« LIBERA EVASIONEA casa BASTARDO! »

Post N° 212

Post n°212 pubblicato il 03 Settembre 2008 da zmblog
 

NOTIZIE DALL'OLTRETOMBA SINISTRO

Posto parte significativa di questo lungo e d eccellente lavoro di Fulvio Grimaldi (nella foto), ripreso da molti blog, che da uno speccato realissimo ed inquietante della situazione geopolitica internazionale e di come i media (la stampa quasi tutta, figuriamoci le TV) creino dei luoghi comuni indissolubili, incentrati sui servilismi di molti signori all'imperialismo globale dominante.

Mentre aumenta il fetore della carogna mediatica in decomposizione

La fetida carogna
L’apocalisse mediatica non ha risparmiato nessuno, dal Mar Nero fino al tramonto estremo. Hanno tuffato la guerra del Caucaso nell’inchiostro che l’abominio occidentale secerne come un pus che tutto contamina, e ne hanno tratto un mostriciattolo deforme, capovolgimento e parodia della realtà. Si sono tutti, da “Libero” a “Liberazione”, fatti trombettieri davanti e valletti dietro il rullo compressore della cosiddetta “comunità internazionale”. Hanno raccattato le deiezioni della propaganda e l’hanno sparata contro gli indifesi cervelli del mondo, realizzando una lobotomizzazione generale.
Compatto, il sistema mediatico della “comunità internazionale”, cioè della criminalità politico-economica organizzata, ha presentato il conflitto tra Georgia, Ossezia del Sud e Russia come rovesciato allo specchio. Un farabutto, golpista grazie alla solita “rivoluzione colorata”, Saakashvili, della serie di delinquenti messi dall’imperialismo a capo delle nuove colonie per destatalizzarle e mafizzarle, scatena un’armata di sgherri armati e addestrati da USraele (non c’è regime fascista o fascistoide al mondo che non goda dell’assistenza dei nazisionisti) contro un paese, un popolo, un’etnia che non hanno voluto farsi imporre la secessione golpista dalla Russia dei primi anni ’90. Nel giro di 24 ore compie una strage spaventosa, rade al suolo la capitale e costringe alla fuga 30mila ossetini (cui non verrà mai dedicata una parola o una pagnotta della solidarietà internazionale). La Russia reagisce in difesa di cittadini della sua nazionalità e, come tutte le mosse di Putin da quando ha rimesso in piedi lo Stato e la società russa dopo lo sfacelo Eltsiniano, si attiene rigorosamente al diritto internazionale, rispetta la popolazione civile nelle terre georgiane dove ha ricacciato in quattro e quattrotto l’armata Brancaleone che, al pari di quella che due anni fa invase il Libano, era messa su e guidata dagli israeliani e, al pari di quella, vide castigata la sua protervia con beneficio della pace. Stop, almeno momentaneo, al cannibalismo territoriale e alle pulizie etniche dell’imperialismo occidentale, con giusta soddisfazione dello schieramento antimperialista, con indiscutibile consenso a Putin-Medveded, mercatisti quanto vuoi, diffamati universalmente al di là di ogni realtà, ma barriera salvifica contro il Gozilla euro-israelo-statunitense. Primo, lungamente atteso altolà, dopo lo tsunami genocida su Iraq, Somalia, Balcani, Afghanistan, Granada, Panama, Nicaragua, Libano, Indonesia, Indocina, ecc..

Ossezia del Sud come Kosovo?
Manco per niente, caro TDF. Meni il can per l’aia e lo mandi diritto sul gancio dell’accalappiacani. Il Kosovo era parte storica della Serbia, il suo luogo di nascita. Ne fu espulsa metà della popolazione non allineata con i trafficanti di droga ed esseri umani investiti dall’Albright del dominio sui traffici sporchi (ma redditizi per le banche Usa) tra Oriente e Europa e dell’ospitalità alla più grande base d’aggressione statunitense d’Europa. I due popoli del Caucaso, invece, li devi paragonare alla Krajina, o all’enclave di Mitrovica, o, perché no, al Sud Tirolo, mai stato Italia, ma strappato al mondo germanico con una criminale guerra imperialista del tutto innecessaria (Vienna ci aveva offerto Trento e Trieste se non fossimo entrati in guerra). Popolazioni che colpi di mano illegali e complotti imperialistici, hanno voluto strappare al loro contesto, sminuzzare, inserire in contesti statali non solo estranei, ma ostili e razzisti. Lo squartamento della Jugoslavia e poi della Serbia era un crimine contro l’umanità e contro il Diritto Internazionale. La liberazione di Ossezia del Sud, in cui nel referendum del 2006 il 99% della popolazione aveva votato per il distacco dalla Georgia, e Abkhazia di quella e di questo è la difesa.

La manovalanza di Giuliana Sgrena
Ma della tecnica di costruire falsità sulle falsità, fino alle vertiginose altezze delle Torri Gemelle, “il manifesto” e il fratello scemo “Liberazione” sono architetti provetti. A gettare malta nelle crepe che la realtà apre nell’alzheimer mediaticamente indotto nella gente ci pensa anche Giuliana Sgrena, il santino del “manifesto” che aspettò due anni e le rivelazione del bravissimi Sigfrido Ranucci (RaiNews24) prima di raccontarci cosa le avevano detto le donne di Falluja fosforizzata. E dalla quale ancora ci attendiamo che ci riveli chi fosse quel quarto uomo, nella vettura con Calipari, di cui si affermò ufficialmente la presenza per tre giorni e che poi svaporò nel nulla per sempre. Forse il capo sequestratore sottratto a forza di milioni al controllo dei mandanti Usa?  Scheletri nell’armadio? Non ce lo dirà mai. Invece, cosa ci dice la teodem del “manifesto” in preda a estasi antislamica peggio diella vivandiera dell’UCK, Santa Teresa? Imperversano guerre e macelli, scoppiano bombe e attentati dalle Filippine all’Algeria, passando per Pakistan, Turchia, Iraq, Russia. Il segno chiarissimo è di occultare ogni barlume di orrore davanti agli oceani di sangue di guerra sotto la bandiera della “lotta al terrorismo” innescata l’11 settembre e vivificata dalla terroristizzazione di chiunque esca da questo seminato geneticamente modificato, barboni compresi. Anzi, poveri scontenti dell’intero mondo compresi. In tutta questo ambaradan apocalittico, la celebrata inviata di guerra ci distrae inveendo contro gli islamici e i veli con cui imprigionano le donne, tanto da mandare ai giochi olimpici povere atlete avvolte nei burka, o quasi. Noi, per la verità, avevamo visto atlete musulmane, maghrebine e altre, con nientemeno che calzoncini alla coscia. Certo, per la teodem dai bollori antislamici sono molto più emancipate e dignitose le velociste, saltatrici, mezzofondiste bianche e cristiane con slippini e perizoma. Chi non ne converrebbe? Sempre nel contesto delle deflagrazioni a 360 gradi, che s’inventa Sgrena? Una specie di riflusso da sue passate libagioni: una gragnuola di invettive contro l’Algeria araba alle cui nefandezze avrebbero risposto gli attentati “naturalmente di Al Qaida”, contro lo Stato. Attentati tutti compiuti in Cabilia, la terra dei berberi tanto cari a Sgrena quanto all’Eliseo e agli Usa, da tempo quinta colonna secessionista e filo-francese. Il presidente algerino Bouteflika era appena tornato da una visita a Tehran! Intrattiene anche buoni rapporti con Hugo Chavez. Non svende alle petrolifere tutte le riserve, fornisce tanto gas a un’Europa che, tra Algeri e Mosca, rischia la tentazione di rendersi energeticamente indipendente da USA – GB. Naturalmente Al Qaida s’incazza. Mica la Cia, o il Mossad, sia mai. Ecco un altro tocco di malta sgreniana a sostegno dell’edificio della “guerra infinita al terrorismo”. Del resto, è una litania, in quel giornale, la ripetizione, da parte proprio di tutti, delle guerra al terrorismo come “vendetta”, “reazione”, “risposta” degli Usa agli attentati di Al Qaida. Attentati di Al Qaida, alla faccia di tutte le contestazioni documentate della grottesca versione ufficiale sull’11/9 da parte un’armata internazionale di esperti, studiosi, tecnici, testimoni, pentiti. E una “reazione”, “risposta”, “vendetta” a tanta nefandezza islamica sarà magari eccessiva, ma dai, ci può pure stare.

Al Qaida come l’araba fenice (che ci sia ognun lo dice, dove sia nessun lo sa)
Tanta malta Giuliana Sgrena la butta nei baratri che continuano ad aprirsi nella megagalattica frode con cui si manda avanti la “guerra al terrorismo”. Gli occupanti e i loro schiavetti a mezzo servizio con l’Iran di punto in bianco, alla fine del 2006, smettono di parlare di “insorti”, “saddamisti”, “resistenza”, “rivoltosi”, “ribelli”. Li chiamano tutti “Al Qaida”. Al Qaida non c’è mai stata in Iraq. Quando qualche nugolo di infiltrati e scemotti, sollecitati dall’occupante, presero a firmare comunicati con “Al Qaida”, o “Emirato islamico dell’Iraq”, hai voglia a far circolare comunicati della già conclamata Resistenza, in tutte le sue articolazioni, dell’autorevolissimo Consiglio degli Ulema, degli stessi capitribù e capicomunità, che Al Qaida è roba da provetta Usa-Sion e che, ove spuntasse, verrebbe presa a fucilate. Ma tant’è. La sempre più evidente e irriducibile lotta di liberazione di un popolo poteva suscitare perplessità, se non simpatie, se non solidarietà, se non effetto contagio. Meglio vestirla dei panni lordi di sangue di coloro cui si attribuiscono le carneficine in giro per il mondo, dalle Torri a Madrid, da Londra a ovunque. Siti “islamici” della Cia ce n’è a strafottere per spararci in testa comunicati e rivendicazioni. Sono anche stati scoperti, ma che fa. Basta non dirlo. Prendendo spunto dall’immagine di una ragazzina di 13 anni, in condizione di semincoscienza, scoperta con una cintura esplosiva, ecco che la crociata teodem inalbera la picca e va a fondo. Chi gliel’ha messa la cintura? Forse gente del tipo di quei militari israeliani che presero un adolescente disabile mentale, gli misero il giubbetto delle bombe, lo trascinarono davanti ai fotografi? E qui è tutto un seguito di fonti e conferme autorevoli: “Si dice che la famiglia sostenesse Al Qaida… si dice che l’abbiano reclutata parenti… Si ritiene che a organizzare l’attacco sia stato Al Qaida…”. Poi la mitica inviata di guerra si avventura in un’analisi del confronto sul terreno che è pari pari un briefing del comandante in capo Petraeus.

La stampella Sgrena al raggiro terrorista
parlerò in altra occasione dei Consigli del Risveglio sunniti, strutture inventate dagli Usa per usarle contro la Resistenza a forza di 300 dollari al mese a combattente, e per contenere l’invasività degli sciti, apostoli e quinta colonna dell’Iran khomeinista. Aderirono disperati con famiglia, parte di quel 50% di iracheni che non ha lavoro ed è alla fame; boss locali ansiosi avidi di essere corrotti, ma anche molti militanti della liberazione che, dalla strage di Samarra in poi (2004), avevano dovuto subire un vero e proprio genocidio da parte degli sciti: sui cento ammazzati al giorno, sempre dopo tortura, quasi sempre con gli occhi e i genitali trapanati. Il nemico immediato, il più robusto grazie alla sponsorizzazione iraniana erano i briganti sciti di Moqtada, di Dawa, dello SCIRI, e la stessa marmaglia inquadrata in polizia ed esercito. In effetti l’idea funzionò, nel senso che pose un freno all’eccidio dei sunniti e riequilibrò un po’ a favore dell’occupante il rapporto di forze con il socio-rivale persiano. Cosa a quest’ultimo non gradita, per cui tornò a riattivare i propri viceconsoli a Baghdad. Iniziò il ripulisti dei Consigli del Risveglio da parte dell’esercito del premier Al Maliki, rimozioni, arresti, eliminazioni (che si accompagnavano a quelle con cui la Resistenza vera colpiva rinnegati e collaborazionisti). Gli Usa a guardare imbambolati, come un pugile suonato. E’ persiana la mano che tiene il coltello per il manico in Iraq. E “l’antiamericanismo” di Moqtada serve a confondere le acque e catturare il consenso di un popolo che mille volte preferirebbe gli Usa in quel cappio che Moqtada strinse al collo di Saddam.
Ebbene di questo, che pure appare nelle analisi dei migliori e più documentati commentatori in rete, in Sgrena non c’è traccia. Ci sono i kamikaze di Al Qaida, le bombe di Al Qaida, i Consigli del Risveglio contro Al Qaida. Non conta che le stragi tra civili non sono mai stati, mai avrebbero potuto essere, di una Resistenza che senza l’approvazione delle masse non è. Non conta che le vere azioni di resistenza oggi, con gli statunitensi asserragliati nei loro presidi, fanno strame di poliziotti e militari delle forze fantoccio, man  mano che ci provano a sostituirsi alla presenza dell’occupante. Non conta soprattutto, che decine di testimoni, riportati in centinaia di cronache, hanno illustrato la tecnica della macchina sequestrata a un cittadino qualunque e portata a un posto di controllo, dell’autista che deve venirla a prendere domani, che quando la ricupera gli si ordina di portare un messaggio in un certo punto, meglio dove c’è tanta folla, e da lì telefonare. Al chè scoppia tutto. E quei due soldati inglesi travestiti da arabi, scoperti a Basra con una vettura zeppa di esplosivo pronto all’innesco, mentre stavano dirigendosi verso la moschea? E quei numerosi conducenti che la loro macchina, riavuta dagli occupanti, l’hanno esaminata e trovata foderata di tritolo che la telefonata avrebbe fatto saltare? Niente, per Sgrena non c’è niente. C’è solo, sette volte nel pezzetto, Al Qaida (anzi Al Qaeda, lo scrive all’inglese). Gli inventori di Al Qaida e autori del terrorismo imperialista, dall’11/9 in poi, ringraziano commossi.

Caucaso: un megapacco mediatico
Ma vediamo cosa è davvero successo nel Caucaso e cosa ne viene alla geopolitica mondiale. La vulgata dei gazzettieri, mercenari e falsari per interesse o vocazione, che si è abbattuta compatta come la colata di fango di Sarno sull’opinione pubblica, ci ha dipinto questo quadretto: L’uomo più o meno d’onore Saakashvili, con un colpo di testa che  doveva forzare la mano agli “alleati” occidentali, ha voluto riprendersi la provincia riottosa del Sud Ossezia, contando sull’immediato soccorso militare e politico dei suddetti. I mille militari Usa che dalle sue parti avevano appena concluso esercitazioni che adombravano proprio una simile operazione, il concorso annoso di armi, istruttori e intelligence  statunitensi e israeliani, lo avrebbero illuso, poveretto, sull’arrivo dei rinforzi USraeliani ai quei quattro briganti di strada che, mutuati dal modello del terrorismo ceceno, aveva spedito a radere al suolo Tskhinvali, la capitaletta osseta, e sterminare il maggior numero possibile di vite della maggioranza russofona di quel paese. Una pulizia etnica all’UCK in Kosovo, alla kurda a Kirkuk, all’israeliana in Palestina. Le “democrazie occidentali”, però, prese in contropiede dall’avventatezza del “rivoluzionario delle rose”, avevano esitato, tergiversato, temuto, animati da spirito di pace e dialogo, Israele aveva occultato, se non rallentato, il proprio contributo al revanchismo georgiano, paurosa di ritorsioni russe in Iran e Siria, gli Usa erano paralizzati dal trambusto elettorale e dal timore della banda Bush di concludere l’amministrazione in una nuova palude tipo Iraq e Afghanistan  e gli europei se ne restavano rintanati, sbigottiti dal rischio alla sicurezza dei rifornimenti energetici russi che sarebbe stato determinato da un loro intervento a fianco dello sconsiderato georgiano.
Di questo impasse avrebbe dunque approfittato il “neoimperialista” Putin, non solo per riprendere il controllo su Ossezia e Abkhazia, promuovendone l’indipendenza, ma per calcare con i suoi stivali fette del territorio georgiano e uccidere così quella “giovane democrazia”, minacciando al tempo stesso tutto ciò che in direzione Nato si agitava alle sue frontiere occidentali. Si era così potuto salutare, con soddisfazione, il ritorno a quella contrapposizione, un tempo anche ideologica, oggi geostrategica, tra Occidente democratico e i nuovi “zar totalitari ed espansionisti”. Quella guerra fredda, in prospettiva calda, per cui l’industria militare, l’apparato economico e l’intera struttura propagandistica della cristianità bianca aveva tanta nostalgia e che pro tempore aveva sostituito con il “terrorismo” (comunque ancora buono per le strategie colonialiste verso il Sud del mondo e per la marcia verso i propri stati di polizia).

Cosa c’è dietro e cosa viene dopo ll conflitto in Caucaso
Cosa ha prodotto nell’immediato la provocazione georgiana, al di là dell’attesa riemersione di un valido antagonista e freno alle tirannie guerrafondaie occidentali, al di là anche della deviazione dell’attenzione mondiale dall’abbagliante mattinata olimpica cinese alla notte del ritorno dei morti viventi asiatici in Tibet e in Georgia. Dello tsunami di un’informazione senza più remore nella propria identificazione con la cupola mafiosa mondiale s’è detto. Polonia e Usa hanno utilizzato l’occasione per sancire l’arrivo dello scudo missilistico d’attacco, insieme a un flusso poderoso di armamenti, contro l’opposizione del ben 70% dei polacchi. L’Ucraina non ha perso l’attimo e si è dichiarata disposta a ospitare anche lei qualche bella batteria di missili nucleari antirussi: non potrebbe essere minacciata da Tehran anche lei? Cechia, Ungheria, l’Italia che ha contrabbandato con Prodi lo scudo d’attacco di nascosto anche dal parlamento, non sono più soli. L’accerchiamento Usa della Russia e dell’avamposto antimperialista Bielorussia e l’avanzata verso la Cina si rafforzano. D’un tratto dal Baltico al Mar Nero non c’è stato Stato o pseudostato che non strepiti per l’immediato ingresso nella Nato e, quindi, ovviamente in un’ Unione Europea sempre più alla mercé di infiltrati Usa, degli Al Maliki e Karzai polacchi, lettoni, ucraini, georgiani, bulgari, ungheresi, cechi e tutti gli altri? La maggioranza dei 27 ! Altro che ruolo autonomo dell’Europa, specie se, con il concorso di tutta questa bella gente e l’apporto decisivo del Pentagono, gli Usa riusciranno a mettere le mani anche sui rubinetti energetici dell’Asia, dopo quelli mesopotamici (e domani sudanesi e africani). E sul mandato Usa a Saakashvili di assalire l’Ossezia del Sud non dice nulla un dato dirimente come quello che non ha visto, al momento della deflagrazione, aumentare il prezzo del greggio di neanche un centesimo, anzi continuare la discesa, quando prima bastavano una sparata di Ahmadi Nejad, uno starnuto di Olmert, un voto per Chavez a farlo schizzare in alto? I petrolieri Usa, vampiri della speculazione, sapevano bene cosa era in gioco.

Imprescindibile: fuori la Nato dall’Italia, fuori l’Italia dalla Nato
L’assalto e le carneficine del corrotto autocrate-fantoccio Saakashvili, brutale, gratuito, indiscriminato, criminale, con 2000 uccisi e 34.000 su 73mila abitanti cacciati di casa, con il plauso mediatico mondiale e la contemporanea satanizzazione della Russia di Putin, ci danno ancora una volta la misura dell’alleanza in cui governanti felloni, svendendo la sovranità conquistata dalla Resistenza, ci hanno rinserrato dal 1945 e di cui Massimo D’Alema, copia fallimentare di Andreotti, nel 1999 ha firmato con entusiasmo la trasformazione in mattatoio universale, in contemporanea con i suoi allegri bombardamenti sui civili serbi. Questa ininterrotta e sempre più feroce proiezione di potere, di distruzione, di pulizie etniche e genocidi non può non preludere all’ olocausto nucleare globale, accidentale, o, come hanno programmato i più autorevoli boss dell’establishment Usa, volontario. Sempre che, prima, le devastazioni che il capitalismo di pace e di guerra va infliggendo al pianeta non rendano superfluo il fungo. E’ bastato molto meno, nel 1914 a Sarajevo, per far iniziare ai necrocrati occidentali il ciclo delle guerre capitaliste mondiali. La migliore rappresentazione filmica dell’ horror Nato è un banda di zombie che gira il pianeta con in una mano una tanica di benzina e nell’altra una scatola di fiammiferi, pretendendo di vendere assicurazioni antincendi. Meglio la Nato, per gli incendiari USraeliani e i loro arlecchini europei, che l’ONU: è il surrogato ideale, controllabile, compatto, per fornire una cornice legale ai crimini di guerra e sostituire un’organizzazione dove ogni volta tocca subire paralizzanti compromessi a causa di uno qualsiasi dei cinque veti nel Consiglio di Sicurezza.
Forse il collante di una sinistra  atterrata, ma che ancora non ha subito l’ultimo knock out, dovrebbe essere uno slogan antico, messo in soffitta e coperto di polvere, con particolare zelo dai “nonviolenti”. Mai c’è stata un’emergenza libertà, povertà, sovranità, pace più acuta di oggi per riunirsi tutti sotto il vessillo “fuori la Nato dall’Italia, fuori l’Italia dalla Nato”, che comporta fuori Berlusconi, fuori Veltroni, fuori Bertinotti, fuori il privatizzatore dell’ acqua, vindice di brogli accertati e quaquaraquà del papa, Vendola, fuori la mafia ufficiale e ufficiosa. Fuori tutti i complici governisti, disposti a stare in una classe dirigente che si identifica e si fa proteggere da questi serial killer di massa.  Di tutte le emergenze, nell’attualità, Vicenza è il punto cardinale. Combattere quella battaglia, vincerla, significa incidere un bubbone emblematico del vaiolo imperialista. Due anni fa Vladimir Putin (che pure non è un Santo) pronunciò un discorso a Monaco che, per gli Usa, lo pose in fila con Cstro, Chavez, Morales, Correa, Mugabe, Al Bashir e al quale si può far risalire la decisione Usa di dare il via ai progetti elaborati da Brzezinski.
“Il mondo unipolare fa riferimento a un mondo in cui c’è un solo padrone, un solo sovrano…un solo centro di autorità, di forza, di decisione. Alla resa dei conti ciò è pernicioso non solo per tutti coloro all’interno del sistema, ma per lo stesso sovrano, perché distrugge il sistema dall’interno. Alla base di esso non ci possono i fondamenti di una moderna civiltà. Azioni unilaterali e illegittime non hanno mai risolto alcun problema. Anzi, hanno provocato nuove tragedie umane e creato nuovi centri di tensione. Guardate: le guerre e i conflitti locali e regionali non sono diminuiti. Si muore molto di più di prima. Molto, molto di più! Vediamo un crescente disprezzo per i principi di base del diritto internazionale…Uno Stato, ovviamente gli Stati Uniti, ha superato in ogni modo i propri confini nazionali, ha imposto le proprie direttive economiche, politiche, culturali ed educative ad altre nazioni. Chi ne può essere felice?... Sono convinto che abbiamo raggiunto il momento decisivo per pensare seriamente a una nuova architettura per la sicurezza globale".

Chi può dargli torto?

 Liberamente tratto da MONDOCANE FUORILINEA DEL 24/8/08 di  FULVIO GRIMALDI.

Testo integrale - http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=4970&mode=&order=0&thold=0

Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
La URL per il Trackback di questo messaggio è:
https://blog.libero.it/zmblog/trackback.php?msg=5352379

I blog che hanno inviato un Trackback a questo messaggio:
 
Nessun Trackback
 
Commenti al Post:
Nessun Commento
 
 
 
 

Contatta l'autore

Nickname:
Se copi, violi le regole della Community Sesso:
Età:
Prov:
 

Tag

 

Archivio messaggi

 
 << Maggio 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
    1 2 3 4 5
6 7 8 9 10 11 12
13 14 15 16 17 18 19
20 21 22 23 24 25 26
27 28 29 30 31    
 
 

Cerca in questo Blog

  Trova
 
Citazioni nei Blog Amici: 6
 

Ultime visite al Blog

zoppeangelolamed59luigibramato1984lottoyakodio_via_col_ventozmblogneghenire24micotecjoifullaniven51Fubine1ingegnersalvoallaantoniosilvanamassiddafantomas_62
 
 

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti gli utenti registrati possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963