« la poesia, causa persa | Dieci anni » |
a Cosenza, via Macallè, traversa di corso Mazzini, un bambino marocchino si accosta al carrozzino di un altro "cucciolo d'uomo", una neonata, per giocare, per fare un sorriso, un selfie, una risata, mostrarle la lingua, farla ridere;
il papà della bambina sferra un calcio nella pancia del bambino marocchino;
ma questo calciatore non è cosentino, non è salvino, non è neanche rom o polacco od olandese od orangutan od oransoda;
egli è NAPOLETANO, fratello di un PENTITO DI CAMORRA, mentre per giorni e giorni gli italioti avevano pensato che fosse cosentino, calabrese, 'ndranghetista;
ed egli è CAMORRISTA PENTITO, cittadino di Napoli Nobilissima, di una capitale, parla una lingua e non un dialetto, egli ha tanta napolitudine e cazzimma;
egli fa la comparsa per Gomorra perché è un figlio di Camorra, egli ha un sindaco molto metropolitano dotato di arancione determinazione nel difendere Napoli dallo sputtanapoli -
evvai Giggì, spiegaglielo tu agli abitanti di via Popilia che per tre giorni sono stati jastemmati da tutta Cosenza e ai concittadini di Telesio Bernardino che per tre giorni sono stati virtualmente sputatinfaccia da tutt'Italia: o grandissimo sindaco insorgente!
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