Oscar della Danza: Brescia e Strabioli conduttori

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Oscar della Danza: Brescia e Strabioli conduttori

L’Oscar della Danza, evento che vede la preziosa direzione artistica di Luciano Cannito, si svolgerà domenica 29 ottobre al Teatro 1 di Cinecittà World, una location da 2200 posti con un palcoscenico di 20×14 metri.

Sono tante le aspettative: l’Oscar della Danza è un’occasione per valorizzare questa disciplina, per incentivare chi dedica la sua vita e fa sacrifici in nome di quest’arte, chi vuole continuare a studiare, chi vuole vedere riconosciuti i propri meriti.

Infatti durante la serata verrà consegnato il Premio allo spettacolo di danza italiano di maggior successo dell’ultima stagione; inoltre ci sarà un concorso nazionale che premierà i talenti della danza.

Sotto il profilo della conduzione sono stati scelti due nomi che aggiungeranno valore e prestigio alla serata grazie alla loro preparazione professionale e qualità artistica.

Oscar della Danza: Brescia e Strabioli conduttori

Oscar della Danza: i due conduttori

La conduzione degli Oscar della Danza è stata affidata a Pino Strabioli e Rossella Brescia. Questi due nomi coniugano affidabilità, esperienza, professionalità, spirito critico, gusto artistico, simpatia: ingredienti essenziali per la riuscita della serata.

Pino Strabioli è regista, attore e conduttore. Il teatro è stato il suo primo amore, poi negli anni ’90 è approdato in tv, dove ha condotto diversi programmi in Rai. A lui sono stati affidati anche importanti eventi culturali, come la diretta del Premio Strega lo scorso anno.

La conferma ufficiale della sua presenza agli Oscar della Danza in qualità di conduttore è arrivata da Strabioli stesso, in un video pubblicato venerdì sul profilo Facebook dell’evento.

A proposito di Strabioli e di danza: tra le tante interviste fatte nella sua carriera, va ricordata quella ad un’icona assoluta della danza mondiale. L’anno scorso, infatti, è stato al timone dello speciale Colpo di Scena realizzato per omaggiare la grande Carla Fracci in occasione dei suoi 80 anni.

 

Rossella Brescia vanta una notevole carriera artistica nel mondo della danza, a cui negli anni ha affiancato la recitazione e la conduzione radiotelevisiva.

Proprio con le cuffie e il microfono ha annunciato ufficialmente la sua presenza agli Oscar della Danza, dando appuntamento per il 29 ottobre.

Bellissima e frizzante, la sua costanza e semplicità l’hanno portata ad essere amatissima dal pubblico, apprezzata sia come ballerina che come conduttrice. Anche a lei sono stati affidati eventi importanti, tra cui il 60esimo Festival di Castrocaro e i Wind Music Awards.

La sua carriera, in un’ascesa mai arrestata, è la conferma che l’educazione, il rigore, la tenacia e certamente il talento, vengono apprezzati e riconosciuti. A maggior ragione se parallelamente si coltiva il rapporto umano, creando empatia col proprio pubblico.

Oscar della danza: manca poco!

Quando i riflettori si accenderanno sugli Oscar della Danza, Rossella Brescia e Pino Strabioli avranno il compito di accompagnare il pubblico durante la serata, di guidarlo alla scoperta della grande danza, tra premiazioni ed esibizioni di grandi talenti.

Chi si aggiudicherà l’ambito Oscar della Danza? Chi vincerà le borse di studio e i premi in palio?

Rossella Brescia e Pino Strabioli ve lo sveleranno il 29 ottobre al Teatro 1 di Cinecittà World.

Oscar della Danza: Brescia e Strabioli conduttori

Luciano Cannito e la Cultura

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Luciano Cannito e la Cultura

Riportiamo un estratto dell’intervento di Luciano Cannito di ieri, 23 settembre, nell’ambito del tradizionale appuntamento “Atreju 17” Tempo di Patrioti che – quest’anno – ne è il titolo e tema centrale.

“Ora, prima di essere sommerso da valanghe di preconcetti, vi scrivo qui di seguito una brevissima sintesi di alcuni pensieri che condividerò nel mio intervento per Atreju alle Officine Farneto a Roma, sabato 23 alle 15.30. 
Se li giudicate fascisti, vi prego di dirmelo perchè non vorrei essere arrestato, ma soprattutto spiegatemi il perchè.

Non esiste convegno, dibattito, incontro al vertice, intervista pubblica, senza che prima o poi non venga fuori il fatto che l’Italia è la nazione con il più grande patrimonio culturale del pianeta Terra.
Bello, bellissimo. Ormai lo abbiamo imparato tutti.
Ne siamo orgogliosi, ne siamo felici.
E poi?
E poi niente.

Nessuno che abbia mai pensato a trasformare questo famoso, immenso patrimonio culturale in risorsa economica trascinante, rivoluzionaria.
Esiste un Ministero dello “sviluppo” Economico, che però, a mia memoria, non ha mai investito un centesimo in “sviluppo” del patrimonio culturale…
Il budget dedicato alla cultura in Italia? Il più basso d’Europa ed uno dei più bassi del mondo occidentale.

Voi mi direte “che c’entra questo con il patriottismo?”.
E invece c’entra eccome.
In realtà forse tutto parte proprio da lì.

Mi spiego meglio.
L’italia, per secoli è stata un pezzo di Spagna, un pezzo di Francia, un pezzo d’Austria.
Le tasse? Erano soldi che andavano alla Spagna, Francia, Austria. 
Ricordate le famose 3 F? 
Feste, Farina e Forca.
Solo questo era dovuto agli italiani: feste, farina e forca. E’ così che governavano i vicerè e consimili pupazzi di potere messi lì da regni stranieri.
Secoli di dominazioni straniere che hanno offuscato il nostro senso di Patria. Secoli e secoli di vessazioni dove solo lo spirito di adattamento e scaltrezza potevano aiutate gli Italiani a cavarsela. Ovvio che qualcosa del genere si sarebbe sedimentato nei secoli.
E poi ci vengono a raccontare che ci manca il senso della res publica? La cosa pubblica, il senso che tutto quello che è intorno a noi è nostro e di nostra responsabilità?
Gli inglesi e i francesi ce l’hanno da più di mille anni. 
Noi italiani da 150.

La lingua, il teatro, la letteratura, l’architettura, la musica, la danza, il cinema, la pittura, la scultura, in una parola la CULTURA, sono stati l’unico appiglio a cui aggrapparci per conservare il nostro senso di identità di nazione. Il nostro senso di Patria.

Oggi tutte le nazioni del mondo occidentale (ma in realtà anche quelle delle economie emergenti dei paesi asiatici), stanno investendo risorse straordinarie per la tutela delle loro identità culturali. Identità che danno il senso di Patria. Identità che danno il senso delle proprie tradizioni, della propria storia.

La CULTURA ha salvato la nostra Patria? 
Cosa fa oggi l’Italia per salvare la nostra CULTURA?”

Luciano Cannito”

Perchè il nome Atreju?

Perchè è il protagonista del romanzo “La Storia infinita” di Michael Ende che combatte contro un nemico subdolo che attacca le giovani generazioni e le spoglia di valori ed ideali: le forze del Nulla. 

Luciano Cannito ha ripreso, di fronte ad una sala gremita ed attenta, un tema a lui caro e che ha sempre contraddistinto la sua attività professionale; l’oscurantismo culturale che toglie ai nostri giovani ogni spinta e possibilità di vivere le proprie passioni, i propri sogni artistici, siano essi dedicati alla pittura, al teatro, al cinema, alla Danza.

Solo una cieca o strumentale politica può guidare scelte di questo tipo che, nel tempo, producono assenza di valori, appiattimento culturale e di scarso rilievo, incapacità di esaltare il nostro ricco patrimonio culturale portandolo al disfacimento.

La voce di Luciano Cannito ha messo tutti noi in guardia dall’accettare supinamente tale atteggiamento e, aggiungo, le nostre nuove generazioni non possono essere solamente “piegate” ad un utilizzo esaltato dei soli Social ma meritano di godere intensamente e diffusamente della fruizione delle loro spinte artistiche.

Significativi messaggi sono stati lanciati dall’oratore su temi riguardanti la colpevole chiusura di teatri, di istituzioni culturali che sono i luoghi deputati – per eccellenza – alla sana crescitadei nostri giovani.

Le Istituzioni non investono in cultura e formazione culturale dimenticando che l’identità di un popolo è dato non soltanto da una lingua comune ma anche e soprattutto dalla trasmissione ai giovani di un senso del bello, dalla cultura, dell’arte; tutti noi dobbiamo renderci paladini per la difesa della nostra millenaria cultura attraverso le sue varie espressioni. Perseguendo invece la politica dei mancati investimenti in cultura si tolgono le primarie motivazioni ai giovani.

Mi è ora naturale citare, per similitudine, L’Oscar della Danza fortemente voluto da Luciano Cannito che ha voluto finalmente “aprire” al mondo dei giovani danzatori sconosciuti una ribalta importante ed inaspettata.

Altrettanto significativa è l’esemplificazione che l’oratore cita al termine del suo intervento per far rilevare l’assenza di investimenti e la scarsa capacità istituzionale di esaltare le nostre ricchezze artistiche quali, ad esempio, l’Area Sacra di Largo di Torre Argentina a Roma dove fu ucciso Giulio Cesare:

https://it.wikipedia.org/wiki/Largo_di_Torre_Argentina

http://www.ilgiornale.it/news/cronache/giulio-cesare-trovato-punto-esatto-cui-fu-pugnalato-bruto-845833.html

Il visitatore, invece di trovare una apposita ed efficiente organizzazione volta a massimizzare la visita dell’Area Sacra, trova invece diversi cartelli che così recitano: “Vietato dar da mangiare ai gatti

E’ doloroso, come mette in evidenza Luciano Cannito, dover invece constatare che l’eccellente ed invidiabile macchina organizzativa pubblica/privata che a Londra gestisce il Museo delle Cere (altrimenti detti il museo dei pupazzi) di Madame Tussauds incassa ogni anno l’incredibile cifra di 630 milioni di euro (al plurale euri perchè sono veramente tanti !!).

E noi?

Impastoiati in infinite difficoltà burocratiche e politiche, incapaci (volutamente ?) di mettere in campo le migliori energie professionali, le più ardite e valide menti culturali che vogliono oltrepassare i consueti e desueti schemi della vigente “fruizione culturale”.

Mi chiedo, unendomi a Luciano Cannito, è questo il modello culturale offerto ai nostri giovani?

 

L’Accademia delle Arti

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L’Accademia delle Arti, la scuola di Danza e Spettacolo… ma non solo.

Danza Classica, Moderna e Contemporanea

Registered Teacher R.A.D. , Metodo Vaganova, Studio professionalizzante della Danza Classica Accademica, Movimento scenico nella Danza, Recitazione Teatrale e Cinematografica, Dizione, Tecniche vocali e di interpretazione del CantoMusica e  strumenti musicali, Programmi mirati alla recitazione di Musical, percorsi personalizzati ed in linea con le aspirazioni degli allievi.

Questo e molto altro è il valore aggiunto che troverai presso L’Accademia delle Arti che ha indetto le nuove Audizioni per l’Anno Accademico 2017/2018 nei giorni 15 e 16 settembre 2017 nella nuova e rappresentativa Sede di Roma – Via Isacco Newton 7/9

L'Accademia delle Arti

Con la Direzione Artistica di Catia Di Gaetano saranno al tuo fianco Docenti qualificati, con un significativo bagaglio di esperienze professionali sui più importanti palcoscenici italiani ed esteri pronti a trasmetterti, con dedizione, le loro preziose capacità artistiche, “l’odore del palcoscenico”, la tenacia, la determinazione, la disciplina e la costanza che sono doti valorizzanti per un artista – ma anche per tutti noi – come ha sempre affermato l’icona Carla Fracci.

L’Accademia delle Arti, i suoi allievi ed i Docenti hanno meritatamente vinto prestigiosi riconoscimenti nelle manifestazioni a cui ha partecipato conquistando primi posti, Attestati ed offerte di Stage per gli allievi; un pedigree di tutto riguardo di cui essere fieri e che indica l’alto profilo artistico che è alla base dell’attività de L’Accademia delle Arti.

Le Audizioni non prevedono alcun vincolo di età né è richiesta una particolare esperienza pregressa ma solo la voglia di condividere, insieme ad altri, un sano percorso di crescita umana, artistica e di arricchente integrazione generazionale.

L'Accademia delle Arti

Allora vi aspettiamo nei giorni 15 e 16 settembre per le Audizioni presso L’Accademia delle Arti in Roma Via Isacco Newton 7/9 , sarà un piacere conoscervi.

Per ogni informazione:

segreteriaaccademia@tiscali.it

Tel. 06 6571702

All’atto dell’iscrizione vi sarà donato un simpatico ed utile gadget offerto dal nostro giornale https://www.lamacinamagazine.it/

Luciano Cannito e Rossella Brescia

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Luciano Cannito e Rossella Brescia

…quando il successo non è effimero ma è il giusto e meritato riconoscimento di anni di studio, dedizione, sacrifici, prove su prove fin quando il corpo dice “basta” ma si continua sotto la spinta dell’amore per la danza.

Di certo non sono mancate le delusioni che costellano per via naturale o, nella peggiore delle ipotesi, in maniera procurata, lo sviluppo e l’affermazione professionale ed artistico di tutti noi ed anche – quindi – della nostra danzatrice Rossella Brescia.

Ed è proprio Rossella Brescia che vedremo condurre, affiancata da due importanti showman amati dal pubblico del calibro di Marco Liorni e Sergio Friscia la 60° edizione del Festival di Castrocaro Voci nuove Volti nuovi in onda sabato 26 agosto sulla rete ammiraglia RAI 1 alle ore 21,00

castrocaro locandina

E’ un compleanno importante per il Festival di Castrocaro in quanto non sarà solo una “sfilata” di cantanti ma lo scopo principale è quello di scoprire i nuovi talenti artistici della canzone italiana ed offrire loro una pregiata visibilità.

Mi piace evidenziare che esiste una importante e profonda unità di intenti tra Luciano Cannito e Rossella Brescia poichè – ambedue – nell’ambito delle rispettive attività – si sono posti l’obiettivo di portare alle luce la nostra “migliore gioventù” vanto di cui l’Italia non si è ancora prodigata nella giusta misura.

Così come Rossella Brescia accende i riflettori sui nuovi volti della canzone italiana anche Luciano Cannito, attraverso l’evento Oscar della Danza previsto a Cinecittà World il 29 ottobre 2017, accenderà i riflettori sui nuovi volti dell’Arte coreutica italiana.

Oscar della Danza

La similitudine non mi sembra azzardata.

Dal canto suo Luciano Cannito, regista e coreografo della Notte della Taranta ci farà vivere intense emozioni regalandoci arditi e moderni passi di danza che rievocano l’ancestrale cultura delle nostre popolazioni nel Concertone che si terrà – anch’esso – sabato 26 agosto a Melpignano (LE) dalle ore 22,30 su RAI 5

 

Maestro concertatore sarà Raphael Gualazzi ed il corpo di ballo indosserà costumi by@Silente di Francesca Iaconisi; sul palco si alterneranno anche danzatrici che sono nei nostri cuori ed è confermata la presenza di Nicoletta Manni, prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano ed ètoile di origine salentina.

Nicoletta Manni

Nicoletta Manni sarà la protagonista del brano “Preghiera delle madri” e danzerà su altri due brani di musica tradizionale accompagnata dal Corpo di Ballo de La Notte della Taranta.

Luciano Cannito e la Fondazione La Notte della Taranta si aprono, per questo ventennale della manifestazione, ad un nuovo corso che vede la presenza e l’armonica fusione tra la danza classica e quella contemporanea con incursioni in altri linguaggi musicali dal rock al jazz, dalla musica sinfonica alla world music; torna così un tema assai caro a Luciano Cannito e Rossella Brescia circa l’universalità dell’Arte e, riportando le parole di Luciano Cannito, “la mia è una danza di passione, di persone che si amano, si cercano, si travolgono, si raccontano“, viene confermato questo innovativo concetto.

Luciano Cannito

Complimenti alla RAI che ha concluso la sua mossa vincente nel trasmettere due spettacoli di alto valore artistico e culturale.

A noi non rimane altro che attendere per ammirare Luciano Cannito e Rossella Brescia nel Festival di Castrocaro e nella Notte della Taranta.

LA STORIA SIAMO NOI

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LA STORIA SIAMO NOI

LA STORIA SIAMO NOI: Era la solita ora, pomeriggio inoltrato e nelle vie assolate di un povero paese della Sicilia si ripeteva lo stesso rituale: tre bambini avevano più o meno finito di fare i compiti ed erano sull’uscio di casa, pronti a fare qualsiasi cosa fosse loro chiesto pur di avere poi il permesso per andare a giocare a pallone, nella piazzetta antistante la chiesa.

Le mamme brontolavano ma erano maschietti e lo sport li aiutava a scaricare la loro vivacità e a farsi degli amici. Cosi Erasmo, Giuseppe e Gaetano si riunivano, strada facendo, e giù a rotta di collo, lungo la via acciottolata, con il rischio di percorrerla a capitombolo, se uno dei tre avesse perso il passo. La verità che raccontavano era tale solo in parte: si recavano sì nella piazzetta ma per andare al “Circolo dei Reduci”.

Era una casa a piano terra, malandata, dove seduti su delle sedie poco stabili c’erano i vecchi del paese, quelli che erano la sua storia, che erano andati in guerra ed avevano avuto la fortuna di tornare. Tre di loro portavano gli stessi nome di quei ragazzi dei quali erano i nonni. Un’insegna di cartone, attaccata alla porta con lo spago e che regolarmente cadeva quando c’era vento, spiegava a chi aveva la fortuna di sapere leggere, che coloro che si riunivano in quella casa erano uniti da un passato di eroismo e di battaglie che, tenuti in vita dalle parole, erano diventati ricordi.

Tutti e tre avevano servito la loro Patria, ognuno in modo diverso dall’altro ma con lo stesso patriottismo e lo stesso coraggio. Quasi tutti avevano un bastone a cui si appoggiavano per alzarsi, le ferite di guerra parlavano ancora e l’intensità del dolore non permetteva loro di dimenticare. In quella misera stanza, ogni giorno, si consumava la liturgia del racconto ed erano diventati così bravi che se uno si fermava perché quasi soffocato dal fumo del sigaro, ripetutamente aspirato e spento, l’altro continuava anche per lui.

caterina guttadauro

Le donne non capivano questa necessità di parlare sempre del passato, soprattutto ai ragazzi che potevano rimanere turbati.

Ma i vecchi erano testardi e sapevano che credere in qualcosa significava lottare perché non sia dimenticata. Così i ragazzi si accovacciavano ai loro piedi e, in religioso silenzio, ascoltavano quello che tre giovani soldati avevano fatto nella seconda guerra mondiale per farli nascere in una terra più libera. Erasmo era stato ben cinque anni in guerra, spesi in parte a combattere e in parte prigioniero degli Inglesi che gli avevano rubato l’infanzia dei suoi figli. Giuseppe era il più malridotto dei tre: arruolato fresco di laurea, fu mandato in prima linea, al comando di un drappello di uomini coraggiosi. Era il primo ad andare all’assalto e l’ultimo a rientrare. Già, perché allora si combatteva così, corpo a corpo ed a fermarti erano solo le bombe o la morte. Tutte le volte che rientravano da un’operazione, Giuseppe contava i suoi uomini e, se qualcuno mancava all’appello, si tornava indietro a cercarlo, vivo o morto. Durante una ritirata, ormai sopraffatti dalla superiorità numerica del nemico, fu individuato e, mentre correva, per sfuggire alle bombe che piovevano dall’alto ed al fuoco di una mitragliatrice che si faceva strada tra gli alberi, saltò dentro un pozzo dove riuscì, fortunatamente, a trovare un appiglio: era un arbusto dalle profonde radici che lo sosteneva mentre le sue gambe, ferite, penzolavano inerti dentro l’acqua di un inverno ghiacciato. Quella notte – Giuseppe pensò – che fosse l’ultima e proprio mentre lasciava andare le mani, ormai ferite per la lunga presa, prima di perdere i sensi sentì una voce che gridava:« Venite, qui c’è il Capitano.» Lo salvarono ma le sue gambe rimasero per sempre indolenzite.

LA STORIA SIAMO NOI

Gaetano era il più giovane dei tre e il suo amor patrio era pari alla sua voglia di vivere e divertirsi. Era sbadato e fu grato a Dio quando fu assegnato alla foresteria, lontano dal fronte dove sarebbe andato incontro a morte sicura. Il minimo rumore di combattimento lo disorientava al punto da fargli mollare qualunque comando stesse eseguendo per rifugiarsi in qualche posto più sicuro.

Quando arrivò ala conclusione che nessuna guerra poteva essere la sua, decise di accorciare i tempi e si cacciò uno spicchio d’aglio dentro un orecchio. La paura aveva vinto sul coraggio ma spese notti intere a scrivere messaggi da recapitare ai familiari per quei feriti che non sarebbero più tornati.

Si procurò un’otite purulenta ed il Comando fu costretto a rimpatriarlo perché il timpano si danneggiò a tal punto da rimetterci l’udito. Le tasche della sua divisa, sopravvissuta anch’essa alla guerra, erano piene di bigliettini e, laddove fu possibile, arrivarono a destinazione. Tutti e tre erano partiti perché quando la Patria chiama il dovere impone di andare, ma in guerra ti misuri con te stesso oltre che con il nemico e, quando torni, ti accorgi che le macerie non sono solo fuori ma anche dentro di te. Questo volevano far capire ai loro nipoti: la guerra è decisa da uomini,combattuta da uomini e pianta da madri che perdono i loro figli, da mogli che perdono il loro marito e da figli che non conosceranno mai i loro padri. E così sarà finché l’uomo farà prevalere la violenza sulla parola, l’odio sull’amore, il proprio interesse su quello comune.

I ragazzi li ascoltavano a bocca aperta mentre, con gli occhi, inseguivano le immagini della mente. Il libro del tempo, poi, mosso dal vento della vita, sfogliò le sue pagine e quel vecchio Circolo divenne un luogo in cui tre giovani, assieme a coloro che credevano negli stessi ideali, combattevano una battaglia civile, senza bombe ma con l’uso della parola, rivendicando la libertà di espressione ed il rispetto dei diritti di tutti. Non c’erano più reduci e s’impegnavano perché nessuno potesse più definirsi tale.

A tarda notte, l’ultimo che chiudeva la porta, soprattutto quando c’era vento, alzava gli occhi a guardare l’insegna, tenuta salda dalla loro ispirazione, dal giusto equilibrio tra coraggio e ragione, dall’aver trovato un legame tra stimolo e risposta.

Qualcuno aveva loro detto che le idee sono quanto di più sacro l’uomo abbia e nessuno ha il diritto, in nome di nessun principio, di negargliele.

La Storia aveva dimostrato che quando questo principio era stato dimenticato, all’uomo era stata negata qualsiasi forma di libertà e, quindi, la vita.

La civiltà di un popolo si misura dalla sua capacità di crescere senza uccidere.

LA STORIA SIAMO NOI

Era notte, i lampioni illuminavano la strada con spicchi di luce che sommati a quella di una grande luna, proiettavano, accanto ad ognuno la sua ombra, in compagnia della quale si ritornava a casa.

Come per un attimo Gaetano si sentì accanto qualcuno, si girò e si illuse di vedere tre vecchi, che con il loro sdentato sorriso, dicevano :« Bravi ragazzi, non siamo vissuti per niente se avete capito che La Storia siamo NOI.

Ringraziamo sentitamente l’autrice del racconto “La Storia siamo noi” Caterina Guttadauro La Brasca.

https://www.caterinaguttadaurolabrasca.com/

Andrea Camilleri

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Scrive Andrea Camilleri nei suoi doverosi ringraziamenti di pag. 291 di quest’ultimo episodio che vede protagonista il commissario Montalbano, che “La rete di protezione” è il suo primo racconto in cui la storia non è stata scritta di suo pugno ma l’ha dettata nel 2015 a Valentina che ringrazia “per l’aiuto che lei sa”.
All’età di novantadue anni, il più conosciuto e prestigioso degli scrittori italiani viventi, dimostra delle capacità straordinarie ed un talento narrativo sorprendente già solo per questo fatto: è cento volte più difficile raccontarla una storia che scriverla.
Ma questo lo sanno tutti coloro che scrivono e che raccontano.
La lettura dell’ultimo romanzo di Andrea Camilleri – in ordine di tempo perché è già pronto il prossimo episodio della serie Montalbano – proietta il lettore in una dimensione che spazia tra Vigàta e Kalmar, tra innamoramenti e tradimenti, tra seduzione e conformismo, tra gli anni duemila e gli anni cinquanta, tra omogeneità e diversità, tra integrazione e autismo, tra esilio narrato e solitudine vissuta, tra prepotenze adolescenziali e coraggiose ribellioni, tra superotto e DVD, tra “panza” e “presenza” e protocolli istituzionali, tra siculi pranzi saporiti e striminziti “fingherfud “ di nuova generazione.
Con un Pirandello che citato e chiamato a gran voce dalla narrazione, l’arricchisce di storia e letteratura con l’esplicito invito di leggere “Lontano”, la novella del premio Nobel 1934 per la letteratura, dalla quale, in una sorta di sceneggiatura non originale, è rubata con destrezza la storia filmica della produzione baltica ambientata a Vigàta.

Camilleri

Pirandello, geniale scrittore siciliano.
Andrea Camilleri, ma perché non ha ancora ricevuto il Nobel per la letteratura? L’associazione viene spontanea.
Con l’intrigante metafora sul tempo che inesorabile trascorre, richiamando “il pittori Mimmo Rotella che s’addivirtiva a mostrari il passari del tempo col decollage, scorticando dai mura locandine e avvisi vari”, e il lettore ignaro d’arti visive – immaginiamo – che lascia di botto la lettura per ghiri a vidiri cu’ è stu Mimmo Rotella su internetti.
Non si sa mai quanto Andrea Camilleri, nella superba arte del suo narrare siculo, si faccia gioco del lettore e quanto invece voglia comunicare qualcosa di meta-scritto, che vede solo chi ha occhi per vedere, e sentono solo orecchi che vogliono sentire.
Ma tutto questo rimarrà un vero mistero che forse solo Montalbano un giorno potrà svelarci per ricoprirlo subitaneamente dopo chiedendo scusa come al granchio del nostro romanzo.
Il fatto allora è che nel racconto de “La rete di protezione” i misteri e i delitti da disvelare e sui quali indagare, forse era meglio non cuitarli comu u cani chi dormi.
Scendere negli abissi dei ricordi sepolti è sempre un’operazione di grande coraggio e sagacia ma non sempre migliora la via di chi scopre cose che s’erano inabissate opportunamente; cose vecchie che è meglio lassari iri.
È forse questo il messaggio di quest’ultimo e bellissimo racconto di Andrea Camilleri?
Bisogna leggerlo per scoprirlo.
Ma sappia da subito il lettore che bisogna possedere occhi che vogliono vedere e orecchi che vogliono sentire.
Rendiamo omaggio al nostro immenso artista Andrea Camilleri.

La rete di protezione”, Ed. Sellerio, Palermo, 2017

Autore ANDREA GIOSTRA
https://www.facebook.com/andrea.giostra.37
https://www.facebook.com/andrea.giostra.31

L’Oscar della Danza

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Trapelano le prime informazioni, direi entusiasmanti, circa il programma su cui poggia il prestigioso evento L’Oscar della Danza che si svolgerà domenica 29 ottobre 2017 a Cinecittà World.

L’Oscar della Danza è il nuovo Concorso nazionale il cui principale e meritorio obiettivo consiste nel promuovere l’eccellenza del talento italiano nell’esecuzione della danza e la creatività, l’originalità della creazione coreografica.
Cosa dire dell’organizzazione?

Di primissimo piano, ricca di una esperienza artistica meritatamente conquistata, riconosciuta e consolidata non solo sui palcoscenici italiani ma anche mondiali.

Possiamo citare:

CINECITTA’ WORLD;

MAGIC ISLAND ENTERTAINMENT;

DANZASI;

LIKEG

e con la Direzione Artistica del Maestro Luciano Cannito.

luciano_cannito

 

SPETTACOLO DI DANZA DI MAGGIOR SUCCESSO
Il premio allo spettacolo di danza di maggior successo dell’anno sarà consegnato alCoreografo ed al Direttore della Compagnia di Danza che ha ottenuto il maggior incasso al botteghino sulla base inoppugnabile dei dati della S.I.A.E.
Il 29 ottobre saranno quindi presentate a Cinecittà World le buste con i nomi delle 3Compagnie con i migliori risultati di affluenza di pubblico ad uno spettacolo di danza (esclusi naturalmente i gala di danza e gli eventi speciali di raccolta fondi a scopi benefici) e sarà aperta la busta del vincitore dell’Oscar della Danza Italiana 2017.

NUOVI TALENTI
L’idea del concorso nasce invece dal principio che la danza è solo una, essa è libertà totale, gioia ed emozione.
Ogni stile non è che una delle infinite forme di espressione del corpo che si muove in armonia nello spazio e nella musica.
Un artista che danza in modo eccellente, sarà straordinario in qualsiasi stile.
Un talento della danza è un talento della danza, qualsiasi essa sia e L’Oscar della Danza vuole offrire opportunità, visibilità, potenziali e reali contatti di lavoro.

Per questo motivo in giuria saranno presenti non solo coreografi e personalità di eccellenza del mondo della danza ma, anche, registi televisivi e cinematografici, direttori di teatri, produttori e giornalisti.

PREMI
Di tutto rispetto, inusuali per il mondo dello spettacolo in genere e ciò lascia intendere quanta importanza riveste l’evento L’Oscar della Danza e – aspetto più importante – quanta fiducia viene riposta nell’eccellenza dei nostri artisti.

Sarà certamente una competizione ambiziosa ma tutti noi, in qualunque ruolo svolgiamo nel mondo della danza, sappiamo che inseguire il proprio sogno significa convivere con “lacrime e sangue”, rinunciare alle usuali distrazioni quotidiane, provare, provare ed ancora provare.

Sono quindi previsti i seguenti importanti Premi:

Primo premio assoluto contratto di lavoro Cinecittà World del valore di € 15.000

Primo premio assoluto migliore coreografia (gruppi) € 2.500
Primo premio assoluto miglior passo a due €. 800

Premi speciali: miglior coreografia televisiva €500
miglior coreografia ispirata ad un film €500
miglior coreografia musical € 500
– Primo, secondo e terzo premio per ogni categoria.
– Attestati di quarto e quinto classificato.
– Borse di studio al 100%.

Prendo a prestito delle significative parole di un nostro Maestro:

“La danza è passione che si trasforma in gioia vitale, sana, pura, libera.C’è qualcosa di così vero, ancestrale, istintivo…”

Spero non me ne voglia perchè è esattamente questa l’emozione che proveremo assistendo a L’Oscar della Danza.

ELEONORA ABBAGNATO

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Eleonora Abbagnato interpreta Carmen

 Sabato 22 luglio, alle ore 21, al Teatro Romano di Ostia Antica, torna in scena CARMEN, balletto in due atti di Amedeo Amodio, magistralmente interpretato da Eleonora Abbagnato.

La seducente protagonista, anziché occhi di carbone e capelli corvini, avrà lo sguardo ceruleo e le sembianze della bionda étoile italiana dell’Opéra di Parigi e Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.

Eleonora Abbagnato

 CARMEN, una ulteriore pregevole produzione di Daniele Cipriani Entertainment, viene presentata nell’ambito della 2a edizione de “Il Mito e il Sogno” – Ostia Antica Festival 2017 sulla scia dei recenti successi ottenuti nei maggiori festival e teatri italiani.

Don José è il primo ballerino cubano Amilcar Moret Gonzalez, apprezzato su numerosi palcoscenici europei; solisti e ballerini italiani completano il cast di questo balletto che si danza sulle celeberrime note tratte dall’opera di Georges Bizet (che musicò l’altrettanto celebre novella di Prosper Merimée), adattata con interventi musicali originali di Giuseppe Calì e con le scene e costumi di Luisa Spinatelli.

Amilcar Moret

Il soggetto non abbisogna di presentazioni tanto è conosciuto, applaudito e racchiuso nel cuore degli appassionati della Danza, degli opinionisti, dei danzatori ed è stato rappresentato sotto le più diverse interpretazioni.

Il balletto proposto da Amedeo Amodio ne è una rilettura altamente originale in cui l’azione si svolge dietro le quinte e i coprotagonisti sono i musicisti e il personale di supporto tecnico della compagnia che, in questo particolare caso, danno vita ad un difficile compito cioè realizzano “il teatro dentro il teatro”; essi vengono catturati dai fantasmi del dramma rappresentato e sono spinti ad immedesimarsi nei vari personaggi: Carmen, Don José, Micaela ed Escamillo per rivivere insieme gli intrecci del cuore.

Eleonora Abbagnato

Eleonora Abbagnato, con la sua bellezza pari alle genti del nord, si cala in maniera straordinaria nel ruolo della maliarda sivigliana.

Come lei stessa ha dichiarato, sarà forse l’origine siciliana a renderla particolarmente adatta a ruoli passionali ed istintivi come ha avuto modo di ammaliarci con la sua stupenda interpretazione in danza di TOSCA nel suo omaggio a Maria Callasal recente Festival di Spoleto (http://www.lamacinamagazine.it/omaggio-maria-callas/). Anche questo balletto trae ispirazione proprio dal grande soprano greco.

Racconta il coreografo Amedeo Amodio che la sua visione di un backstage, in cui aleggiano i fantasmi dello spettacolo appena rappresentato, risale al suo ricordo di una storica rappresentazione dell’Anna Bolena di Donizetti al Teatro alla Scala nell’anno 1957.

Sul podio c’era Gianandrea Gavazzeni e, nei panni della sfortunata regina inglese, nientemeno che la grande Maria Callas. Amodio, allora giovanissimo ballerino scaligero, si trovava dietro le quinte (avendo interpretato uno dei paggetti) racconta che appena calato il sipario scese anche un silenzio ultraterreno sul palcoscenico e tutto intorno, un silenzio palpabile, un’atmosfera rarefatta in cui, per alcuni minuti, tutti  – cantanti, musicisti, personale tecnico – si trovarono sospesi nel tempo.

Eleonora Abbagnato

È la medesima atmosfera che Amodio ricrea nel suo balletto CARMEN.

Quello di Carmen è un ruolo “simbolo” per Eleonora Abbagnato che proprio interpretando la sigaraia sul palcoscenico dell’Opéra de Paris – nell’omonimo balletto di Roland Petit – raggiunse il rango più alto e ambito della gerarchia di una ballerina: quello di étoile

Ora, sul suggestivo sfondo di un teatro antico, un’altra – ma eternamente tragica Carmen – conduce un gioco trasgressivo ed eversivo in un impossibile tentativo di sfuggire alla sua sorte.

Un ruolo fosco a cui, con l’alchimia misteriosa di cui sono maestri i veri artisti, Eleonora Abbagnato esalta la sublime danza che la conferma essere, ancora una volta, la più celebre ballerina italiana sulla scena.

 

PARCO ARCHEOLOGICO – VIALE DEI ROMAGNOLI 717 – 00119 – OSTIA ANTICA – ROMA

INFOLINE : 06/93800262

EMAIL programmazione@danielecipriani.it

dal lunedì al venerdì ore 10/17 (orario continuato)

www.ostianticateatro.com

Biglietti in vendita su www.ticketone.it

PREZZO BIGLIETTI

Gradinata Non Numerata: € 38,00

ELEONORA ABBAGNATO

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Eleonora Abbagnato interpreta Carmen

 Sabato 22 luglio, alle ore 21, al Teatro Romano di Ostia Antica, torna in scena CARMEN, balletto in due atti di Amedeo Amodio, magistralmente interpretato da Eleonora Abbagnato.

La seducente protagonista, anziché occhi di carbone e capelli corvini, avrà lo sguardo ceruleo e le sembianze della bionda étoile italiana dell’Opéra di Parigi e Direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma.

Eleonora Abbagnato

 CARMEN, una ulteriore pregevole produzione di Daniele Cipriani Entertainment, viene presentata nell’ambito della 2a edizione de “Il Mito e il Sogno” – Ostia Antica Festival 2017 sulla scia dei recenti successi ottenuti nei maggiori festival e teatri italiani.

Don José è il primo ballerino cubano Amilcar Moret Gonzalez, apprezzato su numerosi palcoscenici europei; solisti e ballerini italiani completano il cast di questo balletto che si danza sulle celeberrime note tratte dall’opera di Georges Bizet (che musicò l’altrettanto celebre novella di Prosper Merimée), adattata con interventi musicali originali di Giuseppe Calì e con le scene e costumi di Luisa Spinatelli.

Amilcar Moret

Il soggetto non abbisogna di presentazioni tanto è conosciuto, applaudito e racchiuso nel cuore degli appassionati della Danza, degli opinionisti, dei danzatori ed è stato rappresentato sotto le più diverse interpretazioni.

Il balletto proposto da Amedeo Amodio ne è una rilettura altamente originale in cui l’azione si svolge dietro le quinte e i coprotagonisti sono i musicisti e il personale di supporto tecnico della compagnia che, in questo particolare caso, danno vita ad un difficile compito cioè realizzano “il teatro dentro il teatro”; essi vengono catturati dai fantasmi del dramma rappresentato e sono spinti ad immedesimarsi nei vari personaggi: Carmen, Don José, Micaela ed Escamillo per rivivere insieme gli intrecci del cuore.

Eleonora Abbagnato

Eleonora Abbagnato, con la sua bellezza pari alle genti del nord, si cala in maniera straordinaria nel ruolo della maliarda sivigliana.

Come lei stessa ha dichiarato, sarà forse l’origine siciliana a renderla particolarmente adatta a ruoli passionali ed istintivi come ha avuto modo di ammaliarci con la sua stupenda interpretazione in danza di TOSCA nel suo omaggio a Maria Callasal recente Festival di Spoleto (http://www.lamacinamagazine.it/omaggio-maria-callas/). Anche questo balletto trae ispirazione proprio dal grande soprano greco.

Racconta il coreografo Amedeo Amodio che la sua visione di un backstage, in cui aleggiano i fantasmi dello spettacolo appena rappresentato, risale al suo ricordo di una storica rappresentazione dell’Anna Bolena di Donizetti al Teatro alla Scala nell’anno 1957.

Sul podio c’era Gianandrea Gavazzeni e, nei panni della sfortunata regina inglese, nientemeno che la grande Maria Callas. Amodio, allora giovanissimo ballerino scaligero, si trovava dietro le quinte (avendo interpretato uno dei paggetti) racconta che appena calato il sipario scese anche un silenzio ultraterreno sul palcoscenico e tutto intorno, un silenzio palpabile, un’atmosfera rarefatta in cui, per alcuni minuti, tutti  – cantanti, musicisti, personale tecnico – si trovarono sospesi nel tempo.

Eleonora Abbagnato

È la medesima atmosfera che Amodio ricrea nel suo balletto CARMEN.

Quello di Carmen è un ruolo “simbolo” per Eleonora Abbagnato che proprio interpretando la sigaraia sul palcoscenico dell’Opéra de Paris – nell’omonimo balletto di Roland Petit – raggiunse il rango più alto e ambito della gerarchia di una ballerina: quello di étoile

Ora, sul suggestivo sfondo di un teatro antico, un’altra – ma eternamente tragica Carmen – conduce un gioco trasgressivo ed eversivo in un impossibile tentativo di sfuggire alla sua sorte.

Un ruolo fosco a cui, con l’alchimia misteriosa di cui sono maestri i veri artisti, Eleonora Abbagnato esalta la sublime danza che la conferma essere, ancora una volta, la più celebre ballerina italiana sulla scena.

 

PARCO ARCHEOLOGICO – VIALE DEI ROMAGNOLI 717 – 00119 – OSTIA ANTICA – ROMA

INFOLINE : 06/93800262

EMAIL programmazione@danielecipriani.it

dal lunedì al venerdì ore 10/17 (orario continuato)

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Gradinata Non Numerata: € 38,00

Brodetto di pesce alla vastese

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Nel corso dei miei frequenti viaggi di lavoro ho avuto la possibilità di conoscere ed apprezzare la nostra meravigliosa Italia ricca di Arte, di Cultura e, perché no, di tradizioni enogastronomiche; conversando con il nostro grande amico Andrea Alesio, formidabile attore teatrale con “doppia cittadinanza: romana e di Ortona” abbiamo ripercorso il menù del Brodetto di pesce alla vastese così come trasmesso dalla nonna.

Di cosa si tratta?

È la tipica zuppa che viene cucinata, prevalentemente con pesce non nobile, lungo tutto quel tratto di costa che va da Ortona a Vasto denominata anche “Costa dei Trabocchi” così chiamate quelle tipiche palafitte in legno che si protendono verso il mare.

Dai Trabocchi (Lu Travòcche) vengono calate le reti quadrangolari e solitamente viene catturato un ricco e variegato pescato grazie al fondale alto e ricco di scogli, anfratti sotterranei e con un habitat naturale che favorisce lo sviluppo delle varietà e del numero dei pesci.

I Trabocchi da sempre hanno accompagnato il paesaggio vastese e dai Trabocchi viene appunto la tradizione del Brodetto di pesce alla vastese che coniuga in maniera esemplare il sapore del mare con quello della terra.

L’origine del Brodetto è, in effetti, un piatto povero poiché i marinai o i pescatori dei Trabocchi dopo aver venduto al mercato il pescato migliore barattavano la rimanente parte dei pesci rimasti invenduti con i contadini che li scambiavano con i loro prodotti quali pomodori, peperoni, olio, aglio, cipolla…

A quel punto entravano in azione le donne di casa che dovevano rendere bastevole, ricco, saporito e sufficiente per le esigenze della famiglia gli ingredienti di base, di basso costo.

Questa è la magia del Brodetto di pesce alla vastese.

Lu vrudatte” della nonna di Andrea Alesio non consente il soffritto e indica (anzi impone) queste varietà di pesce, basilari, più altre a seconda della stagione: la razza (l’ucchialèine), la triglia (la trìjje), la seppiolina (a sàcce) , il testone (u capucchiàune), lo scorfano di scoglio  (u Scorfne ‘e scoglio), il merluzzo (la mirlìcce), la cicala di mare (la panucchiuàlle), l’olio extravergine d’oliva, il peperone e il pomodoro rosso preferibilmente di “mezzotempo”.

A questo punto la nonna allestiva la tavola con tutti gli ingredienti per la preparazione del Brodetto di pesce alla vastese riuscendo addirittura a pulire lo scorfano a mani nude e , chi conosce questo tipo di pesce, irto di aculei velenosi, sa che è una impresa adatta a pochi.

Procedeva poi alla preparazione facendo insaporire in un tegame di coccio, largo e basso, l’aglio, l’olio ed il peperone.

Appena dopo aggiungeva 1 bicchiere di acqua di mare ed il pomodoro rosso “mezzotempo” ; dopo circa mezz’ora cominciava ad aggiungere i pesci iniziando da quelli a più lungo tempo di cottura e, prima di fine cottura regolava di sale e toglieva il coperchio per lasciar evaporare e far rapprendere il sugo.

Attenzione, non fate irritare la nonna e quindi non girate il brodetto ma scuotete delicatamente l’intero tegame; il pesce non si deve frantumare.

Lasciate riposare per qualche minuto, aggiungere prezzemolo e peperoncino e prepariamoci ad essere travolti da un antico sapore che premia massimamente le nostre papille gustative.

Un ultimo consiglio: evitiamo di indossare lo smoking perché per gustare appieno il brodetto è indispensabile fare buon uso delle mani e di buon pane casareccio preferibilmente bruscato.

Scopo di questo intermezzo non è certo quello di presentare una ricetta di cucina poiché ci sono libri, autori, opinionisti ben più qualificati del sottoscritto; vogliamo invece – nuovamente – parlare di Andrea Alesio che torna in scena con il suo monologo “Il Catamarano” scritto da Gabriele Mazzucco.

andrea alesio

Confesso che, al momento, non ricordo quante repliche ha avuto Il Catamarano ma, essendo stato presente a tutte, vi assicuro che è sempre stato un meritato sold out.

Non c’è dubbio che anche nella replica di giovedi 13 luglio alle ore 21,45 il Teatro Marconi registrerà ancora una volta il tutto esaurito per la replica di Il Catamarano.

E’ uno spettacolo divertente ed emozionante, imperdibile, regala emozioni sempre nuove; il duo vincente Gabriele Mazzucco e Andrea Alesio ci faranno ripercorrere una forte storia di sentimenti ed affetti profondi altalenando l’azione scenica tra Amleto, Faust, Medea con variopinti ed esilaranti personaggi quali Franco er PompistaPeppe er MonnezzaroStefano er Cupola e Gianni Strizzaculo.

Solo Gabriele Mazzucco poteva scrivere questo ardito copione così splendidamente interpretato da Andrea Alesio con la regia di Gigi Palla

Concludendo. ci vediamo giovedi 13 luglio ore 21,45 al Teatro Marconi, per info e prenotazioni 06594355 , 3490573178 , scriba100@tiscali.it

Non mancate, vi farà riflettere e vi entusiasmerà.

Nel fine settimana mi concederò il meritato premio: andare a gustare il Brodetto di pesce alla vastese.