Tornare in Galilea

 

Tornare in Galilea

 

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: At 2,14.22-33

Salmo: Sal 15 (16)

Vangelo: Mt 28,8-15

 

Dal Vangelo di oggi: “Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»”.

In Galilea, dove Gesù era cresciuto, leggiamo infatti sempre nel Vangelo di Matteo che Giuseppe e la sua famiglia si ritirarono nelle regioni della Galilea, in una città chiamata Nazaret, perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti: «Sarà chiamato Nazareno» (cfr. Mt 2,22).

È ritornare a casa da risorti. Gesù è risorto, la morte non ha avuto l’ultima parola e quest’evento grandioso, si manifesta nella quotidianità. Il Signore entra nelle nostre case, nella nostra vita da risorto, così da poter affrontare tutto quello che stiamo vivendo, con la forza della sua Risurrezione, che ha riconciliato in sé il male, e ne ha fatto un luogo dove poter incontrare Dio.

Egli ci invita ad andare alla nostra Galilea, perché è proprio lì che ci darà la consapevolezza di un quotidiano abitato da Cristo risorto. In quel luogo dove a volte vorremmo fuggire, o ci sembra impossibile poter incontrare il Signore, ecco che diventa la sede per scoprirLo addirittura risorto.

Egli non ci ha mai abbandonato, è sempre accanto a noi, nella sofferenza, nel dolore, come nella gioia e la vita diventa la nostra Galilea, dove tutto è iniziato.

La nostra storia è abitata da Cristo, il nostro quotidiano è risorto con Lui, tornare in Galilea è ricominciare a camminare con speranza, un nuovo inizio, che da Luce ai nostri passi.

 

 

Preghiera del Venerdì Santo

“Signore, sono qui davanti a Te, 

c’è un silenzio attorno.

«È compiuto!»

Che cosa è successo,

è morta la mia unica Speranza?

No,

ha attraversato queste ore più buie,

per rinascere e risplendere.

Dalle profondità della terra,

i semi germogliano, tutto rinasce.

Hai fatto del buio e del dolore, un simbolo: la croce.

affinché tutta la mia sofferenza avesse un nome.

In quella croce c’è tutto,

il mio dolore è diventato il tuo.

Sono qui e aspetto di rivederti vivo,

in Te, ripongo tutte le mie paure 

e le mie speranze.

E mentre scorrono le ore

nel silenzio, sono con te”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

preghiera del Venerdì Santo

«È compiuto!»

 

«È compiuto!»

 

LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

Prima lettura: Is 52,13-53,12

Salmo: Sal 30 (31)

Seconda lettura: Eb 4,14-16; 5,7-9

Vangelo: Gv 18,1–19,42

 

“Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito”.

L’immagine di oggi è: noi e il crocifisso

Siamo al Venerdì Santo, Gesù sulla croce, china il capo e muore. Di fronte a questa scena sembra tutto perduto, il Signore della vita è morto. Qui la liturgia, durante la celebrazione, dopo aver ascoltato la lettura di questo versetto, ci indica di genuflettersi e fare una breve pausa. Un momento di silenzio, di rispetto, è come se tutto si fermasse in quell’istante. Pensare a cosa è appena successo, toglie il fiato: il Signore è morto. Come siamo arrivati qui? Quanta sofferenza ha subito per noi, flagellato, umiliato, crocifisso. Non ci sono parole, a un dolore simile non c’è da aggiungere molto.

Dopo quell’istante di silenzio l’assemblea si alza in piedi, e si prosegue la lettura del Vangelo. «Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto». Gesù è con noi in quella sofferenza, nel nostro venerdì santo, dove tutto sembra perduto e non ci sia più speranza. Lui conosce le nostre sofferenze e dobbiamo solo alzare lo sguardo per renderci conto che ci sta guardando con amore.

Noi feriti, impauriti, sgomenti, abbandonati, volgiamo lo sguardo a quella croce, a Gesù e fermiamoci con Lui nel Suo venerdì Santo. Sostiamo con Lui in questo silenzio assordante, dove viene fuori tutto il dolore, la paura, la rabbia e lasciamolo parlare al nostro cuore.

Egli desidera guarirci dal di dentro e per fare questo, offre la Sua vita, un atto d’amore che arriva al cuore, così da donarci la forza di vivere il nostro venerdì Santo e non fermarci li, ma proseguire il cammino verso la Pasqua per risorgere con Lui.

 

Testimoni di una promessa

 

 

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LITURGIA DELLA PAROLA   (clicca qui)

 

Prima lettura: Gen 3,9-15.20

Salmo: Sal 97 (98)

Seconda lettura: Ef 1,3-6.11-12

Vangelo: Lc 1, 26-38

 

Oggi siamo davanti a uno dei vangeli più conosciuti al mondo. Fiumi d’inchiostro sono scesi dinanzi a questo testo. Confrontandoci con il brano sappiamo come prosegue, ed è chiaro chiederci: cosa puoi dirci di nuovo? La novità siamo noi che lo stiamo leggendo, la novità è il periodo di vita che stiamo vivendo. Il nostro quotidiano diventa testimone di qualcosa di grande, entriamo a fare parte di una promessa che Maria fa a Dio, ma fa anche a noi: ti garantisco una discendenza! È Grazie a Maria che noi: “in lui siamo stati fatti anche eredi, predestinati” (Ef 1,11). Noi, con il nostro quotidiano a volte lontano, noi che abbiamo letto questo testo milioni di volte, sentiamoci parte di un progetto di Dio che Egli aveva pensato per noi, che Maria ci rende possibile: una promessa lontana tanti anni fa, ma vicina a noi più del tempo presente.