Un “tale” si presenta a Gesù, chiedendo come poter avere la vita eterna; il testo ci dice che era ricco, quindi non aveva bisogno di cose, eppure si sentiva ancora mancante di qualcosa, non è soddisfatto della sua vita, non riesce a comprendere tra i beni qual’è il vero bene. Egli osserva i comandamenti, ma è come se perdesse la loro essenza, quella pratica è sterile, manca di coglierne il frutto, perché l’osservanza fine a se stessa non porta la gioia dell’amore compiuto. “Se anche distribuissi tutte le mie sostanze, ma non avessi la carità, niente mi giova” (cfr 1Cor 13), non riuscirei a partecipare appieno alla vita di Dio. Gesù invita il giovane a condividere le ricchezze, per considerare la ricchezza più grande: andare dietro a Lui, perché è Lui che introduce nel Regno, in quella intimità con Dio che sazia il desiderio del cuore, che risponde alla domanda di vita eterna.
Il ricco rifiuta, forse pensava che il dono di Dio avrebbe aumentato le sue ricchezze, invece la grazia è nell’ordine della sottrazione: avrai se lasci e quello che ricevi è maggiore di quanto hai lasciato, è la vita di Dio in pienezza, il suo amore che non ha prezzo, perché il prezzo è la sua vita.