Insegnaci a pregare

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28 FEBBRAIO 2023

MARTEDÌ DELLA I SETTIMANA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Is 55,10-11

Salmo: Sal 33 (34)

Vangelo: Mt 6,7-15

Gesù insegnando ai suoi discepoli a pregare, la prima regola che da è quella di non sprecare parole, perché la vera preghiera parte dal cuore: è sentire la necessità di avere un Padre che ci ama.

Chiamare Dio: Padre, significa vivere una relazione di affetto reciproca: lui è nostro, e noi siamo suoi.

Da questo atteggiamento emergono tre aspetti della preghiera. Il primo è quello di entrare in confidenza con Dio, che avvolge la nostra vita di amore. Noi possiamo affidarci a qualcuno solo quando ci sentiamo profondamente e teneramente amati. Il suo amore è certo, mentre la nostra fede ogni tanto vacilla, ma non dobbiamo perdere la fiducia in Lui.

Gesù ci insegna cosa chiedere al Padre: una serie di domande che sono l’espressione del bisogno dei doni di Dio per vivere quel dono che è Dio stesso.

La volontà di Dio, infatti, è quella di dare la vita, farsi dono, comunicarsi, cosi che anche noi possiamo entrare e vivere in questa circolarità, per passarla ai fratelli.

Un secondo aspetto della preghiera è la fiducia. Domandando il pane per la nostra vita, poniamo il sigillo alla prova certa del Suo perenne amore. Egli rimarrà in eterno presente e vivo in mezzo a noi nella semplicità del pane. Si farà spezzare, mangiare.

Impariamo la fiducia da Colui che per primo, si mette nelle nostre mani, per nutrire il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente, tutto noi stessi. Non c’è nulla di noi, nemmeno la parte più buia che non venga salvata dal suo amore.

Il terzo aspetto della preghiera riguarda il perdono, ovvero, un super dono che ci permette di vivere. Anche quando i nostri peccati ci pesano, il male indurisce il nostro cuore e ci impedisce di vedere, di vivere, di muoverci.

Gesù è venuto per liberarci da questo male, perché il suo amore possa sciogliere le nostre durezze. Amati amiamo, perdonati perdoniamo. Custoditi, custodiamo.

“Signore insegnami a pregare,

non solo a parole, ma con tutto me stesso

in modo da vivere unito a Te, per sempre.

Conduci il mio cuore alla confidenza di Te, del Tuo amore.

Desidero lasciare la porta aperta alla fiducia,

poiché il primo ad essere fedele sei Tu.

Fa che sia capace di perdono,

così da poter amare dello stesso amore con cui mi hai amato,

poiché è in quel per-dono che vivo”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

 

Una pace che resta

 

Una pace che resta

 

MARTEDÌ 18 OTTOBRE 2022

SAN LUCA, EVANGELISTA – FESTA

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: 2Tm 4,10-17b

Salmo: Sal 144 (145)

Vangelo: Lc 10,1-9

 

“Pace a questa casa”.

Una pace che resta e viene donata, è la pace dei figli di Dio, che come agnelli in mezzo a lupi vivono il Vangelo. Il Signore non parla di difesa, ma di pace, una parola che soprattutto in questo periodo sentiamo di aver bisogno. Bisogna pregare per la pace a partire dalle nostre case, solo cosi si diffonderà nel mondo intero.

La pace di Cristo non esclude la fatica, ma da un forza in più: quella di essere amati. L’agnello, allora, non è un debole, ma è condividere con Cristo, l’Agnus Dei, la sua vita fatta di offerta e sacrificio per tutti. Se Cristo attingeva la sua forza dal Padre, noi possiamo affidarci a Lui e stringere il cuore a Dio che ci chiama a portare pace: un nuovo Volto in risposta alla violenza e al dolore, nella semplicità del nostro quotidiano.

“È vicino a voi il regno di Dio”. Si, in ognuno di noi è già presente quel regno di pace che il Signore è venuto a portare nelle nostre case, nel nostro cuore. Sia da noi accolto e testimoniato, amato e diffuso come un dono santo.

 “Signore,

dona pace al mio cuore,

e sostegno alla fatica.

A te chiedo la forza per affrontare le mie battaglie,

non con la durezza del cuore,

ma con la determinazione del Tuo amore.

Insegnami a camminare sulla strada che ci hai lasciato,

cosi che la pace non sia più una cosa da chiedere,

ma un dono da vivere e far vivere”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

La fede è pregare senza stancarsi

La fede è pregare senza stancarsi

 

DOMENICA 16 OTTOBRE 2022

XXIX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C

LITURGIA DELLA PAROLA      (clicca qui)

Prima lettura: Es 17,8-13

Salmo: Sal 120 (121)

Seconda lettura: 2Tm 3,14-4,2

Vangelo: Lc 18,1-8

 

La parabola sulla necessità di pregare, si conclude con una domanda: “il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”.

La fede è pregare senza stancarsi, anche quando tutto è difficile e ci sembra di non farcela, in ogni caso la relazione con Dio, il Suo amore non finirà mai.

A volte può capitare di essere stanchi, stufi e mettersi a pregare può risultare difficile, è proprio in quell’occasione che dobbiamo ricordarci quanto la preghiera sia entrare in una relazione personale con Dio.

Si tratta di aprire il nostro cuore a un Qualcuno in grado di colmarlo, capace di comprendere le nostre sofferenze, e se non sappiamo cosa dire, semplicemente stiamo dinanzi a Lui, offriamogli la nostra fatica, le paure e ascoltiamo.

La voce di Dio si ascolta nel silenzio e si percepisce come una brezza leggera che non si impone, semplicemente ristora e conforta. La preghiera non si ferma lì, a quel momento, ma continua nel tempo, ci inabita e attraverso una parola, un gesto inaspettato, il quotidiano stesso diventa il luogo dove poter vivere alla presenza di Dio.

Questo è vivere di fede, in quella consapevolezza che Dio è sempre accanto e ha preso dimora nel tabernacolo del nostro cuore, ora lasciamogli la luce accesa, non stanchiamoci di pregare, perché Dio ci ama e non si stancherà mai di aspettarci per dare forza, amore, rifugio e conforto ad ogni nostro incontro.

“Signore,

Ti prego, prega con me.

Parliamo e taciamo,

ascoltiamo in silenzio il tempo scorrere,

mentre sto qui a cercare rifugio in Te .

Sono stanco, si, ma non di Te,

della sofferenza e Tu lo sai, perché soffri con me.

Pregare è stare,

io e Te,

quando non so cosa dire, mi sento compreso

e quando ho paura, sei Tu il mio soccorso,

come una luce sempre accesa nel buio della notte,

per illuminare il mio cuore,

per non soffrire più”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)

 

 

Insegnaci a pregare

insegnaci a pregare

05 OTTOBRE 2022

MERCOLEDÌ DELLA XXVII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO PARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Gal 2,1-2.7-14

Salmo: Sal 116 (117)

Vangelo: Lc 11,1-4

 

I discepoli chiedono al Signore di insegnare loro a pregare. Al di là delle parole da dire, forse quello che li ha colpiti, è proprio l’atteggiamento di Gesù durante la preghiera, tanto da spingerli a domandare come fare.

Qual’era il modo di porsi di Gesù mentre pregava?

Nel testo leggiamo che era in un luogo in disparte, questo è un elemento importante. Egli ci insegna a fare spazio nel nostro quotidiano ad una relazione con Dio. Non si tratta di fuggire o di andare chissà dove, ma di donarsi del tempo per dialogare con Lui all’interno del proprio mondo, del vissuto, dentro quello che facciamo.

Gesù indica ai suoi discepoli e a noi la parola centrale della Sua e nostra vita: Padre. Ci sta dicendo di rivolgersi a Dio come a un papà; non siamo di fronte a un Signore lontano, freddo, anzi il calore di questa relazione viene dalla figliolanza. Solo con tale consapevolezza potremmo fare della preghiera un incontro di cuore.

Un dato implicito della preghiera di Gesù, era il silenzio; non vi sono riferimenti di parole pronunciate da Lui, udite dai discepoli. C’era silenzio e rispetto, al punto che solo quando ebbe finito di pregare, i discepoli si rivolgono a Lui.

Il silenzio è quello spazio pieno, dove sale a Dio tutto di noi: paure, fatiche, gioie, suppliche, ma è anche il luogo in cui Dio parla al nostro cuore per donare pace, coraggio, e tutto l’amore di Padre a noi suoi figli, un amore già nostro, solo che non sapevamo di averlo.

“Signore,

sia il mio cuore a trovare le parole

per dirti quello che sento.

Sia il silenzio a completare

ciò che non so esprimere.

Dinanzi a Te, pongo tutto me stesso.

Desidero sentire un po’ del Tuo amore per me,

affinché mi sostenga nella fatica

e mi rafforzi a tornare qui da Te,

anche solo per stare in silenzio”.

(Shekinaheart Eremo del Cuore)