Françoise e la “ciarlatanessa”

E questa vita, che chiunque avesse conosciuto i miei sospetti e la schiavitù di Albertine avrebbe giudicata crudele per entrambi, dal di fuori, per Françoise, passava per una vita di immeritati piaceri che quella “seduttrice” – o, come diceva Françoise la quale, essendo più gelosa delle donne, usava assai più spesso questa deformazione femminile che non la forma maschile, quella “ciarlatanessa” – riusciva abilmente a farsi elargire. Siccome, stando con me, aveva arricchito il proprio vocabolario di termini nuovi, ma adattandoli a modo suo, Françoise diceva anche, parlando di Albertine, di non aver mai conosciuto una persona d’una tale “perfidità”, capace di “spillarmi quattrini” recitando così bene la commedia (cosa che Françoise, portata a prendere il particolare per il generale quanto il generale per il particolare, e in possesso di idee abbastanza vaghe sulla distinzione dei generi nell’arte drammatica, chiamava “recitare la pantomima”).

Marcel Proust, La Prigioniera

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori