287. è arrivato il babbo

È una frase di altro tempo; non so se si usa ancora, allo stesso modo in cui si usava quando le mamme lavoravano in casa,  quando ero piccola, in una realtà di piccolo paese.
Una frase-orologio, che scandiva il tempo nei modi altri in cui veniva scandito quando ero piccola, si, e lo ero in un piccolo paese, sì.
Una frase che univa, che completava la giornata; e diceva molte cose: che si stava per cenare e che era sera e dava inizio alla notte.
Diceva la mia felicità, l’interezza della mia protezione, la voce del babbo nelle stanze della casa, il profumo del suo lavoro.
Tutto cambiava e si rinnovava quando la mamma diceva quella frase. O quando, a volte, la dicevo io.
Ogni sera, quell’orologio d’amore.
È arrivato il babbo, che aggiusta le cose rotte, che si dedica all’orticino nonostante sia stanco, che canta con la sua bella voce, che non si siede a tavola se prima non si è tolto gli abiti da lavoro, che è pensieroso, che ha un dolore, che mi indica le costellazione nel cielo e nel suo libro di astronomia dalla copertina blu scuro, che sfoglia gli atlanti, che costruisce presepi da favola, che “fa” la settimana enigmistica insieme alla mamma seduti intorno al tavolo della cucina, e io li guardo e la cucina si fa mondo più grande di quello disegnato sugli atlanti.
È arrivato il babbo, ci completiamo.
Il babbo, che tre giorni prima di morire mi chiede “per favore” se posso fargli cambiare posizione, allungando le braccia verso di me; e io gli rispondo che in quel modo si farebbe male e gli propongo un altro modo: e lui dice “no, che cosi ti fai male tu”, perché il babbo arriva anche tre giorni prima che lui muoia in mezzo a tante sofferenze e a tanta generosità.
E che cosa strana scrivere qui di quella frase forse desueta, per me ora sicuramente lontana nel tempo e nello spazio, a echeggiare di galassia in galassia, perché, comunque, le parole amorose non si perdono, vanno a viaggiare nell’uni-pluri-verso, che per questo è infinito.
E te lo immagini un pianetino giovane o un sole vegliardo o una stella lucente quando sentono giungere dal buio dello spazio la frase “è arrivato il babbo”?!
C’è festa da quelle parti, per tutto quello che di buono abbiamo seminato qui, specialmente quando arriviamo, e arriviamo sempre perché lo abbiamo promesso; e se non arriviamo più è perché non abitiamo più questa terra, questa dimensione, questa cucina, questo piccolo paese; e se non arriviamo più è perché ci siamo sempre, finalmente possiamo esserci sempre, in altra forma.

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287. è arrivato il babboultima modifica: 2022-09-19T13:12:30+02:00da mara.alunni