Guarda

Auguste Rodin
Sono in piedi su di te. Guarda e indugia tra le mie gambe.

Osserva.
Guarda accuratamente giacché solo dal basso parte la visione che ricevi, scrutando e scoprendo davvero la sua realtà oggettiva.

Il quadro che scorgi ne dà per certo la veduta che è capace di acclamare tutta la sua spudoratezza.
L’ambizione che produce eccede nell’indecenza del desiderio in accrescimento.

Osserva.
Guarda accuratamente in che misura è incantatrice, e sovversiva. Scuote il silenzio dell’inizio e non rabbonisce le voglie, ma le amplifica.

Osserva.
Guarda ancora. E’ una roccaforte capiente e stretta insieme, capace di sostenere illimitate battaglie e di logorare  la tua virilità.

Osserva.
Guarda il modo in cui ti avviluppa e si sfama sino a saziarsi, e ti consuma liberando il tuo vigore  proclamando la tua resa.

E’ pura e menzognera, è perversa e sublime.

È  un luogo di culto da dissacrare a cui sarai sempre votato.

Sono così

ss

Non sono certo una scrittrice, ma voglio soltanto esprimermi in un contesto dove posso farlo senza alcuna impossibilità.
Si intuisce presunzione ?
Mi sovviene un sorriso e lo trattengo sulle labbra.
Sono spudorata, devo ammetterlo, e mi rende così esageratamente eccitata il pensiero che un uomo segua l’istinto di desiderarmi e di penetrarmi che lo divento ancora di più.
Mi guardo allo specchio togliendomi di dosso la gonna, lasciandola cadere incurante. Le mie gambe nude sostengono fianchi che si curvano sino a restringersi marcando la vita.
Il pizzo copre a fatica la peluria morbida  che sovrasta il mio monte di venere. E ancora guardo il mio vistoso seno e i capezzoli tondi che si mostrano coperti dal reggiseno. Lo slaccio e i seni liberano la fragranza della mia pelle odorosa.
Non riesco a fare a meno di prenderli tra le mani, e un pò sorrido pensando che quelle grandi di un uomo sarebbero perfette per accogliere tutto il mio seno.
Con le dita sfilo le mutandine. E mi siedo al bordo della sedia. Apro le gambe e guardo. Vedo il luccichio della mia eccitazione tra la peluria. E guardo ancora, toccando i capezzoli che rispondono alle carezze delle mie dita e il riflesso farsi strada tra la peluria madida. E attendo ancora guardandomi.
L’attesa è estenuante ed eccitante. Guardo la carne rosa schiudersi e finalmente le dita l’accarezzano. Sono tocchi insinuanti che girovagano dappertutto per spingersi lenti penetrando e segnando movimenti dissennati pieni di consapevolezza.
E gemo. Le dita si muovono sapienti e determinate. Sento il piacere che mi sovrasta e trattenerlo prima ancora di raggiungerlo a pieno è ormai insensato. E così le dita spingono e spingono e sfiorano con caparbia insistenza sino allo sconquasso estremo del piacere. Le labbra si schiudono al grido del piacere che mi avvolge.
E vedo me con le guance arrossate, le labbra carnose schiuse, lo sguardo malizioso, appagata e felicemente sfinita.