Creato da galatolomariuccia il 02/05/2008 |
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Alle otto di mattina, allo scoccar della campanella entra in classe la nostra stella. La maestra,Stella Polare per noi bambini, senza bussola perché ancora siamo piccini. E ci guida in mezzo alle stelle e come assetati ci abbeveriamo alle fontanelle. Perché il gufo ha due occhi grandi così? Quando sbatte veloce le ali il colibrì? Insegnami maestra e dimmi... Come si mettono i numeri in colonna, perché ti scende una lacrima al ricordo della tua nonna ? Ci dici che bisogna dare valore alle più piccole cose, a rispettare tutto, dai moscerini alle più incantevoli rose . A studiare con calma ,a non esser frettolosi che ci sarà il tempo per giocare o esser pigri o coccolosi. Sei la nostra Stella Polare, che ci guida sulla via maestra e ci dirige come un bravissimo direttore d'orchestra ! GRAZIE MAESTRA! Zia Mariù 2019
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Maestri e professori Anche i grandi personaggi , così tanto per rimaner nei paraggi, hanno avuto illustri insegnanti,istitutrici o precettori che oggi chiameremo semplicemente:maestri o professori! Leopardi, non pensate fosse una gran cima, all'inizio non sapeva scriver nemmeno una rima. Provò a mettere dieci parole in fila ed ecco che si accorse quanto all'orecchio suo erano gentili, come un legno pregiato levigato dalle scorze nelle mattinate fresche primaverili. Come il vetro smussato dalle carezze del mare era sì dolce quelle parole in fila ascoltare. Dante invece era un gran secchione, come Leonardo , Galileo e Cicerone. Avevano una parlantina da zittar i loro maestri e meno male che almeno Leonardo se ne andò a Milano a progettare delle statue equestri . Poi c'era Archimede . Il suo maestro disse che aveva il pallino per la matematica, i numeri e la geometria che ci capiva di musica ma che fosse così stonato che una volta lo mise a scrivere cento volte “non canto più” in bella calligrafia . Oggi i tempi son cambiati, qualcuno studia senza sfogliare libri di chicchesia, come una musica senza armonia , qualcuno studia in un baleno, ma della maestra e del maestro ancor non si può far a meno! Zia Mariù 2019
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L'allegria è la sua prima arma segreta, come lei non c'è un'altra uguale su tutto il pianeta. La mia maestra regala sorrisi a destra e manca, anche quando la vedi stanca. Paroline gentili, caramelle gommose all'occorrenza, carezze e tanta pazienza. Se continua così forse un giorno le spunteranno le ali e finirà su tutti i giornali! Una notizia così bella correrà veloce , ma lei vorrà che si dica sottovoce! E quando sarò grande vorrei far uguale , far entrare tanto amore nel mio cuore , una casa ...con il sole dalla finestra, e penserò : questa è stata la mia maestra! Zia Mariù 2019 |
E' arrivata dal cielo tutta bagnata, una cicogna bianca con le zampe lunghe color dell'aranciata. Stende le ali ,plana pian piano, cerca la casa , ma sbaglia la mira e sbatte ad un melograno. Ma la bella cicogna è abituata alle turbolenze e intrigata tra i rami nota dellel ievi crescenze: Gocce gocce, gocce bagnate sopra le Gemme appena nate! Saranno fiori, saranno frutti, questa bimba sarà la felicità di tutti!
Zia Mariù 2019
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Post n°1141 pubblicato il 27 Gennaio 2019 da galatolomariuccia
Quell'omino coi baffi che rabbia mi fa vuol sempre ragione, come fosse il padrone dell'immortalità. Vestito di nero, fa suggestione e anche se non hai mangiato ti dà indigestione. L'omino coi baffi vuol sempre ragione, guida la sua nave di pirati ,tiene il timone. Tutti prigionieri, per il suo folle pensiero, l'omino coi baffi non è mai stato sincero. Stelle gialle ,spente e cadute eco di silenzi ,voci perdute. L'omino coi baffi e chi se lo scorda più, ha seminato odio,come suo fratello Belzebù. Zia Mariù 2019 |
Post n°1140 pubblicato il 25 Gennaio 2019 da galatolomariuccia
Dedicata a Jacopo C'era una volta una volta c'era un pettirosso e una capinera. Jacopo dalle piume di fuoco, s'innamorò di Clarabella e non poco poco. Gli tremavan le zampette ,gli batteva forte il cuore gli dicevano le civette: oh my god , ma questo è amore! Un giorno prese più coraggio per cantare una canzonetta ma timido si mise sopra un faggio in compagnia di una cavalletta. Arrivò il merlo nero, un colombo serio e altero il barbagianni ,il batticoda, una cincia e il fringuello, e iniziaron dolcemente ad intonar un ritornello. E fu così che il pettirosso imparò a fischiettare, quell'amore così grande , che non sapea dimostrare e Clarabella s'avvicinò al suo pettirosso e gli poggiò la testolina e lui molto commosso la strinse a sé sotto l' alina . Zia Mariù 2019 |
Viveva tra le verdi valli e le montagne in Svizzera Guglielmo Tell. Egli era un uomo tranquillo e molto coraggioso,alto e con due spalle grandi così,due braccia robuste come rami di alberi e portava un cappello con due piume di aquila. Guglielmo sapeva andare a cavallo, come nessuno nel suo paese ed era un abile arciere,aveva una mira perfetta e con il suo arco o la sua balestra faceva sempre centro . Lui sbagliava solo quando gli pestavano i piedi ,insomma quando qualcuno lo faceva davvero arrabbiare. Era però difficile vederlo arrabbiato,ma un giorno a stuzzicarlo ci pensò l'ufficiale delle tasse del re,un certo signor Gessler. L'ufficiale ,che si dava tanta importanza ed era molto prepotente ,una mattina ordinò ai soldati del re di attaccare ad una colonna il suo cappello preferito, quello di velluto rosso e pretendeva che chiunque gli passasse davanti gli rendesse omaggio con un inchino,come se fosse una persona e non un oggetto. Guglielmo Tell passò davanti al cappello, a cavallo con suo figlio Gualtierino, ma egli non si inchinò. Si rifiutò di fare la reverenza al cappello e così l'ufficiale per punizione lo condannò. Che condanna esemplare posso dare a Guglielmo Tell?disse l'ufficiale mentre passeggiava nel suo ufficio, avanti e indietro indietro e avanti. Ah, Vediamo, se è così bravo come si dice! Esclamò l'ufficiale, credendo di aver trovato la soluzione allo sgarro ricevuto. E ordinò ai suoi soldati di portare nella piazza del paese Guglielmo e Gualtierino suo figlio . Carissimo Guglielmo,gli disse l'ufficiale,ora devi mettere questa mela sopra la testa di tuo figlio e dovrai colpirla con una freccia con la tua balestra. E Se ti rifiuti di scoccare la freccia o se dall'emozione sbaglierai il tiro, sarai condannato a morte, assieme a tuo figlio. Ma voi pensate che Guglielmo si preoccupò di quello che gli aveva detto l'ufficiale delle tasse? In quel momento a lui non tremava nemmeno un capello e non si perse d'animo e fece un occhiolino a suo figlio Gualtierino e con un tiro perfetto, da abilissimo arciere che era,riuscì a centrare in pieno la mela. L'Ufficiale però si era accorto che Guglielmo aveva nascosto una seconda freccia nella sua faretra e lo fece portare nelle prigioni dove fu costretto dalle guardie a confessare ,che nel caso in cui lui avesse fallito il colpo uccidendo il figlio, con la seconda freccia avrebbe tolto la vita al suo nemico, l'ufficiale delle tasse . Arrabbiato più che mai l'ufficiale ordinò allora che l'uomo fosse imprigionato a vita nella fortezza del castello del re . E lo fece accompagnare alle prigioni da una lunga fila di soldati ,ma durante il tragitto ,lungo la strada buia che costeggiava il lago , si scatenò una terribile tempesta e Guglielmo riuscì a fuggire. Il giorno dopo egli tese un agguato al tiranno. Nascosto tra i rami di un grande albero Guglielmo Tell aspettò che passasse l'ufficiale e sicuro più che mai, chiudendo un occhio,prese la mira e scocc... dalla sua balestra liberò una freccia, quella che aveva nascosto e che sin dall'inizio era destinata all'ufficiale prepotente. La notizia del gesto di Guglielmo Tell si diffuse in tutta la Svizzera e incoraggiò la popolazione a lottare ,per conquistare la libertà dagli oppressori. Tutti lo acclamarono,lo chiamarono eroe e gli dedicarono vie e canzoni e poesie e ancora oggi i nonni raccontano ai nipoti le gesta eroiche di Guglielmo Tell,il famoso arciere e della mela che colpì sulla testa di suo figlio. Zia Mariù 2019 |
Dedicata ai bambini dell'Istituto Comprensivo Devito Francesco di Grumo Appula vicino Bari Arriva dal cielo un bel vecchietto e scende piano piano giù dal tetto. La barba bianca, scarponineri, vestito rosso ,occhi sinceri. Occhialini dorati sul suo bel nasone la cintola stretta sul suo pancione! Ma è Babbo Natale, è Babbo Natale... sarà mica un sacco pieno di farfalle? No,il sacco è pieno di doni ,per tutti i bambini, da quelli grandi ai più piccini ! Zia Mariù 2018
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E' un farmaco stra-potente e si chiama gentilezza non si vende in farmacia, ma fa bene alla tua salute e alla tuabellezza! Riduce le rughe notevolmente e fa tanto bene all'anima e alla mente. Non si tiene sul comodino,come una medicina, non si prende prima di mangiare, quella la ce l'hai dentro il cuoricino e a volontà la puoi usare! Zia Mariù gioca con Dominga Tammone |
Ma parole gentili ne abbiamo? certo che sì , la più bella per me è:ci abbracciamo! Grazie prego scusi, e buongiorno e buonasera dette con gentilezza danno al cuore una carezza. Per piacere o per favore hanno lo stesso significato, è meglio dirle con tono delicato. Mi perdoni ,prego si accomodi al posto mio, facciamolo insieme, mi sposto io. Sono gesti che aggiunti ad un bel sorriso illuminano ogni viso! Zia Mariù 2018 |
Sotto il cielo di stelle il bosco riposa e calda la coltre del buio su tutto si posa. Ma ecco che arriva il dolce mattino che tutti desta come la musica bella di un vecchio violino. Addio all'alba, all'aria fresca : è nata una bimba con la pelle di pesca! fior di Orchidea, fior di camomilla il sole amico lancia baci a Carolina, che nella culla se la dorme tranquilla. Benvenuta stellina da Zia Mariu' |
E rubò le parole ad una poesia per comporre una canzone a Elisa mia. Ne rubò qualcuna anche ad un'operetta, al fin ché la canzoncina fosse perfetta. Note dolcissime dovevano emettere gli strumenti... gli strimpelii dovevano esser assenti. E si raccomandò al trombone: devi suonar delicato,come un fiorellin che dondola nel prato! Vedrai, saprà esser gentile come un uccellino, disse sicuro il violino. Popporopoppò, suono il controfagotto, e si capì che anch'esso si sarebbe fatto in otto . L'arpa cominciò tremare : non è il momento ora ,non ti devi emozionare! la richiamò il pianoforte, il più esperto, perché aveva lavorato a corte. E un tintinnio gioioso si sentì, era il triangolo squillante che starnutì! Silenzio! tuonò la grancassa, non distraiamoci, che qui il tempo passa! E nonno Piero cominciò a suonare, la chitarra ,con una musica che sembrava la voce del mare. Lui aveva messo tutti d'accordo, e dopo mesi è nascosto ancora nel suo cuore quel dolcissimo ricordo.
Zia Mariù 2018 |
Viaggio nella storia di una penna d’oca I GalliSenoni, capitanati da Brenno, erano riusciti ad assediare Roma. I difensori della città cominciarono ben presto a soffrire la fame.Più volte i Romani, guardando le “oche sacre” alla Dea Giunoneche vivevano lassù nel recinto del tempio di Giove, avevano pensatoche con quelle avrebbero potuto placare i tormenti del lungodigiuno. Ma le oche erano sacre alla Dea e ucciderle sarebbe stato unsacrilegio. Unanotte un valoroso soldato, Marco Manlio, che dormiva presso il tempiosacro, sentì risuonare uno strano rumore che lo destò d’improvviso.Prontamente egli afferrò la spada e balzò in piedi. Subito capìche le oche stavano starnazzando. Manlio corse alle mura della rocca,guardò giù…e si trovò faccia a faccia con un soldato Gallo. Inemici tentavano un assalto e in quel momento, appunto,un gruppo diessi si spingeva sopra il parapetto per entrare nella fortezza. In unistante Manlio afferrò il braccio teso del primo Gallo, gli strappòle dita dal parapetto e lo lasciò cadere giù per la rocca. Iniziòa gridare e il clamore delle oche cresceva…cresceva…in pochi minuti tutti i soldati romani si destarono ed afferrarono le armi,pronti alla difesa. Gridando, gli eroici difensori della rocca,corsero alle mura. La sorpresa dei Galli fallì. In breve essi furonosconfitti e ricacciati. Ma, fra tutto quello schiamazzar, successequalcosa di inevitabile: una bella penna bianca si staccò dall’alasinistra del corpo concitato di una grossa oca e cominciò a scenderegiù dal colle come una foglia in autunno e volteggia volteggia:delle leggere folate di vento la allontanarono dal luogodell’assalto. Orasu ora giù, ora qua ora là. La bianca piuma andò a posarsi soprala soma del somaro Cesare. “Arrì arrì Cesarì” incitava ilcontadino. Ma Cesare di muoversi non ne voleva proprio sapere. Allorail contadino provò ad incoraggiarlo con una bella carota. Allungòla mano dentro la sporta per prenderne una quando lo sguardo glicadde sopra la bella e candida piuma, che era rimasta infilzata trale trame del sacco che era posto sul dorso di Cesarì. Era propriobella ma, non sapendo né leggere e né scrivere, la afferrò e la incastrò violentemente nelle briglie sulla testa dell’asino,facendogli male .La bestiola che spesso era considerata lapersonificazione dell’ignoranza e della diabolica ostinazione e forse anche perché era ed è: l’animale che sa di più, perché sadi non sapere,si accorse di avere qualcosa di estraneo sulla testa e,da buon somaro che era, cominciò a ragliare e come sapete il raglioè, tra le voci della natura, una delle più intensamentedrammatiche, l’espressione di un’urgenza irrimediabile e di unavolontà di non tacere più dopo aver troppo taciuto, insomma: ilnostro asinello cominciò a ragliare ed a grattarsi insistentementead un ciliegio e fece cadere delle ceraselle, rosse, saporite egrosse ceraselle che prima penzolavano come gocce di rubino dallacorona di una regina. E fu così che Cesarì si abbassò permangiarle e la piuma gli cadde. E: “corre corre, il contadino percercare di chiapparla” ma, il vento, dispettoso, se la portò via. Vola qua, vola là ,la piuma andò ad adagiarsi proprio sopra il letto di una nobilefanciulla. Quando ella la vide,tanto era bella la penna d’oca, chenon fece altro che prenderla e nasconderla dentro una scatola dilegno intarsiata d’avorio e gli anni passarono e la piuma erasempre ben custodita. Passò di generazione in generazione finché… Nonsi sa come mai ma la scatola, oramai dimenticata, venne ritrovata a Bisanzio. Era stata nascosta dalla basilissa Irene, prima difuggire dopo il colpo di stato che la depose dal trono diCostantinopoli. La scatola con dentro la piuma d’oca era stata nascosta minuziosamente sotto una mattonella del pavimento nelpalazzo dell’imperatore. E’ risaputo che Irene fosse una donnacolta ed intellettuale e, la splendida piuma, venne usata da leicome penna per scrivere. Un’ancella la trovò e se la nascose sottole vesti. I soldati se ne accorsero e consegnarono la scatola allamoglie dell’imperatore che a quel tempo era Rotreude una delle ottofiglie di Carlo Magno. Si avvicinava Natale e Rotreude non sapendoche regalare a suo padre che, quella stessa notte sarebbe statoincoronato Imperatore del Sacro Romano Impero, gli donò la splendidapiuma bianca. Fece fare da un artigiano una scatola tutta d’oro evi fece pure incastonare perle e lapislazzuli, una piccola coltre ditessuto prezioso e vi adagiò la piuma . Carlo Magno aveva studiatopochissimo e a fatica formava il suo nome, poiché allora perl’educazione dei futuri guerrieri la guerra e la caccia bastavano.Possedendo ora una penna così preziosa cominciò ad appassionarsialle lettere e fu tale il suo entusiasmo che istituì una scuola dipalazzo. Tutti i più grandi intellettuali dell’epoca tenevanocorsi per i figli dei nobili vicini alla corte. L’Imperatorepossedeva una sensibilità per la cultura e lo studio che cominciòa scrivere in latino e greco e la penna d’oca lo aiutava in questo.Qualche tempo prima, il Papa Leone III, era stato imprigionato eCarlo Magno lo aveva liberato dalle prigioni in cui era statorinchiuso da un gruppo di nobili romani. Il Papa gli furiconoscente e dopo un po’ di tempo dalla di lui investitura, gliscrisse una bella lettera, a cui Carlo rispose in perfettacalligrafia anche grazie alla penna d’oca regalatagli dalla figlia.In quel periodo crebbe la miseria e le carestie erano sempre piùfrequenti, il malcontento dilagava tra i sudditi dell’impero.Avendo capito il valore della penna d’oca con cui scriveval’Imperatore, dei cavalieri gliela rubarono. Entrarono un giornonella tenda di Carlo Magno mentre lui era intento a colloquiare condei re. Carlo Magno andò su tutte le furie e vana fu la ricerca daparte dei suoi soldati della scatola d’oro e della piuma che cosìse ne perse le tracce. Laritrovò un cavaliere diretto in Terra Santa. Visto l’immensovalore della scatola tutta tempestata di gemme preziose e perle laaffidò alla sua amata, e questa, a sua volta, la donò alla VergineMaria perché il suo cavaliere tornasse sano e salvo dalle Crociate.Ma anche nel convento dove era custodita l’immagine sacra dellaMadonna ebbe vita breve, la scatola d’oro venne nuovamentetrafugata. La bianca penna venne separata dal suo scrigno. Lascatola d’oro venne venduta al mercato nero e la piuma vennelasciata in balia delle intemperie, vicino una chiesa di Firenze. Passava di lì untal messere di nome Dante che, vedendo la trascurata ma sempresplendida piuma, si chinò e la raccolse. A casa con della cenere latenne a bagno per molte ore onde farla ammorbidire,poi la feceseccare e indurire nella sabbia calda e poi ancora la appuntì conun coltello consumandola un po’: e questa tornò al suo anticosplendore. Decise che conquella penna avrebbe fuso strofe e versi di estrema dolcezzaesclusivamente per la sua Beatrice. Tanto era l’amore per Beatriceche Messer Dante consumava a vista d’occhio la penna d’oca finchéun giorno, inavvertitamente, lasciò aperta la finestra del suostudiolo ed il vento la fece scivolare leggermente per le vie diFirenze, sulle rive dell’Arno. Invano, la cercò Dante e così fuche da quella volta non scrisse più, facciamo per dire, versi per Beatrice. La splendida piumafu trasportata lontano lontano dalle correnti e dal vento su di unaspiaggia, quando il cuoco di un signore di nome Napoleone la trovò. Quella sera avrebbeofferto agli ospiti pesce alla griglia e quella penna l’avrebbeusata per ungere l’arrosto ma, passò di lì casualmente il padronedi casa che la fece sua. L’appuntì ben bene e la pose vicino al suo calamaio. Ilsignor Napoleone era un personaggio molto famoso e amava circondarsidi letterati e uomini illustri. Un giorno andò a trovarlo il ducad’Orléans che vista la penna d’oca se la fece regalare. Il ducase la portò a casa e se la dimenticò in un libro. Dopoqualche anno il duca prestò il libro ad un suo dipendente un certosignor Dumas. Alexandre,questo il nome del signor Dumas, lavorava come copista nellacancelleria del duca e accortosi della penna d’oca tra i fogli dellibro la riconsegnò al suo legittimo proprietario e lui, vista lasua onestà gliela regalò. Cominciò a scriveredi dame e cavalieri , di cappe e spade, sempre con la sua pennad’oca. Conobbe in seguito un certo Giuseppe Garibaldi e,dovendocostui scrivere al futuro re d’Italia, Alexandre gli regalò lapenna d’oca. Giuseppe accettò volentieri il dono e la conservò in ricordo della loro sincera amicizia. Passaronogli anni e Giuseppe portò la penna d’oca a Caprera, la sua isola. Eraoramai anziano e stanco e si ritirò per scrivere le sue memorie. Amava osservare la penna d’oca, oramai consumata, nelle sue maniscarne. La osservava con malinconia e ricordava i tempi trascorsi:le lotte per la libertà, e pensava a quanto era stato più facilefare la guerra che non la pace; avrebbe voluto farle scrivere le sueavventure, ma chissà ,se la penna avesse potuto farlo di sé stessa,chi dei due avrebbe avuto più da scrivere! Entròprepotentemente nello studio il nipotino di Giuseppe, che lo guardavascrivere con la penna d’oca. “Nonno nonno che cosa staiscrivendo?” La mia storia aggiunse Giuseppe, invitandolo a sedersisulle sue ginocchia. Il bambino si avvicinò ed abbracciò il nonnosussurrandogli nelle orecchie: “pissi pissi nonno, che cosa è lastoria?” e il nonno : “Non sapere cosa sia accaduto prima dellanostra nascita sarebbe come restare bambini per sempre. La storia ètestimonianza del passato, luce di verità, vita dellamemoria,maestra di vita, annunciatrice dei tempi passati”. “Nonno ho sonno ,mi sono annoiato, voglio dormire!”, concluse il piccolo. Giuseppelo accompagnò nella sua cameretta e lo fece coricare, anche lui erastanco e quando il bambino si addormentò prese la biancapiuma,oramai esile, e la infilò nel cuscino del suo piccolo amoreinsieme ad altre piume e… la fece sparire per sempre. ZiaMariù 05 |
Post n°1131 pubblicato il 05 Marzo 2018 da galatolomariuccia
Ci sono nonne qui? provate a dedicare una poesia ai vostri nipoti e notate le loro reazioni, a me Dani ha detto così: nonna ma te ancora sei giovane per morire, c'avrai almeno altri 27 anni! Tirami un bacio che me lo metto in tasca,
dedicata a Daniele .Nonna Mariù 2018 |
Caro sasso da dove vieni, Zia Mariù 2017 |
Ci sono due bimbe piccine picciò che rubano il latte e poi si nascondono dentro il comò! Un giorno la mamma le vede ,ma non commenta e aggiunge a quel latte un bel po' dimenta. Che bella sorpresa alle miei belle bambine furbe senz'altro e assai birichine! Loro avvicinando il nasino si accorgono subito che il latte sa di moscerino, anzi no, di qualcosa di più strano forte come il rimbombo di un aeroplano. Hai sentito Emma che odore? Sì Sofia , sembra proprio di calzini puzzoni,puuhhhh senti il fetore! Storcono la bocca,gli occhi e i piedini vanno all'insù, scappa lontano anche il gatto Frufru. La mamma le guarda con un sorrisetto, e dice :vi ho fatto anche io un bel dispetto! Zia Mariù 2017 |
Il ciclamino e la primavera
che profuma l'aria e nasconde in sé vita come uno scrigno? C’è forse più fresco, più bel giardino solo nel mondo, un incanto così! ZiaMariù 2017
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C'era una volta una volta c'era il pirata Timor che non voleva la canottiera. Per nasconder la sua pancetta tonda come una mongolfiera! Ma gli stringeva proprio tutto , dalle mutande ai calzettoni, dal cappello ai pantaloni. Mangiava ogni cosa lo stuzzicasse e una volta di mele se ne mangiò trecasse! Lui che solcava tutti i mari si mangiò in una volta sola sei metri di pizza e dieci zoccoli di somari. Aveva delle ganasce così forti e robuste che di confetti al cioccolato se ne mangiò otto buste. E ora vi voglio svelar anche un segreto: a fine pasto si leccava sempre il dito e i suoi pirati per vederlo tranquillo gli dovevan augurare sempre : buon appetito!
Zia Mariù 2017 |
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Il racconto di Zia Mariù
illustrato da Valentina Ravagni :
GONGO il mostro succhiatutto(Edigiò)
"Riuscire a trarre gioia dalla gioia altrui, ecco il segreto della felicità !"
(G.Bernanos)
La storia del leone che non sapeva scrivere
Giù le mani dai bambini
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Quando sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano. Paulo Coelho ............................................................................................................................
Vivi la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l'unico che sorride
e ognuno intorno a te pianga.
Tutta la nostra vita dipende dai giorni dell'infanzia. Anche il nostro carattere è frutto di quei giorni lontani.
Quando veniamo al mondo siamo piccole piante delicate, nate sotto il cielo assieme a tante altre creature palpitanti
.... ma se la semina è stata arida e la crescita non ha avuto amore e né cure
allora le piante saranno deboli e incerte. (R.Battaglia)
"Non permettere che qualcuno venga da te e che poi vada via senza essere migliore e più contento."
Vivi con i bambini ed imparerai ad amare.
Così diventerai tu un bambino
e più ancora: un essere umano.
Georg Walter Groddeck
"Tre cose ci sono rimaste del paradiso: le stelle, i fiori e i bambini".
Dante Alighieri
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