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Post n°84 pubblicato il 23 Maggio 2008 da pro_mos
-"Le cinque, già le cinque! Cazzo, cazzo!"- ero in ritardo, come sempre quando si deve fare una vita costretta fra un appuntamento e l'altro, sballottato da una parte all'atra della città, immerso nel traffico. -"Non ce la farò mai!"- esclamai ormai quasi disperato mentre menavo colpi contro il volante. Mi sentivo più sollevato e meglio disposto a sopportare il traffico, ma soprattutto a ragionare, e ragionando vidi una stradina laterale che deviava dal flusso del traffico immettendomi in una via parallela ma sgombra di veicoli. -"Ma tu guarda!"- pensai fra me -"ora vi frego io!"- con un poco di fatica, qualche colpo di clacson, finalmente eccomi fuori dal caos. -"aaah che bellezza!"- esclamai soddisfatto. In effetti la via era strettina ma la circolazione era libera e parte qualche motorino di extracomunitari che abitavano la zona. Il centro della Città, quello vero, quello storico era ormai da tempo in stato di competo abbandono. Palazzi un tempo principeschi erano in condizioni di completo degrado. Una città, un tempo gioiello d'arte e cultura, oggi viveva dimenticata ed abbandonata dai più. Solo gli extracomunitari vivevano ormai in quelle case che, pericolanti, offrivano loro un precario alloggio al di fuori da ogni regola. I proprietari ben sapevano le condizioni di quei disgraziati ma a loro poco importava se qualche volta un soffitto crollava lasciando lì, sotto le macerie, intere famiglie il cui numero non era mai chiaro. Si perché visti gli affitti da abitazione di lusso che spillavano i proprietari, le case erano sempre sovraffollate in modo da dividere le spese nel maggior numero di persone possibile. Mi ha sempre affascinato il Centro Vecchio, così carico di storia, di umori, di usanze da sembrare un altro paese. Qui anche i negozi avevano insegne lingue strane. C'erano negozi con prodotti cinesi, altri albanesi, turchi, africani. Una capitale cosmopolita, la mia città, se non fosse una capitale di disperati. Arrivati ad un certo punto la strada che avevo imboccato mi presentò un bivio. Ragionando e considerano il parallelismo con la via principale scelsi di voltare a destra e poi ancora a destra, al terzo bivio dovetti girare a sinistra per via di un senso unico, poi arrivai in una piazza dalla quale si diramavano tre strade scelsi la più a sinistra e mi avviai. -"Mannaggia a me!"- la stradina ormai era un vicolo cieco talmente stretto che la pur piccola automobile non poteva girare per afre inversione, ed era talmente lungo e tortuoso che l'idea di fare tutto in retromarcia mi scoraggiava. Scesi dall'auto e cominciai a suonare ai vari campanelli. Finalmente mi rispose una voce di bambino. Brevemente spiegai il motivo per cui avevo suonato e gli chiesi di venire ad aprirmi il portone in modo da permettermi di fare manovra.
L'ingresso che mi si presentò era magnifico. Volte affrescate con paesaggi meravigliosi, scene di vita campestre, figure umane che si rincorrevano lungo prati meravigliosamente ornati di piante e fiori, giardini orientali, palmeti lussureggianti. Si poteva dire che tutti i luoghi più belli del mondo erano rappresentati in quegli affreschi. In fondo questo c'era uno slargo -"Meglio! - pensai -potrò fare manovra più facilmente"- Scesi dall'auto per guardarmi tutt'attorno e mi accorsi che i pavimenti dei corridoi all'interno dei colonnati erano di maiolica finemente decorata. Un disegno geometrico fatto di linee sottili evidentemente disegnato a mano ma con una precisione stupefacente. Non sapevo se mi avrebbe capito, non sapevo neanche se capiva l'italiano, eppure le dissi semplicemente:-"E' un posto bellissimo qui, ci abitate solo voi?"- La ragazza non aveva smesso di guardarmi sempre sorridente, mentre le spiegavo il motivo del mio rifiuto e mentre aprivo la portiera mi disse con una voce incantevole -"non tutto ti sarà sempre così chiaro come in questo momento, davvero non hai il tempo per parlare un poco con me? Il tuo appuntamento è solo con un uomo, è solo per un lavoro. Qui, adesso, hai l'occasione per conoscere qualcosa che non ti sarà più rivelato. Vuoi davvero andartene senza conoscere niente di più di quanto già non sai?"- Sentii una grande dolcezza, dentro. -"Ciò che accade non è mai rivelato se non metà. Solo la parte apparente è ciò che si vede. Il significato speso è staccato dal suo significante. Io posso raccontarti una storia, anzi, tutte le storie del mondo. Ma tu devi darmi il tuo tempo e la tua attenzione. Vuoi sederti accanto a me e ascoltarmi raccontare?"-
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