L'auto ad aria è... volata via

Post n°188 pubblicato il 30 Ottobre 2007 da zmblog
 

Eolo, la vettura che avrebbe fatto a meno della benzina è stata fatta sparire. Perché?

VIVAMO IN UN MONDO DOVE CI VOGLIONO FAR CREDERE CHE IL PETROLIO E' IMPORTANTE QUANTO L'ACQUA

Guy Negre, ingegnere progettista di motori per Formula 1, che ha lavorato alla Williams per diversi anni, nel 2001 presentava al Motorshow di Bologna una macchina rivoluzionaria: la "Eolo" (questo il nome originario dato al modello), era una vettura con motore ad aria compressa, costruita interamente in alluminio tubolare,fibra di canapa e resina, leggerissima ed ultraresistente.

Capace di fare 100 Km con 0,77 euro, poteva raggiungere una velocità di110 Km/h e funzionare per più di 10 ore consecutive nell'uso urbano.
Allo scarico usciva solo aria, ad una temperatura di circa -20°, che veniva utilizzata d'estate per l'impianto di condizionamento.
Collegando Eolo ad una normale presa di corrente, nel giro di circa 6 ore il compressore presente all'interno dell'auto riempiva le bombole di aria compressa, che veniva utilizzata poi per il suo funzionamento.
Non essendoci camera di scoppio né sollecitazioni termiche o meccaniche la manutenzione era praticamente nulla, paragonabile a quella di una bicicletta.
Il prezzo al pubblico doveva essere di circa 18 milioni delle vecchie lire, nel suo allestimento più semplice.

Qualcuno l'ha mai vista in Tv?

Al Motorshow fece un grande scalpore, tanto che il sito www.eoloauto.it venne subissato di richieste di prenotazione: chi vi scrive fu uno dei tanti a mettersi in lista d'attesa, lo stabilimento era in costruzione, la produzione doveva partire all'inizio del 2002: si trattava di pazientare ancora pochi mesi per essere finalmente liberi dalla schiavitù della benzina, dai rincari continui, dalla puzza insopportabile, dalla sporcizia, dai costi di manutenzione, da tutto un sistema interamente basato sull'autodistruzione di tutti per il profitto di pochi.
Insomma l'attesa era grande, tutto sembrava essere pronto, eppure stranamente da un certo momento in poi non si hanno più notizie.
Il sito scompare, tanto che ancora oggi l'indirizzo www.eoloauto.it risulta essere in vendita.
Questa vettura rivoluzionaria, che, senza aspettare 20 anni per l'idrogeno (che costerà alla fine quanto la benzina e ce lo venderanno sempre le stesse compagnie) avrebbe risolto
OGGI un sacco di problemi, scompare senza lasciare traccia.
A dire il vero una traccia la lascia, e nemmeno tanto piccola: la traccia è nella testa di tutte le persone che hanno visto, hanno passato parola,hanno usato Internet per far circolare
informazioni.
Tant'è che anche oggi, se scrivete su Google la parola "Eolo", nella prima pagina dei risultati trovate diversi riferimenti a questa strana storia.
Come stanno oggi le cose, previsioni ed approfondimenti. Il progettista di questo motore rivoluzionario ha stranamente la bocca cucita, quando gli si chiede il perché di questi ritardi continui. I 90 dipendenti assunti in Italia dallo stabilimento produttivo sono attualmente in cassa integrazione senza aver mai costruito neanche un'auto.
I dirigenti di Eolo Auto Italia rimandano l'inizio della produzione a data da destinarsi, di anno in anno.
Quali considerazioni si possono fare su questa deprimente vicenda? Certamente viene da pensare che le gigantesche corporazioni del petrolio non vogliano un mezzo che renda gli uomini indipendenti.

La benzina oggi, l'idrogeno domani, sono comunque entrambi guinzagli molto ben progettati.

Una macchina che non abbia quasi bisogno di tagliandi nè di cambi olio,che sia semplice e fatta per durare e che consumi soltanto energia elettrica, non fa guadagnare abbastanza.
Quindi deve essere eliminata, nascosta insieme a chissà cos'altro in quei cassetti di cui parlava Beppe Grillo tanti anni fa, nelle scrivanie di qualche ragioniere della Fiat o della Esso, dove non possa far danno ed intaccare la grossa torta che fa grufolare di gioia le grandi compagnie del petrolio e le case costruttrici, senza che "l'informazione" ufficiale dica mai nulla, presa com'è a scodinzolare mentre divora le briciole sotto al tavolo....

LA GENTE DEVE SAPERE!!!!!!! CI VORREBBE UNA BELLA CAMPAGNA TIPO V-DAY....

 
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UNA LETTERA... DA CUBA

Post n°187 pubblicato il 26 Ottobre 2007 da zmblog
 

Pubblico un estratto di una lettera ricevuta da un amico che studia a Cuba, dove la pedofilia non esite ed il cuore dello Stato sono i bambini...

...L’ambiente universitario che sinora ho avuto modo di conoscere mi ha fatto una buona impressione sia per i ragazzi che per gli insegnamenti impartiti. È evidente lo sforzo straordinario e coraggioso che la rivoluzione ha profuso nel porre il settore dell’istruzione al primo posto nella sua agenda politica e ciò dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, quali origini reazionarie e fasciste covino sotto la cenere della demolizione del “sistema” istruzione in Italia e in Europa. Ti assicuro che vedere tutte le mattine fiumane di bambini in uniforme attraversare la città per andare a scuola avendo la consapevolezza che nessun bambino cubano rimane senza un’adeguata alfabetizzazione (con tutto quello che ciò comporta nel mondo di oggi) è qualcosa di bello. Solo a poche decina di miglia di distanza da qui ci sono interi popoli tutt’oggi sottomessi al barbaro sfruttamento del capitale transnazionale delle grandi corporation operanti in vari settori commerciali e i cui giovani rimangono massivamente analfabeti, derubati di qualsiasi futuro. Ecco perché Guevara, rispetto a questo tema, rimane e rimarrà un simbolo, a Cuba e nel mondo, rispetto all’internazionalismo e al più genuino idealismo.

Sarebbe da stupidi ignorare le difficoltà che attualmente il Paese ancora attraversa e ancor più sarebbe sbagliato addurre queste difficoltà a circostanze puramente contingenziali. Da quando, dopo la caduta del muro di Berlino, si diede inizio al periodo “speciale” ovvero a tutta quella serie di misure tendenti a razionare ogni cosa, per poter risparmiare e sopravvivere con un’economia a pezzi, molto è cambiato. Le cose lentamente, dal 2000 in poi, vanno lentamente migliorando anche e sopratutto grazie a rilevanti trasformazioni geopolitiche che riguardano il sudamerica come il resto del mondo. Qui è molto più chiaro che altrove il declino assoluto degli Stati Uniti sulla scena internazionale e si percepisce chiaramente il timore di un “colpo di coda” di questo che è il più poderoso impero che sia mai esistito sulla faccia della terra. In questo senso la strategia ultramilitarista degli States (la parte neo-teo-con ndZM) potrebbe addirittura essere portata al suo limite massimo e quindi alla minaccia di una terza guerra mondiale, al fine unico e solo di mantenere lo status-quo oggi così minacciato. Cina, Russia, India, mezza Europa e Sudamerica sono percepiti come concreti pericoli di cui doversi liberare e contro cui combattere e non, come forse bisognerebbe incominciare a fare, entità sovrane e libere di autodeterminarsi. Ovviamente lo scenario internazionale, come puoi ben immaginare, è complicato da una quantità incredibile di varianti che, da questo osservatorio assolutamente privilegiato, assumono tutt’altra consistenza e profondità. Vale veramente la pena di impiegare il proprio tempo migliore ad indagare su queste cose perché chi desidera rivoluzionare ha il dovere di conoscere.

Gli organi di informazione di massa cubani, radio, giornali e televisioni, dimostrano al mondo intero quale uso intelligente, critico, sano e progressista si possa fare di mezzi così potenti. Bisogna rifiutare con nettezza l’idea che il mercato possa fare comunicazione di massa, che possa dettare le regole del nostro diritto all’informazione e quindi determinare un punto di vista conformato alla riproduzione dello stato di cose presenti. È sin troppo scontato, nella realtà italiana, il grado di manipolazione, selezione e preparazione delle “informazioni”, e non soltanto nella chiave delle notizie tele-radio-giornalistiche, per non rimanere basiti dinanzi al livello critico e intellettuale direi di cui è qui possibile godere osservando i mass-media.

Tutto il bello possibile posso dire del meraviglioso sistema cubano e del genio politico che sta dietro a tutto questo: Fidel. Ho dovuto rivedere molte cose rispetto ad una precedente titubanza rispetto ad alcuni aspetti che lo riguardano e sempre più mi rendo conto dell’immensa statura politica e morale di questo comunista. Chissà cosa egli realmente pensa rispetto al futuro della rivoluzione dopo di lui. Io, dal canto mio, non sono assolutamente in grado di fare la benchèminima analisi che abbia un minimo di rigore scientifico ed ho bisogno di studiare ancora tanto per poter giungere a formulare qualche ipotesi.

Non credo però che "l’uomo nuovo" possa essere compreso come una variabile definibile nei termini del governo-sistema sotto il quale si nasce né, tantomeno, rispetto alle condizioni materiali di vita che si presentano. Questi fattori possono, e dico possono, determinare un senso di appartenenza di classe più o meno forte e legata ai valori della solidarietà, della democrazia, dell’altruismo ma questa condizione non è affatto scontata. Del resto il cammino per arrivare all’uomo nuovo, lo sappiamo, è ancora molto lungo e nient’affatto scontato. Credo sia molto più vicina l’estinzione dell’essere umano dalla faccia della terra che non un suo progresso nella chiave di un salto evoluzionistico. Il motto “socialismo o barbarie” è sempre più valido.

Ritornando ai cubani credo che ci siano molti bravi compagni qui che permettono a questa enorme macchina di andare avanti nel senso giusto e sono persuaso che la parte migliore tra queste persone eccezionali formi oggi un nocciolo duro della rivoluzione che è capace di dimostrare una solidità granitica. A partire da un giovane e caparbio ministro degli esteri, Felipe Perez Roque, questi compagni hanno predisposto una cabina di regia latinoamericana che, in tutte le materie più importanti della vita di uno stato, associa le forze di Cuba a quelle di Venezuela, Bolivia, Nicaragua, Equador e di alcuni altri stati che per adesso guardano con interesse a questa nuova realtà. Si chiama ALBA (Alternativa Bolivariana per le Americhe) e si pone l’obbiettivo di creare un’unica entità statale, la “nostra america”, che si basi sul socialismo. La circostanza che questa nuova entità venga sospinta a passo veloce te la posso confermare senza ombra di dubbio.

In questa Cuba dove bisogna costruire il futuro per migliorare il presente, i comunisti ci si trovano bene....

a presto *****

 
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AL GORE : NOBEL DI MENZOGNE?

Post n°186 pubblicato il 19 Ottobre 2007 da zmblog
 

Il Guardian dell’11 ottobre ha fatto la lista delle menzogne riconosciute da un giudice USA su un ricorso presenatto da un camionista che non voleva far veder il Film (Una verità sconveniente ) ambientalista di Al Gore a suo figlio che frequenta la scuola secondaria.
Secondo il giudice Barton, il film può essere proiettato solo con nuove note cautelative che bilancino le idee “unilaterali” di Mr. Gore.

1. L’affermazione secondo cui gli atolli del Pacifico che emergono di pochi metri “sono inondati a causa del riscaldamento globale antropogenico”, visto che non ci sono prove delle evacuazioni riferite dal film.

2. L’affermazione che il riscaldamento globale “pone fine alle correnti oceaniche”, in particolare la Corrente del Golfo. Il giudice cita la stessa IPCG, a cui si appoggia Gore, secondo cui è “molto improbabile” che le correnti finiranno, ma potrebbero subire un rallentamento.

3. Di due grafici, l’uno sull’aumento del CO2 l’altro sull’aumento della temperatura in un periodo di 650 mila anni, si dice che “corrispondono perfettamente”. Gli scienziati invece ammettono solo un collegamento, e dunque “i due grafici non dimostrano ciò che asserisce Mr. Gore”.

4. La scomparsa delle nevi dal Kilimanjaro è espressamente attribuita al riscaldamento provocato dall’attività umana, cosa che non è affatto dimostrata.

5. Il restringimento del Lago Ciad non è attribuibile al riscaldamento globale ma “è evidentemente considerato più probabilmente il risultato ... dell’aumento della popolazione, dell'eccesso di pascolo e del clima regionale”.

6. “Non ci sono prove sufficienti per dimostrare che” l’uragano Katrina sia dovuto al riscaldamento globale come sostiene Al Gore.

7. Gore afferma che gli orsi polari affogano perché debbono “nuotare per grandi distanze per trovare il ghiaccio”. Il giudice ha accertato che: “L’unico studio scientifico di cui le due parti al mio cospetto possono disporre dice che recentemente sono stati trovati quattro orsi polari affogati a motivo di una tempesta”.

8. Non vi sono prove sufficienti a sostenere che lo sbiancamento delle scogliere coralline in tutto il mondo sia dovuto al riscaldamento globale e ad altri fattori.

9. Non vi sono prove per prevedere “nel prossimo futuro” un aumento del livello del mare, fino ad oltre 6 metri, provocato dallo scioglimento dei ghiacci, in Groenlandia o nell’antartico occidentale.

C’è da sottolineare che il tribunale non ha riconosciuto la menzogna principale che pervade tutto il film: che il biossido di carbonio abbia qualcosa a che vedere con il riscaldamento globale.

 Tratto dal sitohttp://www.movisol.org

 
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Democrazia referendaria

Post n°185 pubblicato il 15 Ottobre 2007 da zmblog
 

Nella sua evoluzione finale, la democrazia diventò una potente arma di legittimazione del sopruso da parte del potere. La più potente mai vista. Ci fu un tempo in cui il potere rispondeva in proprio delle scelte impopolari compiute, tenendosi pronto a fronteggiarne le conseguenze. Un aumento del prezzo della farina scatenava rivolte e sommosse. Ogni nuova imposta sui generi alimentari rischiava di sfociare nella ribellione del popolo, rendendo cauti i sovrani nell'adottare questo tipo di misure. Occorreva, per prudenza, tenersi pronti alla repressione, mobilitare le forze di polizia, esporsi ad un calo di popolarità che di certo non metteva a rischio il trono, ma sminuiva l'autorità dei governanti e rendeva più difficoltoso l'esercizio della potestà. Quando non c'era la democrazia, il popolo riconosceva il potere come altro da sé ed era capace, se non di combattere il nemico, per lo meno di rendersi conto della sua esistenza e della sua ubicazione.

La democrazia è il pretesto che ha reso invisibile il potere, liberandolo dalla responsabilità delle proprie scelte e consentendogli di operare dietro un muro di sicurezza. Il trucco è quello di scaricare sul popolo la colpa delle scelte sciagurate. Far credere al popolo, attraverso una serie di accorgimenti fittizi, ...

... che esso sia la causa della propria stessa rovina. Ogni nuova tassazione, ogni provvedimento lesivo della sicurezza economica e lavorativa dei cittadini viene fatto passare, grazie all'invenzione del teatrino democratico, per una scelta imputabile alle sue stesse vittime, anche se sarebbe fin troppo semplice smascherare l'inganno. Con la "democrazia" al suo culmine, nessun lavoratore incolpava più il governo della propria fame: incolpava gli altri lavoratori che quel governo avevano "eletto", un po' anche se stesso per non aver saputo esprimere attraverso il voto una scelta migliore. La democrazia è l'arma finale con cui il potere è riuscito non solo a scongiurare ogni rischio di rappresaglia, ma anche a frantumare le schiere dei potenziali nemici. Li ha resi litigiosi e infuriati con i propri compagni, li ha costretti a rinfacciarsi in eterno errori mai commessi e scelte mai compiute, ha trasfigurato il sopruso trasformandolo in senso di colpa collettivo e in inimicizia perenne tra le schiere dei ribelli. La democrazia è un capolavoro di strategia. L'arma con cui i tiranni possono impoverire e uccidere restando nell'ombra, accusando della malversazione coloro che la subiscono.

Non c'è esemplificazione migliore di quanto appena detto del disgustoso referendum sul welfare proposto ieri dalle organizzazioni sindacali. Verrebbe voglia di definirlo una buffonata, se non fosse che esso è invece un gioco di prestigio estremamente sofisticato che non manca mai di raggiungere il proprio scopo. Il referendum era, naturalmente, un finto referendum. La materia del contendere era già stata decisa lo scorso luglio tramite un accordo stretto tra governo e sindacati. Un accordo rovinoso per i lavoratori, concluso in fretta e furia, nottetempo, senza che gli interessati avessero alcuna voce in capitolo, giustificato dalla necessità di ringraziare il "governo amico" per il denaro avuto in regalo grazie allo scippo del TFR, la cui accettazione è stata imposta d'autorità al direttivo della CGIL. Che senso ha chiedere ai lavoratori di esprimere un parere su una decisione già presa, su un accordo già concluso alla chetichella poco prima delle vacanze? Qualcuno crede davvero che questa squallida parodia di una consultazione referendaria abbia altro valore che quello di legittimare a posteriori - e con metodi assai dubbi - un tradimento già perpetrato, per l'ennesima volta, ai danni dei lavoratori?

Non c'è nemmeno bisogno di citare i credibilissimi brogli perpetrati dalla trimurti sindacale per capire che questo referendum non vale niente. Che valore può avere un referendum su una cosa già decisa da mesi, posto in essere senza alcun controllo, senza organi di supervisione e di sorveglianza, senza autorità che certifichino l'attendibilità dei risultati, senza nessun ufficio a cui poter presentare un esposto in caso di irregolarità? Come si fa a fidarsi dei risultati proclamati da quegli stessi organi sindacali che hanno tramato con il governo all'insaputa dei lavoratori? Come si può non infuriarsi di fronte ai proclami di vittoria dei confederati, in una consultazione sulla quale lo stesso Bonanni ha ammesso, a "Porta a Porta", di non avere alcun controllo? Come non dare di stomaco di fronte alla sfacciataggine con cui si proclama una vittoria dei "sì" contraddetta dai partecipanti e da alcuni dirigenti milanesi dei Comunisti italiani che disponevano di nomi e cognomi di pensionati disposti a dare il voto «ics» volte.

Tratto da un articolo di Gianluca Freda

 
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REGALI SEGRETI A Zu'SILVU

Post n°184 pubblicato il 10 Ottobre 2007 da zmblog
 

Al quarto comma dell'art. 16 del Decreto legge 1 ottobre 2007, n.159 che è il collegato della finanziaria si affrontano le "Disposizioni in materia di sistema digitale terrestre". Mentre il signor Cortesi racconta ed enumera, noi cominciamo a sentire puzza di bruciato.

Un normale cittadino, che legga le righe seguenti, non ci capirebbe niente. Sono scritte apposta perchè nessuno, o quasi, ci capisca niente. Così si può farla franca, e, in genere, la fanno franca. Ed ecco le righe in questione, fatevi forza:


All'articolo 2 -bis , comma 5, del decreto-legge 23 gennaio 2001, n. 5, convertito, con modificazioni, dalla legge 20 marzo 2001, n. 66, come modificato dall'articolo 19, comma 1, del decreto-legge 30 dicembre 2005, n. 273, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 febbraio 2006, n. 51, le parole: «entro l'anno 2008» sono sostituite dalle seguenti: «entro l'anno 2012 ”.

A occhio e croce chi riesce a superare i "decreti", le "conversioni"”, le successive "modificazioni" e a mettere in ordine le date, capisce che una certa cosa, che doveva avvenire "entro l'anno 2008", avverrà adesso "entro l'anno 2012".

E che cos'è questa cosa che slitta? Nientepopodimeno che il passaggio della Terza Rete della Rai e della Rete Quattro di Mediaset sul satellitare.

Adesso tutto è chiaro. Il governo di centro sinistra, alla chetichella, sta regalando a Berlusconi altri quattro anni di sontuosa pubblicità, per svariate centinaia di milioni di euro. Naturalmente per fare questo disattende tutti i suoi impegni con gli elettori e contribuisce a eludere le sentenze della Corte Costituzionale. Cioè il governo, di nascosto, viola la legge.

E non vorremo mica pretendere che lo faccia alla luce del sole!

Infatti ci riesce. Nessun giornale, nessuna tv sembra essersi accorta della nube fumogena che è stata inserita nel decreto. Forse distratti, forse complici, forse entrambe le cose, a turno.

E poi ci vengono a dire che, se cade il governo Prodi, c'è il rischio che venga Berlusconi. E, nel frattempo, loro si mettono d'accordo con Berlusconi alle nostre spalle.

Un trucchetto molto simile a quello della precedente finanziaria, quando, sempre alla chetichella, qualcuno introdusse un comma che avrebbe eliminato i reati di corruzione nel pubblico impiego.

Adesso lo scandalo non è ancora scoppiato e vorremmo che i parlamentari della sinistra (e quelli onesti che ancora siedono, non importa dove, negli scanni del Parlamento) lo facessero scoppiare, lo bloccassero, lo impallinassero.

E poi bisognerebbe sapere anche chi ha scritto quelle righe e per ordine di chi.

Cosa ha dato in cambio Berlusconi? Sarebbe interessante saperlo. Quanti altri mesi di tregua? Quali altri inciuci nei mesi a venire?

E poi dobbiamo leggere i soloni del giornalismo italiano (una pattuglia dei quali, al comando del caporale D'Avanzo, è saldamente dislocata nelle trincee del nuovo organo del Partito Democratico, cioè La Repubblica ), che parlano di "barbarie" quando Santoro si permette di trattare da malfattori coloro che fanno le malefatte.

Sveglia compagni! Il 20 si scenda in piazza non solo per il welfare, ma anche per dire che è ora di finirla con i trucchi.

Giulietto Chiesa
Fonte: www.megachip.info
Link: http://www.megachip.info/modules.php?name=Sections&op=viewarticle&artid=4891
8.10.07

 
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La legalità e le nuove forme di corruzione

Post n°183 pubblicato il 02 Ottobre 2007 da zmblog
 

Il conflitto d’interesse

Nelle ultime  inchieste  giudiziarie di Milano e Roma mancano i classici reati di corruzione e di concussione che caratterizzarono la tangentopoli degli anni novanta.  Oggi  il fenomeno corruttivo ha trovato forme più sofisticate. E spesso coperte da leggi e provvedimenti amministrativi 1. A dominare la scena sono  l’insider trading e l’aggiotaggio. Il primo consiste nel fatto di chi abusa di informazioni privilegiate di cui è in possesso quale  azionista di una società o quale controllore per compiere operazioni speculative di acquisto o vendita.  Il secondo consiste nel comunicare notizie false, esagerate o tendenziose  o simulate per determinare una alterazione del prezzo di azioni o obbligazioni.  Vittime di questo mercato illecito sono gli ignari azionisti che vedono dissipati i loro sudati risparmi nello spazio  di un mattino.  In questi due fenomeni delittuosi si inserisce quasi sempre  la mancanza di controlli da parte degli organismi che tale funzione dovrebbero svolgere. E nei quali operano personaggi che dovrebbero essere arbitri imparziali ed invece si trovano in una posizione di  conflitto di interessi 2. Ed è proprio questo l’anello debole della nuova tangentopoli degli anni 2000: la mancata disciplina del conflitto come delitto autonomo, dopo la grave depenalizzazione dell’interesse privato in atti di ufficio (ex art 324 cp) avvenuta improvvisamente nel 1990 3. La quale ha consentito il prosperare di vecchie e nuove  forme di  criminalità che vanno sotto il nome di “colletti bianchi4 . Ed è proprio da questo che bisogna partire per capire ciò che di molto complesso sta accadendo.

Il conflitto d’interesse è  la situazione  apparentemente “legale” in cui viene a trovarsi un governante, un amministratore, un banchiere, un politico  o  un giudice, che anziché fare l’interesse pubblico nella sua attività istituzionale, cura il suo interesse privato o quello di amici e prestanomi.

Esso viola anzitutto l’articolo 97 della Costituzione che impone alla PA di rispettare i principi del buon andamento e  dell’imparzialità. Viola codici deontologici. Ma non viola il codice penale.  Ed oggi è divenuto   il principale  strumento di  corruzione. Un cancro che affligge la politica, parte della magistratura e le istituzioni pubbliche e private da decenni. E che non si riesce a debellare. Proprio perché chi dovrebbe debellarlo – in primis il governo – versa in clamorosi conflitti di interessi e non ha interesse a risolvere il problema.  Anzi la legislazione varata va nella direzione opposta, che è quella di favorire operazioni societarie sottocopertura, che nascondono spesso il riciclaggio di capitali sporchi di provenienza delittuosa.  Quasi  sotto silenzio è passata una notizia del Corriere del  31 dicembre 2005,  sul  probabile  riciclaggio di capitali mafiosi nelle  varie scalate  bancarie  di questi anni.   La Guardia di Finanza avrebbe scoperto nel 2005 che  uno degli immobiliaristi 5  che controlla una ragnatela di società in tutto il mondo,  coinvolto come “concertista” nell’operazione Antonveneta e  come  titolare di azioni della BNL  poi cedute ad Unipol in vista della scalata alla Banca romana avrebbe  utilizzato come consulente uno dei personaggi  responsabili di riciclaggio del denaro illecito proveniente dal clan Piromalli. A questi l’immobiliarista avrebbe lasciato il compito di  gestire il contatto con gli istituti di credito per le scalate.  Un altro “consulente” dell’immobiliarista - parola magica che nasconde  spesso fenomeni di riciclaggio e di corruzione - , stando alle notizie sul Corriere e sul Sole 24 ore,  avrebbe compiuto un’altra operazione “in concerto” con   un prestanome del  cassiere della Banda della Magliana.  Che altro non è che Cosa Nostra.

Il caso più clamoroso riguarda certamente l’ex Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Che ha approvato leggi che favoriscono  i suoi interessi patrimoniali – vedi leggi sul falso in bilancio, sulla esportazione di capitali 6 e sul condono agli evasori;  gli interessi giudiziari propri  e di amici, come  la legge ex Cirielli 7,  una forma di indulto ad personas; ma anche gli interessi politici, come le leggi che alterano la par condicio nell’uso dei mezzi di informazione, condizione indispensabile per una corretta competizione democratica, senza che intervenga alcuna sanzione. A ricordarci questa  anomalia non sono state le toghe rosse, ma la stampa europea di ogni colore. Dal Times, simbolo dei conservatori inglesi. Gli stessi toni critici ispirano Le Monde, l’Herald Tribune, El Pais,  Der Spiegel non sospettabili di filocomunismo.

Il Financial Times parlava delle grandi infrastrutture. A tutto questo occorre aggiungere un dato inquietante. Riguarda il record che detiene l’Italia nelle violazioni di direttive europee in materia di appalti per le grandi opere pubbliche. Violazioni che chiamano in causa principalmente l’ex-Ministro Pietro Lunardi, responsabile delle grandi infrastrutture. Esistono, infatti, -lo ha ricordato l'ex Ministro Buttiglione- ben 266 procedure europee contro l’Italia, delle quali 46 riguardano le norme in materia di grandi opere pubbliche. Un bilancio anormalmente alto a causa di una certa “renitenza da parte dell’Italia a svolgere  appalti europei”. In realtà l’ex Ministro Lunardi  decise di disapplicare  le leggi europee per favorire a proprio arbitrio  le imprese di parenti, amici e consociati. Senza andare incontro a sanzioni ! Uno dei casi più clamorosi di conflitto di interessi riguarda il conflitto di interessi dell’ex Ministro Lunardi nell’Alta velocità  nella  Lione-Torino. Nominato Ministro nel 2001 Lunardi annunciò la vendita della sua società, la Rocksoil, poiché molti contratti ricadevano sotto la sua competenza di Ministro. Poi disse che avrebbe concentrato il  lavoro della Rocksoil all’estero per evitare conflitti di interessi. In realtà l’unico cambiamento si verificò nel 2005 quando la moglie, amministratrice della Rocksoil, cedette le sue quote ai figli. L’ex Ministro ottenne una commessa francese per la progettazione di un tunnel sulla linea ad Alta Velocità Lione Torino. Ed oggi dice che l’Alta Velocità è indispensabile. Ma quale credibilità aveva un  Ministro parte in causa nelle opere  infrastrutturali?  Lo stesso Ministro  ha preso l’appalto per la linea  ferroviaria Milano Malpensa, il corridoio Torino Brennero, il passante di Mestre, l’autostrada Aosta Monte Bianco, l’autostrada Valtrompia Brescia Lumezzane, l’Autostrada Salerno-Reggio Calabria, il terzo traforo del Gran Sasso. Molti di questi lavori si pongono in contrasto con i principi di  deontologia  professionale del decreto del Ministro Frattini. Che però non ha sanzioni!

Il ministro del secondo governo Prodi, Antonio Di Pietro ha tempestivamente eliminato molti degli appalti inquinati dal conflitto d’interesse.

Un altro fenomeno grave ha riguardato per anni i conflitti di interesse della Banca di Italia.  La mancata  soluzione dei problemi emersi in materia di risparmio ( i casi dei bond Argentini, Parmalat, Cirio e l’Antonveneta), derivò da situazioni confliggenti della Banca d’Italia. Che da un lato svolgeva compiti  di vigilanza e di controllo sugli istituti di credito; dall’altro era di proprietà degli istituti di credito che avrebbe dovuto controllare (ex banche pubbliche divenute private); e dall’altro ancora era organo di tutela dei risparmiatori  cui la Costituzione  assegna una speciale protezione. A questo si aggiunge un altro paradosso: la confusione tra controllori e controllati.

Che il CICR (il comitato  per il credito e il risparmio), organo che doveva controllare  la  regolarità della condotta del  Governatore della Banca d’Italia, era composto non solo dallo stesso  Governatore che dovrebbe essere controllato dal CICR, ma anche dai rappresentanti delle banche controllate, comproprietarie della Banca d’Italia, e di Ministri che  avevano  interesse a favorire finanziamenti localistici, aperture di sportelli, prestiti a gruppi di clientes,  e roba del genere. Un guazzabuglio reso possibile da leggi non leggi e carenze di leggi.

Il dissesto

Parmalat giunse dopo altre due truffe colossali dei risparmiatori, i bond Cirio e i titoli argentini, con 23 miliardi di euro bruciati. Con l’amara sensazione per gli investitori di non potersi difendere. La SEC (Security and Exchange Commission) descrisse  il caso Parmalat come “una delle più grandi e spudorate frodi finanziarie della storia”. L’organo che tutela i risparmiatori americani vittime della truffa parla con la voce dell’esperienza, avendo gestito gli effetti degli scandali Enron e Tycon. E’ stata necessaria l’inchiesta della magistratura milanese per  costringere il Governo a varare una legge sul risparmio che elimina  in parte questi conflitti. Le operazioni truffaldine sono state compiute con  l’avallo formidabile  di una politica criminogena fondata sulla depenalizzazione dell’interesse privato in atti di ufficio, sulla legittimazione dei fondi neri, sui condoni con il rientro dei capitali illeciti, sulle evasioni fiscali. Ma le operazioni sono state anche il risultato di controlli pressoché inesistenti di Banca d’Italia, in primis. Ma anche dell’autorità della borsa CONSOB, borsa, sindaci, revisori dei conti e agenzie di rating che non hanno funzionato e non hanno garantito, come dovevano, un reticolo di trasparenza e affidabilità.

Gli organi di controllo sono stati un costosissimo apparato di supporto per una miriade di delitti (aggiotaggio, insider trading, truffa, falso in bilancio, bancarotta fraudolenta, riciclaggio) al confronto dei quali i reati del crimine organizzato appaiono ben poca cosa. La gravità dell’imbroglio è nel fatto che esso è stato reso possibile dalla complicità o dalla connivenza  di soggetti istituzionali e di banche. Ancora una volta, prima della politica, sono arrivati i magistrati che hanno fatto il loro dovere, senza guardare in faccia nessuno. Vi è stato l’intervento rapido, esemplare e competente della magistratura inquirente. Quella stessa magistratura che, sottoposta da anni agli attacchi forsennati del ex-Governo Berlusconi, è oggi l’unica funzione pubblica italiana che, in questo momento, tiene alto il prestigio del Paese. Allo stato attuale delle indagini il dubbio se le banche abbiano dato prova “solo” di incompetenza e di negligenza, o se vi siano state anche malafede, disonestà e complicità si sta lentamente sciogliendo.  Emerge sempre più netta la responsabilità di alcune banche nel grande imbroglio.

I nostri banchieri per i rapporti con Parmalat avevano tutti i mezzi e gli elementi per scoprire la frode in danno ai risparmiatori. Sennonché anche quando cominciavano ad addensarsi nubi di sospetto su Parmalat,  una grande banca italiana ha comprato i bond Parmalat e li ha offerti agli ignari risparmiatori.

La Procura di Milano  chiese  il rinvio a giudizio  di 32 persone con l’accusa di aggiotaggio e ostacolo alla Consob avviando il procedimento contro Calisto Tanzi, suo figlio Stefano, suo fratello Giovanni, la nipote Paola Visconti, i direttori finanziari Fausto Tonna, Luciano Del Soldato e Alberto Ferrarsi, 22 tra amministratori, revisori e sindaci, più le persone giuridiche – ed è questa la novità- delle società di revisione Italaudit ex-grant Thornton e Deloitte & Touche e di Bank of America.  

Su quest’ultima i PM hanno precisato l’accusa  che richiama la comunicazione al mercato del 18 dicembre 1999, concordata tra Tonna e Sala  (Parmalat  e Boaf). Nella quale si affermava falsamente che i nuovi asseriti azionisti della brasiliana Parmalat fossero investitori nordamericani coordinati dalla Boaf e si occultava che erano due società anonime delle isole Cayman”.  

Una menzogna che  da un lato ha  sostenuto il titolo Parmalat in borsa a Milano, dall’altro ha causato agli investitori  e alla Boaf un danno di 400 milioni di dollari, proprio mentre tre manager della Boaf e l’ex direttore della Banca cantonale dei grigioni (svizzeri) guadagnavano in nero 21 milioni di dollari erogati da Parmalat a titolo di commissione per la chiusura dell’operazione. La magistratura dimostra ancora una volta di andare avanti senza strumentalizzazioni e senza guardare in faccia a nessuno.  L’uscita dei verbali è senz’altro da attribuire a persone che  non fanno parte della magistratura inquirente. Di pari passo con Milano procedono spedite anche le due inchieste a Parma e a Berna  sul fallimento della multinazionale di Collegno. Ancora una volta a muovere la macchina della corruzione è stato un ceto politico arrembante,  con l’appoggio di  potentissimi banchieri.

Al  confronto dei quali  i vari Michele Sindona e Roberto Calvi, finanziatori   dei politici  ed  antesignani del sistema di corruzione degli anni settanta, appaiono degli innocenti agnellini. E come in passato,  i finanziatori rischiano di essere i soli capri espiatori, mentre i politici resteranno indenni.

Questa volta anche i banchieri sono fuori dallo scandalo.  Il loro potere  di ricatto sui politici  è enorme.  A dovere rispondere ai giudici  delle accuse di aggiotaggio, truffa  e falso sono per il momento funzionari  e  dirigenti bancari. Viene fuori che  molti politici  ottennero da Calisto Tanzi degli aerei non solo per i loro pubblici impegni ma anche per i loro comodi e le loro vacanze. I finanziamenti sono avvenuti con diversi sistemi: attraverso intermediari di fiducia dei destinatari finali, le consulenze fittizie a società amiche esperte nel nulla, l’acquisto di imprese decotte con l’appoggio di banchieri amici,  l’appoggio politico  a banche per fusioni  e salvataggi. E poi vi è stato il classico sistema del pagamento dei partiti e dei politici. Il Wall street Journal  afferma, citando l’avvocato di Tanzi, che Parmalat ha versato mediamente 1,9 milioni di euro l’anno per una spesa finale di 200 milioni di dollari. Una cifra enorme pari a 250 miliardi delle vecchie lire.  Fausto Tonna  e  Tanzi hanno parlato  di finanziamenti   a partiti  e a singoli politici non per il classico scambio di  tangentopoli, ma  per un rapporto più complesso. I soldi servivano ad ottenere l’intervento dei politici sulle banche  per  ottenerne i finanziamenti e per  operazioni di  compravendita di società dissestate. Tanzi e Tonna hanno detto  che Cesare Geronzi, presidente di Capitalia, avrebbe fatto pesanti  pressioni su Tanzi  per costringerlo ad acquistare  la dissestata  Eurolat dalla  Cirio di Cagnotti. Ma questa operazione sarebbe avvenuta per interessamento di uomini politici.  Chi sono questi uomini politici? Mistero.

Altre  operazioni  sospette  riguardano  il Ministero dell’agricoltura. Ad incassare  soldi sarebbero stati due ministri . Uno  della maggioranza e l’altro, oggi,  dell’opposizione. Ma tutti e due erano ministri in carica al momento dell’esazione.  Proprio  in relazione ad  uno dei due finanziamenti, la Parmalat  ebbe  un aiuto di 68 miliardi  di vecchie  lire a fondo perduto, anche se- come dice  Paolo De Castro, ex ministro dell’agricoltura-  il finanziamento era stato “pensato e deciso per le piccole e medie imprese”. De Castro ammette:”è vero, commettemmo un errore”. Domanda: ma fu un errore? O fu la contropartita data  a  Parmalat per finanziamenti che Tanzi aveva fatto in precedenza? L’omertà.

Si dice che nei finanziamenti dei politici così come sono avvenuti  non si ravvisano responsabilità  penali.   Ed è così, anche perché il finanziamento illecito dei partiti è stato depenalizzato. Così come fu improvvisamente abrogato il delitto di interesse privato  in atti di ufficio, che  era stato un baluardo nella lotta ai conflitti di interesse. E il falso in bilancio è divenuto un reato contravvenzionale.

Ma  la  mancanza di reati   non è  una ragione  per tacere. La questione morale e politica si pone in modo anche più  rilevante che in passato. Qui sono stati truffati centinaia  di migliaia di risparmiatori  sia per i finanziamenti ai politici ed ai partiti sia  per  le operazioni sbagliate imposte a Calisto Tanzi  da politici e banchieri senza scrupoli.

La vicenda dell’arresto di Danilo Coppola –a parte la coraggiosa inchiesta dell’Espresso-, è stata relegata dai maggiori quotidiani italiani nelle notizie di cronaca. E’ un segnale allarmante rispetto ad un fenomeno molto grave che riguarda corruzione e criminalità organizzata.

Il governo Prodi deve risolvere il problema dei conflitti d’interesse che sono la maggiore minaccia per la nostra democrazia e deve farlo al più presto. Ripristino del reato penale dell’interesse privato negli atti d’ufficio ed eliminazione della confusione tra controllori e controllati in tutti i campi: banche, politica, pubblica amministrazione, industria, commercio, authority, ecc.

Tatto da: http://ferdinandoimposimato.blogspot.com/

 
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ad oggi 332.225 firme

Post n°182 pubblicato il 17 Settembre 2007 da zmblog
 

V-DAY

In un paese che ha smarrito la memoria e abolito la logica, questa inversione del vocabolario ci sta tutta: la vera politica diventa antipolitica, la partecipazione popolare diventa populismo, la sete di giustizia diventa giustizialismo, fare i nomi dei ladri anziché urlare "tutti ladri" è qualunquismo. E infatti, che il V-Day fosse antipolitico, populista, giustizialista e qualunquista, lorsignori l'avevano stabilito prim'ancora di vederlo, di sapere che cos'era. A prescindere. Non sapevano e non sanno (non c'erano) che per tutta la giornata, in 200 piazze d'Italia e all'estero, migliaia di giovani dei Meet-up grilleschi hanno raccolto 300 mila firme (ne bastavano 50 mila) in calce a una proposta di legge di iniziativa popolare che chiede il divieto per i condannati di entrare in Parlamento, il tetto massimo di due legislature per i parlamentari e la restituzione ai cittadini del diritto di scegliersi i propri rappresentanti sulla scheda elettorale. Cioè hanno esercitato un diritto previsto dalla Costituzione, quello di portare all'attenzione delle Camere tre questioni "politiche" ,e l'hanno fatto con l'arma più antica e genuina di ogni democrazia: la manifestazione di piazza.

 
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11 settembre..... 1973

Post n°181 pubblicato il 12 Settembre 2007 da zmblog
 

Rieccoci dopo un lunga e forzata sosta!

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«Sono pronto a resistere con qualsiasi mezzo, anche a costo della mia vita, così che questo possa servire di lezione riguardo la vergognosa storia di quelli che usano la forza e non la ragione».
Salvador Allende, nel suo ultimo messaggio dalla radio al popolo cileno, 8.30 del mattino dell'11 settembre 1973.

Martedì 11 settembre 1973, Henry Alfred Kissinger (Heinz Alfred Kissinger, famiglia ebraica di origine tedesca), controllore del presidente Richard Milhous Nixon, pensò, organizzò e attuò un criminale colpo di stato in Cile. Grazie all’esercito e ai servizi segreti statunitensi, Salvadore Allende, il presidente democraticamente eletto, venne assassinato, per far posto all’amico-dittatore Augusto Pinochet. Da quel triste giorno e per ben diciassette lunghi anni, Pinochet, protetto dal suo esercito della morte e da quello americano, procurò la morte di almeno 30 mila e la tortura di 600.000 cileni, l’esilio di centinaia di migliaia di persone e la distruzione sistematica di tutte le istituzioni democratiche del paese. Il giornalista Augusto Olivares che rimase al suo fianco sino alla fine, ricevette numerose ferite e morì dissanguato in un ambulatorio pubblico.
Verso le quattro del pomeriggio, il generale di divisione Javier Palacio, riuscì ad occupare il secondo piano, con il suo aiutante capitano Gallardo e un gruppo di ufficiali. Lì, tra le poltrone finto Luigi XV, il vasellame di dragoni cinesi e i quadri di Rugenda del salone rosso, Salvador Allende stava aspettandoli. Aveva un casco da minatore, stava in maniche di camicia, senza cravatta e con i vestiti macchiati di sangue. Impugnava il mitra....
 .....Resistette per sei ore, impugnando il mitra che gli aveva regalato Fidel Castro, fu la prima arma che Salvador Allende usò in vita sua.
Estratto da La vera morte di un Presidente, di Gabriel Garcia Marquez.

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Sono stanco di scrivere ancora della grande bugia dell 11 sett. 2001 vi rimando ad un estratto di un dossier di Paolo Pioppi con prefazione di D.R. Griffin

 
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BERLUSCAGATE

Post n°180 pubblicato il 09 Luglio 2007 da zmblog
 

Berlusconi sul Berluscagate: “Non sapevo nulla, ma i dossier sequestrati (al Sismi) non hanno niente di illecito”. Per affermarlo deve per forza averli letti tutti. Anche quello sul giudice spagnolo Garzòn, il magistrato dell’operazione Telecinco, per la quale zu'Silvu è accusato di reati fiscali. Un gossip giudiziario internazionale, una lettura rilassante. Del resto i giudici sono tutti comunisti, anche quelli di destra se applicano le leggi.
Per accertare non si sa che cosa Mastella propone una commissione di inchiesta, non è sufficiente il giudizio del Csm per fare piazza pulita?
Per equità però l’Udeur di Mastella vorrebbe Casini
presidente di garanzia della commissione. (mah!)
Fini ha ribattuto che deve intervenire il Copaco, il Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti. Il presidente del Copaco è
Claudio Scajola di Forza Italia. (mumble mumble)
Non perdiamo tempo, se si vuole fare una vera commissione di inchiesta, si estraggano a sorte dei cittadini incensurati. Altrimenti, il governo nomini tre saggi, e che se la vedano tra di loro: Previti, Dell’Utri e Confalonieri.

Etratto di una lettera di un giudice bolognese... Norberto Lenzi, inviata al sito di Grillo

“c’è stato un tempo in cui dietro ogni avvenimento criminale emergeva l’ombra dei servizi segreti. Ci veniva spiegato che si trattava di servizi deviati.
L’argomento era parzialmente tranquillizzante e ci abbiamo messo un po’ per capire che servizi deviati e servizi scoperti erano sinonimi.
Ora si scopre che l’intero Sismi (quello che si dovrebbe occupare di terrorismo) spiava 200 magistrati e qualche politico non affidabile....
Però basterebbe una repubblica appena normale per sancire con legge la ineleggibilità dei condannati.
E’ troppo chiedere ai parlamentari della maggioranza se ce ne è uno disposto a presentare almeno una proposta di legge per questo? Potremmo almeno contare i dissidenti e valutare la nobiltà dei loro argomenti, proprio come si fa nelle democrazie....
Perchè dovete sempre delegare alla sola magistratura l’accertamento di fatti che potete e dovete compiere da soli? Le responsabilità penali e quelle politiche sono cosa diversa. Non si può attendere inerti i tempi dei processi e poi seppellire tutto sotto una prevedibile e salvifica prescrizione, come si è fatto con Andreotti e (6 volte) con Berlusconi. Quelle persone con la prescrizione si sono salvate dal carcere, non dal disonore.
E, per tornare ai servizi, perchè nessuno chiede le dimissioni di Pollari e di Pio Pompa dai posti di prestigio assegnati loro dopo questi ed altri bei servizi che hanno reso alla nostra democrazia?
Fate qualcuna di queste cose e, da parte mia, mi impegnerò a richiedere ancora quella tessera elettorale che ho stracciato dopo l’indulto.”

Nelle dittature si sa chi abbiamo di fronte, nella pseudo democrazia italiana neppure quello....
estratto dal blog
WWW.BEPPEGRILLO.IT

 
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Il complotto jihadista

Post n°179 pubblicato il 04 Luglio 2007 da zmblog
 
Foto di zmblog

Continua imperterrito - con l’immancabile copertura mediatica e la solita vergognosa assenza delle istituzioni governative europee, il bombardamento dell’esercito sionista sulla popolazione inerme palestinese!


Operazione questa, definita “Estate degli stupidi”, dove per stupidi possiamo intendere il mondo occidentale che sta a guardare senza il coraggio di aprire bocca.

 

Un silenzio che pesa come un macigno sulle numerose vittime nella Striscia di Gaza che, a causa di questi illegali e criminali interventi militari, crescono giorno dopo giorno.

Nonostante le cose si sappiano, nessuno dice nulla, anzi, il messaggio che sta passando è che i palestinesi, visti come gruppi armati tipo Hamas, sono pericolosi non solo per la pace in Medio Oriente, ma per il mondo intero (criminalizzare il criminalizzato, è un ottimo lavaggio della coscienza collettiva e fa miracoli: rende le bombe intelligenti e umanitarie!)

 

Propaganda questa, portata avanti dai grandi giornali, dalle grandi penne e mezzobusti del teatrino mediatico, che continuano con l’ossessione dell’islam radicale: vedono l’estremismo ovunque, anche dove non c’è, e se non c’è magari è possibile crearlo.


Lo scrittore francese Thierry Meyssan si è occupato di un recente documentario-propaganda che rientra proprio in questa strategia: Obsession: Radical Islam's War Against the West, “Ossessione: la Guerra dell’Islam radicale contro l’Occidente”.

Meyssan analizza le tecniche messe in opera per promuovere lo “scontro delle civiltà”.

Per far sì che l’opinione pubblica (noi occidentali dormienti) approvi il trattamento riservato ai palestinesi (bombardamenti indiscriminati, razionamento illegale di acqua ed energia elettrica, chiusura all’interno del “muro della vergogna” alto 8 metri e lungo 1000 chilometri , privazione dei territori, sottrazione di terreno e proprietà, assassinii, violenze mentali e fisiche, torture, ibernazione dei fondi esteri, ecc.) sono necessarie delle tecniche di propaganda il cui scopo è:

 

- disumanizzazione del nemico, quindi del palestinese cioè dell’arabo, cioè del musulmano;


- riduzione della causa politica ad un semplice e becero oscurantismo religioso di una minoranza.

 

Da circa un anno infatti una misteriosa casa di produzione, finanziata guarda caso dal regime di Sion, sta facendo proprio questo: diffusione universale di un documentario dedicato all’islam radicale. Finora, questa pellicola ha dato luogo a molte proiezioni private (anche al Congresso degli Stati Uniti) ma è stato visto da una decina di milioni di persone grazie alla catena néoconservatrice Fox News di Rupert Murdoch (magnate australiano dei media, nonché massone israelita, creatura degli Oppenheimer e membro del gruppo Bilderberg).

  
Del video, sono state preparate (visto che i soldi non mancano), versioni sottotitolate in numerose lingue. Uno special di 78 minuti in cui si “dimostra” come il mondo musulmano di oggi è più malato di quello della Germania nazista (termine di paragone usato molto spesso nei confronti del regime iraniano). Per fare questo ricorre all’emozione, alla dissimulazione, alla ripetizione (tecnica usata dal Ministro della Propaganda: Paul Joseph Goebbels), il tutto per suscitare una forte angoscia nello spettatore, anche quello più informato.

D'altronde basta osservare con attenzione la locandina per comprendere come si sono mirabilmente associate le immagini della tragedia dell'11 settembre 2001 con la mezzaluna islamica e il fucile mitragliatore kalashnikov...

Sempre dalla locandina si evince che si tratta di un film della HonestReporting.com, un sito "volto a garantire a Israele una presentazione giusta sui mezzi di informazione". Spero sia chiaro a tutti qual è il vero scopo di simili siti...

Il messaggio chiave di questo documentario si può riassumere così nelle parole usate dallo stesso Thierry Meyssan: “il complotto jihadista mondiale è la punta di diamante dell’islam, che è una civilizzazione nazista”. Questo slogan concentra le principali argomentazioni a favore della “scontro di civiltà”, perché lo scopo è sempre quello: aizzare allo scontro e dividere per imperare, per meglio controllare. Il documentario tra le altre cose sottolinea l’alleanza tra il Grande Muftì di Gerusalemme (il rappresentate di tutti i musulmani) e il Reich nazista, ma decontestualizzandola completamente in modo che non abbia più come oggetto la liberazione della Palestina britannica, ma lo sterminio degli ebrei dell’Europa.

Non viene ricordato che fu proprio l’Impero Britannico a creare tutta questa zizzania, promettendo ai primi del secolo scorso, la Terra Promessa sia agli arabi (usati come carne da cannone per cacciare i turco-ottomani) che agli ebrei. Promessa mantenuta solo per il “focolare ebraico”!


La pellicola propone poi l’esistenza di un movimento segreto, visibile nelle azioni terroristiche che gli vengono attribuite (dimenticando le numerosissime ‘false flag’), che sarebbe la punta di diamante di una società di un miliardo di uomini!!! Nell’intero pianeta, un sesto degli abitanti sarebbero membri di un esercito jihadista pronto a farsi esplodere per Allah…

 

Mentre questo esercito si sta preparando ad assaltare la civiltà occidentale, con bombe e corano, il quartetto ‘democratico’ formato da Usa, Unione Europea, Onu e Russia, ha discusso e votato il guerrafondaio Tony Blair come inviato per le “missioni di pace” in Medio Oriente.
Certamente nel mondo dell’inganno globale (termine di orwelliana memoria), un uomo come Tony Blair (le cui mani sono intrise di sangue di innocenti), apporterà certamente un valido aiuto alla ‘causa della pace’ (per lor signori, il termine ‘pace’ significa guerra)
In conclusione, qualcuno forse sta cercando di sostituire il complotto ebraico con un nuovo complotto islamico-jihadista?

Tratto interamente da www.disinformazione.it - Marcello Pamio - 29 giugno 2007

 
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IL "DERBY" DELLA MORTE

Post n°178 pubblicato il 25 Giugno 2007 da zmblog
 

Di Sandro Provvisionato – tratto da “ La Voce delle Voci”, giugno 2007

Moby Prince. A diciassette anni dalla tragedia, ecco riemergere uno scenario da brividi: su quella rotta stavano transitando otto navi militari (7 USA ed 1 francese) fantasma cariche di esplosivi provenienti dalla base Usa di Camp Derby…

Il legale di parte civile, l'avvocato Carlo Palermo, ex magistrato (nel 1985 sfuggi a Trapani ad un attentato mafioso in cui una donna ed i suoi due bambini persero però la vita) avrebbe scoperto prove mai esaminate nel corso delle numerose inchieste che si sono succedute negli anni attorno alla vicenda che, per il muro di omertà che la circonda ed i suoi risvolti internazionali, è stata definita “'Ustica del mare".

Una tragedia che a questo punto assumerebbe davvero i contorni della strage. E che solleva nuovi pesanti interrogativi sulla funzione della base americana di Camp Derby, sul suo ruolo strategico e sul contenuto dei suoi depositi.

Dal canto suo, dopo anni di inerzia e di inchieste sbagliate (per trovare le cause della sciagura si parlò di un banco improvviso di nebbia, ma anche di disattenzione del comandante della Moby Prince, un ufficiale esperto come Ugo Chessa), la procura di Livorno sembra essersi svegliata dal letargo investigativo, acquisendo tutta l'attività informativa del Sisde, il servizio segreto civile.

Si delineano nuovi sconcertanti scenari per la tragedia del Moby Prince, il traghetto sulla rotta Livorno-0lbia che appena uscito dal porto felsineo, alle 22:27 del 10 aprile 1990, entrò in collisione con la petroliera Agip Abruzzo, provocando la morte di 140 persone bruciate vive perché rimaste per un'ora senza il minimo soccorso.

Secondo il legale, che difende gli interessi di una parte dei familiari delle vittime, ben sette navi militari americane più una francese quella notte, poco dopo le 22, stavano trasportando ingenti quantità di materiale bellico, compreso esplosivo, proveniente dalla base americana di Camp Derby.

Un trasporto da considerarsi eccezionale, data la pericolosità del materiale imbarcato, un'operazione segreta che non risulta autorizzata dalla prefettura di Livorno, come prevedono la legge italiana e le norme sulla sicurezza portuale, e da considerarsi quindi assolutamente illegale.

La Moby Prince
 , una nave di 6187 tonnellate, lunga 130 metri e larga 20, capace di trasportare 1.490 passeggeri e 360 veicoli - di proprietà della Navarma, compagnia di navigazione dell'armatore napoletano Vincenzo Onorato si sarebbe trovata a percorrere la sua rotta abituale sulla quale incrociavano però imbarcazioni militari che procedevano senza copertura radar, come se fossero navi fantasma. Un intralcio alla navigazione della nave civile che sarebbe così finita contro la petroliera italiana.

Ecco spiegato perché le autorità americane si sono sempre rifiutate di consegnare ai magistrati livornesi le foto satellitari rilevate quella notte. Ed ecco perché, con ogni probabilità, i soccorsi furono scientemente ritardati, proprio per dar modo alle navi della morte di lasciare la scena della tragedia.

Se la scoperta dell'avvocato Palermo sarà accettata e verificata dalla magistratura livornese, un passo avanti potrà essere compiuto sulla strada della ricerca della verità del più grande disastro navale mai avvenuto in acque italiane negli ultimi 100 anni.
Resta da chiedersi perché, per un atto così semplice, siano dovuti trascorrere ben 17 anni. 

 
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Guerra all’oligarchia angloamericana

Post n°177 pubblicato il 21 Giugno 2007 da zmblog
 

Sebbene i mezzi d’informazione, come il Guardian e la BBC, che hanno rivelato per primi lo scandalo, abbiano documentato aspetti importanti dei traffici di armi tra inglesi e sauditi e le tangenti da 2 miliardi di dollari al principe Bandar ibn Sultan, la vera storia ancora non è arrivata al grande pubblico. Il nocciolo della questione, che viene ancora ignorato, è questo: i traffici in questione poggiano su un accordo che garantisce agli inglesi la consegna giornaliera di una intera petroliera carica di 600 mila barili di petrolio, in ciascun singolo giorno da quel lontano settembre 1985, quando l’accordo fu stipulato, fino ad oggi.

I sauditi decisero di firmare il contratto per aquistare armi dalla BAE britannica dopo che il loro tentativo di acquistare gli F-15 americani fu bocciato grazie alla lobby dell’American Israel Public Affairs Committee (AIPAC, già citata in questo blog, basta fare una piccola ricerca ndZm). L’accordo fu negoziato dallo stesso principe Bandar con l’allora governo Thatcher. Nel contratto del 25 settembre 1985 si parla di 72 caccia Tornado e 30 aerei d’addestramento Hawk. Il contratto Al-Yamamah preveva in pratica il baratto, con il contante previsto solo per le “consulenze” al principe Bandar.

L’EIR (*) pone la seguente domanda: dove sono finiti i 600 mila barili di petrolio al giorno? Innanzitutto salta agli occhi che questa produzione era al di fuori della quota che l’OPEC assegna all’Arabia Saudita, per cui le finanze saudite non ne hanno risentito affatto. In secondo luogo, tutto il petrolio veniva piazzato immediatamente sullo spot market, dunque a prezzo di mercato. Tutto questo petrolio venduto in 22 anni, al valore attuale del dollaro, si può stimare sui 160 miliardi di dollari, e senza tracce contabili.

L’EIR calcola inoltre che i sauditi possono aver speso, per estrarre il petrolio e caricarlo sulle petroliere, al massimo 5 dollari al barile. Dunque una spesa massima di 24,6 miliardi. Inoltre, il valore degli aerei acquisati si stima a 40 miliardi di dollari. Anche sottraendo queste spese dal valore commerciale dei 160 miliardi, si arriva ad una cifra che oscilla tra gli 80 ed i 100 miliardi di dollari come guadagno netto, un fondo dunque creato e gestito da qualcuno in Inghilterra, in un’operazione concordata con centri di potere negli USA e con alcuni sauditi.

Il principe Bandar ha studiato al College Cranwell della Royal Air Force britannica, a partire dai 16 anni d’età. Vi entrò non appena suo padre diventò ministro della Difesa, come riferisce la biografia ufficiale del principe. Ci sono voci secondo cui egli sarebbe stato cooptato nei servizi MI6 (già citati in questo blog, basta fare una piccola ricerca ndZm) dello spionaggio britannico. Il gruppo aerospaziale BAE, allora privatizzato dalla Thatcher, è rimasto legato alla City di Londra ed ai servizi britannici: tutto il personale commerciale di BAE è passato per l’MI6 o è stato da esso scrutinato. Di conseguenza quella della BAE è una struttura del gruppo di potere anglo-olandese. L’EIR continua ad approfondire l’inchiesta da questo punto di vista.

Lo scandalo della BAE, colpo di grazia per Cheney?

A seguito dello scandalo in cui è coinvolto il gruppo BAE,  il 15 giugno il dipartimento della Giustizia USA ha aperto un’inchiesta sulle tangenti versate dal gruppo aerospaziale britannico, soprattutto in Arabia Saudita ed in Cile, per assicurarsi le commesse militari. Si tratta di accertare se la BAE abbia infranto le leggi americane sulla corruzione dall’estero e sul riciclaggio del denaro.

Al centro dello scandalo figura il principe saudita Bandar bin Sultan, per 22 anni ambasciatore negli USA e grande amico del vice presidente Dick Cheney. Fu proprio Bandar ad organizzare, lo scorso novembre, la visita di Cheney in Arabia Saudita per cercare di convincere re Abdullah a sostenere un attacco militare USA contro l’Iran e a finanziare i gruppi terroristici sunniti contro le forze sciite in tutta la regione. Si sospetta che i circa 2 miliardi di bustarelle intascati da Bandar siano stati usati per foraggiare attività clandestine dei sunniti contro gli sciiti, in Libano ed altrove.

Ricordiamo che oltre a Cheney lo scandalo coinvolge altri nemici di LaRouche, a cominciare dal primo ministro britannico Tony Blair e dal suo ex ministro per le commesse militari, baronessa Liz Symons. Ad un livello più profondo, lo scandalo della BAE potrebbe portare alla luce dei nessi molto sotterranei tra commercio di petrolio, finanza internazionale e segrete operazioni spionistiche che hanno determinato la storia politica globale dal 1945. Per questo motivo c’è da attendersi che Bush, Cheney e altri non risparmieranno energie nel tentativo di soffocare e insabbiare lo scandalo.

Fonte : http://www.movisol.org  

(*) (E.I.R. Executive Intelligence Review )

 
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IRAQ = NICARAGUA

Post n°176 pubblicato il 18 Giugno 2007 da zmblog
 

Nonostante la notizia degli appoggi americani ai combattenti sunniti sia stata ripresa anche dalla CNN, questa pare non essere stata recepita con molta attenzione dai media nostrani. Eppure il fatto ha dell'incredibile: “l'esercito Usa ha iniziato ad armare la guerriglia nazionalista e le formazioni fedeli a Saddam Hussein – ed a coordinarne la tattica – in un matrimonio di convenienza contro gli estremisti di Al Qaeda”.

Una svolta di 180 gradi sia degli americani sia degli iracheni: nel volgere di qualche giorno gli stessi guerriglieri che uccidevano soldati americani, sono divenuti loro alleati. Questo – secondo i comandi Usa – si rivela necessario per poter combattere Al Qaeda. Una scelta funzionale - sostengono a Washington - al conseguimento di un duplice obiettivo: alleggerire la pressione dei vari gruppi della resistenza iraqena sui soldati americani ed usarli per fare piazza pulita del terribile esercito terrorista internazionale.

Secondo quanto riportato dalla CNN, il Comandante ha affermato che la svolta si pone nel solco degli sforzi della cosiddetta “controinsorgenza” americana in Vietnam e America latina. “L'abbiamo visto nelle precedenti operazioni di controinsorgenza: usare elementi locali, armarli e inquadrarli come ricognitori. E' questo il ruolo principale in cui vogliamo impiegarli. Conoscono il territorio. Conoscono il nemico.”

In questo discorso è molto importante la parola “controinsorgenza”, la traduzione approssimativa dell'inglese “counterinsurgency”. Nel gergo militare della seconda metà del ventesimo secolo, ...

... sta ad indicare quelle operazioni in cui l'esercito (americano ed inglese), avendo di fronte un esercito di guerriglieri irregolari, commette atrocità indicibili sulla popolazione civile allo scopo di togliere il supporto ai combattenti, di solito membri della Cospirazione Comunista Internazionale, meglio nota come Impero del Male.

L'esempio del Vietnam è molto appopriato: ufficialmente l'invasione e la distruzione del Vietnam da parte di Marines e G.I. è stata un'operazione in difesa del governo democratico del Sud Vietnam, attaccato dai soliti comunisti nemici della libertà. Risultato dell'operazione di "controinsorgenza"? Tra i 2 e i 4 milioni di morti civili tra il '54 e il '75; 1,1 milioni di morti e dispersi tra i combattenti nord vietnamiti; 250.000 morti e dispersi tra i soldati del Vietnam del Sud e oltre 1 milione e centomila feriti; 3 milioni di contaminati dall'Agente Arancio; 60.000 morti tra i soldati americani e 150.000 feriti di guerra; quasi 2000 soldati scomparsi in azione.

Ma se il Vietnam è una storia conosciuta, grazie alla sua nota eco mediatica, ed alla forte opposizione di massa che ha generato, l'altra grande opera di controinsorgenza citata dal Maggiore Generale è quella in America Latina. E' noto come gli Stati Uniti abbiano sempre considerato il pezzo di mondo che si estende da Tijuana a Ushuaia il loro “giardino di casa”, dove poter fare e disfare a piacimento, e dove non è concessa alcuna forma di disobbedienza. Oltre ai famigerati colpi di stato e dittatori assassini messi a capo di quasi tutti gli stati del Sud America, dalla fine degli anni '70 in poi il Governo degli Stati Uniti si è scatenato con furia animale sulle popolazioni degli Stati del Centro America come Honduras, El Salvador, Guatemala, Nicaragua, Panama. Con la scusa dell'accerchiamento comunista gli Usa hanno addestrato, finanziato ed armato formazioni di paramilitari che avevano lo scopo di abbattere qualsiasi forma di “resistenza” ai voleri del padrone di casa. Il risultato è stato un massacro al limite dello sterminio delle popolazioni, l'annichilimento della vita politica, economica e sociale di quei paesi, che ancora oggi sopravvivono a livelli da Terzo Mondo.

Ma le terribili politiche repressive in Centro America, oltre ad essere costate una condanna degli Stati Uniti per terrorismo internazionale contro il Nicaragua, da parte della Corte di Giustizia Internazionale nel 1986, ci portano direttamente ai giorni nostri, in Medio Oriente.

Chi fu infatti l'artefice degli eccidi in Nicaragua? Fu John Negroponte, che era l'ambasciatore americano in Honduras, trasformato alla bisogna nella base operativa per i Contra, le formazioni paramilitari che entravano poi in territorio nicaraguense per sconfiggere il Comunismo e che, non trovandone molto a disposizione, si accanivano sulla popolazione civile. L'allora Presidente Usa, Ronald Reagan, li definì combattenti per la libertà e li paragonò ai Padri Fondatori. Le azioni dei Contras erano talmente efferate che persino il Congresso americano vietò il loro finanziamento da parte del governo.

Non che questo abbia scoraggiato il Presidente il quale, grazie al prezioso contributo della Cia, riuscì a trovare la scappatoia. Da una lato vendere armi all'Iran, allora in guerra con l'Iraq, grazie all'aiuto del Primo Ministro israeliano Shimon Peres (l'attuale Vice-Presidente di Israele) e con l'intercessione di Michael Ledeen, una delle figure chiave dell'intelligence americana dal dopoguerra in poi (legato a doppio filo con i settori massonici e dei servizi italiani durante gli anni di piombo; partecipe della falsa notizia dell'uranio venduto a Saddam Hussein dal Niger; tra i fondatori del Jewish Institute for National Security Affairs; consigliere di Karl Rove, l'uomo più vicino a George W. Bush; teorico del sostegno iraniano alla resistenza irachena). Dall'altro lato, naturalmente, inondare gli Stati Uniti con la cocaina spacciata dai Contras.

E non è un caso che lo stesso Negroponte sia stato nominato ambasciatore americano in Iraq, dove puntualmente sono apparse fazioni di guerriglieri che si accaniscono contro la popolazione civile, mentre i resistenti iraqeni vengono fatti apparire come uno dei tanti gruppuscoli di tagliagole che imperversano nel paese.

Le affermazioni del generale sono solo la conferma di tutti i timori emersi nel 2004, quando Negroponte si è insediato in Iraq. E sono l'ammissione che nei prossimi mesi, se non anni, l'Iraq si trasformerà in un bagno di sangue ancor più grande di quello che è oggi.

Intanto però la propaganda inizia a mettersi in moto e i nuovi alleati degli Usa hanno già imparato come sia facile ricevere soldi e fucili: è sufficiente dire che si vuole combattere Al Qaeda. E puntualmente compaiono i racconti più terribili. La CNN riporta che Al Qaeda avrebbe bruciato vivi bambini di sette anni e ammazzato donne indifese intorno a Baquba. Prove a sostegno? La CNN dice di non averne, però intanto pubblica la notizia. Al Qaeda avrebbe imposto il taglio della mano a chi fuma (anche se questo sembra una punizione da civiltà occidentale) e il coprifuoco alle quattro del pomeriggio (perché a quell'ora, non è dato sapere). Il colmo della furia propagandistica si raggiunge quando alcuni cittadini affermano che Al Qaeda ha vietato la preghiera del venerdì. Ora, riflettiamo con calma: se Al Qaeda è un gruppo radicale musulmano; se per i musulmani il giorno sacro è il venerdì; quale misteriosa logica si nasconderebbe dietro al divieto di Al Qaeda?

Infine il Washington Post paragona i novelli alleati (fino a ieri "terroristi") ai minutemen della Guerra di Indipendenza Americana; come Reagan aveva definito i Contras alla stregua dei Padri Fondatori.

Si sta insomma riproponendo sotto gli occhi del mondo quello che è accaduto in Nicaragua: con la scusa di Al Qaeda si finanziano guerriglieri che dovrebbero combattere Al Qaeda, anche se nessuno ha uno straccio di prova di cosa o dove sia Al Qaeda, quindi – dovendo giustificare i rifornimenti di armi – si inventerà la presenza di Al Qaeda e si ammazzeranno centinaia di civili facendoli passare per affiliati ad Al Qaeda. E per fare questo, si mettono in circolazione racconti assurdi di jhiadisti che mangiano i bambini e vietano la preghiera del venerdì.

E noi dovremmo credere che sia tutto vero.



Da luogocomune.net (Giorgio Mattiuzzo)

 
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I brogli elettorali di Palermo

Post n°175 pubblicato il 08 Giugno 2007 da zmblog
 

Reportage all'ufficio elettorale e tra i candidati che denunciano
Sono stati avanzati dubbi su 50.000 schede bianche o nulle

Il governo risponde al candidato sindaco del centrosinistra Leoluca Orlando
di CATERINA PASOLINI  (7 giugno 2007)
 

Un video racconta i misteri delle ultime elezioni di Palermo. Illustra gli errori e i brogli alle elezioni amministrative, le sparizioni, le decine di verbali rigorosamente e desolatamente in bianco, la delusione di chi, candidato, aveva votato per sé portando in sezione tutta la famiglia e nell'urna non ha trovato neanche un voto a suo nome. Autrice è Dina Lauricella che per giorni ha viaggiato nelle circoscrizioni e all'ufficio centrale di Palermo, ha filmato e intervistato elettori delusi e candidati insoddisfatti di entrambi gli schieramenti derubati di voti, navigando tra burocrazia e denunce, tra ricorsi e inchieste, tra avvocati e cittadini scorati, fotografando immagine dopo immagine i voti perduti, cambiati, i verbali corretti, imbiancati, incollati.

E proprio questo pomeriggio il governo risponderà all'interpellanza presentata da Leoluca Orlando, candidato sindaco sconfitto, e da altri cinquanta parlamentari su possibili brogli alle ultime elezioni che hanno rinnovato il consiglio comunale e visto vincere a Palermo il forzista Diego Cammarata tra 50mila schede bianche e nulle.

Proteste e denunce che non arrivano solo da esponenti dell'Unione, ma anche da candidati vicini a Forza Italia che hanno visto sparire i loro voti, quelli sicuri, quelli che proprio loro avevano messo nell'urna. Neanche fosse un film di Totò. "Ero venuto a votare con la mia famiglia. Nel mio seggio alla fine per me non c'era neppure un voto, neppure quello sicuro che mi ero dato io", dice scandalizzato Pietro Garofalo, candidato della lista Vizzini per Palermo del centro destra.
Voti certi, voti spariti ma non solo. "Anch'io ho controllato, nel mio seggio era scomparso persino il mio di voto senza contare che in decine di verbali non c'era il mio nome, o era sbagliato, in alcuni ero diventata addirittura un uomo", sbotta Cristina Matranga della lista di Orlando.

Ma se chi ha votato ha visto il suo voto sparire nel nulla, c'è anche chi è stato respinto alla porta e non ha potuto neanche provarci ad esprimere la sua preferenza. Come racconta nel filmato Michele che quando si è presentato al seggio 395, documenti alla mano, ha avuto un'amara sorpresa: "Qualcuno aveva già votato al posto mio, mi hanno detto che avevo già votato e che quindi non c'era nulla da fare". Tranne scoprire chi era il sosia.

Uno nessuno e centomila. Voti che appaiono, scompaiono e si moltiplicano in favore di un candidato piuttosto che un altro. Come nel caso in cui si è scoperta stranamente l'identica grafia su oltre 260 schede di elettori diversi che quindi, a rigore di logica e di legge, dovrebbero avere una scrittura non simile. A meno che a vergarle non sia stata la stessa mano consegnandole già pronte al pigro elettore.

E LA TV ED I GIORNALI NAZIONALI STANNO PARLANDO DA GIORNI DEL GENERALE DELLA FINANZA IL SICILIANO "SPECIALE" CHE CHISSA CHI COPRIVA CON I SUOI COMPORTAMENTI.... INVECE DI PARLARE DI QUELLO CHE è ACCADUTO A PALERMO
GUARDATE QUESTO VIDEO... IMPERDIBILE SCOOP...!!!
 
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Rai: scoperta una struttura a difesa del “Segreto di Stato”

Post n°174 pubblicato il 24 Maggio 2007 da zmblog
 

Ne farebbero parte 50 giornalisti con potere di censura Roma, 22 mag. – La notizia è clamorosa:

secondo quanto appreso da fonti dell’intelligence militare, in Rai sarebbe attivo un “organo esecutivo sicurezza” (Oes), alle dirette dipendenze del ministero delle Comunicazioni, con il compito di “vagliare” le notizie da diffondere. Stando a quanto scoperto dalla Voce, farebbero parte di questa struttura segreta circa 50 giornalisti – tra cui alcuni caporedattori – che avrebbero il potere di autorizzare il “Nulla osta di sicurezza” (Nos) sulla divulgazione di notizie sulle reti della tv pubblica. La rivelazione dell’esistenza di un organo preposto alla tutela del segreto di Stato in Rai, sarebbe stata fatta la settimana scorsa, durante una riunione dell’Autorità nazionale per la sicurezza (Ans), da parte del rappresentante del dicastero delle Comunicazioni - attualmente guidato da Paolo Gentiloni della Margherita -, dal cui Organo centrale di sicurezza (Ocs) dipenderebbe la struttura di viale Mazzini. L’Ans è alle dirette dipendenze del Presidente del Consiglio dei ministri, al quale, secondo la legge n. 801 del 24 ottobre 1977 sull’Istituzione ed ordinamento dei servizi per l’informazione e la sicurezza e disciplina del segreto di Stato, è demandato il potere di decidere la secretazione delle informazioni. La materia è stata poi ulteriormente regolata dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 3 febbraio 2006 contenente le “Norme unificate per la protezione e la tutela delle informazioni classificate” (Berlusconi lo aveva usato per “coprire” l’abuso edilizio di villa Certosa in Sardegna). Tuttavia, il regolamento attuativo emanato da Palazzo Chigi è stato classificato come “riservatissimo”, e, quindi, occultato all’opinione pubblica. La scoperta ha lasciato stupefatti anche gli uomini del reparto Informazione e sicurezza del Centro intelligence interforze dello Stato maggiore della Difesa, che partecipavano all’incontro: persino i militari ne erano all’oscuro. La Voce ha riscontrato in ambienti governativi che le indiscrezioni sull’esistenza di questo “filtro” sulle notizie circolano da tempo nella Capitale. Lo stesso ex ministro delle Comunicazioni del governo Berlusconi, Maurizio Gasparri, si sarebbe tenuto costantemente in contatto con l’organo esecutivo di sicurezza della Rai. Il rilascio del nulla osta di sicurezza consente alla pubblica amministrazione, all’ente, o all’organismo, già legittimati alla trattazione di informazioni classificate, di poter impiegare una persona in attività che comportano la necessità di trattare informazioni classificate “segretissimo”, “segreto”, “riservatissimo” (le classifiche di segretezza sono quattro – alle tre citate bisogna aggiungere “riservato” - e variano in funzione dell’entità del danno che sarebbe arrecato all’integrità dello Stato in caso di rivelazione non autorizzata). Il possesso del Nos non implica tuttavia l’accesso automatico alle informazioni classificate, in quanto tale qualifica è subordinata all’effettiva “necessità di conoscere”. La normativa in vigore sul segreto di Stato stabilisce che sono coperti “gli atti, i documenti, le notizie, le attività ed ogni altra cosa la cui diffusione sia idonea a recar danno all’integrità dello Stato democratico, anche in relazione ad accordi internazionali, alla difesa delle istituzioni poste dalla Costituzione a suo fondamento, al libero esercizio delle funzioni degli organi costituzionali, all’indipendenza dello Stato rispetto agli altri Stati e alle relazioni con essi, alla preparazione e alla difesa militare dello Stato”. Secondo questa definizione, potrebbe rientrare qualsiasi tipo di notizia, comprese quelle “politiche” (prima della riforma, il Regio decreto 11 luglio 1941, n. 1161 sulle Norme relative al segreto militare si riferiva infatti al “segreto politico o militare”). L’articolo 7 della legge sul segreto di Stato specifica che “è tenuto all'osservanza delle norme ed è responsabile di ogni infrazione alle stesse, chiunque, per ragione della sua carica, impiego, professione o servizio, ovvero in occasione dell'esercizio di essi, venga a conoscenza di notizie di carattere segreto o riservato”. L’articolo 262 del Codice penale stabilisce che “chiunque rivela notizie, delle quali l'Autorità competente ha vietato la divulgazione, è punito con la reclusione non inferiore a tre anni.”, e che “le pene si applicano anche a chi ottiene la notizia”. L’articolo 256 sul Procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato punisce inoltre “chiunque si procura notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell’interesse politico, interno o internazionale, dello Stato, debbono rimanere segrete con la reclusione da tre a dieci anni”. L’articolo 261 sulla Rivelazione di segreti di Stato stabilisce inoltre che “chiunque rivela taluna delle notizie di carattere segreto indicate nell'art. 256 è punito con la reclusione non inferiore a cinque anni”. La Voce ha tentato inutilmente di ottenere un commento da parte del ministro delle Comunicazioni e dal presidente della Commissione parlamentare di vigilanza Rai, l’ex ministro Mario Landolfi, mentre alla Rai “non risulterebbe” una simile struttura. La scoperta di un centro preposto alla “censura” delle notizie da parte dell’emittente pubblica – se confermata - apre scenari inquietanti, soprattutto se si pensa ai legami con il ministero vigilante, il governo, ed il potere politico in generale, in spregio alla par condicio, al diritto di cronaca che i giornalisti dovrebbero garantire, ed al diritto dei cittadini ad essere informati. Si spiegherebbe così il meccanismo denunciato ieri da Pippo Baudo “contro ogni censura preventiva” in Rai in seguito alla polemica sollevata per la richiesta di Michele Santoro di acquistare della Bbc il documentario su alcuni casi di preti pedofili per la sua trasmissione Annozero. Evidentemente la richiesta di Santoro era temporaneamente “sfuggita” al controllo dell’organo esecutivo di sicurezza di viale Mazzini, obbligando le istituzioni preposte ad un tardivo, quanto goffo, intervento, per cercare di bloccarne la messa in onda. Vedremo che impatto avrà questa clamorosa scoperta sulle proposte di legge del governo sulla riforma della Rai e dei servizi segreti. E se la Rai si trasformerà definitivamente da “servizio pubblico” a “servizio segreto”.

di Marco Marsili ( tratto da La Voce - www.voceditalia.it:80/index.asp?T=&R=cro&ART=9814 )

 
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LIBERA NOS A MALO

Post n°173 pubblicato il 22 Maggio 2007 da zmblog
 


La vera immagine dell’Italia nel mondo è quella di Stato vassallo.
Non dell’America o del Nano Malefico, ma di un
Nanostato: il Vaticano.

Ogni domenica, in prima serata, la BBC manda in onda “Panorama”, un programma-inchiesta sullo stile di “Report”. Il 1 ottobre 2006 mandò in onda un documentario dal titolo “Sex crimes and the Vatican“. In Italia non solo non è mai stato trasmesso, ma non se ne è mai neanche parlato.

Il reportage, che ha già fatto il giro del mondo, parla chiaro:
l’Italia è l’anti-enclave di uno Stato Teocratico, e ospita numerosi
preti criminali, con processi a carico per pedofilia e violenza su
minori, rendendosi complice di una dissennata politica di omertà che la
Cupola Vaticana continua a praticare, nonostante i proclami recenti di
Papa Ratzinger.

Le dichiarazioni di intenti contro la pedofilia di Benedetto XVI hanno
avuto enorme enfasi sui giornali e telegiornali. I Media italiani hanno
però censurato ciò che ha costretto il papa a fare quelle
dichiarazioni: il dibattito in corso sulla stampa internazionale -
connesso all’uscita di questo documentario - sulle responsabilità dirette di Ratzinger al problema degli scandali pedofilia.

Veniamo dunque al protagonista del documentario, il nostro Joseph: nell’epistola De Delictis Gravioribus datata 18 Maggio 2001 e rivolta a tutti i vescovi del globo, Ratzinger scrisse che:

“Nei Tribunali costituiti presso gli ordinari o i membri delle
gerarchie cattoliche solamente i sacerdoti possono validamente svolgere
le funzioni di giudice, promotore di giustizia, notaio e difensore”
ribadendo che “le cause di questo tipo sono soggette al segreto
pontificio” e che si sarebbero dovuti attendere 10 anni, da quando le
vittime avessero compiuto la maggiore età, per rivelare le accuse
(ottenendo in questo modo la prescrizione dei reati, a quel punto non
più perseguibili). Tale documento quindi, appariva essere un
aggiornamento del discusso Crimen Sollicitationis (traduzione inglese) datato 1962. (citazione da Wikipedia).


Richiamando tale documento Ratzinger rinnovava il divieto a
testimoniare in tribunali civili (pena la scomunica) per reati di abusi
sessuali che avessero coinvolto religiosi. Il futuro papa avocava al vaticano la competenza esclusiva sulla materia.
E, dalle testimonianze del filmato, ciò non ha modificato punto la
situazione. Gli abusi, l’omertà e l’impunità continuano ad essere un
fenomeno diffuso.

Sono troppo poche le voci libere in questo paese, che è scivolato nel
2006 dal 77° al 79° posto quanto a libertà di stampa (fino 73° si
rientra nella categoria di “Stato libero”). Per la Freedom House, che raccoglie e pubblica questi dati, Non siamo considerati uno Stato Libero.

In Europa dopo di noi c’è solo la Turchia.

ecco il link al documentario con i sottotitoli (39 minuti):

http://video.google.com/videoplay?docid=3237027119714361315

 
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ANCHE QUESTO E' TERRORISMO...

Post n°172 pubblicato il 03 Maggio 2007 da zmblog
 

Così l'O$$ervatore (guardone) Romano titolava commentanto le parole di A. Rivera (un collaboratore della Dandini su RaiTre), che aveva semplicemente detto dal palco del 1° maggio, che la Chiesa non si evolveva e che non sono stati concessi i funerali cattolici a Welby mentre a Pinochet si...

Nulla di strano, tutto vero, viviamo in Italia si satireggia sul Vaticano (non capisco perchè quella zona non sia ancora una circoscrizione del comune di Roma...mah!) e non sull'Islam ... ma che succede? L'organo di stampa della CEI (Conferenza Episcopale Italiana) ovvero i vescovi servi dell'Opus Dei s'incavolano...

Come se Andrea Rivera avesse sganciato bombe al fosforo sulle chiese ed avesse ucciso dei bambini... tipo falluja... Quando scoppiano guerre non è terrorismo? Le parole non fanno morti come le bombe.

Questa gente ti tira fuori la maleducazione che non hai... mi sembrano come i bambini delle elementari ricchi e viziati che danno del ciccione, secchione o quattrocchi al compagno che ha imparato le tabelline, solo perchè loro non ci riescono oppure hanno i genitori ignoranti....

Ma vaffanc...

"...PREME E SCHIACCIA, FUCINA DI POTERE TEMPORALE UN UNICO ABOMINIO CLERICALE..." (G.L.Ferretti)

se dipendesse da me, ecco che farei...:

1. Eliminare lo 0,8 % obbligatorio... ogni fedele paghi la sua Chiesa come negli USA... ergo eliminare il concordato fascista e Craxiano

2. Città del Vaticano deve diventare una circoscrizione del comune di Roma.

3. Sacerdoti = uomini e donne con stessi diritti anche quello dei figli e del sesso.

4. Nazionalizzare tutte le risorse del clero (e dell'Opus Dei): Banche, Ospedali, Università, Scuole, Edifici, Chiese, Cattedrali, Basiliche, Musei e Segreti vari...

5. Nessun potere temporale al Papa, nessun privilegio fiscale.

6. Voto di povertà obbligatorio per tutto il clero.

7. ... continuate Voi se volete...

 
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Come farci diventare "Antiamericani"

Post n°171 pubblicato il 02 Maggio 2007 da zmblog
 

Negli Anni Settanta a Palermo c'era il Grand Hotel Ucciardone, Tommaso Buscetta, Tano Badalamenti e Stefano Bontate, il gotha della mafia di allora, si garantivano la bella vita anche in carcere: entrava lo champagne dall'ufficio matricola, arrivavano le aragoste da un ristorante alle falde del Montepellegrino e le celle erano aperte. A permetterlo non erano le leggi dello Stato ma i codici mafiosi.

Nella prigione di Fullerton, in California, sono invece i soldi e le regole stabilite dalle direzione a decidere chi ha diritto ad un trattamento a cinque stelle. Il listino prezzi di questo istituto, che si trova fuori Los Angeles poco lontano dal parco divertimenti di Disneyland, è chiaro e trasparente: 100 dollari per i primi due giorni, 75 per quelli successivi, e si possono avere due visite la settimana, la possibilità di portarsi lenzuola e cuscino, i libri, le carte processuali e perfino il cellulare. Ma soprattutto si può ordinare cibo dall'esterno. Per non turbare la tranquillità di chi paga, sono esclusi drogati, alcolizzati, epilettici o persone che abbiano mostrato tendenze suicide...
Nulla a che vedere con le celle sprangate, i compagni violenti o pericolosi e le visite rare. Si può ottenere il permesso di uscire per lavorare e si torna solo per la notte, in questo caso però bisogna pagare 15 dollari in più per il braccialetto elettronico che controlla gli spostamenti.
Un vero lusso in un paese in cui alla fine del 2004 c'erano 2milioni e 200mila detenuti... In Italia oggi è in carcere una persona ogni mille abitanti, negli Usa una ogni centoquaranta. Sette volte di più... (dal Corriere Della Sera del 30 aprile)

E Vai privatizziamo pure le carceri!!!

P.S. Gli aggiornamenti del blog non saranno regolari almeno fino a quando non sarà ripristinata la possibilità di operare dalla postazione abituale...

 
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Per i pochi (ma buoni/buone) lettori/lettrici 

Post n°170 pubblicato il 14 Aprile 2007 da zmblog

Non ho più la possibilità da diversi giorni di aggiornare il blog dalla mia postazione abituale...

Spero di risolvere presto!

 
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2 O 3 COSETTE SULLA BIBBIA

Post n°169 pubblicato il 27 Marzo 2007 da zmblog
 

Torniamo all'antico... Quale Dio? Siete sicuri di sapere veramente cos'è la Bibbia...

Da un articolo di Massimo mazzucco

Noi genericamente definiamo "Bibbia" quel librone di oltre mille pagine che troviamo un pò dappertutto, in chiesa come a casa nostra come nei motel dei film americani. Ma quel libro in realtà contiene sia il "Vecchio" che il "Nuovo" Testamento, ovvero la Bibbia originale degli ebrei - detta Tanach, che risale al 600-1200 A.C - più i Vangeli cristiani "canonici", scritti invece dopo Cristo.

Il "cristianesimo" quindi è, in un certo senso, una "libera interpretazione" della Bibbia originale ebraica, rivista, tramite l'aggiunta dei Vangeli, alla luce della predicazione di Gesù. La differenza fondamentale fra le due religioni sta proprio nel fatto che l'ebraismo non riconosce nella fìgura di Gesù il "Messia" annunciato dalle profezie bibliche, mentre il cristianesimo sì....

Continua su Luogocomune.net

http://www.luogocomune.net/site/modules/sections/index.php?op=viewarticle&artid=4

 
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