Recensione “Nero corvino” di Roberto Ricci

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Sant’Agostino diceva che “O è il male ciò di cui abbiamo paura, o il male è che abbiamo paura”. Anche se spesso è impossibile non averne, specialmente quando si annida in posti che, apparentemente, non hanno nulla di pauroso. Come quella che troviamo nelle pagine di “Nero corvino” di Roberto Ricci, pubblicato dalla casa editrice Le Mezzelane. Una raccolta di racconti che esplora l’animo umano attraverso delitti e spargimenti di sangue dove il male citato da Sant’Agostino veste i panni di una psiche disturbata che regge i fili di un macabro gioco.

Le storie qui contenute hanno poco a che vedere con la malvagità che siamo abituati a vedere dietro ad alcuni episodi di morte e terrore perché si mostra attraverso soggetti che nulla hanno di mostruoso, ma proprio per questo fanno venire i brividi. Come per Sonia, protagonista del racconto “La ballerina”, che vuole a tutti i costi far parte del saggio di fine anno tanto da costruirsi un mondo parallelo dove il suo desiderio è possibile: una realtà distorta, macchiata del sangue di vittime ignare della sua follia. Eppure, chi potrebbe mai avere paura di un’innocua adolescente che piroetta sulle punte?

Roberto Ricci fa leva sulle nostre sicurezze, quelle che vestono di abitudine e quotidianità, che trasforma in situazioni di puro terrore. Così ci mostra assassini dal volto familiare alle loro vittime, psicopatici che hanno rapporti amichevoli con chi ammazzeranno poco dopo, come nel racconto “La goccia”: l’amore finito sarà la molla che porterà la protagonista a rivendicare il suo amato fino alla morte.

Tra tutti, poi, spicca il racconto “L’acconciatura sbagliata”. Una serie di omicidi interessa la categoria dei parrucchieri della città. Nessun apparente filo conduttore al di fuori dal mestiere in comune delle vittime e una serie di piste spesso dispersive. Come risolverà il caso il commissario Calcinacci? Chi si cela dietro l’efferato assassinio e soprattutto, perché il responsabile uccide solo parrucchieri?

I mostri che sotto il letto ci hanno spesso terrorizzato appaiono quasi esseri insignificanti davanti ai profili presentati dall’autore. Con la maestria dei registri dietro la macchina da presa, Ricci ci mostra le debolezze umane che sconvolgono la mente e lo fa con uno stile incalzante; crea suspense e curiosità per risolvere i misteri dietro alle storie, convincendoti di aver trovato l’assassino e mostrandoti che ti sei sbagliato con colpi di scena magistrali.

Un lavoro davvero interessante, a tratti intimo e introspettivo, che scava dentro l’uomo e porta immancabilmente a porsi delle domande: siamo davvero al sicuro una volta chiusa la porta di casa? L’orrore, quello vero, quello che si attacca alle ossa, si cela solo fra l’inchiostro e la carta?

Al lettore la risposta e non stupitevi se, dopo aver letto “Nero Corvino”, vi guarderete intorno con occhi nuovi e sospettosi.
Buona lettura.

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