Impresa, avviarne una in Italia costa circa 5000 euro. Nel Regno Unito solo 17

Noi italiani sappiamo bene quali difficoltà di incontrano quando si vuole avviare un’attività di impresa. Una montagna burocratica da scalare, che si aggiunge anche ad un esborso di denaro non indifferente. Fattori che alla lunga scoraggiano tutti coloro pensano di avere avuto una buona idea per avviare un’attività economica.

Tempo e denaro per avviare un’impresa

Le idee non bastano però, perché in Italia per avviare un’impresa occorre investire molto tempo e denaro. Servono soldi per acquisire licenze, ottenere permessi e approvazioni, e chiaramente occorre anche un capitale minimo per garantirsi diversi mesi di avviamento.
Del resto, Confcommercio ha evidenziato che se l’Italia avesse la burocrazia che c’è in Germania, avrebbe 70 miliardi di PIL in più.

Il report Doing Business

Un recente rapporto della Banca Mondiale (“Doing Business“) ha messo in luce tutte le problematiche che si presentano davanti a chi vuole intraprendere un’impresa in Italia. Con riferimento ad una forma giuridica assai semplice, come la società a responsabilità limitata (SRL) e riguardo attività di piccole e medie dimensioni.
Facendo un confronto con quanto accade in grandi città d’affari in 190 diversi paesi, emerge quanto sia scoraggiante per gli italiani fare impresa.
L’Italia infatti è penultima in classifica riguardo ai costi che si devono sostenere per dare vita a una nuova attività. Servono 4.876 dollari (4200 euro al cambio attuale).
Viene battuta soltanto dagli Emirati Arabi Uniti.

I paesi business friendly

Vengono i brividi nel sapere che il Paese che in questo senso è più incoraggiante è la Slovenia, dove non ci sono costi per le nuove imprese (tuttavia il requisito di capitale minimo è pari a 7.500 euro).
Tra i Paesi più sviluppati invece brilla il Regno Unito, dove in media bastano 17 dollari per dare vita a una impresa. Ma anche Danimarca, Irlanda, Corea del Sud e Nuova Zelanda si distinguono, dal momento che i costi di avviamento sono di appena dall’1% al 2% del reddito mensile.