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BERLUSCONI ED IL COLLE

Post n°72 pubblicato il 08 Ottobre 2009 da fesavia

Pur rimanendo fermo nelle mie convinzioni non posso che esprimere tutta la mia solidarietà al Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano.

Posso capire, signor Berlusconi, tutto il suo malumore, il suo attapiramento, ma non credo che in generale, e in particolare relativamente al Lodo Alfano, il comportamento e/o le azioni del Presidente della Repubblica in carica siano state scorrette o in qualche modo riconducibili all'onorata militanza a sinistra del politico Giorgio Napolitano.

Tirando le somme, a tuttoggi, il comportamento del Presidente Napolitano, pur essendo un Presidente eletto a colpi di maggioranza, mi è apparso CORRETTO e PIENAMENTE CONFORME a quanto previsto dalla Costituzione Italiana.
Trovo pertanto SCORRETTO, FUORI LUOGO, POCO FELICE, IRRIVERENTE quanto pronunciato, a più riprese, dal sig.Berlusconi - non credo che questo strappo possa sanarsi con delle scuse - ciò non conviene né al Presidente della Repubblica, né al Presidente del Consiglio.

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Come già ho avuto modo di dire, senza per questo essere tacciato di LESA MAESTA',  la Costituzione è un codice, un insieme di leggi atto a porre le basi della Repubblica Italiana e regolare diritti e doveri dei singoli Cittadini e delle Istituzioni. INDISPENSABILE SI', IMPORTANTE SI' ma non è paragonabile a ciò che rappresenta per un cattolico la tavola dei 10 comandamenti, non è una Bibbia o il Corano, non è un dogma - gli stessi Padri della Costituzione, infatti, nella loro lungimiranza e pur essendo delle eccellenze, ma non ritenendosi per questo infallibili, ne hanno previsto, ovviamente con opportuna regolamentazione, la possibilità di modifica, di aggiornamento. 
La Corte Costituzionale,  massima Istituzione di Garanzia per la Costituzione, è costituita da 15 membri, selezionati mediante certe regole, che possono riteneresi ECCELLENZE A LIVELLO GIURIDICO, ma che al pari di qualsiasi persona che ricopre un ruolo, per quanto si sforzino di essere il più obbiettivo possibile, sono pur sempre degli uomini con la loro storia ed il loro patrimonio culturale; dunque suscettibili di scelte diverse a seconda dei punti di vista - la prova di ciò sta nel fatto, come giusto previo l'immobilismo, che la Corte Costituzionale prende decisioni A MAGGIORANZA.

Ciò premesso non trovo affatto scandaloso che un qualsiasi cittadino critichi o sia dissenziente o parli di giudizio politico; il giudizio E' SEMPRE POLITICO perché basato sul bagaglio che ciascuna persona si porta appresso; ciò che conta in DEMOCRAZIA è la MAGGIORANZA; nel caso specifico del Lodo Alfano non ci sono 9 giudici di sinistra e 6 giudici di destra ma solo uomini che nell'esprimere il proprio parere sono stati influenzati, cosa del tutto normale, dalla loro esperienza di vita.
Ciò che mi rende perplesso è invece la costatazione che gli ultimi 3 Presidenti della Repubblica, ed in questo lo stesso Presidente in carica, abbiano sempre nominato personalità riconducibili alla loro parte politica.

Che la decisione sia stata complicata lo si evince dalla nota;  se non ci fosse stato il precedente giudizio del Lodo Schifani, il riferimento all'Art.138: utilizzo di una legge di revisione della Costituzione piuttosto che una legge ordinaria - sarebbe stato, a mio avviso,  più che sufficiente; invece, per parare l'eccezione, peraltro notata dallo stesso Presidente della Repubblica - che all'Art.138 non si fa riferimento alcuno nel precedente giudizio la nota della Corte Costituzionale si appella all'art.3: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge ...." 
DUNQUE è illeggittimo prevedere un trattamento diverso per le prime 4 cariche dello Stato 
EPPURE la stessa Costituzione prevedeva e prevede un trattamento diverso dal comune cittadino per alcune cariche istituzionali e per i parlamentari:
l'Art.96 - pur modificato con legge costituzionale 16 gennaio 1989 art.1 e 5 giugno 1989 n.219 rispetto alla scrittura iniziale - recita: "Il Presidente del Consiglio dei ministri ed i ministri, anche se cessati dalla carica, sono sottoposti, per i reati commessi nell'esercizio delle loro funzioni, alla giurisdizione ordinaria, previa autorizzazione del Senato della repubblica o della Camera dei deputati, secondo le norme stabilite con legge costituzionale."
Art.68  : "I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni. Senza autorizzazione della Camera alla quale appartiene, nessun membro del Parlamento può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, nè può essere arrestato o altrimenti privato della libertà personale, o mantenuto in detenzione, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna, ovvero se sia colto nell'atto di commettere un delitto per il quale è previsto l'arresto obbligatorio in flagranza.
Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni, in qualsiasi forma, di conversazioni o comunicazioni e a sequestro di corrispondenza"
Art.90 : "Il Presidente della Repubblica non è responsabile degli atti compiuti nell'esercizio delle sue funzioni, tranne che per alto tradimento o per attentato alla Costituzione. In tali casi è messo in stato di accusa dal Parlamento in seduta comune, a maggioranza assoluta dei suoi membri."

Domanda: se vale su tutto l'Art.3 perché i Padri della Costituzione hanno ritenuto opportuno inserire gli articoli citati?  ecco perché era sufficiente riconoscere l'errore, la svista, o meglio la ciclopica omissione nel giudizio precedente ed appellarsi UNICAMENTE all'Art.138. 

In ogni casoi visto che in base alla lettura data all'Art.3 della Costituzione il Presidente del Consiglio è da ritenersi al pari di un qualsiasi cittadino, non vedo perché si trovi scandaloso che esprima le sue opinioni su certa stampa, quereli i giornalisti e le escort che lo diffamano  (purtroppo l'Art.68 vieta la querela a parlamentari), si appelli alle norme in vigore relative alla Privacy .... cose del tutto normali e per niente illeggittime per un cittadino qualsiasi.

 

 
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