questo romanzo ci viene mostrato con naturalezza, senza esagerazioni ma senza esitazioni. Le divinità sono parte integrale di una vita fatta di allenamenti, di sacrifici, di profezie. E tutto questo per la gloria. Achille partirà per Troia ben sapendo la sorte che pende sul suo capo, ma la fame della gloria eterna è un miele troppo dolce per potervi rinunciare.
Le aspettative su questo romanzo sono state tutte mantenute. La realtà mitologica e storica è presentata con un linguaggio accurato, ma scorrevole. Tutto è verosimile, anche dove l’autrice ha intessuto attingendo all’immaginazione. Il mito della bellezza di Elena si sposa con la realtà storica di una città situata in un punto strategico, la cui caduta avrebbe portato prosperità per i greci. E, nonostante tutto ciò, è la fama che fa da cornice a tutti gli eventi, anche a quelli intorno a Elena.
“Quindi pensi che abbia fatto scoppiare la guerra di proposito?
“Può darsi. Era già nota come la donna più bella dei nostri regni. Ora la gente dice che è la donna più bella del mondo. Mille navi sono salpate per lei.”
Un romanzo evocativo, un racconto di una voce che si eleva sulle altre, per tramandare la gloria di un eroe, ma per rammentare anche come tutto sia solo di passaggio, persino gli dei.
Siamo soltanto uomini, il breve bagliore di una torcia. Le generazioni future potranno celebrarci o svilirci come vorranno.”
Una voce, un canto. Achille affidato ai posteri come l’aristos achaion, il migliore fra i Greci. Parole per trasmettere ai posteri la grandezza di un uomo che preferì la gloria a una vita lunga. E solo l’amore può rendere questo ritratto così speciale.