La nuova casa

Ora, è tempo di dire che questa nuova casa – dove eravamo venuti ad abitare perché la nonna, in non buona salute (ragione che, con lei, ci eravamo ben guardati dall’addurre), aveva bisogno d’aria più pura – era un appartamento situato in una dépendance di palazzo Guermantes.

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Nella casa dove ci eravamo trasferiti, la gran dama in fondo al cortile era una duchessa, elegante e ancora giovane. Era Madame de Guermantes – e, grazie a Françoise , non tardai a entrare in possesso di informazioni sul palazzo. Infatti i Guermantes (cui Françoise si riferiva spesso con le locuzioni “di sotto”, “da basso”) costituivano la sua costante preoccupazione dal mattino, quando – pettinando mia madre – lanciava un’occhiata proibita, irresistibile e furtiva in cortile.

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Ma il momento della vita dei Guermantes che più suscitava l’interesse di Françoise, le dava più soddisfazione e, insieme, le faceva più male, era per l’appunto quello in cui si spalancavano entrambi i battenti del portone e la duchessa saliva sul suo calesse. Accadeva, di solito, poco dopo che i nostri domestici avevano finito di celebrare quella sorta di solennità ebraica, cui nessuno doveva recare turbamento, che era il loro pasto del mezzogiorno, durante il quale erano essi stessi così “tabù” che nemmeno mio padre si sarebbe mai permesso di suonare per chiamarli, ben sapendo, d’altronde, che nessuno si sarebbe scomodato alla quinta scampanellata più che alla prima e ch’egli avrebbe dunque commesso una sconvenienza in pura perdita, ma non priva, per lui, di conseguenze negative. Infatti Françoise (che, da quando era vecchia, assumeva in ogni situazione quella che si chiama “una faccia di circostanza”) gli avrebbe immancabilmente presentato, per l’intera giornata, un viso coperto di piccoli segni cuneiformi e rossastri, destinati a manifestare esteriormente, ma in modo quasi indecifrabile, l’interminabile lista delle sue lagnanze e le ragioni profonde del suo scontento.

M. Proust, La parte di Guermantes I

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

Marcel Proust - Alla ricerca del tempo perduto - Studia Rapido

Proust è il primo da sinistra, sua madre Jeanne al centro, suo fratello Robert a destra

Françoise, la domestica

Non sarebbe stato legittimo parlare di pensiero a proposito di Françoise. Non sapeva niente, nel senso totale in cui non sapere niente equivale a non capire niente, eccettuate le rare verità che il cuore è capace di attingere direttamente. Il mondo sterminato delle idee per lei non esisteva. Ma davanti alla chiarezza del suo sguardo, alle linee delicate di quel naso, di quelle labbra, davanti a tutte queste testimonianze, assenti in tante persone colte nelle quali denoterebbero la suprema distinzione, del nobile distacco d’una mente eccezionale, si rimaneva sconcertati come davanti allo sguardo buono e intelligente d’un cane cui pure sappiamo essere estranee tutte le concezioni umane, e ci si poteva chiedere se fra gli altri umili fratelli, fra i contadini, non esistano creature che sono come le persone superiori del mondo dei semplici di spirito, sprovviste di ogni luce, e tuttavia imparentate agli esseri eletti più naturalmente, più essenzialmente della maggior parte degli uomini istruiti, sono come i membri dispersi, smarriti, privi di ragione, della santa famiglia, i parenti, bloccati all’infanzia, delle più alte intelligenze, ai quali – come traspare nel bagliore dei loro occhi, che non si può disconoscere ma non si applica a nulla – per avere talento è mancato solo il sapere.

M. Proust, Nomi di paesi: il paese

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori

NPG x40001; Céleste Albaret - Portrait - National Portrait Gallery

Céleste Albaret, governante di Marcel Proust