Vigilare il cuore

Screenshot_2023-12-02-13-03-35-545~2

 

02 DICEMBRE 2023

SABATO DELLA XXXIV DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

La giornata che ci si apre dinanzi invita a vigilare. Vigilare sul nostro cuore affinché non si appesantisca. Gesù nel Vangelo fa degli esempi su che cosa può appesantire il nostro cuore, è un invito a dare un nome a cosa ci fa peso proprio per imparare a vigilare. Posso vigilare solo su ciò che conosco, quello che non so, si presenta come un ladro, dove io faccio appena in tempo a girarmi.

Cosa rende pesante il mio cuore ? É un riflettore puntato su me stesso. Non ci sono altri, siamo noi e Dio. A volte è più semplice sentire il cuore pesante che chiederci il perché. Oggi nel preparare il cuore all’avvento, nel fare spazio alla sua Parola, doniamo a Lui ció che nel nostro cuore pesa: una delusione, una preoccupazione, una difficoltà; tutto oggi prende le ali per volare.

Oggi il Signore prende questo tuo peso perché tu possa tornare a respirare. Affidalo a Lui, nelle sue mani ne avrà cura e rispetto, e saprà rendere il tuo cuore consolato, persino quando dopo quel dolore rimarrà il vuoto e la tentazione sarà riempirlo, proprio lì in quel momento, scoprirai il dono della vigilanza, scoprirai che c’è Dio a vegliare su di te, sulla soglia del tuo cuore notte e giorno.

Nessuno ci ruberà più nulla, tutto sarà nostro, perché il nostro cuore è di Cristo. E allora, solo allora, in quella libertà ora consapevole scopriremo la bellezza, il profondo mistero dell’amore che attende, pazienta e dona tempo, affinché l’amato tornato dal suo viaggio, possa ritrovarlo attendere alla sua porta del cuore per dirgli: quando tu non c’eri ho vigilato per te, ora che ci sei bentornato a casa!

“Signore,

veglia come me sul mio cuore,

sii Tu il custode.

Prenditi cura di me,

di tutto cio che per ora è un peso,

affinché senta il Tuo sollievo.

Guidami, perché spesso non so dove andare,

istruiscimi, per comprendere chi far entrare

e liberami, per sentire il tuo amore

bussare alla mia porta.”

(Shekinaheart Eremo del cuore)

Tornare indietro

Screenshot_2023-11-15-11-39-30-384~2

 

15 NOVEMBRE 2023

MERCOLEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sap 6,1-11

Salmo: Dal Sal 81 (82)

Vangelo: Lc 17,11-19

Nel cammino avviene l’incontro tra Dio e l’uomo. Gesù va verso Gerusalemme, luogo dove darà la sua vita totalmente, ma il suo passare è sempre incontrare l’uomo nel suo villaggio, con le sue malattie, le sue ferite e cicatrici. Anche gli uomini desiderosi di essere guariti si fanno incontro a Gesù, invocando pietà, con la confidenza e la fede che quanti chiedono pietà, entrano dritti nel cuore di Dio. E cosi avviene, tutti si mettono in cammino sulla Parola di Gesù e vengono purificati, guariti.

Dieci sono i guariti, un numero simbolico, ma solo uno da guarito diventa salvato, la guarigione non riguarda soltanto la malattia, l’uomo è ben più del suo corpo fisico, ha bisogno di pienezza di vita, di entrare in relazione con quel Donatore che sana il cuore, lo colma di amore e di misericordia: dà la salvezza. Questo è il vero miracolo.

Quell’unico torna indietro per lodare Dio con tutta la sua forza, pieno di gratitudine per il dono ricevuto. Una vita salvata non per aver eseguito il comando di Gesù, ed essersi mostrato al sacerdote, ma per aver incontrato la Parola che salva, sana il cuore, lo mette in comunione di vita piena, non sarà più straniero, ma figlio. Ha invertito il suo cammino e ora vive restituito al mondo in quella relazione nuova che da lebbroso non poteva avere, vive nella gioia e nella speranza che il Signore gli ha donato.

A Gesù però, rimane una nota di rammarico per gli altri nove, che pur essendo gia amati sono rimasti ancora lontani. Non gli basta che sia venuto uno solo a ringraziare, non gli basta perché la guarigione è solo a metà, e Lui desidera la nostra pienezza. Quella nota di rammarico è segno di quello spazio di libertà che Lui ci lascia di poterlo ringraziare, seguire ed amare oppure no, Lui non si impone, dispone. Quella nota di rammarico è l’amore di un Padre che vuol per il figlio il meglio, che aspetta il suo ritorno e fa di quella mancanza, preghiera.

“Signore,

aiutami a non perdere le forze,

a non disperdermi nel tempo e nella fatica.

Fa che abbia la forza di tornare a ringraziare per tutto il bene,

l’amore e la vita che mi hai donato.

Conduci piedi e cuore da Te

per ritornare indietro, vederti e ringraziarti

per il mio cuore ferito che hai guarito,

e che ora può andare avanti

sui passi del Tuo amore.”

(Shekinaheart eremo cuore)

Servi o schiavi?

Screenshot_2023-11-14-11-25-25-310~2

 

14 NOVEMBRE 2023

MARTEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sap 2,23-3,9

Salmo: Dal Sal 33 (34)

Vangelo: Lc 17,7-10

Siamo servi non schiavi. Vi è una netta distinzione tra queste due parole, e per chiarire il Signore ci manda suo Figlio venuto a servire e non a farsi servire.

Essere servo fa crescere il cuore nella libertà, nella certezza che ogni gesto o azione è fatta per amore, è fatta per Dio. Ecco cosa ci insegna Gesù! Essere schiavo, invece, è rimanere legato, imbrigiliato e il cuore non è libero. Il servo non ha il peso perché il suo giogo è dolce, lo schiavo porta il peso persino di sé stesso. Ora, dovremmo chiederci quando siamo stati schiavi? Quando siamo stati servi?

Vi sono molte forme di servizio e purtroppo anche di schiavitù. La risposta la troviamo nella misura in cui il cuore sperimenta la libertà. Una libertà tale da dire: “siamo servi inutili, abbiamo fatto quanto dovevamo fare”. Quasi un distacco da ciò che facciamo e siamo. Sii! Perché la vera libertà che Gesù è venuto a donarci è proprio questa: non siamo quello che facciamo, ma siamo anzitutto tutto noi stessi, umanità liberata in grado di fare tutto ciò che dobbiamo fare.

Allora oggi, portando a Lui tutte le nostre schiavitù chiediamo di liberarci da quel dolore che imprigiona, così che il cuore sappia trovare la strada della libertà, la strada del Suo amore.

“Signore,

libera il mio cuore.

Liberalo da quel dolore che mi rende schiavo,

da quella fatica il cui peso mi schiaccia.

Chi non fa fatica?

Chi non ha nulla da chiederti?Nessuno.

Ecco perché sono qui:

per dare voce al mio dolore,

per incontrare l’amore,

per diventare servo e non più schiavo,

per liberare il mio cuore,

e non soffrire più.”

(Shekinaheart eremo del cuore)

Accresci in noi la fede

Screenshot_2023-11-13-10-51-52-971~2

 

13 NOVEMBRE 2023

LUNEDÌ DELLA XXXII SETTIMANA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO DISPARI)

LITURGIA DELLA PAROLA    (clicca qui)

Prima lettura: Sap 1,1-7

Salmo: Dal Sal 138 (139)

Vangelo: Lc 17,1-6

“Gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».”

Anche noi molte volte di fronte al peccato, all’errore, agli scandali, ci siamo trovati a chiede al Signore di aumentare la nostra povera fede.

La fede è credere nel dono infinito dell’amore che Dio ha per ciascuno di noi, fino a darci tutto se stesso, dove il cuore della questione è accettare l’amore di un Dio che ha una fede tale in me peccatore, tanto da morire per me.

Prendere coscienza di questo dono infinito d’amore che Dio ha già versato, che sovrasta il mistero del male, mi permette di perdonare l’altro e tollerare lo scandalo dell’altro.

L’amore è dono e dove c’è il male, Dio lo trasforma in perdono. Qui si mostra la grandezza e l’essenza di Dio: l’amore più grande che si erge dal peccato. S. Paolo nella lettera ai romani scrive: “laddove è abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia”(Rm 5,20).

Noi siamo figli di  questo Padre ricco di amore, di misericordia di perdono, ed è proprio il perdono che ci ha resi suoi figli. Perdonare allora diventa il “miracolo” di riportare alla vita un figlio “morto”, di dare la possibilità all’altro di diventare figlio di Dio.

Un dono incommensurabile: pensare che proprio che nel peccato c’è il più grande dono di Dio, il perdono.

“Signore,

accresci in me la fede,

abbi cura di me,

di tutto cio che mi blocca

e non mi fa andare avanti.

Parla al mio cuore,

liberalo dall’incertezza,

così che possa vivere del tuo amore

e sappia donare agli altri la speranza

che tu o Dio in cui confido

non mi hai deluso.

Sei Colui nel quale ogni speranza trova soccorso

ed ogni lacrima conforto”.

(Shekinaheart eremo del cuore)