20. “la rappresentazione non deve escludere la scoperta”

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Una geografia critica e libera tende a moltiplicare le metafore e le categorie concettuali, non cerca di vedere il mondo da un unico punto di vista, gli gira intorno sapendo che non lo rappresenta mai tutto e mai definitivamente, che la rappresentazione non deve escludere la scoperta. Tante rappresentazioni diverse possono essere tutte scientificamente fondate purché collegabili con i domini di diverse teorie, tutte in qualche modo falsificabili, mentre non lo è affatto, l’abbiamo visto, la rappresentazione normale, che pretende di essere l’unica vera, o meglio, vera perché unica. Ma mentre la rappresentazione unica ed assoluta è strumento di dominazione, un mondo descritto come una molteplicità possibile di linguaggi, ordini e forme non reciprocamente esclusivi non può essere dominato; può solo essere ascoltato, raccontato, per certi versi ammirato, per altri compatito.

Giuseppe De Matteis,   Le metafore della Terra -Geografia tra mito e scienza, Campi del sapere, Feltrinelli, Milano 1994, p. 164 (il neretto è di navigaria)

 

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In quell’Impero, l’Arte della Cartografia giunse a una tal Perfezione che la Mappa di una sola Provincia occupava tutta una Città, e la Mappa dell’Impero tutta una Provincia. Col tempo, queste Mappe smisurate non bastarono più. I Collegi dei Cartografi fecero una Mappa dell’Impero che aveva l’Immensità dell’ Impero e coincideva perfettamente con esso. Ma le Generazioni Seguenti, meno portate allo Studio della Cartografìa, pensarono che questa Mappa enorme era inutile e non senza Empietà la abbandonarono alle Inclemenze del Sole e degli Inverni. Nei Deserti dell’Ovest sopravvivono lacerate Rovine della Mappa, abitate da Animali e Mendichi; in tutto il Paese non c’è altra Reliquia delle Discipline Geografiche. (da Viajes de Varones Prudentes di Suarez Miranda, libro IV, cap. XIV, Lerida 1658)
Jorge Luis Borges, Del rigore della scienza, in L’artefice (1935, 1954)

Immaginiamo che una porzione del suolo d’Inghilterra sia stata livellata perfettamente, e che in essa un cartografo tracci una mappa d’Inghilterra. L’opera è perfetta. Non c’è particolare del suolo d’Inghilterra, per minimo che sia, che non sia registrato nella mappa; tutto ha lì la sua corrispondenza. La mappa, in tal caso, deve contenere una mappa della mappa, che deve contenere una mappa della mappa della mappa, e così all’infinito’.
Josiah Royce,  The world and the individual , primo volume (1899)

Mein Herr sembrava così meravigliato che pensai bene di cambiare discorso. “Che cosa utile, una mappa tascabile!” Osservai.
“È un’altra delle cose che abbiamo imparato dal vostro paese,” disse Mein Herr; “stendere le mappe; ma noi siamo andati oltre. “Secondo lei quale sarebbe la massima scala utile per le mappe?”
“Cento su mille, un centimetro per chilometro.”
“Solo un centimetro!” Esclamò Mein Herr. “L’abbiamo fatto subito, poi siamo arrivati a dieci metri per chilometro. Poi abbiamo provato cento metri per chilometro. E finalmente abbiamo avuto l’idea grandiosa! Abbiamo realizzato una mappa del paese alla scala di un chilometro per un chilometro!”
“L’avete utilizzata?”
“Non è stata ancora dispiegata,” disse Mein Herr. “I contadini hanno fatto obiezione. Hanno detto che avrebbe coperto tutta la campagna e offuscato la luce del sole. Così adesso usiamo la campagna vera e propria come mappa di se stessa e vi assicuro che funziona ottimamente”.
Lewis Carrol, Sylvie e Bruno (1893)

Dapprima, si accontentò di pubblicare, in piccoli e manchevoli clichés, gli schemi dei gironi infernali, della torre del Purgatorio e dei cieli concentrici, che adornano la pregiata edizione di Dino Provenzal. La sua natura esigente non si considerò, tuttavia, soddisfatta. Il poema dantesco gli sfuggiva! Una seconda illuminazione, alla quale presto sarebbe seguita una laboriosa e lunga pazienza, lo sottrasse a quella passeggera stasi. Il 23 febbraio del 1931 intuì che la descrizione del poema, per essere perfetta, doveva coincidere parola per parola con il poema, come la famosa mappa coincideva punto per punto con l’Impero. Eliminò, dopo mature riflessioni, la prefazione, le note, l’indice e il nome e recapito dell’editore, e dette alle stampe l’opera di Dante.
Jorge Luis Borges e Adolfo Byoi Casares, Cronache di Bustos Domecq (1967)

 

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Oramai non saprò più
cosa di me pensasse A.
Se B. fino all’ultimo non mi abbia perdonato.
Perché C. fingesse che fosse tutto a posto.
Che parte avesse D. nel silenzio di E.
Cosa si aspettasse F., sempre che si aspettasse qualcosa.
Perché G. facesse finta, benché sapesse bene.
Cosa avesse da nascondere H.
Cosa volesse aggiungere I.
Se il fatto che io c’ero, lì accanto,
avesse un qualunque significato
per  J. per K. e il restante alfabeto.
WISLAWA SZIMBORSKA, ABC

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cartina_impero_romano
Mappa dell’Impero Romano nel momento della sua massima espansione 117 d. C.

alessandro_magno_imperoMappa dell’impero di Alessandro Magno 324-319 a.C.

 

20. “la rappresentazione non deve escludere la scoperta”ultima modifica: 2018-09-28T09:22:23+02:00da mara.alunni