LA GRANDE ABBUFFATA
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Ardua sentenza...?
Come ho già a suo tempo specificato, non sono una tifosa sfegatata e non mastico calcio come mastico i chewingum, ma la vincenda di Calciopoli scuote diversi animi, anche quelli dei perfetti ignorantoni come me, permeati ancora di inebrianti sensazioni post-mondiali. L'impressione è che la faccenda si stia "risolvendo" col solito sacrificio del capro espiatorio, che com'è noto ha un raggio d'azione strettissimo e a volte scarica ciecamente un'eccessiva potenza devastatrice.
Voglio riportare lo sfogo di un lettore sulla Stampa di ieri, che giustamente punta il dito sull'incapacità (?) della giustizia sportiva di fare distinzioni.
Calciopoli, è giusto distinguere il simbolo dai responsabili - Tutto avremmo potuto immaginare, ma non che un super magistrato, capace di processare tutto e tutti in pochi minuti, nella nazione in cui la durata media dei processi più sciocchi è di dieci anni, infierisse in questo modo su milioni di tifosi, per i quali la propria squadra di calcio è una parte della vita!
Questo era un processo più importante di tanti altri e andava trattato seriamente, non come un'esperienza di una settimana da fine carriera. In un processo normale, innanzitutto, si trovano le prove e poi si condanna. Qui si sono inflitte dure condanne senza alcuna prova, pur essendoci il più grande strumento per trovarle: le registrazioni televisive, e non telefoniche, di tutte le partite del campionato.
Quale senso della giustizia viene trasmesso a milioni di italiani, tra cui tantissimi giovani e finanche bambini, che hanno visto la loro squadra vincere in campo con superiorità sportiva indiscutibile, per poi vederla scippata in questo modo, perfino di uno scudetto come l'ultimo, certamente fuori da ogni pur insignificante intercettazione? Se questa è la giustizia italiana, da italiano provo un forte senso di sgomento e vergogna. Si danno tre anni e sei mesi di inibizione a un dirigente del Milan e quattro anni a uno della Fiorentina, in pratica si riconosce la medesima responsabilità, per poi lasciare una squadra in A e mandare l'altra in B! Ma è tutto vero o siamo su Scherzi a parte?
Ma che c'entrano mille telefonate insensate di un dirigente, con la devastante forza in campo di una squadra, definita tra le più forti mai viste al mondo, tanto da dare alla finale di Berlino metà dei protagonisti... Una condanna agli uomini coinvolti sarebbe stata convincente e rispettabile; una condanna a un simbolo e ai suoi tifosi perde di consistenza ed efficacia morale, per diventare merce a uso delle altre tifoserie e consegnare al mito l'ingiustizia subita, come un ennesimo inimitabile scudetto! In questi pochi giorni, si ripristini il senso della giustizia, venuto meno in modo troppo eclatante per poter essere vero. Si giunga a un verdetto da tribunale serio e non, neanche a farlo apposta, come quello di ieri sera, da autentico Grand Hotel!
Azibiri!
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