48. “Quanto siamo ancora “figli” di quell’epoca, condizionati da quelle mappe della storia? E quanto invece abbiamo vissuto una rottura, l’ingresso in un’era nuova, che ci trasporta verso orizzonti sconosciuti?”

FEDERICO RAMPINI, Quando inizia la nostra storia. Le grandi svolte del passato che hanno disegnato il mondo in cui viviamo, Mondadori 2018
dal cap. IX, 1450 (Gutenberg), 1492 (Colombo), 1648 (Pace di Vestfalia): le tre date della “modernità”, pp. 356-358

“Il mondo moderno, come lo intendiamo noi, si è venuto a formare in queste tre date. Sono tre eventi-chiave essenziali per capire gli sviluppi successivi, e anche per distinguere “quanto sia nuovo il nuovo”: se oggi  la nostra Età del Caos è figlia di una rottura epocale rispetto alla modernità, o se si inserisce nella continuità e fa parte dei frequenti corsi e ricorsi della storia.
Johannes Gutenberg, con la sua tecnologia tipografica, consente il salto nell’era della stampa, dell’alfabetizzazione, della riproduzione dei libri; agevola quella Riforma protestante dalle enormi conseguenze politiche dell’Occidente; sia il Rinascimento sia l’Illuminismo si nutrono di libri, che nel Medioevo erano delle rarità custodite nei monasteri. L’impatto della stampa sulla riforma è talmente immediato che spesso Gutenberg e Martin Lutero vengono studiati insieme. Non è un caso che il grande sociologo tedesco Max Weber associa il capitalismo all’etica calvinista e puritana: sono di ceppo protestane i due imperi capitalisti che si alternano negli ultimi secoli, l’inglese e l’americano.
L’impresa di Cristoforo Colombo (poi di altri esploratori-conquistatori) è resa possibile anch’essa da Gutenberg, vista l’importanza dei libri di geografia stampati a quell’epoca. A sua volta, la cosiddetta “scoperta” dell’America ha diramazioni verso la globalizzazione non solo mercantile ma anche biologica, l’unificazione dell’ecosfera, con conseguenze molto più vaste e sorprendenti di quanto si creda, per esempio con nuove epidemie o lo stravolgimento delle nostre abitudini alimentarie millenarie. Considerare il Rinascimento dal punto di vista dell’impatto di Gutenberg-Colombo impone di ricordare che anche quella fu un’Età del Caos, con le stesse insicurezze che viviamo oggi e una risposta simile: il populismo. Segue una lunga instabilità, le guerre tra i fondamentalismi religiosi (perlopiù cristiani). Qualcuno accosta i populisti come Trump e Grillo a frate Savonarola (vedremo chi, e perché).
A quel Caos, il Trattato di Vestfalia cerca di porre fine nel 1648. E la pace di Vestfalia -fragile- ci lascia in eredità un “formato”, lo Stato-nazione come attore delle relazioni internazionali, dentro il quale torniamo a cercare protezione e rifugio nel nostro turbolento presente.
Quanto siamo ancora “figli” di quell’epoca, condizionati da quelle mappe della storia? E quanto invece abbiamo vissuto una rottura, l’ingresso in un’era nuova, che ci trasporta verso orizzonti sconosciuti? E’ giusto, per esempio, teorizzare che Internet e i social media hanno creato un universo completamente inedito? L’intelligenza artificiale applicata alle comunicazioni di massa, da Google e Facebook, segna una rottura, un passaggio di civiltà, con lo stesso potenziale dirompente che ebbe la stampa di Gutenberg cinque secoli prima?
E ancora: quanto il nostro corpo, la nostra salute e la nostra longevità, la flora e la fauna dell’ambiente in cui viviamo sono condizionati dalla globalizzazione agroalimentare e batteriologica scatenata inconsapevolmente dalle grandi scoperte di Cristoforo Colombo  & C.? Quanto invece siamo entrati in un’epoca di manipolazione genetica senza precedenti nella storia umana?
E’ ingenuo o presuntuoso supporre di conoscere già la risposta. Intanto bisogna partire da una conoscenza delle mappe della nostra storia passata, prima di poter decifrare il presente o immaginare il futuro.”

A criação de Deus800px-Europe_map_1648mappa dell’Europa nel 1648, Pace di Vestfalia

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48. “Quanto siamo ancora “figli” di quell’epoca, condizionati da quelle mappe della storia? E quanto invece abbiamo vissuto una rottura, l’ingresso in un’era nuova, che ci trasporta verso orizzonti sconosciuti?”ultima modifica: 2019-01-12T17:09:01+01:00da mara.alunni

4 pensieri riguardo “48. “Quanto siamo ancora “figli” di quell’epoca, condizionati da quelle mappe della storia? E quanto invece abbiamo vissuto una rottura, l’ingresso in un’era nuova, che ci trasporta verso orizzonti sconosciuti?””

  1. Disamina interessantissima sotto il profilo sociologico.
    Leggerla mi ha fatto riflettere su alcuni temi. Da che mondo è mondo, l’uomo sebbene protagonista di numerose funeste azioni su larga scala,( guerre, soppressione di intere popolazioni etc), non ha mai avuto la possibilità concreta di produrre incisivi cambiamenti al pianeta. Oggi, pur rifuggendo qualsiasi prospettiva allarmista, complottista e catastrofica, in realtà qualche seria incidenza delle nostre azioni si comincia a palesare. Inquinamento,buco nell’ozono, scioglimento di ghiacciai millenari, erosione di risorse per sfamare la nostra sete energetica e altro ancora hanno già, in una certa misura, intaccato un ecosistema che si reggeva da milioni di anni. Ma il vero pericolo è quello potenziale. Oggi di fatto, l’uomo ha la possibilità di creare ordigni la cui potenza cumulata potrebbe persino, anche se in minima parte, fare inclinare l’asse terrestre. Una sequenza di questi eventi avrebbe un impatto decisivo sul clima; o più semplicemente, fare estinguere la popolazione di un intero continente in pochi minuti con bombardamenti nucleari massicci a tappeto.
    Questo super potere, fino a meno di un secolo fa, non era alla portata dell’uomo ma di esclusiva pertinenza del creatore ( o di chi per lui ). Il processo avvenuto, quindi, frutto comunque dell’intelletto umano, volendolo etichettare in modo semplicistico rappresenta una sorta di folle “deizzazione” dell’essere umano. Ciò è aberrante ed è proprio questo, a mio parere, che su larga scala rappresenta il “prima” e il “dopo” di un potenziale destino della razza umana.
    Come titolava quel libro…”io speriamo che me la cavo”
    Cari saluti Mara 🙂

    1. Una deizzazione, certo. La formazione, però, di un dio che inventa ciò che progressivamente limita le sue capacità e si autoreclude al ruolo di fruitore spettatore consumatore. L’ebbrezza sembra derivare dal costruire cose macchine, dal riempire spazio e tempo con oggetti dalle strabilianti capacità, che affascinano i più e che ne diventano orgogliosi detentori. Le capacità dell’essere umano a cui viene dato spazio, quelle “premiate” dalla società sono quelle di subordinazione, di assoggettamento, di massificazione. L’essere umano deizzato, però come fragile dio, illuso che la potenza sia il potere, debole perché in sé sembra non esserci nulla di abile. Questa, fra l’altro, è un’idea inculcata anche dalla religione che, con affermazioni contrastanti e incongruenti tra loro, afferma da una parte che gli esseri umani sono figli di Dio (e quindi io immagino con tutte le caratteristiche del padre) e dall’altra afferma che l’essere umano da solo non è nulla non può nulla senza Dio ( e però Dio lo carica di una capacità decisionale che ha nome libertà e dove lui, Dio, non può nulla). Insomma tutti i poteri d’accordo e con il silenzio-assenso di noi tutti, decretano da sempre i limiti dell’essere umano, trasferendo le sue possibilità e le sue capacità fuori di lui, cioè ai poteri stessi e alle macchine. La formazione, l’educazione non hanno mai incluso realmente un allenamento emotivo sentimentale relazionale: mi sono sempre chiesta perché è stata considerata normale la leva militare e quindi un allenamento di mesi e mesi alla guerra pagata dai soldi pubblici e mai invece si è pensato di fare altrettanto con un allenamento alla pace alla convivenza alla comunicazione pacifica alla gestione altrettanto pacifica dei conflitti. Super potere, è vero; ma super potere di costruire gestire “cose”, di rendersi fragile ogni giorno di più. Consapevolezza, responsabilità sono incartate e messe in soffitta quando non vengono prese in giro e sminuite come debolezze da chi porta come vessillo della propria forza bandiere locali, telefonini e auto ultimo modello, ritocchino alle rughe e al seno e non so dove altro, abiti firmati, cibo di chef … e via così, di moda in moda, di induzione al consumo in induzione, fino alla fine di questi fragili dei che abbiamo deizzato.
      Non lo so mica se ce la caviamo … 🙂
      Cari saluti a te 🙂

    1. 🙂 🙂 sono facilitata perché sono femmina-donna 🙂 con un corpo fatto per accogliere, ormoni e affini volti in quelle direzioni dell’accoglienza dello scambio pacifico ecc. 🙂 indirizzata alla rivoluzione perché chi è “predisposto a” e si porta un figlio in pancia e nella mente e nel cuore porta una rivoluzione un cambiamento dell’esistente, ma una rivoluzione pacifica, costituita da una vita nuova … come femmina-donna ho una certa predisposizione per la meraviglia dell’ “è”, dell’esistente 🙂 ma non penso certo che questa predisposizione sia una distinzione “di natura” fondamentale, e infatti conosco ottimi maschi-uomini capaci di femmidonnità, come è giusto per noi donne essere capaci di maschiominità: la completezza è il fine del nostro “tendere verso” … baciotti domenicali

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