15. Atto di dolore

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

15. Atto di dolore

Chiaramente nulla avrebbe impedito a Baccabriciola di sputare le sante pudende del suo confessore ma la sana educazione cristiana le aveva insegnato diversamente.

[[È la prima cosa che mi ha detto don Luke: le brave ragazze non sputano mai ma inghiottiscono sempre… ]] apparve in sovrimpressione al video sotto l’immagine di Baccabriciola, adesso impossibilitata a parlare, – [[certo che don Luke si riferiva ad altro… ma mi sembrerebbe una mancanza di rispetto sputare proprio i suoi religiosissimi attributi… che poi sono ancora caldi e si sente bene l’incenso… quanti bei ricordi!]]

Ma Strabuccinator non si fermò: afferrò la ragazza per il velo monacala e la gettò violentemente sulla sponda del letto per poi sollevarle la tunica strappandogliela fino alla schiena.

Baccabriciola Buzzurro era adesso paralizzata dalla paura e se ne stava con gli occhi sgranati, la bocca ricolma delle sanguinolente vergogne di don Luke: immobile e tremebonda così come l’aveva posizionata Strabuccinator. Di nuovo in ginocchio sul tappetino, con il busto riverso sul letto e la delicata marmotta nera completamente esposta fra le natiche tremanti.

[[Questo malvagio demone, che io credevo un innocuo pellegrino, altrimenti mai e poi mai l’avrei fatto entrare in casa, sta per possedermi col suo bordone nodoso e adesso Don Luke non potrà più esorcizzarlo via!… devo pensare ad altro adesso altrimenti impazzirò…. hum… però non hanno un sapore sgradevole una volta succhiato via il sangue… mi sembra quasi di sentire il gusto dell’afrodisiaca salsa santa, come la chiamava lui… hummm… chissà che sapore ha… no, non devo neppure pensarci…]]spiegarono le sovrimpressioni.

La malevola creatura verdastra non era ancora pronta per far sua la bella sposina dal cuore infranto: il dolore e la perdita di sangue non avevano infatti scalfito le sue vili intenzioni ma avevano però ammosciato lo strumento di cui avrebbe dovuto servirsi per soddisfarle. Così Strabuccinator, per dar sfogo alla propria rabbia, decise di punire l’innocente Baccabriciola: prese la stola di don Luke, l’arrotolò fino a formare una rozza frusta e con questa iniziò a colpire metodicamente le cosce e le natiche di Baccabriciola.

A ogni colpo la ragazza strabuzzava gli occhi per il dolore emettendo però solo dei gemiti soffocati dato che la sua bocca era ancora completamente ostruita.

«Hummph!…. Auummmph!» – erano i soli suoni che riusciva a emettere agitando il suo tondo fondoschiena senza però osare sottrarsi ai colpi.

Poi però una frustata particolarmente meschina la centrò proprio nel suo centro del piacere sensibile e delicato tanto da provocarle un sussulto violento: così una “noce”, fuoriuscita dalla villosa sacca lacerata, le scivolò sul fondo della gola e lei, istintivamente, la ingoiò intera.

[[Però… non male: il retrogusto di incenso poi ci sta bene…]] – pensò/disse Baccabriciola.

Strabuccinator che non si era accorto di nulla continuò a colpire il fondoschiena di Baccabriciola, ormai completamente arrossato, mentre lentamente la pressione del sangue tornò a crescere facendo riacquistare vigore anche alla sua proboscide verde vomito.

[[No, non posso… Aai!… però don Luke… se non fosse stato un così sant’uomo… Auch! Questo era forte!… mi aveva parlato del “deep throat”… aaah!… sarebbe una testimonianza di fede… ohi!… un omaggio alla sua… auch! Accipicchiolina!… alla sua bontaaaahi!…] – pensò/disse Baccabriciola che nel frattempo aveva ingoiato anche l’altro “gioiello” e trangugiato la deliziosamente salata sacca che li aveva contenuti entrambi. Quando Strabuccinator la colpì sulla soffice pelliccia da cincillà con un feroce colpo particolarmente potente, sferrato dal basso verso l’alto, l’impulso doloroso le sospese la ragione e l’istinto fece il resto: senza neppure accorgersene il lumacone di don Luke le scivolò in gola, per un attimo fu presa dal panico.

[[Non devo vomitare! Devo seguire l’addestramento ricevuto a catechismo: rilassare la gola e respirare col naso…]]e piano piano, a forza di inghiottire, riuscì a far scendere nello stomaco anche l’attributo più caro e lungo del suo padre spirituale.

[[Ce l’ho fatta! Gloria in excelsis Deo!]] – pensò/disse Baccabriciola che ancora non osava parlare. Immediatamente, come le avevano insegnato a catechismo, si girò verso Strabuccinator e aprì la bocca mostrandogli la lingua per fargli verificare che era stata brava e aveva inghiottito tutto.

«NA! Baiv efulver schion!» – commentò stupito Strabuccinator T-799+.

«Non lo sapevo, ma le santi noci del mio don Luke, dovevano essere afrodisiache! Ora non temo più il tuo grande ariete demoniaco: usalo pure per sfondare i miei portoni perché sono sicura che, dal cielo e da dentro di me, don Luke ti esorcizzerà. Mi raccomando quindi, fai del tuo peggio, dotato assassino!»

«NA! Baiv efulver schion?» – le chiese lui per essere sicuro di aver capito bene.

«Certo! Come dice la maledizione del profeta Abbamisogenuc Donna: peccato sei e al peccato tornerai!”. Io semplice femmina peccatrice come posso oppormi con la mia debole e labile volontà, fatta per corrompere più che per resistere, alla mia natura sensuale e lussuriosa? Non per nulla tu fai come il vile Serpe che tentò la prima donna per far cadere dalla grazia il suo buon marito Adamo: ti approfitti di me, debole donna nella mente e nel corpo, perché nulla potresti contro il possente padrone mio, il principe Buzzurro!» – e per rimarcare il suo disprezzo gli sputò addosso un pezzettino di don Luke che le era rimasto fra i denti.

Quello fu il segnale che fece sbavare di anticipazione dalla sua piccola bocca verticale il grosso verme mascolino ormai di nuovo enfiato di abominevole lussuria e pronto a colpire: Strabuccinator lo afferrò sotto la testa verde-purpurea e lo usò per sondare la foresta alla ricerca della grotta segreta di lei, che non si tirò indietro ma anzi gli si premette contro a mo’ di sfida: ma appena trovò l’agognata apertura disse «Posiscion l’oched nambertù».

Contemporaneamente con movimenti precisi e meccanici l’afferrò per i fianchi e la gettò di traverso, a pancia in giù, sul letto piazzandosi poi lesto, in ginocchio, fra le sue gambe.

«NA! Baiv efulver schion…» – disse seccato, quasi fra sé e sé, Strabuccinator. Sospirando, quasi annoiato, allargò quindi con le mani le sode e candide natiche di Baccabriciola, scostandone i peli sudaticci alla ricerca dell’ingresso secondario.

La ragazza se ne stava distesa e fiduciosa di essere a breve posseduta dal demone ma, nella sua ingenua verecondia di fedele devota, non sospettava che sarebbe entrato in lei dalla finestra e non dalla porta principale. Anche quando l’immonda testa iniziò a premere per farsi strada nel budello vergine Baccabriciola si limitò a chiedergli «Ma perché non… aaaahhhiiiiihhhhaaaaahhhhh!!!»

Il lungo bacone rigido di Strabuccinator era infatti era già penetrato in una sola spinta fino a metà della via: l’esercizio di purificazione con il cero che don Luke le aveva prescritto come penitenza si stava rivelando una fortuna essenziale.

«Ma così è contro natura!» – esclamò allarmata Baccabriciola anche se, fortunatamente, i muscoli del retto, già adusi a contenere cilindri di discreto diametro, si rilassarono e allargarono senza troppi sforzi per contenere il maglio della creaturina verde vomito. Strabuccinator ora, appoggiandosi alle braccia di Baccabriciola si spinse sempre più dentro di lei facendo forza sulle sue gambine secche.

«Ahi! Mostro, smetti! Ahia!» – protestava Baccabriciola sorpresa dall’inaspettata penetrazione. La ragazza iniziò a scalciare e a dimenarsi ma, data la posizione, i suoi sforzi furono vani.

La giovane sposina si rese ben presto conto dell’inutilità dei suoi movimenti per liberarsi dal missile che lentamente l’invadeva sempre più in profondità. Quindi si costrinse a serrare i pugni e a mordersi le labbra aspettandosi il peggio. Invece, quando Strabuccinator arrivò a piantarsi in lei fino in fondo, una piacevole frescura eruttò dalla testata del razzo e subito si diffuse dentro di lei placando ogni dolore e, anzi, amplificando la sua eccitazione.

Quando Strabuccinator si accorse che la ragazza sotto di lui si era rilassata iniziò a muoversi avanti e indietro, prima di poco e lentamente, poi con movimenti sempre più ampi e veloci.

«Più rapido!… Ah!…o si!… così!… dai! Veloce… fino in fondo… aah!» – l’incitava frattanto la pia e casta ragazza.

«Ohii!! Mi hai bucata!? Come hai fatto?» – chiese improvvisamente curiosa Baccabriciola.

Ma Strabuccinator ormai non l’ascoltava più. Dopo un paio di profondi affondi che tolsero il fiato a Baccabriciola ne uscì del tutto per poi lasciarsi ricadere dentro con tutto il peso, quasi trascinandovi dentro anche i serbatoi stracolmi di succo del piacere che approfittarono del momento per svuotare il loro caldo e denso contenuto nelle viscere della ragazza.

«Aahegaaoooo!!» –gridò Baccabriciola, sopraffatta dall’insolita sensazione, mentre mordeva la coperta sotto di lei. Gli occhi grigi le si incrociarono fra loro e lo sguardo le si sfocò mentre un piacere che non sembrava esaurirsi la squassò facendole contrarre violentemente tutti i muscoli cosicché Strabuccinator sentì il proprio possente membro che veniva spremuto fino all’ultima goccia. In ultimo Baccabriciola perse per qualche attimo i sensi completamente sopraffatta dall’improvviso e inaspettato piacere.

Quando la giovane sposina riaprì gli occhi Strabuccinator era già uscito da lei e, dopo essersi pulito alla meno peggio il nerboruto membro sporco di vili lordure sul velo della donna, stava dirigendosi verso la porta della camera.

«Come, te ne vai già? Non sarebbe meglio, per sicurezza, che tu mi possedessi un altro po’? Io poi potrei redimerti ancora di più…» – chiese speranzosa Baccabriciola.

Ma Strabuccinator o non la sentì oppure non si degnò di risponderle se non quando, ormai era già nel corridoio, la salutò con un debole «atos eiv…»

Sentendosi abbandonata i severi occhi grigio cenere di Baccabriciola si riempirono di lacrime: non sapeva infatti che presto il suo grembo, opportunamente fecondato, avrebbe dato al principe Buzzurro lo stronzetto di erede che da tempo aspettava.

ProxPuntata

14. Un bavaglio saporito

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

14. Un bavaglio saporito

«Don Luke! Allora alla fine ha deciso di venire anche da me?!» – lo salutò felice Baccabriciola.

«Il sacerdote viene sempre due volte…» – rispose automaticamente don Luke senza pensarci ma poi, ripresosi dallo stupore, si riaccese di sacro furore.

L’orribile creatura verdastra ora tratteneva infatti entrambi gli avambracci della signora Buzzurro con una mano mentre con l’altra le bloccava con presa ferrea il bacino: ma soprattutto il filo di bava che gli colava dalla bocca concupiscente, il grosso bastone puntato arrogantemente in aria e premuto contro il solco villoso delle natiche morbide di lei, non facevano prevedere intenzioni nobili né tantomeno di cristiana castità.

«Lupo che osi attentare al vello prezioso della MIA pecorella: fermati o ti fermerò io stesso!» – esclamò don Luke animato dal fuoco ardente della gelosia.

«Aspetti Padre!» – si intromise Baccabriciola «ancora non può esorcizzare questo demone perché non ha neppure iniziato a possedermi: neppure una volta! Ormai penso che dovremmo aspettare, no… per fare le cose per bene, intendo, nel giusto ordine cioè, no?… dopotutto la parabola del “pene lebbroso contro la vagina sifilitica”… cioè… ha capito cosa intendo, no?» – farfugliò la ragazza che, eccitata più che a una messa del “suo” don Luke, pregustava di venire oltraggiata in qualunque modo avesse deciso Strabuccinator…

Dal canto sua la creatura, di mentalità molto aperta, pensò che si trattasse di una lite fra innamorati che non lo riguardasse direttamente e decise di concedergli qualche minuto perché la risolvessero fra loro. Per ingannare l’attesa iniziò a divertirsi sculacciando le bianchissime e soffici natiche di Baccabriciola e a osservare come vi rimanessero ben evidenti le impronte delle sue mani sulla pelle arrossata di lei. Non furono però i sadici colpi del mostro al vulnerabile e tenero posteriore ma proprio gli impudici gemiti di dolore e piacere che Baccabriciola emetteva a ogni schiaffo, inframmezzati da risatine lussuriose, che fecero perdere il lume della ragione a Don Luke: la sua adorata pecorella stava venendo corrotta: e non da lui, il suo legittimo pastore.

«Fermo mostro!» – gridò il coraggioso chierico che, estratto lo stiletto nascosto nel suo grosso crocifisso, si lanciò sulla schiena del distratto Strabuccino riuscendo ad affondare la lama numerose volte e provocando altrettanti getti di sangue verde e denso.

***

«Ferma!» – ordinò il colonnello John Gordon Pot Sr. Snurf Kack Tualet «questo particolare del crocifisso che ferisce questa bestia immonda, mezza demone mezza francese e mezza lussuriosa, mi fa pensare che abbiamo a che fare con un vampiro… Qualcuno ha visto il documentario Twilight”? Dottoressa Raden?»

«Eh? Sì, ma non credo che… ehm… faccia al caso nostro…» – rispose la Saltenberger sempre imperniata sul cavicchio del capitano Mac Burgerein, ora nuovamente duro come un paletto di legno.

Il capitano, come del resto tutti gli altri uomini della squadra, aveva infatti seguito con grande interesse professionale la proiezione del filmato. Il maschio su cui sedeva la von Krausslofter era quindi rimasto perfettamente immobile dando modo alla giovane donna di trovare il proprio giusto ritmo per mantenere alta la propria eccitazione senza però rischiare di superare quella donnesca soglia di piacere oltre la quale le femmine divengono vittime della propria lussuria animale. Ora però l’uomo, non più distratto dalle vicende della bella Baccabriciola, divenne cosciente che le proprie gonadi avevano lavorato a pieno ritmo e i serbatoi erano tornati pieni e pronti a scaricare una nuova dose: non senza perversità riprese quindi a muoversi proprio mentre la dottoressa stava rispondendo al direttore Kack Tualet.

«Cosa intende dire? Non sarà per caso fra quelli che considerano quel capolavoro un’opera di fantasia? È chiaro che se vogliamo fermare questo Strabuccinator dobbiamo reclutare un lupo mannaro nativo americano! Oppure è anche lei di quei no-vax che negano l’esistenza anche dei lupi mannari? Che magari il vaccino all’aglio geneticamente modificato delle case farmaceutiche non serve a niente perché i vampiri non esistono?» – chiese irritandosi sempre più il colonnello Snurf.

«Beh, no! Nooo!….uhmmm… certo che lupi mannari e vampiri esistono, ci mancherebbeeeh!… ma… hummf… beh, lo vedrete: fidateviiii!» – riuscì a spiegarsi la dottoressa che dette un pizzicotto alla coscia del capitano sotto di lei per fargli capire che questo non era il momento giusto per stimolarla ulteriormente.

L’uomo però, nonostante la sua intelligenza mascolina, fraintese la mossa della donna e pensando che cercasse sensazioni forti le afferrò i seni stringendoli violentemente e torcendogli i capezzoli. Fortunatamente Lily Ruth doveva aver intuito cosa sarebbe potuto succedere e si era preventivamente portata la mano sinistra alla bocca e ora se la morse per evitare di urlare il suo doloroso piacere.

«Aaahh!vanti…basta andare avanti» – si affrettò a dire la dottoressa Saltenberger Raden che, senza attendere oltre, riavviò il filmato.

***

La reazione di Strabuccinator T-799+, sebbene non immediata, fu estremamente violenta: non usò infatti la sua notoria gentilezza che riservava al sesso debole ma tutta la sua terribile forza, oltretutto amplificata dal dolore alla schiena. Si alzò e si voltò a fronteggiare don Luke arrivando con il suo muso ferino all’altezza dell’ampio petto del santo sacerdote.

Don Luke rimase per un attimo sorpreso «Maledetta creatura, perché non muori?!» – e fece per colpire Strabuccinator con un nuovo fendente mirato alla gola.

Ma la creatura verdolino marcio fu più rapida: con la mano sinistra intercettò il polso del sacerdote e, senza battere ciglio, glielo spezzò come fosse un grissino. Don Luke non fece in tempo a gridare che Strabuccinator, con la destra, gli afferrò i genitali profumati d’incenso attraverso il pianeta e il camice sacerdotale e, serrando le dita d’acciaio, glieli strappò via.

«{ Cazzo! }» – commentò don Luke con vocina acuta e stridula.

Ma Strabuccinator non contento lo colpì ancora, stavolta con la mano sinistra, con un pugno al petto trapassandolo da parte a parte. L’ultima parola pronunciata da don Luke prima di spirare fu «{ Merda… }» – di nuovo pronunciata con vocina acuta e stridula.

***

«In effetti il crocifisso non si è dimostrato così efficace come sembrava in un primo momento…» – commentò il direttore Snurf Kack «No, non fermi il filmato, vada avanti…»

Il colonnello infatti, come del resto tutti gli uomini della squadra, era rimasto piuttosto turbato dalla visione di gratuita violenza genitale alla quale aveva assistito.

***

«Oh! No! Ora chi mi purificherà lavando le mie lascive e peccaminose pudende femminili con l’acqua santa?!» – pianse disperata Baccabriciola che, da brava pecorella, non aveva fatto in tempo a dire “Beee!” che il dramma si era già consumato.

La povera ragazza era sinceramente addolorata per la morte del suo padre spirituale e iniziò a piangere disperatamente attribuendo la responsabilità della tragedia ora alla violenza del “demone” Strabuccinator ora alla sua lasciva natura femminile.

Ma Strabuccinator ancora furibondo per il dolore alla schiena, dove solo adesso le ferite stavano iniziando a rimarginarsi, aveva tutti i suoi progetti lussuriosi più infuocati che mai. Così, per non sentire la noiosa e ripetitiva geremiade di Baccabriciola, non trovò di meglio per zittirla che raccattare dal pavimento i genitali spappolati e insanguinati di don Luke per infilarli a forza nella bocca di lei.

***

«Ehm…. da qui in poi dovrete leggere i sottotitoli basati sul movimento delle labbra e della gola interpretati dalla nostra IA sfruttando le diverse angolazioni delle riprese disponibili…» – spiegò la dottoressa Lily Raden approfittando della ritrovata calma del suo amato capitano Carl Mac Burgerein anche lui, come gli altri uomini, colpito dalla brutalità del video.

ProxPuntata

13. Il fallo prodigo

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

13. Il fallo prodigo

Barcollando come un ubriaco su dei pattini a rotelle sul ponte di una una nave in tempesta, Strabuccinator arrivò alla porta della camera di Baccabriciola. Non sapendo di essere ripreso dalle telecamere si prese un attimo per lisciarsi i capelli con un po’ di saliva e si rincalzò la canottiera nei pantaloni: poi, con un ruggito leonino, tirò un calcio alla porta ed entrò all’interno.

La stanza era enorme e il letto di Baccabriciola era all’altra estremità: lei lo aspettava inginocchiata vicino alla pediera nel suo pigiamino da suora.

«Devo stare attenta a non innervosirlo: probabilmente è più impaurito di me e non devo farlo scappare. Io almeno ho la mia fede che mi dà coraggio»disse a bassa voce Baccabriciola per non farsi sentire dalla creatura ma solo dai microfoni delle telecamere.

Frattanto Strabuccinator, evidentemente colpito dalla sicurezza dimostrata dalla giovane donna, le si avvicinò lentamente senza perderla mai di vista, temendo forse un qualche trucco.

Quando la creatura le fu più vicina Baccabriciola si ricordò dei ceri che ancora le riempivano le parti intime e bisbigliò «Devo mettere via i ceri purificatori: non vorrei che pensasse che siano delle armi…»

Così si tolse il cero dal tunnel dell’amore e prima di riporlo, per evitare di sporcare, lo leccò tutto metodicamente, con lentezza, voltando la testa di profilo e inserendoselo in bocca dall’alto in maniera da poterlo pulire anche con l’aiuto delle labbra. Lo stesse trattamento lo riservo anche al secondo cero che risultò essere ancor più saporito.

Gesti innocenti e spontanei, di semplice attenzione all’igiene, movimenti da sposa pudica e modesta che avrebbero indotto qualsiasi altro maschio alla castità e, forse, alla preghiera: ma al perfido Strabuccinator la visione dei grossi ceri usciti dalla foresta di folti peli neri della ragazza, fino a quel momento provvidenzialmente protetta alla sua lercia vista dalla corta tunica, fecero ribollire il suo sangue verde. L’aver incomprensibilmente attribuito a un atto di semplice pulizia impensabili connotazioni sessuali, pervase la losca creatura di esecrabile eccitazione.

Quando con le braccine si strappò la canottiera esibendo il suo muscoloso pancino verde marcio provocò alla ragazza un brivido caldo; ma fu quello che saltò fuori dai pantaloni che fece emettere a Baccabriciola un sospiro di ghiotta ammirazione reverenziale.

«Porca Eva!»esclamò osservando la grossa mazza nodosa che, sebbene solo parzialmente turgida, già arrivava oltre mezza coscia e, a ogni pulsazione, sembrava ingrossarsi e sollevarsi sempre più puntandola minacciosa.

«Questo mi ricorda propria la parabola del “pollo fritto che saltò fuori dalla padella dell’Epulone”! Qui però invece di un pollo è uscito fuori un tacchino imbottito di steroidi!» – esclamò la giovane donna «Ma, orsù, dimmi creatura che senza presentarti ti sei introdotta minacciosamente e con grida belluine nella mia accogliente dimora fingendoti un pellegrino bisognoso di asilo mentre ora mi mostri il tuo bordone minaccioso: che cosa vuoi da me?»

«NA! Baiv efulver schion…» – gli rispose semplicemente Strabuccinator.

«Il tuo dolce linguaggio melodioso mi ricorda il francese ma il colore verdastro della tua pelle, il maligno bagliore rossastro dei tuoi occhi e il tuo membro equino mi fanno pensare a un demone degli inferi giunto sulla Terra per tentare la mia labile volontà femminile. È così?»

«NA! Baiv efulver schion?»

«Lo sapevo!Sei un demone francese quindi! Quindi sei…»

«Strabuccinator T-799+» – le ricordò la creatura.

«No vabbè ho capito, Strabuccinator è il tuo nome d’arte, ma quando Lucifero ti chiama per farti accorrere a baciargli gli zoccoli solfurei usa il tuo vero nome: perché tu sei… Macronus! il demone dall’erre moscia, vero?!»

«Strabuccinator T-799+!» – ripetette la creatura sbuffando.

«Menti! Ma del resto tutti i demoni mentono!» – lo accusò Baccabriciola «Però anche se tu fossi un demone qualunque, e non il loro presidente Macronus, ti avverto: possiedimi pure a tuo piacere, anche ripetutamente, ma sappi che comunque don Luke ti esorcizzerà come sa fare lui… quindi, se vuoi, sono pronta: non ho paura di te! Se invece le mie parole ispirate dalla Fede ti hanno convertito, come spero, allora voltati e tornatene nelle profondità infernali da cui provieni.» – disse la coraggiosa e pia ragazza slacciandosi la tunica e sollevandosela fino a sotto il seno. Poi, come a sfidare la creatura, si stese sul letto davanti a lui e portò indietro le gambe tirandole a sé all’altezza delle ginocchia con le braccia salde.

Gli occhi di Strabuccinator strabuzzarono fuori dalle orbite: le gambe affusolate rivestite solo dalle calze a rete nere sarebbero già state da sole una visione molto stuzzicante ma più giù, incorniciata dalla giarrettiera monacale, vi era una fitta selva di pelo corvino: adesso la si poteva vedere chiaramente, le riempiva il solco delle natiche sode, nascondeva completamente la vulva e il pube, e risaliva verso l’alto fino ad arrivare appena sotto l’ombelico. Una ghirlanda di peluria che esaltava la più fresca freschezza della fessura della vita.

«NA! Baiv efulver schion?» – riuscì solo a dire interdetto.

La stessa mostruosa verga aveva interrotto la sua maestosa erezione e, anch’essa perplessa, sembrava ancora dover decidere se apprezzare o no la selva oscura che le si parava davanti.

Baccabriciola, rendendosi conto che la situazione rischiava di farsi imbarazzante, si mise a sedere incrociando le gambe sotto si sé «Se hai problemi, non ti preoccupare, ci penso io. Sono brava: anche mio marito quando torna dai suoi viaggi di lavoro, magari nemmeno troppo impegnativi perché deve solo scegliere una nuova giovane stagista fra le tante candidate, e nonostante la forzata astinenza sessuale che, poverino, deve mantenere anche per diversi giorni consecutivi, talvolta ha dei piccoli problemi di erezione. E io comunque amo sempre fare delle buone azioni quando mi è possibile. E del resto la parabola del “fallo prodigo” ci insegna che non è la verga eretta, pronta al proprio dovere, ad avere bisogno di femminee attenzioni orali ma è invece quella floscia e negletta.»

Baccabriciola saltò quindi giù dal letto e chiese a Strabuccinator «Per prima cosa, mi preferisci così come sono… oppure così?» – contemporaneamente si sollevò la pettorina di lino bianco che nascondeva l’ampia scollatura della sua tunica da carmelitana e si piegò in avanti cosicché la gravità spinse fuori le sue mammelle lattee dal reggiseno a balconcino e le espose pienamente alla vista del maschio bramoso.

L’effetto sul poderoso cannone verdolino e giallastro di lui fu immediato: esso ebbe un sobbalzo ben visibile e, subito, riprese a crescere e ad alzare lo sguardo del suo unico occhio verso il seno di lei.

Strabuccinator allungò una mano adunca verso le morbide forme che gli dondolavano davanti agli occhi ma Baccabriciola fu più veloce. Rapida saltò via spostandosi verso un sponda del letto «No demone sciocchino, non toccarmi adesso! Prima dobbiamo pregare in maniera che la forza della fede scenda nei nostri cuori: viene, inginocchiati qui accanto a me!»

Così dicendo Baccabriciola si era inginocchiata sul tappetino ai piedi del letto appoggiando i gomiti sul materasso mentre le mani erano giunte insieme per pregare.

«Che aspetti, vieni qui accanto a me! Esiti forse perché non conosci preghiere? Non ti preoccupare te le insegnerò io!» – disse con genuino entusiasmo Baccabriciola che ora doveva voltare la testa per guardare in faccia Strabuccinator. Egli si stava in effetti avvicinando a lei sebbene non esattamente verso il suo fianco.

I rapidi movimenti di Baccabriciola avevano infatti fatto risalire la sua corta tunica monacala su, fino a metà sedere, tanto che adesso la preziosa tana dell’amore era perfettamente visibile fra le natiche divaricate che, inconsapevolmente, la ragazza agitava mentre cercava la posizione più comoda per le proprie ginocchia.

Strabuccinator non era stato toccato dalla fede contagiosa di Baccabriciola ma era motivato da un più pressante stimolo di liberarsi del seme abbondantemente prodotto dalle sue ghiandole fungose. L’azione precedette non solo la parola ma persino il pensiero: in un attimo la vile, e probabilmente pagana, creatura si mise a sua volta in ginocchio non a fianco ma alle spalle della sposina. Si chinò in avanti e ficcò il suo brutto muso nella marmotta femminile finché la lingua non trovò ciò che allo sguardo era celato dal morbido e fitto pelo corvino.

«Oohh!» – commentò Baccabriciola sentendo la rozza ma lunga lingua di lui penetrare nella profondità del suo fiore femminile. Il maligno ha facile presa sulla debole volontà delle donne che presto e con facilità cedono ai loro istinti più luridi e animaleschi: così Baccabriciola, nonostante le lunghe ore di purificazione con i ceri, dopo pochi minuti di questa per lei insolita stimolazione iniziò prima a respirare affannosamente e poco dopo lanciò un lungo gemito di piacere mentre i suoi muscoli si contraevano spasmodicamente e un fiotto di liquido piacere muliebre si riversò direttamente nella bocca di Strabuccinator che lo bevve avidamente.

Nel frattempo la clava gonfia di lui sembrava sul punto di scoppiare e la creatura pensò che fosse giunto il momento di prendersi il proprio piacere. Staccò il volto dal bosco bagnato e odoroso di forti fragranze femminili e si afferrò la maschia arma per portarla al bersaglio.

«Aspetta! Fammelo ancora una volta! Non mi sono mai sentita purificata così bene!» – implorò Baccabriciola.

«NA! Baiv efulver schion?»

«Non comprendo la tua lingua demoniaca ma ti rispondo con ciò che dicono i vecchi Proverbi: tre sono le cose insaziabili, e ce n’è una quarta che non dice mai basta: la bocca della vulva”! Sarebbe peccato contraddire la Bibbia…» – si giustificò la devota ragazza.

Ma, mentre Strabuccinator stava decidendo se far fuoco col suo cannone oppure rimandare per caricarlo ulteriormente in maniera da sparare poi un colpo ancora più esplosivo, una voce alle spalle della coppia fece sussultare entrambi.

«Baccabriciola che fai!» – gridò una voce maschile stupita ma anche rabbiosa.

ProxPuntata

12. Non c’è due

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

12. Non c’è due

«Stop!» – ordinò il colonnello «Che significa? Cosa ha detto questo Strabuccinator?»

La dottoressa Lily Ruth rispose prontamente «I linguisti dell’agenzia stanno ancora cercando di capire di che lingua si tratti. Come vedrete la creatura ripete spesso questa frase. Comunque non è francese. Né italiano…» – aggiunse per prevenire la probabile domanda del colonnello.

«Capisco… Ma ho netta la sensazione che si tratti di un agente straniero venuto a destabilizzare il nostro Grande Paese…» – sentenziò il colonnello Gordon Pot Sr. Snurf.

Evidentemente il caffè bevuto all’inizio della riunione aveva fatto male a padre Jack Orson Manmonner che era adesso un po’ troppo su di giri «Se mi è permesso tornare sulla questione della sacralità dei peli vorrei far notare come anche questa creatura abbia dei peli dall’aspetto insolito e malsano. La questione 5 del “Martello delle streghe” insegna a considerare questo elemento come…»

Quando fu chiaro che l’esorcista Jack Orson Manmonner Rucola aveva preso la parola, e che non l’avrebbe restituita facilmente, ci furono molti sospiri e imprecazioni da parte degli altri membri della squadra.

L’intervento di padre Oliver Jack Orson fu una maledizione per tutti tranne che per la dottoressa Raden von Krausslofter e, indirettamente, per il “suo” capitano Mac Burgerein.

«Capitano!» – bisbigliò Lily Ruth «lei sarà anche un genio ribelle ma il suo “soldatino” è sempre sugli attenti! Non voglio fare la guastafeste ma non vorrei che mi sporcasse per sbaglio la gonna: sono quindi costretta a prendere in mano la situazione… uhm, sento che è già davvero già parecchio dura e calda» – continuò la donna che nel frattempo si era chinata in avanti appoggiando il mento al tavolo mentre con le mani liberava il virile manganello del capitano Scott Jr. Mac Burgerein.

Con un’abilità fuori dall’ordinario la dottoressa von Krausslofter riuscì a far passare la bestia schiumante del capitano attraverso la patta dei pantaloni e, lesta, ci si piantò sopra facendo sprofondare l’uccello solitario nel suo caldo nido dell’amore. Tutto questo senza chiedere l’autorizzazione dell’uomo che però aveva preso improvvisamente confidenza col corpo della donna facendo scorrere le mani dai seni sotto la camicetta alle cosce passando per schiena, fianchi e natiche, stringendo, lisciando e palpando tutto ciò che solleticava la sua fantasia.

Il capitano non parla ma con le mani non è certo timido! pensò la dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter che a sua volta, per non rischiare di non finire in tempo, aveva iniziato a muovere il bacino molto velocemente riuscendo però a rimanere praticamente immobile con il busto cosicché nessuno dei colleghi potesse notare niente «Va bene così? Lo senti come te lo stringo bene? Sono brava vero? Vado troppo veloce?»

Il capitano rispose con un grugnito di virile soddisfazione ma con le mani strette sui fianchi di lei ne rallentò un po’ i movimenti.

Essendo già venuto non è eccitato quanto me e vuole prendersi il suo tempo… – ragionò Ruth Raden che gli sussurrò «Va bene ma ricorda che non possiamo metterci troppo…»

Per tutta risposta il capitano le forzò il pollice nell’inviolato fiore nero di lei mentre con l’altra mano le strizzò con forza il seno destro tanto che la dottoressa più per lo stupore che per il dolore si lasciò sfuggire un «Ooh!»

«Sì?» – le chiese padre Manmonner Rucola che, avendo riconosciuto l’inconfondibile voce femminile della dottoressa, pensò che volesse intervenire.

Anche se non li vedeva la Saltenberger Raden si sentì tutti gli occhi puntati addosso e immediatamente si immobilizzò cercando disperatamente di pensare a qualcosa da dire. Ma adesso era il capitano che non ne voleva saperne di stare fermo ed era lui che le dava dei gran colpi ai quali lei cercava di resistere restando ferma e senza lasciarsi sfuggire segnali che tradissero il piacere che naturalmente sentiva crescere sempre più intenso.

«Beh!… insomma… hem!… voglio dire…sono daah! cordo… con leeeh! ii…» – riuscì a dire Lily Ruth.

«Cioè pensa che chi rade i peli, anch’essi creature di Dio, commette un grosso peccato mortale e, quindi, se non pentito andrà all’inferno dove subirà le pene più dure e dolorose?» – chiese padre Jack felice di questa imprevista e spontanea partecipazione invece dei soliti sbadigli.

«ehhm!….sì… un peccato moltooo… grooh!… ssoo ouu!… e che pene!… dure, anziiih!…. Durissimo!» – riuscì a farfugliare la donna che stentava a controllarsi mentre, se possibile, il capitano sotto di lei si muoveva con ancor più impeto e velocità. Il vigore del capitano era tale che si iniziava a sentire un inconfondibile rumore ritmico nonostante gli abiti impedissero un contatto completo delle carni insieme.

Ovviamente fu proprio il colonnello Snurf a cogliere il suono sospetto «Ma che succede? Zitti? Lo sentite?»

«Sìììì!…..oh! Sììì!…lo sento beehhne… si, sìì!» – riuscì a gridare la dottoressa dando così un minimo di sfogo alla forza crescente delle sensazioni che si propagavano dall’interno del suo inguine.

«Va tutto bene dottoressa Saltenberger Raden von Krausslofter?» – chiese perplesso il colonnello Pot Sr. Snurf Kack Tualet.

La dottoressa era nel panico, cercò di alzarsi ma il capitano la trattenne stringendola con forza per i fianchi «Ooohh!….sììì!! … mai statatataahh!… così beehh… ne… come oooohraah!!» – riuscì quindi a dire.

«Ora basta!» – urlò irritato il direttore John Gordon «Tutti zitti! Voglio capire da dove viene questo rumore: anche lei dottoressa, zitta

Fortunatamente il capitano Carl Patt Scott Jr con l’ultimo violentissimo colpo si era fermato piantato fino in fondo nelle bollenti profondità della femmina e adesso la inondava con copiosi getti del suo seme mascolino.

«Niente…ora non sento più niente… bo… lei dottoressa Saltenberger von Krausslofter ha sentito qualcosa?»

«Ho sentito tutto… tutto… molto bene anch’io… tanta roba… sono tutta piena…» – rispose la dottoressa Lily Ruth felice di non essere stata scoperta ma anche frustrata perché aveva sfiorato a sua volta l’orgasmo senza però raggiungerlo.

«Non so cosa abbia mangiato a colazione perché ora si senta così “piena” ma le consiglio di non rifarlo più perché mi sembra un po’ strana... Comunque mi riferivo allo strano rumore che si sentiva fino a poco fa, anzi mi pareva proprio che provenisse dalla sua direzione dottoressa…» – disse burbero il direttore Gordon Pot Sr. Snurf Kack.

«Ah! Sì, beh… forse saranno stati dei topi…» – la dottoressa rispose la prima cosa che le passò per la mente.

Ma una voce vicino a lei, alla sua destra, commentò «più probabile una topa o una micia che si divertiva!»

Lily Ruth riconobbe la voce del viscido ingegnere: evidentemente era seduto accanto a lei, aveva capito tutto e voleva stuzzicarla. Prudentemente la dottoressa decise che era meglio non replicare e far finta di niente.

«Ingegnere è lei? Non capisco cosa intenda… ma lasciamo perdere: padre Oliver Jack Orson Manmonner Rucola per favore veda di concludere il suo discorso perché non possiamo stare qui fino a domani…»

Padre Oliver non se lo fece ripetere e riprese tranquillamente la sua spiegazione da dove la dottoressa l’aveva interrotto, forse parlando ancor più lentamente di prima proprio perché perdeva tempo a cercare le parole per concludere più rapidamente.

La dottoressa Saltenberger nel frattempo si era quasi completamente ripresa ed era un po’ seccata con l’uomo sotto di lei «Capitano Mac Burgerein non è stato molto responsabile né gentile da parte sua mettermi così in difficoltà poc’anzi: e se ci avessero scoperto? A lei avrebbero dato pacche sulle spalle e si sarebbero congratulati per l’impresa, ma io sarei stata considerata per sempre una dottoressa poco di buono: la mia reputazione sarebbe rimasta macchiata!»

La von Krausslofter fece poi per staccarsi dal capitano: voleva fare un po’ l’offesa e si aspettava le scuse dell’uomo; lui le avrebbe offerto una cena, lei avrebbe accettato poi sarebbero andati insieme a casa sua e, poco dopo, si sarebbero sposati.

Questo era ciò che il cervello femminile della dottoressa aveva previsto dopo la copula che aveva concesso al maschio ma il capitano sembrava avere altre idee: per prima cosa continuò a tenerla stretta per i fianchi, dopotutto il suo bastone dell’amore non si era ancora inflaccidito, si risistemò i pantaloni in maniera tale che ora il tessuto ruvido fosse a contatto col grilletto del piacere di lei. Poi iniziò a fare dei piccoli movimenti, questa volta silenziosissimi, che però facevano strusciare il tessuto proprio sul punto voluttuosamente più sensibile della femminilità della dottoressa. In un attimo le braci del piacere di lei, momentaneamente dimenticate ma tutt’altro che spente, tornarono a bruciare ancora più violentemente di prima. La dottoressa senza riflettere si piegò in avanti per massimizzare l’intensità delle sensazioni che provenivano dal suo corpo: addirittura il würstel del capitano sembrava divenuto un ben più grande salame.

Come è possibile? Oltretutto sarebbe la terza volta in pochi minuti! – pensò Lily Ruth perplessa; poi si accorse però di percepire chiaramente la peluria del pube di lui sulle proprie natiche: evidentemente nei momenti più intensi di qualche minuto prima il capitano doveva essersi slacciato i pantaloni e abbassato le mutande cosicché adesso riusciva a penetrarla più profondamente.

Improvvisamente la severa voce del colonnello Gordon Snurf la distrasse da queste riflessioni «Dottoressa che aspetta? Riprenda la riproduzione!»

«Volentieri…» – rispose lei riavviando il filmato e iniziando nuovamente a muoversi contro il capitano.

ProxPuntata

11. Rigida educazione cristiana

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

11. Rigida educazione cristiana

Quando il video riprese erano passati circa dieci minuti durante i quali Baccabriciola aveva continuato a rigirarsi più volte sul letto per la noia, tenendo sempre il telefonino a portata di mano nella speranza che don Luke la richiamasse. Stesa sul letto, già si assolveva ripetendo distratte giaculatorie, mentre si sfiorava con la peccaminosa mano il più caldo anfratto del proprio corpo, il segreto del promontorio ammirabile custodito dalle lunghe gambe bianche e lisce come quelle del suo crocifisso d’argento, levigato da mille e mille baci di labbra pie.

Fortunatamente per la squadra del colonnello, che adesso osservava con attenzione il video della scena, Baccabriciola aveva la sana abitudine di pensare a voce alta quando era da sola.

«Caro marito mio, tu comandi e io da brava e cristiana moglie, umile e sottomessa, ti obbedisco: mi ordini di esprimere a voce alta i miei pensieri per poi, riguardando i video, non annoiarti troppo durante i miei sciocchi trastulli femminili. Lo faccio molto volentieri: è un po’ come averti qui con me. Io ti parlo e ti racconto tutto della mia giornata mentre tu leggi il giornale in silenzio. È così romantico! Ecco, magari adesso mi mancano i tuoi affettuosi grugniti di assenso…» – spiegò Baccabriciola «Mi manchi proprio tanto! è un peccato che tu sia sempre impegnato in tutti quei viaggi di lavoro con le tue collaboratrici… certo, pensavo, è bello che tu le prenda così giovani per farle fare esperienza senza discriminarle per il loro sesso. Magari la prossima settimana potresti invitare a cena, quella più anziana che mi sta tanto simpatica, hai capito chi? Quella che è da tantissimi anni che lavora per te… ah! Ecco: Jennifer Lara Spring Love mi pare… la biondina di 22 anni insomma… ma ne riparleremo, d’accordo?»

«Comunque adesso sono preoccupata per don Luke: al telefono mi è sembrato un po’ strano. Ha detto che veniva… ma poi ha negato… ha detto di rivolgersi alla sua pecorella di cui stava in quel momento salvando l’anima e che doveva stare proprio male perché la sentivo in sottofondo piangere e lamentarsi… ha detto di venire ma se era già da lei che senso aveva? Non capisco… magari mi farà una sorpresa e passerà a visitarmi: apprezzo così tanto la sua compagnia quando tu non ci sei… forse dovrei pregare un po’ per distrarmi e purificarmi con i ceri. Per oggi avrei già fatto ma mi potrei portare avanti con le penitenze di domani… sono così cattiva…»

Baccabriciola prese quindi il cero leggermente più piccolo e, dopo averlo fatto scorrere un paio di volte nel canale dell’amore per lubrificarlo, se lo infilò senza difficoltà nel buchino segreto e stretto.

«Ecco! Come pensavo: in questa maniera è molto più facile… inizio già a sentire la purificazione che fa effetto! Adesso mi metto quello più grosso davanti e sarò…{UAUUU!! UAUUU!!}» – scattò il suono dell’allarme automatico che la distolse dai suoi pensieri proprio mentre le candide guance prendevano colore e gli occhi grigi scintillavano di maliziosa anticipazione.

«FAK-U2: mostra sul video grande!» – ordinò Baccabriciola all’IA che gestiva tutti i sistemi all’interno della magione. Subito sul grande specchio integrato al soffitto sopra il letto apparvero delle immagini inquietanti: una poderosa creatura piccola e dagli arti magri, col cranio pelato tranne che per una corona di radi capelli sporchi e unti, stava agitandosi di fronte all’ingresso. Il mostriciattolo, evidentemente incurante della moda, indossava solo una canottiera sudicia, dei jeans logori e dei sandali probabilmente rubati a un turista tedesco. Invece di suonare al campanello stava vanamente cercando di sfondare il portone di ingresso, che aveva uno spessore di 5 cm di acciaio, con i suoi pugnetti senza però ottenere risultati significativi al di là di qualche minuscola ammaccatura.

«Che devo fare?» – si chiese Baccabriciola «Devo chiamare la polizia? Attivare il lanciafiamme di sicurezza magari? Quella strana creatura potrebbe essere pericolosa… forse potrebbe essere addirittura un maniaco!»

Il solo pensiero che quell’orribile creaturina dall’aspetto malsano fosse venuta per profanare il sacro tempio fra le sue cosce che apparteneva al principe Buzzurro dette a Baccabriciola un brivido che la fece fremere tutta: senza rendersene neppure conto rilassò le gambe e una mano scese rapida là, a massaggiare le sue zone più sensibili.

«Sì, se sono fortunata, potrebbe proprio essere un maniaco sessuale…» – osservò la ragazza succhiandosi il labbro inferiore «Certo non sembra un tipo molto grosso… Che fare? Devo ricordarmi ciò che don Luke mi ha insegnato! La parabola del “mendicante con la banana da sbucciare”, ma soprattutto quella del “sadduceo col fariseo e il samaritano che fanno a chi ce l’ha più grosso”, entrambe le parabole insegnano a non fidarsi delle apparenze…»

«Magari è più dotato di quel che sembra…» – si disse un po’ dubbiosa ma comunque speranzosa la ragazza «Mi chiedo però se sia giusto mettere così in pericolo l’intimità del mio corpo che giustamente, come insegna la Bibbia, appartiene esclusivamente a mio marito. Solo un dottore, col permesso del mio principe Buzzurro oppure don Luke per purificarmi, dovrebbero toccarmi o leccarmi o anche solo vedere le mie vergogne…»

«Ma come non ricordare la parabola della “meretrice filistea dalla bocca grande”? Se lei riuscì a redimere un intero plotone di legionari romani sicuramente perché io non potrei fare lo stesso con questa orribile creatura?!»

Prima di ripensarci la coraggiosa e religiosa ragazza dette ordine a FAK-U2 di aprire il cancello d’ingresso «Gli chiederò se è un maniaco e, nel caso, che cosa posso fare per lui… sono sicura che se mi apro saprò entrargli dentro… oppure lui penetrerà in me… queste cose vanno nei due sensi… ma sono certa che lo riporterò alla fede!»

La creatura costantemente seguita da molteplici telecamere, dopo un attimo di perplessità all’apertura del cancello, con un ruggito animalesco si lanciò di corsa all’interno dell’ampio parco in direzione dell’ingresso della lussuosa residenza: veloce come un ghepardo, agile come un giaguaro, inciampò solo due volte prima di arrivare all’abitazione vera e propria.

Baccabriciola, che nel frattempo seguiva con attenzione i progressi del mostro, recuperò anche il cero più grande mettendolo a buon uso e spiegò «…meglio essere ben purificata nel caso, malaugurato, che la creatura mi violi con la forza e contro la mia volontà…»

Nel frattempo la creatura verde vomito era finalmente entrata nel grande salone di ingresso: stanco per la lunga corsa e completamente mezzo di sudore, si guardò intorno con gli occhietti malvagi che emettevano bagliori rossastri. Il suo diabolico piccolo cervello calcolò dove poteva essersi nascosta la sua preda e, dopo qualche secondo, si diresse verso la porta piccola nascosta dietro le scale.

«Ma dove sta andando? Perché si dirige verso lo sgabuzzino? Le camere da letto sono sempre al piano di sopra…» – disse Baccabriciola piuttosto irritata.

«FAK-U2 microfono!» – ordinò vedendo che la creatura stava dirigendosi verso la cantina; poi con voce suadente disse «Misteriosa creatura dall’aspetto minaccioso del tipico perverso maniaco sessuale: qui è Baccabriciola Buzzurro che ti parla. Ti sto aspettando in camera da letto, nel mio pigiamino da suora carmelitana con le calze nere, al piano di sopra: devi salire le scale e percorrere il corridoio principale. È facile: ignora tutte le porte e il corridoio trasversale che troverai dopo una ventina di metri. Prosegui invece fino in fondo e arriverai a una grande porta. Quella è la mia camera: io, ripeto, ti aspetto sul letto, morbida e indifesa, nel mio abitino succinto, quello che le suore usano per andare a dormire d’estate per capirci, spero che tu abbia cattive… cioè, voglio dire, buone intenzioni e che potremo parlare insieme aprendoci a vicenda: di sicuro io sono disponibile, molto disponibile, ad aprirmi a te. Sbrigati! Passo e chiudo…»

Alle parole della donna la creatura sorrise maligna mostrando i suoi dentacci gialli mezzi marci: infatti la voce dall’altoparlante gli aveva fatto intuire dove potessi essersi nascosta la sua succulenta preda. Subito si lanciò di corsa su per le scale ma, dopo essere cascato diverse volte consecutivamente alla Biden, decise di prendersela comoda tenendosi strettamente al corrimano.

Arrivato all’ampio pianerottolo in cima alle scale la disgustosa creatura prese a girare in cerchio intorno a un tavolino: prima camminando, poi di corsa e poi di nuovo camminando. Finalmente smise di girare a vuoto e si diresse muovendosi tutto sbilenco verso il corridoio: lo mancò e sbatté il muso sul muro cadendo all’indietro sul pavimento.

«Uhm… inizio a temere che questo strano essere possa essere ubriaco o magari drogato… beh, meglio così: potrebbe non essere in grado di controllarsi e di ascoltare le mie suppliche…» – commentò Baccabriciola osservandolo nel grande specchio, ora in modalità monitor, sopra al letto.

Rimessasi in piedi la creatura finalmente, piuttosto seccata, proferì parola «Strabuccinator T-799+ NA! Baiv efulver schion…»

ProxPuntata

10. Sermone interruptus

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

10. Sermone interruptus

«Ho voluto presentarvi prima questo spezzone per farvi capire il carattere di Baccabriciola Buzzurro.» – spiegò la dottoressa Lily Ruth Saltenberger Raden von Krausslofter «come avete potuto osservare si tratta della tipica ragazza di buona famiglia, molto credente: pudica, modesta e riservata. Un punto di riferimento all’interno della parrocchia. Come avete visto, quando non è al telefono, legge musica sacra oppure prega aiutandosi con quei grossi ceri. Qualche domanda?»

«Potrei avere una copia del video… per studiarlo con calma?» – chiese una voce roca a cui si aggiunsero numerosi “anch’io”.

Questo deve essere quello sporcaccione pervertito del nostro esperto informatico Louis Vermont Chicken!

«Sì, certamente: tutti avranno una copia…» – disse la dottoressa.

«Forse però è meglio se prima la passa solo a me così potrò preparare la versione “Director’s cut” per tutti…» – si intromise il direttore John Gordon Pot Sr. Snurf Kack Tualet.

«Ma io volevo la versione “raw”!» – protestò un’altra voce.

Possibile che il timido North West abbia avuto il coraggio di parlare? Evidentemente nel buio totale si sente più sicuro di sé…

«Silenzio laggiù!» – vociò il colonnello Tualet.

«Altre domande?» – chiese nuovamente la Saltenberger Raden.

«Ma non ha la “cosina” depilata?» – chiese una terza voce.

«Allora: qui non siamo all’asilo. Per chiarezza dobbiamo chiamare tutto con il suo nome corretto in maniera da evitare ambiguità, preferibilmente usando la terminologia scientifica dell’anatomia umana e in particolare femminile. Non dunque “cosina”, come ha detto lei, ma useremo il vocabolo corretto: “patata”. Le posso quindi rispondere che la signora Buzzurro ha la patata al naturale, con tutta la buccia per intendersi.»

«Ma anche di dietro mi è sembrato di vedere…» – continuò la stessa voce un po’ perplessa.

«È così: Baccabriciola ritiene che i peli siano un dono di Dio e che quindi sia peccato tagliarli o, comunque, depilarsi.»

«Ha senso» – si intromise padre Oliver Jack Orson Manmonner Rucola, l’esorcista della squadra, «secondo molti teologi anche i peli, non importa quanto corti, anche se minori di tre millimetri, hanno l’anima: tagliarli è quindi peccato, checche ne dica la legge.»

«Grazie padre Oliver per il suo chiarimento teo…» – lo ringraziò il colonnello prima di venire interrotto.

«Credo che qui sia però utile aggiungere delle ulteriori spiegazioni: caso vuole che due settimane fa il mio sermone abbia riguardato proprio il pruriginoso tema della ricrescita dei peli del pube rasati: non ci vorrà molto tempo e, vi renderete conto, sarà un quarto d’ora utile, se non per questa indagine sicuramente per le vostre anime. Dunque, citando San Tommaso, Dottore e Padre della Chiesa: “Jam tibi iste persuasit…”» – iniziò a spiegare padre Rucola, l’unica persona sulla quale il colonnello non riusciva a imporsi. Probabilmente ciò era dovuto alla severa educazione cattolica ricevuta all’orfanotrofio gestito dalle suore dell’ordine del “Buon Bambinel Ben Tirato Su” a forza di scudisciate, pane contemporaneamente sia secco che raffermo e acqua calda da bere.

«Uhm… pare che avremo un po’ di tempo per noi…» – sussurrò la dottoressa Saltenberger Raden von Krausslofter all’orecchio del capitano «Spero di non averla disturbata a strusciarmi sulla sua gamba: è che avevo un pizzicorino… e poi mi piacciono i suoi pantaloni ruvidi sulla mia patatina nuda, sa… solo che adesso è tutta irritata…»

La dottoressa sperava in una reazione dell’aitante capitano ma questi rimase passivo, senza osare muovere un muscolo.

Com’è deliziosamente timido – pensò Lily Ruth – un vero bocconcino maturo per essere gustato, sentiamo un po’…oh! oh!

«Uhm… mi pare che questo video abbia risvegliato il suo “interesse” eh, capitano?» – sussurrò la donna alitando lieve nell’orecchio del capitano e palpando con l’affusolata manina sinistra una notevole rigidità che si intuiva coartata dai pantaloni.

«Ma poverino! Così sta scomodo, no? Lasci che l’aiuti io a “distendersi” eh?» – disse la dottoressa facendo scivolare rapida la mano all’interno di pantaloni e mutande del capitano Patt Scott Jr.

Ma la Saltenberger Raden von Krausslofter non fece in tempo a sfiorare il vigoroso membro del capitano Mac Burgerein che fu chiamata a intervenire per evitare un’inaspettata tragedia: mentre la maggior parte della squadra si era addormentata per la noia alla seconda citazione in latino di padre Orson Manmonner Rucola, il nano assassino, che non riusciva a prendere sonno per colpa del caffè a cui non era abituato, aveva tentato di suicidarsi inghiottendo la propria lingua.

La dottoressa esperta di rianimazione, usando una tecnica bocca a bocca, riuscì con la propria lingua a tirar via dalla gola quella del nano. Poi, per farlo riprendere completamente, alternò l’insufflarli l’aria nei polmoni al porgergli il proprio seno da succhiare. Dopo diversi minuti di questo trattamento bocca-tetta il nano assassino tornò perfettamente in forze e la von Krausslofter commentò «Meno male che ce l’ha fatta: a questa età iniziano a mettere i dentini e a mordicchiare facendo parecchio male…»

Nel frattempo padre Rucola che, oblioso del dramma che stava svolgendosi a pochi passi da lui, aveva continuato imperterrito a citare oscuri concili del XII-XIV secolo, bolle papali dimenticate, brevi ancora più oscuri e vari teologi degli ultimi mille anni, adesso si apprestava a concludere la sua dotta quanto improvvisata presentazione «Lasciatemi terminare con una battuta: come scrisse l’inquisitore Nicolas Eymerich: “Moleste fers decessisse malleum maleficarum…”»

La dottoressa si risiedette così al “suo” posto sussurrando all’orecchio del capitano «Ma lo sa che il suo odore di maschio sudicio e sudaticcio che non si lava mi fa impazzire? Ora mi sembra ancor più intenso e pungente di prima… ma cosa? Ma capitano è stato birichino! La sua gamba adesso è tutta appiccicosa e scivolosa»

«{Lo ha fatto perché le avevo detto che la mia patatina si era irritata a strusciarsi sui suoi ruvidi e cattivi pantaloni?}» – gli disse facendo la vocina da bambina.

Il capitano Burgerein grugnì un virile e spartano assenso e Lily Ruth, commossa da tanta cavalleresca sensibilità, gli rispose «Allora permetta che mi sdebiti: dalla quantità di “succo dell’amore”, come diciamo noi scienziati, sui suoi pantaloni sicuramente il suo generoso membro avrà bisogno di una buona ripulita: oltretutto mi è rimasto in bocca il saporaccio della lingua del nostro nano assassino…»

Ma anche stavolta la dottoressa non fece in tempo ad attentare alla purezza del capitano Carl Patt che il colonnello dette l’ordine di riprendere la visione del filmato…

ProxPuntata

9. Baccabriciola Buzzurro e don Luke

Attenzione! Il seguente articolo fa parte di un romanzo erotico/comico/fantascientifico a puntate e, come tale, è riservato a un pubblico maggiorenne: se hai meno di 18 anni sei pregato di chiudere immediatamente questa pagina!

9. Baccabriciola Buzzurro e don Luke

La caratteristica precipua della giovane sposina Baccabriciola Buzzurro era ovviamente l’aspetto bellissimo dato che, altrimenti, il principe non l’avrebbe sposata: gli occhi grigi severi e intelligenti insieme al contrasto fra i capelli corvini e la pelle lattea erano già da soli notevoli ma anche le sue forme erano parimenti proporzionate. Ma la seconda caratteristica che risaltava a un secondo sguardo, soprattutto quando la ragazza non era nuda, era la sua estrema religiosità.

Molto istruita, pudica e casta, Baccabriciola era una delle poche giovani che frequentavano regolarmente e con convinzione la propria parrocchia: il suo confessore era anche il suo consigliere spirituale e quando aveva un qualsiasi problema, morale o matrimoniale, era proprio al “suo” Don Luke che si rivolgeva.

La fatidica sera era andata a letto piuttosto presto per rileggersi per l’ennesima volta “Lettere di fede a una buona moglie umile e sottomessa” di un ex papa emerito. Il libro era tutto sottolineato ma a Baccabriciola erano comunque sorti dei nuovi dubbi e, per questo, aveva subito telefonato al proprio mentore, Don Luke.

«…ma allora, in definitiva, come posso far godere forte e tanto mio marito?» – chiese la pudica Baccabriciola.

<<… uhmmm…. sììì…>> le rispose don Luke col fiato corto.

«Cioè… voglio dire… lo sa… per ottenere l’emissione di quel liquido impuro…» – spiegò la pudica ragazza che, non adusa a questi termini lussuriosi, arrossì non solo dalla punta del naso fino alle orecchie: anche le mammelle gonfie dagli scuri capezzoli turgidi, la candida pancina e perfino le dolci natiche divennero tutte rutilanti per l’imbarazzo.

<<… te l’ho detto Baccabriciola… scusami un attimo…>>

«Ma… ma io…»

<<…“zitta e godi piccola”… “prendilo fino in fondo”…>> – Baccabriciola udì la voce di Don Luke lontana e fievole perché non parlava nel microfono del telefonino.

«Ma è sicuro che non la sto disturbando?» – chiese lei

<<… aaah!… ma che dici Baccabriciola… oooh!… lo sai che non mi disturbi mai! … è che devo… prendermi cura anche… aahh! …delle altre mie pecorelle… e questa qui è una pecorina cattiva e ribelle, eh!?>> – e Baccabriciola udì un sonoro {smack} seguito da un acuto gemito femminile.

Don Luke proseguì <<…ma non ti preoccupare… uuuoooaahh!… sto quasi per venire…>>

«Qui da me?» – chiese la casta Baccabriciola.

<<Uhm?… No, stanotte ho altre pecorelle… aaah… da visitare…>>

«Ma Don Luke, non può lavorare così tanto tutte le notti!» – esclamò Baccabriciola sollecita.

<<Lo so, lo so… uuuuh!… ma prima il dovere e poi… il piacere… piuttosto dimmi, che indossi?>>

«Beh, il solito… il velo, la tunica corta…»

<<Quella col soggolo?>> – l’interruppe Don Luke.

«No, fa troppo caldo… solo il velo delle carmelitane…»

<<E poi… dimmi… aaahh! continua a parlare…>> – chiese premuroso don Luke.

«Poi dicevo, la tunica corta, quella che non arriva nemmeno a mezza coscia… giarrettiere e calze nere… i tacchi però li ho levati perché sono già a letto… Ma davvero le suore indossano queste cose?»

<<Sì… d’estate… solo quando vanno a dormire però… oooaah! E poi… le mutandine?>>

«No, le mutandine non le ho: per penitenza mi aveva detto di usare i ceri santi per purificarmi…»

<<Ah! Giusto!… quali hai: quello medio e quello grosso?>>

«Veramente sono tutti e due molto grossi secondo me!» – ridacchiò Baccabriciola con involontaria malizia femminile.

<<Eh… come li senti?>>

«Strana… mi riempiono tutta… prima temevo mi strappassero ma però ora mi sono abituata…»

<<Perché ti stai purificando: ma ora toglieteli… come va?>>

«Bene… quello davanti poi è scivolato via facilmente: sembra bagnato, forse è di cera che si scioglie più facilmente? Quello dietro invece l’ho dovuto tirare un pochino… ora mi sento tutto aperta… è normale?»

<<Sììì… brava… muoviti tu adesso!>> – disse don Luke.

«Come? Cosa devo muovere? Devo rimettere il cero grosso davanti allora?!» – chiese speranzosa Baccabriciola.

<<No, non dicevo a te… sei senza scarpe, vero?>>

«Sì, gliel’ho detto…»

<<Allora voglio che tu ti succhi il pollice del piede…>>

«Come? Ma perché?»
<<Fallo e basta! Sei la mia put…>>riuscì a trattenersi a stento lo stanco sacerdote.

«Come?»

<<Veloce, non per… oooh…dere tempo!>>

Baccabriciola, da brava ragazza devota qual era, cercò di obbedire al santo comando: si dovette contorcere un po’ ma alla fine riuscì, aiutandosi con le braccia, a infilarsi il pollice in bocca «slurp… eco, ci.. sunu… riscita…»

<<E in basso… aahh!… uhmmm…. Come sei?>>

«Tuta apeta… vunneabile… slurp… dala fessurina mi gola quaccosa… fosce scera? … va fra le natighe…»

<<Ahaaaaahhh! Oooohhh! Uhahuuuhhh! (click)>> – gridò Don Luke contemporaneamente chiudendo la chiamata.

«Don Luke? Don Luke? Sta bene? Perché ha riattaccato? … Non ha ancora risposto alla mia domanda!» – esclamò la ragazza stupita dallo strano comportamento del suo padre spirituale e, anzi, pure un po’ seccata con lui: sapeva infatti per esperienza che richiamarlo subito sarebbe stato inutile.

ProxPuntata