La nonna non mi aveva riconosciuto

A furia di chiedere se non desiderava essere pettinata, Françoise finì col persuadersi che la richiesta venisse dalla nonna. Arrivò con pettini, spazzole e un accappatoio. Diceva: “Non si stancherà di sicuro, Madame Amédée, a lasciarsi pettinare; per deboli che si sia, si può sempre essere pettinati”. In altre parole, non si è mai troppo deboli perché qualcun altro non possa, per quanto lo riguarda, pettinarci. Ma quando entrai nella camera, vidi, fra le mani crudeli di una Françoise tutta estasiata come se stesse restituendo la salute alla nonna, sotto la desolazione d’una vecchia capigliatura senza più la forza di sopportare il contatto del pettine, una testa che, incapace di assumere la posizione cui la si voleva costringere, crollava da ogni parte in un mulinello incessante dove la sfinitezza s’alternava al dolore. Capii che il momento in cui Françoise avrebbe terminato il suo lavoro era ormai vicino, e non osai farle fretta dicendole: “Basta”, nel timore che mi disobbedisse. Ma in compenso mi precipitai quando, perché la nonna potesse vedere se l’acconciatura era di suo gusto, Françoise innocentemente feroce, prese uno specchio. Fui felice, lì per lì, d’essere riuscito a strapparglielo in tempo dalle mani, prima che la nonna, dalla quale avevamo allontanato con cura ogni specchio, potesse inavvertitamente scorgere un’immagine di sé che mai, certo, si sarebbe figurata. Ma, ahimè!, quando, l’istante successivo, mi chinai verso di lei per baciare quella bella fronte così inutilmente torturata, lo sguardo che mi rivolse fu di stupore diffidente, scandalizzato: non mi aveva riconosciuto.

M. Proust, La parte di Guermantes II

Traduzione di G. Raboni per i Meridiani Mondadori