204. il tempo del gelsomino

Tra poco tu sarai qui, sorridente e scherzoso, con quei tuoi occhi che parlano la lingua del desiderio velandola all’inizio di prudenza, per poi lasciarle tutto lo spazio che vuole. Lo spazio delle nostre labbra.

E’ notte.
Ecco il buio luminoso di stelle.
Dopo l’ultimo canto serale, tacciono gli uccelli. Si sentono i lievi fruscii che sono le voci delle notti calme, come questa. Una lucciola, col suo volo curioso e veloce e la sua luce intermittente guida l’attenzione in modo non lineare, ed è sempre una piacevole sorpresa ritrovarla, dopo il secondo di buio, in un punto inaspettato. Lei vola e sembra scivolare su un manto nero e vellutato, così sono le notti tra giugno e luglio, sono dense e colme.
Dense e colme anche di profumi. Ascolto e assaggio l’aroma dolce del gelsomino appena mi arriva il suo odore, che si diffonde ammaliante, protetto dalla temperatura notturna più tenue di quella sferzante del giorno. La fragranza del gelsomino mi avvolge con gli echi di tutte le storie che lo accompagnano, comprese le mie personali, i miei ricordi. Forse raccontano qualcosa di vero le storie che dicono che il paradiso profuma di gelsomino. Il  suo aroma intenso e dolce mi fa subito sentire come fossi in mezzo a un ricco giardino chiuso, interno alla casa, lontano dagli occhi indiscreti e vicino invece a chi vi abita; quei giardini nascosti che fanno pensare all’intimità, all’amore, alla sensualità, alla protezione.

Anche per questo desidero il suo nome pronunciato da te sulle mie labbra.
Jazmìn è uno dei miei nomi, nato da qualcosa che dentro di me aspettava di essere evocato e che affiorò grazie a questo fiore bello delicato e resistente, e al suo incredibile profumo.
Forse ognuno di noi ha fiori dentro sé, ha memorie, ha profezie, ha tanti nomi; e per questo desidero che sia tu a pronunciare sempre questo mio nome che risvegliò in me un femminile sconosciuto, fino allora ingabbiato da norme e prigioniero di divieti: perché tu sei giardino e tempo.
Questo mio nome ti aspettava, tu solo lo pronunci portando Eros dentro le nostre labbra, veicolo d’estasi poi per tutto il corpo.

E’ un fiore e un nome nella mia vita.
Durante la mia adolescenza, fu la scoperta di un mondo nuovo in quella piccola città di mare che da anonima divenne magica grazie ai gelsomini che riempivano ogni giardino. Fu il fiore e il profumo del desiderio e della sensualità, fu l’abbondanza bianca e verde sullo sfondo azzurro del cielo e del mare, fu quell’odore che mi inebriò i sensi e che fu il denso e ineffabile abbraccio mentre leggevo per la prima volta le poesie di Neruda.

Lo sai perché desidero la tua bocca sulla mia, le tue parole poggiate da labbra a labbra, a diventare un linguaggio unico pronunciato da due diversità ognuna a proprio modo. Il mio nome dal tuo respiro.

Jazmìn, un nome che viene da altri paesi, ed è bello avere un nome che ha viaggiato, che altre bocche pronunciano quotidianamente in altri mondi. No, non si può avere solo un nome. Nuovi nomi  affiorano da nuove esperienze, e poi viaggiano dentro di noi, a volte aspettando chi sappia pronunciarlo identico a come nacque in  noi.

Tu fai questo, con le tue labbra sulle mie, e mi nomini e ti nomini, e mi chiami e ti chiami, e mi descrivi e ti descrivi, e mi scopri e ti scopri, e mi meravigli e ti meravigli, e facciamo l’amore con un nome e con un bacio, finché dura quel nome, lungo come la notte, lungo come solo tu sai fare durare un nome una notte un profumo.

La lieve brezza notturna muove rametti, fiori, erbe. Sembra una maliziosa e preziosa collaboratrice di Eros e mi avvolge con la dovizia del profumo del gelsomino.

Tra poco tu sarai qui, sorridente e scherzoso, con quei tuoi occhi che parlano la lingua del desiderio velandola all’inizio di prudenza, per poi lasciarle tutto lo spazio che vuole. Lo spazio delle nostre labbra, unite a dirci tutti i nomi del mondo, e tutti i nomi del mondo non bastano a dire di noi, di questa unione senza tempo, senza luogo, senza nomi.
Tu prolungherai l’attesa parlando d’altro, come a passeggiare senza meta per le vie di una città antica. Io parlerò con te, giocando il gioco del fuoco che cresce nutrendolo con la legna giusta; navigando consapevoli il fiume del desiderio verso il punto in cui l’acqua precipiterà in una cascata, quando il dislivello tra l’attesa e il desiderio si sarà fatto troppo grande. Tu fai così, e io voglio che tu faccia così. Che il mio nome Jazmìn e il tuo arrivino tra le nostre labbra quando tutto l’universo è pronto a fare l’amore con noi.

E’ una notte colma del profumo del gelsomino. Un lucciola girovaga nel buio.

Sei qui. Sono pronta a perdermi e trovarmi nello stesso istante, con te, che nello stesso istante sei pronto a trovarti  e  perderti con me.
Siamo qui.
Ed è pronto l’universo, con noi.

 

204. il tempo del gelsominoultima modifica: 2020-07-10T20:27:43+02:00da mara.alunni

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