Con un delicato bacio saffico Valeria Golino e Alba Rohrwacher hanno catalizzato i flash dei fotografi sul red carpet della 68ma edizione del Festival di Berlino (15-25 febbraio). Le due attrici sono le protagoniste dell’unico film italiano in concorso, “Figlia mia”, opera seconda della regista Laura Bispuri, una sinfonia al femminile nel nome della Sardegna.
E’ nella calda luce della terra sarda infatti che si svolge la storia raccontata dalla Bispuri per la seconda volta in concorso a Berlino dopo il suo film d’esordio “Vergine giurata” (nomination per l’Orso d’oro nel 2015). Realizzato tra Cabras, Riola Sardo, San Vero Milis e Oliena, nella parte occidentale dell’isola, “Figlia mia” ha debuttato in prima mondiale alla kermesse cinematografica il 18 febbraio. “Racconto ancora una volta le femminilità imperfette, personaggi femminile forti, ma che non hanno paura della loro complessità”, ha detto la regista romana.
La trama – Il film vede protagoniste due donne madri di una stessa bambina. Da una parte c’è Tina (Valeria Golino), madre amorevole, ansiosa e affidabile che vive solo per la sua piccola Vittoria (Sara Casu) di dieci anni e, dall’altra, Angelica (Alba Rohrwacher), madre naturale, alcolizzata, fragile, in preda di se stessa e della sua vita scombinata. Venuto meno il patto che le lega sin dalla nascita di Vittoria, le due donne si troveranno a contendersi l’amore di questa bambina. Tina, sposata con il silenzioso Umberto (Michele Carboni), lo farà perché quella creatura la sente sua, il suo naturale prolungamento, l’essere che ha cresciuto; Angelica, invece, perché potrebbe essere il suo riscatto, la sua cura. La piccola Vittoria dovrà così combattere con le sue due anime: quella libera e adulta, ma senza rete che vuole segua Angelica nelle sue folli e pericolose escursioni nelle grotte, e quella rassicurante di Tina la sola capace di poterle far vivere la normalità.
La scelta della Sardegna nasce proprio da qui, da questa doppia identità tutta femminile, che è anche peculiarità dell’isola: “Una terra che ha un paesaggio con un’identità fortissima, ma che allo stesso tempo è alla ricerca di una nuova identità, proprio come i miei personaggi”, spiega la Bispuri. E dice ancora la regista sulla sua mission creativa: “Non vorrei strumentalizzare troppo, ma il mio percorso al femminile è un piccolo atto politico. Mi sono stufata di vedere film con donne aspettano il marito in casa, vedere il mondo femminile così banalizzato”.
Del suo personaggio tuttavia Alba Rohrwacher ha detto: “Mi dicevo non lo posso fare questo personaggio, è troppo difficile. La spregiudicatezza di Angelica mi spaventava”. Mentre Valeria Golino ha aggiunto: “Il cinema può permettersi la spregiudicatezza che si vede nel film, come anche il fatto di andare al di là del bene e del male. Il mio personaggio è una donna che che si annulla eroticamente e si specchia solo nel suo prolungamento, la figlia Vittoria. Queste tre donne – conclude – alla fine in questo confronto sono destinate necessariamente ad evolversi”.