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Ascari: I Leoni d' Eritrea. Coraggio, Fedeltà, Onore. Tributo al Valore degli Ascari Eritrei.

 

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L'Ascaro del cimitero d'Asmara.

Sessant’anni fa gli avevano dato una divisa kaki, il moschetto ‘91, un tarbush rosso fiammante calcato in testa, tanto poco marziale da sembrare uscito dal magazzino di un trovarobe.
Ha giurato in nome di un’Italia che non esiste più, per un re che è ormai da un pezzo sui libri di storia. Ma non importa: perché la fedeltà è un nodo strano, contorto, indecifrabile. Adesso il vecchio Ghelssechidam è curvato dalla mano del tempo......

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Seconda Guerra Mondiale. Guerra in Africa Orientale. Parte Quinta

Post n°208 pubblicato il 26 Gennaio 2009 da wrnzla

Seconda Guerra Mondiale. Guerra in Africa Orientale. Parte Quinta.

La battaglia ebbe inizio l'11 novembre diretta dal generale Fowkes. Un gruppo misto formato da reparti della 25ª brigata estafricana dotato di autoblindo e appoggiato da guerriglieri etiopici e dall'aviazione si gettò all'attacco di Culcaber. Ma il presidio italiano quattro battaglioni trincerati dietro i reticolati un campo minato e ripari in cemento armato li prese sotto un tiro incrociato micidiale e l'azione si concluse col fallimento più completo. A sua volta il battaglione sudanese diede l'assalto a Celga ma fu respinto anch'esso da quattro battaglioni italiani. Alla fine della giornata soltanto gli abissini riuscirono a riportare un successo, aggirando dall'alto un certo numero di sacche italiane e rastrellando la zona a sud est di Gondar.

Il generale Fowkes giudicò necessario l'impiego di tutt'e due le brigate estafricane la 25ª e la 26ª per prendere Culcaber ma la 25ª era ancora sulla strada a nord di Gondar e ci vollero nove giorni per farle compiere una deviazione attorno alla città. Il 21 novembre la 25ª brigata estafricaria attaccò Culcaber da nord est mentre il gruppo misto della 26ª, che aveva compiuto il tentativo fallito dell'11 novembre, l'attaccò da sud, con l'appoggio di una numerosa banda d'indigeni, ma i difensori di Culcaber, benché fossero quasi completamente accerchiati, combatterono tutto il giorno con estrema risolutezza. Sul tardo pomeriggio tuttavia, alcuni dei loro avamposti furono sopraffatti e gruppi isolati cominciarono ad arrendersi. Quando scese la notte il colonnello Ugolini, comandante del presidio, non ebbe più possibilità di scelta e insieme con i suoi 2.500 soldati dovette deporre le armi. Ormai tutto era pronto per l'assalto finale a Gondar. La 26ª brigata estafricana avrebbe attaccato da est; la 25ª brigata estafricana da sud; dislocati su vari punti fra l'una e l'altra c'erano gli abissini guidati da ufficiali e sottufficiali britannici, oltre ad un piccolo gruppo di autoblindo estafricane e sudafricane, che avevano fatto in tempo ad arrivare.

Gondar e le sue posizioni difensive esterne torreggiavano alte sopra gli attaccanti, che per raggiungerle si dovevano arrampicare su per ripide pareti rocciose che portavano a una serie di cenge sovrapposte; i rifornimenti vi potevano arrivare soltanto se someggiati. L'assalto decisivo ebbe inizio il 27 novembre alle prime luci del giorno, sotto la protezione di un pesante fuoco di sbarramento. Due battaglioni della 26ª brigata estafricana che avanzavano su Gondar da ovest finirono sopra un campo minato, mentre l'artiglieria e le mitragliatrici italiane li prendevano sotto un intenso tiro incrociato. Tuttaviacontinuarono ad avanzare senza deflettere e nel primo pomeriggio giunsero sulla cresta di un'altura a poco più di 3 km da Gondar. Di qui poterono appoggiare con il fuoco il resto della brigata mentre dava l'assalto a un'altra altura a sud ovest, che dominava parzialmente Gondar. Segui un aspro combattimento; gli italiani, costretti gradatamente ad arretrare, finirono col cadere nelle mani degli abissini i quali si erano aperti un varco, inosservati, aggirando il versante occidentale della stessa altura.

Tutti i gruppi etiopici e non solo questi combatterono bene: all'alba, dopo un attacco notturno, avevano espugnato due alture a sud est di Gondar, uccidendo tutti gli italiani che vi avevano trovato. A sud di Gondar anche la 25ª brigata estafricana compiva buoni progressi, incontrando una resistenza meno accanita, e nelle prime ore del pomeriggio raggiunse le creste a sud e a sud ovest di Gondar. Gli italiani erano quindi impegnati da tutte le parti. Uno squadrone autoblindo appartenente al reggimento del Kenya approfittò dell'occasione per imboccare la strada indifesa ed entrò in Gondar, seguito poco dopo da uno dei gruppi etiopici. Dietro di loro furono mandati immediatamente i rinforzi e a metà pomeriggio il generale Nasi fece chiedere le condizioni di resa. Il giorno seguente gli italiani superstiti 22.000 uomini in tutto deposero le armi.

 

 
 
 

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Data di creazione: 27/05/2005
 

 
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- Perchè viva il ricordo degli Ascari d'Eritrea caduti per l'Italia in terra d'Africa.
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- Due Medaglie d'Oro al Valor Militare al gagliardetto dei IV Battaglione Eritreo Toselli.

 

 

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Medaglia d'oro al Valor Militare alla Memoria.

 

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A DETTA DEGLI ASCARI....

...Dunque tu vuoi essere ascari, o figlio, ed io ti dico che tutto, per l'ascari, è lo Zabet, l'ufficiale.
Lo zabet inglese sa il coraggio e la giustizia, non disturba le donne e ti tratta come un cavallo.
Lo zabet turco sa il coraggio, non sa la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un somaro.
Lo zabet egiziano non sa il coraggio e neppure la giustizia, disturba le donne e ti tratta come un capretto da macello.
Lo zabet italiano sa il coraggio e la giustizia, qualche volta disturba le donne e ti tratta come un uomo...."

(da Ascari K7 - Paolo Caccia Dominioni)

 
 
 
 

 
 
 
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