LAVORO:

Post n°208 pubblicato il 29 Luglio 2008 da zmblog
 

Ecco le leggi precarizzanti

Una gragnuola di leggi costruite per rendere ancora più precario il lavoro. Sarà più facile imporre le dimissioni alle lavoratrici in gravidanza, si riducono le pause, si potrà licenziare in cambio di un indennizzo. E, chicca delle chicche, si potranno avere apprendisti anche solo per un mese. Sono solo alcuni dei «capolavori» messi in cantiere dal ministro del Welfare Maurizio Sacconi e dalla maggioranza di governo, che nel tourbillon di emendamenti alla manovra finanziaria in pochi giorni sta disfacendo diritti acquisiti in tanti anni...... 

Questo post è stato praticamente rimosso perchè il governo sotto pressione ha emendato in vari punti il provvedimento...

 
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Post n°207 pubblicato il 16 Luglio 2008 da zmblog
 

In Direzione Ostinata E Contraria


Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.


di Fabrizio De Andrè - Canzone Del Maggio

 Album: In Direzione Ostinata E Contraria - 2005



Ma chi sei Fabrizio? Un veggente, un profeta? O forse sei solo un uomo?

 
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MALEDETTO PETROLIO

Post n°206 pubblicato il 04 Luglio 2008 da zmblog
 

E’ quasi impossibile trascorrere un solo giorno senza sbattere contro l’evidenza della realtà energetica italiana: eppure, quel che tiene banco è il penoso teatrino delle intercettazioni telefoniche, delle “veline”, delle leggi ad personam, dei magistrati da assolvere o condannare, dei ministri-ombra di se stessi…
In mezzo a tutto questo bailamme, nessuno parla quasi più dell’evidenza – lampante – che stiamo diventando sempre più poveri per il costo dell’energia.
Come ogni anno, viene pubblicata[1] la classifica delle principali holding planetarie:


1) Exxon Mobil (USA);
2) PetroChina (Cina);
3) General Electric (USA);
4) Gazprom (Russia);
5) China Mobile (Hong Kong);
6) Bank of China (Cina);
7) Microsoft (USA);
8) AT&T (USA);
9) Royal Dutch Shell (UK);
10) Procter & Gamble (USA);
...
36) ENI;
69) Intesa Sanpaolo;
70) Unicredit;
100) ENEL;

316) FIAT.

Nelle prime dieci posizioni troviamo ben quattro corporation del petrolio, ed una (General Electric) che fornisce servizi all’industria petrolifera. Se cerchiamo aziende italiane, la prima è ENI (petrolio, 36° posto) ed al 100° troviamo ENEL (energia), mentre FIAT occupa solo la 316° posizione.
Rispetto all’anno precedente, i movimenti “a salire” sono stati tutti delle imprese energetiche, mentre le banche hanno perso terreno: i subprime hanno chiesto dazio.
Tornando alle prime posizioni, è curioso notare che le prime quattro sono occupate da petrolio & affini, mentre la grande Microsoft è solo al settimo posto: senza energia, anche i veloci processori perdono terreno.
Niente di nuovo sotto il sole – verrebbe da dire – e invece qualcosa di nuovo c’è o, almeno, qualcosa che sarebbe meglio meditare.

Si cercano ipotesi fra le più disparate per non riconoscere l’evidenza più limpida: un bene divenuto essenziale, presente in quantità finita nel pianeta e con una domanda in forte crescita (Cina), logicamente, aumenta di prezzo.
E’ pur vero che non tutto l’aumento è reale (riflettiamo sul precipitare del dollaro), ma è altrettanto evidente che anche messer euro non riesce a tener testa al vero bene primario del pianeta, al signor oro nero che ha preso il posto dell’oro giallo nel definire i valori delle monete. Potremmo quasi misurare il valore relativo di euro e dollaro valutandoli sul barile di petrolio.

Il prezzo del greggio[2], dall’estate del 2005 ad oggi, è passato da 60 $/barile agli attuali 140 circa: l’euro, nel medesimo periodo, è passato da 1,2 ad 1,6 sul dollaro (approx)[3]: un barile di petrolio del 2005 costava 50 euro, oggi ne costa quasi 90. Ecco perché la benzina aumenta nonostante l’apprezzamento della moneta europea.
Il prezzo dei carburanti sarebbe dovuto salire dell’80% circa: consideriamo, però, che l’aumento del prezzo va ad incidere sulla parte “industriale” del costo dei carburanti, che è circa la metà perché il resto sono imposte.
Se riflettiamo che la benzina è passata – sempre negli ultimi tre anni – da 1 euro ad 1,5 euro (incremento del 50%), i conti – pressappoco – tornano. Per il gasolio il problema è diverso: siccome il rapporto fra benzina e gasolio, nella distillazione frazionata del greggio, varia poco – e parallelamente è aumentata la richiesta per l’alto numero d’auto a ciclo Diesel in circolazione – l’aumento del prezzo incorpora maggiori costi industriali per soddisfare la domanda.

A margine, notiamo che circolano sul Web storie fantasiose su un fraudolento aumento del greggio, le quali basano queste ipotesi su un prezzo del greggio – nel 2000 – di 60 $/barile, il che è tragicamente falso.
Il prezzo del greggio, nel 2000, oscillò intorno ad un valore medio di circa 25-30 $/barile[4], valore raggiunto rapidamente, dopo aver toccato il minimo degli ultimi vent’anni il 16 febbraio 1999, con un prezzo di 9,82 $/barile[5].

Non cerchiamo quindi lontano dal buon senso ipotesi fantasiose: stiamo vivendo la parabola calante dell’Evo Petrolifero. Qualcuno afferma che il famoso “Picco di Hubbert” è già avvenuto, oppure è prossimo: poco importa, se valutiamo l’andamento del mercato.
Altri affermano che il petrolio è abbondante perché non ha origine biologica (ipotesi che non spiega la presenza di colesterolo nel greggio, la rifrazione della luce polarizzata e la preponderanza d’idrocarburi con atomi di Carbonio dispari, tutte caratteristiche delle molecole di derivazione organica). Se così fosse, basterebbe rivelare dove si trovano i fantomatici ed immensi giacimenti di petrolio d’origine inorganica.
Ultima trovata è la speculazione: vero, verissimo che sui future del greggio si specula a piene mani, ma solo perché la richiesta è in continuo aumento e tale da non guardare troppo in faccia ai prezzi. PetroChina, nell’anno appena trascorso, ha comprato a man bassa diritti d’estrazione in Africa senza badare troppo al prezzo, giacché è più importante garantire energia al colossale apparato industriale cinese che spilluzzicare sui centesimi. La speculazione, dunque, nasce e prospera perché è il mercato stesso a garantirne il successo: provate a speculare sui future dei carri da buoi.

Che ci piaccia o non ci piaccia, dunque, la situazione è di una semplicità disarmante: qualche decennio d’estrazione – a costi sempre maggiori, dovuti anche al progressivo esaurimento dei giacimenti meno profondi ed ai maggiori costi di raffinazione per le sezioni più profonde e dense del prodotto – e poi…carbone a volontà! Per un altro secolo, forse[6].
Dopo esserci immersi nell’universo petrolifero, torniamo agli affari di casa nostra, ovvero a cosa stanno facendo i nostri politici per tentare di trovare soluzione al problema: niente.

Il precedente governo, per non rischiare di commettere errori, decise semplicemente di non far nulla o quasi: l’unico intervento – che segnaliamo più per correttezza che per incisività del provvedimento – è stata l’incentivazione che ha riguardato e riguarda il solare termico, gli impianti per l’acqua sanitaria.
Provvedimento di per sé accettabile, se non fosse che gli italiani che possono sborsare 4-6000 euro per un impianto non sono tantissimi: i più, cercano più che altro di non farsi sbattere fuori di casa per non aver pagato il mutuo. Oppure, vagano negli hard discount alla ricerca del prezzo più basso. Altro che le elucubrazioni di un ambiental-chic come Pecoraro.

L’attuale governo, invece, ha scelto la via del decisionismo: ottimo, verrebbe da dire. Sì, se non avessero “deciso” di prendere la strada sbagliata.
La barzelletta del nucleare italiano è l’ultima trovata di patron Berlusconi e del suo ministro Scajola. Udite udite, popolo, e pascetevi. Fino al 2013, ci sarà la fase di “identificazione” dei siti dove dovrebbero sorgere le famose quattro centrali nucleari: poi, si dovrebbe passare alla costruzione. Sotto controllo militare (!).
Se tutto dovesse filare liscio – cosa assai rara nello Stivale – per il 2020 ci sarebbe il primo KW di produzione nucleare.
Nel frattempo, non sappiamo a quanto potrà arrivare il prezzo dell’Uranio (che sale come un’iperbole, poiché è una fonte non rinnovabile) e non sappiamo nemmeno chi caccerà i soldi per una simile, ciclopica impresa: inizino a scovare i quattrini per Alitalia, come avevano strombazzato. Altrimenti, di tante “cordate”, rimarrà solo la corda per impiccare i lavoratori.
Senza considerare i costi della conservazione delle scorie: se qualcuno ha ancora dei dubbi sulla non convenienza economica del nucleare, legga il mio “Vattelapesca forever” e si faccia un’idea.
Perché tanta sicumera senza senso? Perché ignorano, non sanno, sono…insomma…non mi va d’usare il participio presente di quel verbo…

Uno dei principali ostacoli allo sfruttamento delle energie rinnovabili, riguarda il falso concetto che abbiamo di rivoluzione industriale. Per molti (tantissimi fra coloro che ci governano), la rivoluzione industriale fu quella cosa che nacque in Europa alla metà del Settecento. Prima, regnava il nulla.
Complici gli Illuministi – che ebbero buon gioco nel mostrarsi i veri progressisti dell’epoca – ciò che avvenne prima, sotto il profilo tecnologico, era considerato irrilevante.
In qualche modo corresponsabili dello sciagurato inghippo, furono tanti storici che – del Medio Evo – studiarono più il pensiero filosofico e religioso e poco quello scientifico e tecnologico. Insomma, per i più, il Medio Evo (e parte del successivo Evo Moderno) erano privi di tecnologia.

Ci ha un poco salvati da questa pericolosa impasse la scuola storica francese[7], che iniziò a studiare e catalogare con pazienza le miniature, i rari testi, i quadri…insomma, tutto ciò che poteva in qualche modo squarciare il velo imposto dall’ingombrante pensiero filosofico medievale, e farci osservare come viveva la gente all’epoca. Ricordiamo anche Carlo Maria Cipolla ed il suo (fra i tanti) Uomini, tecniche, economie.
Insomma, cosa raccontano questi storici?
Narrano un mondo povero d’energia, se lo paragoniamo agli attuali consumi, che però riusciva a sfruttare tutto ciò che aveva a disposizione per risolvere la penuria d’energia e migliorare le condizioni di vita delle popolazioni. Riflettiamo che, all’avvento della propulsione a carbone sulle navi, l’intero pianeta era già stato esplorato. A vela.

Tutti sanno che gli olandesi riuscirono a vivere in una terra paludosa prosciugando i polders mediante i mulini a vento: non tutti sapranno quale meraviglia della tecnica erano quei mulini. La potenza non era alta – 10-20 kW al massimo – ed era regolata mediante sistemi di governo delle pale che erano stati mediati dalle attrezzature veliche navali. Anche l’invenzione del pennone girevole su un estremo (boma) fu olandese, quando dovettero risolvere il problema d’utilizzare piccoli velieri, molto maneggevoli, per la sorveglianza delle coste.
Il mulino a vento olandese, oltre che come pompa idraulica, era usato per macinare cereali e spezie (ricordiamo l’importanza della compagnia olandese delle Indie) e per segare il legname. Era, in qualche modo, una “centrale energetica polivalente” dell’epoca, che funzionò a meraviglia per secoli.
Sarebbe interessante valutare – ma le fonti sono purtroppo scarse – il “risparmio energetico”, inteso come forza muscolare economizzata, operato per secoli dagli olandesi mediante i loro mulini. I quali – è bene ricordarlo – non sorsero solo nelle Zeven Provinzen, ma dalla Galizia alla Danimarca.
E dove non c’era vento?

Qui, la pittura è stata d’aiuto agli storici: scorci di fiumi dove sorgevano serie di mulini ad acqua disposti “in cascata”, oppure canali d’alimentazione per i mulini, ruote, macine, ecc. Siccome il mulino ad acqua – in epoca medievale – era spesso privilegio delle famiglie nobili o degli ecclesiastici, qualche fonte scritta è stata ritrovata negli archivi.
Ciò che emerge dalle loro analisi – come un’immagine che prende forma in un bagno fotografico – è un mondo che preannuncia e già riproduce lo schema della rivoluzione industriale: macine per i cereali, ma anche magli per la metallurgia e telai mossi dalla forza dell’acqua. Insomma: l’avvento dei combustibili fossili si “adagiò” su un modello che era già formato!

Essere inconsapevoli di quei fenomeni, che ci sembrano lontani e quindi ininfluenti, è ciò che porta a concludere – come usa fare Franco Battaglia – che le energie naturali sono “energie vecchie” perché già usate dall’uomo in tempi lontani. A parte l’errore di metodo che Battaglia compie quando afferma che l’energia solare è anch’essa “vecchia” – l’uomo non ha mai trasformato l’energia solare in energia meccanica: la usò, ma passando sempre attraverso la fotosintesi vegetale (legname, cereali, ecc) – non si comprende perché quantità d’energia presenti ed abbondanti nel Pianeta debbano essere trascurate soltanto perché – a suo dire – “vecchie”.
Forse perché il simpatico professore emiliano ha studiato la Storia sul Bignami? O perché l’industria termonucleare paga bene i suoi sponsor? Delle due l’una: scelga.

Tutto ciò, è soltanto la classica “immersione” nella Storia?
No, perché chi ha oggi superato la cinquantina, ha ancora visto con i suoi occhi le ultime immagini di quel tempo, gli estremi afflati di quell’epoca.
Non dobbiamo andare troppo lontano: fino a pochi anni or sono, mi recavo ad acquistare la farina in un vecchio mulino ad acqua nell’entroterra ligure. Nell’azienda dove lavorò per molti anni mio padre, l’energia era tratta da una ruota ad acqua collegata ad un alternatore che forniva 40 KWh. 40 KWh non sono proprio niente: possono far ruotare una decina di torni.
Presso la casa dove abitavo da bambino, scorreva una roggia con forte pendenza che alimentava piccole turbine per la produzione idroelettrica e qualche mulino: oggi, la roggia è secca perché nessuno ha più provveduto alla manutenzione.
Mia madre – che durante la Seconda Guerra Mondiale sfollò in un mulino – ricorda quattro mulini dove oggi non ci sono che ruderi, che macinavano cereali ed erano usati per muovere telai per tessere, oltre che per illuminare – grazie ad una dinamo – le abitazioni.
Molti fra noi, scavando un poco nei ricordi familiari, troveranno identici racconti: se non basta, ricordiamo Bacchelli ed i suoi mulini del Po, migliaia di mulini, dalla sorgente al delta.
Insomma, non dovremmo – se vogliamo trovare soluzioni al problema energetico – scervellarci in chissà quali elucubrazioni: potremmo iniziare a ricordare.
Quando è terminato quel mondo?

Fornire delle date è cosa ardua, ma di certo la nazionalizzazione della fornitura elettrica (ENEL) del 1960-61 diede un colpo mortale alla produzione diffusa d’energia elettrica. Ci furono ovviamente dei benefici: la razionalizzazione della distribuzione, che condusse a dei risparmi, ma quello era un altro mondo, per costi, consumi e classe politica.
La nazionalizzazione pose fine all’attività di piccoli e medi produttori (che furono indennizzati) ed inaugurò il metodo della produzione centralizzata, appannaggio di un solo ente statale.
Oggi, si parla di privatizzare il settore elettrico (decreto Bersani del 1999), ma questa “privatizzazione” non parla il linguaggio della produzione diffusa sul territorio: ossia, la ammette, ma solo per impianti di “media taglia”.
Quel “media taglia” significa potenze troppo elevate per una produzione veramente diffusa sul territorio: in pratica, parliamo di decine di MW invece di decine di KW.
Ovviamente, non c’è nulla di male ad installare parchi eolici in località ventose ed isolate (oppure in mare, off-shore) per ottenere cospicui volumi energetici, come non sarebbe male seguire l’esempio spagnolo, che prevede la costruzione di ben 28 centrali termodinamiche (paradossalmente, l’invenzione ed i primi sviluppi sono italiani, di Rubbia e dell’ENEA!). Per farlo, è però necessario “muovere” cospicue risorse e realizzare complessi accordi per i finanziamenti. Eppure, non credo che risolveremmo il problema.

Stabilito che c’è molto da fare per attuare un serio risparmio energetico, che passa per mille canali: dalle lampadine agli elettrodomestici, ai climatizzatori, ecc, la produzione elettrica sarebbe incrementabile solo se fosse veramente diffusa.
La diffusione sul territorio, inoltre, sarebbe un antidoto ai “picchi” di produzione d’alcuni sistemi (come l’eolico), dei quali s’è lamentato il gestore della rete elettrica. Più la “base” è larga e diffusa, più la media tende ad essere costante.

Cosa impedisce il grande passo di un doppio contatore in ogni casa (per chi lo desidera, ovviamente), con un “conto energia” generalizzato?
Due fattori: il primo, già citato, è una sorta di pessimismo di fondo legato ad un’errata valutazione della storia energetica dell’Europa. Il secondo, che quasi ne discende, è la ferrea convinzione che il controllo centralizzato sia la panacea per tutti i mali. Inoltre, garantisce il controllo politico dell’energia e – chi controlla l’energia – oggi controlla la tua vita. Prova a far funzionare il tuo PC a pedali.
Vogliamo ipotizzare alcuni scenari?

Il cosiddetto “micro-idroelettrico” consiste nel produrre poche decine di kWh da rogge, piccoli canali, torrenti, addirittura sfruttando la caduta degli acquedotti. Qualcuno – facendo lo slalom fra le mille pastoie burocratiche – ci è riuscito: il caso di Varese Ligure, che ha vinto il premio “The best 100% Communities Renewable Energy Partnesrship Rural Communities”, indetto dall'UE, come “migliore comunità rurale dell'UE per aver attuato il progetto più completo ed originale di sviluppo sostenibile”, è conosciuto ma scientemente ignorato.
Oltre agli aerogeneratori ed ai pannelli fotovoltaici, gli amministratori del comune hanno installato una turbina sulla conduttura dell’acquedotto, che ha una caduta di 120 metri ed una portata di 8.3 litri/secondo, la quale aziona un alternatore e produce circa 20 MWh l’anno. Si realizzerà a breve un progetto sul torrente Caruana, con due turbine che produrranno circa 1390 MWh annui.
A poche decine di metri dal mio studio, sorge un mulino d’origine medievale che sfrutta un canale di prelievo a monte sul fiume Bormida: da anni, non aziona più le macine direttamente con l’acqua, bensì produce energia elettrica (30 kWh) che vende all’ENEL, per poi acquistarla quando deve azionare i macchinari. Insomma, un semplice conto energia.
A conti fatti, la piccola roggia che alimenta la turbina – la si attraversa con un salto – porta ogni mese nelle casse pressappoco 1500 euro[8], senza far altro che lasciarla girare.
Quante situazioni, potenzialmente simili, ci sono nel Bel Paese? Decine di migliaia? Centinaia di migliaia?
Aggiungiamo la possibilità di sfruttare la corrente lenta dei grandi fiumi con mulini galleggianti, oppure le cadute d’acqua delle chiuse (se si decidesse, finalmente, di metter mano al trasporto fluviale!), gli acquedotti, ecc: insomma, la produzione idroelettrica non è confinata ai soli grandi impianti. Inoltre, la possibilità di consumo “in loco” o nelle vicinanze, ridurrebbe le perdite del trasporto in rete.
Basterebbe richiedere ai comuni il censimento delle cadute d’acqua disponibili, compresi i diritti ancora (eventualmente) esistenti di proprietari d’immobili che godevano della servitù di un corso d’acqua (i discendenti dei mugnai, ad esempio).
Potremmo, a quel punto, avere un quadro d’insieme delle risorse disponibili ed attuare piani per lo sfruttamento. Come?

Prendiamo a paragone la legge che concede incentivi per il solare termico: il cittadino dovrebbe investire 4-6000 euro (ricevendo lo sgravio fiscale del 55%) per risparmiare energia elettrica o gas per gli usi dell’acqua sanitaria.
Per prima cosa, non tutti sono nelle condizioni di ricevere lo sgravio fiscale: un dipendente, a tempo determinato o saltuario, è già tagliato fuori. In altre parole, sono provvedimenti destinati a chi è già garantito.
Inoltre, gli impianti – per essere utilizzati anche nella stagione invernale – sono sovradimensionati e, d’estate, l’acqua viene conservata addirittura sotto pressione a temperature di 180 gradi. Il tutto, per risparmiare sull’acqua calda.

Proviamo invece ad immaginare un investimento simile, che non conduca solo al risparmio sulla bolletta energetica, ma che porti anche un guadagno: se il consumo medio di un’abitazione è di circa un kWh, un piccolo impianto da 10 kWh ne renderebbe 9 all’ENEL, e ci farebbe incassare – al netto dei nostri consumi – 500 euro il mese circa. A quel punto, chiunque capirebbe che l’offerta è vantaggiosa e potrebbe anche accendere un piccolo mutuo per diventare produttore: un investimento che si ripagherebbe in breve tempo ed in assoluta sicurezza, tanto che lo Stato potrebbe tranquillamente esserne garante[9].
Oppure, immaginiamo una serie d’impianti da gestire: sarebbe conveniente – per tutti, cittadini e Stato – investire in formazione (sul modello tedesco) per chi perde il lavoro e volesse diventare gestore di piccoli impianti pubblici. Cinque impianti da 30 KWh, ad esempio, fornirebbero un gettito superiore ai 7.000 euro mensili, che consentirebbero di pagare il gestore, i costi d’investimento ed ottenere anche un gettito nelle casse statali.

Identico modello potrebbe essere seguito per il micro-eolico, laddove con investimenti della stessa grandezza si potrebbero installare aerogeneratori con potenze di picco inferiori ai 20 kW, e diametri dei rotori inferiori ai 10 metri, tanto per accontentare i “puristi” dell’ambiente. Piccole realizzazioni come queste, a pochi chilometri di distanza, sono praticamente invisibili.
E dove non c’è né vento e né acqua?

C’è pur sempre il sole e, se tali provvedimenti fossero attuati, siamo certi che l’industria saprebbe produrre impianti termodinamici di piccola taglia, considerando – come ebbe a dire lo stesso Carlo Rubbia – che “oggi, cioè in fase preindustriale, il costo complessivo dell’impianto oscilla tra i 100 e i 150 euro a metro quadrato. E da un metro quadrato si ricava ogni anno un’energia equivalente a quella di un barile di petrolio[10]”. La previsioni di costo del kW di fonte termodinamica – per il 2020 – è di circa 6 centesimi di euro, contro i 10-11 circa della fase pre-industriale[11]. Altro che le centrali nucleari di Berlusconi.
E per chi abita in città e non ha a disposizione nulla?
Bene: vuoi investire nell’energia? Lo Stato emette dei “bond energia” – con interesse a tasso fisso e garantito – che serviranno per incentivare chi è nelle condizioni di produrla. Con l’iperbolico aumento dei prezzi, sarebbe un affare per chi investe e per chi produce. In alternativa, il sole “picchia” anche sui tetti.

Una politica attenta al recupero dei grandi numeri delle energie rinnovabili – già usate in passato, ma nuovamente utilizzabili con le moderne tecnologie, soprattutto se diffuse sul territorio – sarebbe la vera salvezza dalle “bollette killer” che gli italiani ricevono.
La “bollette energetica” italiana per il 2008 sarà di circa 70 miliardi[12], e per il 2009 – se il trend dei prezzi si manterrà tale – subirà ulteriori aumenti: vivremo strangolati, nell’attesa delle fumose centrali nucleari di Berlusconi del lontano 2020.
Esiste un’alternativa?

Anzitutto, cambiare radicalmente ed in toto questa classe politica incapace di pensare al bene collettivo, allo Stato come universale dei cittadini e non come fonte di guadagni, vantaggi, impunità e prebende.
Infine, torniamo per un attimo alla Storia.
Uno dei fattori – dapprima catalizzante, poi limitante – allo sviluppo energetico, nel Medio Evo, furono i privilegi largamente diffusi che assegnavano alla nobiltà ed al clero lo sfruttamento delle fonti energetiche, soprattutto i mulini ad acqua.
Con l’appannarsi del potere nobiliare ed ecclesiale, e con l’affermarsi della borghesia come nuovo soggetto economico – che, è bene ricordarlo, cominciò prima degli eventi politici generalmente ricordati – avvenne una sorta di “liberalizzazione” ante litteram, ossia gli impianti si moltiplicarono ed iniziò la cosiddetta rivoluzione industriale, all’inizio con la sola forza del vento e dell’acqua.
Ebbene, oggi, non troviamo interessanti parallelismi fra le due situazioni?

Non viviamo forse schiacciati da un potere politico che c’impedisce – al pari della truffa sulla moneta – di creare da soli l’energia che ci serve? Perché, allora, ci sono decine d’adempimenti burocratici da espletare ad ogni passo?
Si tratta del semplice corrispettivo di quello che un tempo era il potere per censo: la nascita ed il nome garantivano la “vita” economica dell’individuo. Oggi, non sono forse le grandi “famiglie” dell’economia – unite ai loro lacché politici – ad impedire qualsiasi riforma che conceda ai cittadini di creare veramente ricchezza?

Immaginiamo una riforma semplicissima, che consentisse “conti energia” a tutti, senza impedirli – di fatto – con le pastoie burocratiche: presento la documentazione, due mesi di tempo e poi vale il principio del silenzio assenso.
Pensiamo di raggiungere un semplice 20% di produzione nazionale (obiettivo caldeggiato, a parole, dall’UE) con mezzi diffusi sul territorio: significherebbero 14 miliardi di euro che rimarrebbero nelle tasche degli italiani e non in quelle delle corporation. Lo signori, invece, s’inventano le Robin tax per gettare un po’ di fumo negli occhi.

Scommettiamo che, riformando in questo modo la produzione energetica, molti italiani tornerebbero ad entrare nei ristoranti senza fare, prima, complessi calcoli sui prezzi esposti? Io, ci scommetterei una cena.

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.com
Link: http://carlobertani.blogspot.com/2008/06/maledetto-petrolio.html
3.06.08


[1] Fonte: Repubblica, 28 – 6 – 2008.
[2] Fonte: www.traderlink.it.
[3] Ibidem.
[4] Fonte: Bloomberg.
[5] Fonte : EIA, Energy Information Administration (USA).
[6] Il metano segue, all’incirca, l’andamento dei prezzi e le previsioni d’esaurimento del petrolio.
[7] Ricordiamo, ad esempio, la rivista "Annales" e gli storici Lucien Febvre e Marc Bloch.
[8] Considerando un prezzo medio di vendita del kWh, nelle 24 ore, di 0,07 euro, dato tratto dalla “Borsa elettrica”.
[9] Perché, se lo Stato si fa garante per circa 3 miliardi di euro nei confronti degli investitori privati per la costruzione del Ponte di Messina, non potrebbe fare la stessa cosa per un investimento sicuramente più redditizio e solido?
[10] Fonte: intervista concessa a Repubblica da Carlo Rubbia nel 2004.
[11] Fonte: dati forniti nel Giugno del 2007 da Carlo Rubbia ad Agor@ Magazine, citando le previsioni della Banca Mondiale, del Dipartimento per l’Energia americano e della IEA (International Energy Agency).
[12] Fonte: Ansa da Nomisma Energia, 10 Maggio 2008.

 
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Cortina di ferro per i delinquenti

Post n°205 pubblicato il 24 Giugno 2008 da zmblog
 

Riporto il testo integrale dell'intervento di Marco Travaglio, un po' lungo ma scorrevole, un videomessaggio apparso anche sul blog di Grillo che potete trovare a questo link :

http://it.youtube.com/watch?v=uzwReNImRC8

ma a me piace leggere quindi ecco il testo, che fa riflettere e chiedersi come mai non si fa la rivoluzione? Non frega nulla nessuno? Non si occupano i municipi? Boh! Questa è l'Italia... Bisogna cominciare a pensare quale paese consigliare ai nostri figli per vivere...

"Buongiorno a tutti. Mi dispiace, ma dobbiamo ricominciare a parlare di intercettazioni, perché questo è quello che offre il convento e quello che chiedono anche gran parte dei frequentatori del blog di Beppe e del blog nostro – voglioscendere – e di tanti altri che si stanno sintonizzando con noi, il lunedì alle due. Ne parliamo, anche se presto dovremo occuparci anche di altre leggi vergogna, che sono quelle, per esempio, del ritorno all’impunità per le alte cariche (soprattutto di quella bassa) lodo Schifani bis, ma questa – ogni giorno ha la sua pena – la vediamo un’altra volta.
È interessante, ora che finalmente abbiamo un testo che sembrerebbe definitivo per quanto riguarda il cosiddetto disegno di legge Berlusconi-Alfano-Ghedini sulle intercettazioni, capire che cosa succede esattamente. Capire quelli che i telegiornali non solo non ci dicono, ma che addirittura cercano di nasconderci. Mentendo anche sulle parole. Questa non è una legge sulle intercettazioni. È anche una legge sulle intercettazioni. Ma questa è una legge che abolisce di fatto la cronaca giudiziaria per tutta la lunga fase delle indagini, fino all’inizio del processo. Cioè da quando viene commesso un fatto, a quando viene scoperto, a quando viene processata la persona sospettata di averlo commesso, i cittadini non potranno più sapere nulla.
Cominciamo però a vedere il primo versante, cioè quello delle intercettazioni, laddove non saranno più possibili e con quali conseguenze tutto ciò avverrà. Ce l’hanno condita e intortata dicendoci che negli altri paesi ce ne sono meno. Ho sentito ancora ieri qualche demente in televisione, naturalmente ministro, dire che negli Stati Uniti vanno avanti a reprimere i reati con 1.500 intercettazioni all’anno, in un paese che ha il quintuplo della nostra popolazione. Com’è possibile invece che noi abbiamo 125.000 intercettazioni all’anno e ancora non siamo contenti? In realtà, l’abbiamo già visto, noi non abbiamo 125.000 intercettazioni. Noi abbiamo 75.000 decreti per intercettare che riguardano spesso i vari telefoni di una stessa persona. Quindi le persone intercettate, l’altra volta abbiamo detto essendo molto ottimisti 80.000, i magistrati calcolano che siano circa 20-30.000 all’anno. Negli Stati Uniti non sono affatto 1.500. Sono milioni le persone intercettate, soltanto che la non risulta nelle statistiche perché là a intercettare sono l’FBI, la CIA, i vari servizi di sicurezza e le varie polizie locali e federali. Pensate, Giancarlo Caselli soltanto nella procura di Torino ha calcolato che lo 0,2% dei processi che si fanno contiene intercettazioni. Lo 0,2% dei processi. Altro che “tutto intercettato, tutti intercettati”. Comunque. Il fatto che non si possa più intercettare per reati puniti con pene inferiori ai dieci anni o quelli contro la pubblica amministrazione, significa che non potremo più scoprire con le intercettazioni reati di: usura, truffe – anche le truffe scoperte da De Magistris, le ruberie sui fondi Europei, sui fondi regionali; l’Europa sarà contenta di noi – sequestri di persona. Se fosse vera la leggenda secondo cui gli zingari rubano i bambini, ebbene se uno zingaro ruba un bambino quello è un sequestro semplice perché non è a scopo di estorsione e non può più essere scoperto con intercettazioni. Il contrabbando, altra specialità delle mafie come l’usura. Lo sfruttamento della prostituzione. La rapina. Il furto in appartamento...

Quante piccole gang o grandi gang di ladri vengono sgominate intercettando? Non si può più. Associazione per delinquere; persino l’associazione per delinquere. Lo scippo. L’incendio. La ricettazione: i ricettatori sono quelli che smaltiscono e diffondono la refurtiva. Bene, nemmeno quello. La calunnia. I reati ambientali: tutti i reati sull’ambiente, discariche, ecc. Salute e sicurezza sul lavoro, per nulla più si potrà intercettare. Reati ovviamente – quelli li sappiamo – reati economico finanziari. Pensate a tutte le turbative di borsa, le frodi fiscali, le frodi sull’IVA che scoperte con le intercettazioni portano lo Stato a recuperare un sacco di evasione. Nulla di nulla. Ricerca dei latitanti, nemmeno. Quando uno mette sotto intercettazione tutti gli amici e i parenti e i possibili favoreggiatori di un latitante e poi sta lì ad aspettare che qualcuno compia un passo falso, non si potrà più fare. Perché? Perché c’è un’altra clausola che dice che l’intercettazione può durare al massimo tre mesi. Dopodichè si staccano gli apparecchi e si va a casa. Quindi se il latitante si fa beccare entro tre mesi, bene, se invece rimane uccel di bosco più di tre mesi, pazienza. Tempo scaduto. Lo Stato si da la scadenza. Mentre il latitante no, ovviamente. Questo vale anche per i sequestri di persona. Voi sapete che quando viene sequestrata una persona, tipo un bambino, si mettono sono osservazione i telefoni della famiglia nella speranza di risalire ai telefoni dei sequestratori e di localizzarli. Bene, anche qui dopo i tre mesi si stacca tutto. Quindi, o l’anonima sequestri ci fa il favore di restituirci gli ostaggi entro e non oltre i novanta giorni, oppure sennò pazienza. Chi si è visto, si è visto. Altra genialata: ci vorranno tre giudici, non più un GIP, tre giudici per decidere su un’intercettazione. Pensate che in Italia il GIP monocratico, cioè lui da solo, può condannare addirittura per omicidio, ti può dare trent’anni per omicidio con rito abbreviato. Bene, da solo potrà condannarti per omicidio, ma non potrà più autorizzare l’intercettazione di un telefonino. Pensate l’assurdità. Ci sono tribunali che hanno dieci giudici in tutto, i quali dovranno fare: in tre il collegio per autorizzare le intercettazioni, poi un quarto dovrà fare il GIP, poi un altro dovrà occuparsi del processo e alla fine non si troveranno più i giudici che potranno occuparsi tutti dello stesso processo e quindi si bloccherà la giustizia nei posti medio-piccoli. Perché? Perché i giudici diventano incompatibili quando hanno deciso una volta su un caso.
I giudici non potranno più parlare. Le due magistrato che hanno fatto arrestare gli scannatori della clinica Santa Rita di Milano hanno fatto una conferenza stampa assieme alla polizia giudiziaria per spiegare ai cittadini che cosa era successo, per metterli in guardia da quello che era successo. D’ora in poi, quando entrerà in vigore questa legge porcata, il fatto che hanno parlato della loro inchiesta nella conferenza stampa fa sì che debbano lasciare l’inchiesta. Non possono proseguirla loro, la devono lasciare a qualcun altro. Se un magistrato parla male di Provenzano, non potrà più indagare su Provenzano. Perché si è già pronunciato. Non sto parlando del giudice che dovrà giudicarlo, sto parlando del pubblico ministero che spiega quali indizi ha raccolto a carico di Provenzano oppure degli scannatori della clinica.
Quindi, non solo i giornalisti non possono più raccontare le inchieste, ma non le possono più raccontare neppure i magistrati, sennò perdono l’inchiesta all’istante. Ma non solo. Se anche il magistrato sta zitto, per conservare la sua inchiesta, c’è modo di farlo fuori lo stesso. Decide l’imputato. Se l’imputato denuncia il suo pubblico ministero, o meglio, se l’indagato denuncia il suo pubblico ministero accusandolo di una fuga di notizie che magari non ha fatto – tipo De Magistris, adesso sta venendo fuori che le fughe di notizie le facevano i suoi superiori per farle ricadere su di lui – facciamo il caso che uno viene denunciato nella procura vicina per avere fatto una fuga di notizie – non si sa se è vero o non è vero – bene, il fatto stesso che sia stato denunciato consente al suo capo di levargli l’inchiesta. Anche se lui non ha fatto niente. Quindi è l’imputato che decide in qualche modo di scegliersi il suo pubblico ministero. Se gli piace perché è morbido, se lo tiene, sennò lo denuncia e il capo gli toglie l’inchiesta.
C’è una "normina", l’avrete forse letta, la “salva-preti”. Dopo la “salva-Previti” adesso abbiamo la “salva-preti” per cui se uno è un cittadino normale, niente, legge normale. Se invece è un sacerdote, per indagare bisogna avvertire il suo vescovo. Dopodichè, se viene indagato un vescovo – ed è capitato anche recentemente – allora bisogna avvertire la Segreteria di Stato vaticana, cioè un ministero estero per processare un cittadino italiano. Un gentile omaggio al Vaticano. Uno dei tanti.
I giornalisti. E veniamo alla parte che non riguarda più i limiti alle intercettazioni, ma riguarda l’abolizione della cronaca giudiziaria e una pesante limitazione alla libertà di stampa e alla libertà dei cittadini di essere informati, al diritto dei cittadini di essere informati. Dunque, dico subito che con questa legge non si potrà più scrivere nulla degli atti giudiziari, quindi non solo delle inchieste, ma anche degli interrogatori, dei verbali, di quello che dice la difesa, di quello che dice l’accusa, dei decreti di perquisizione, degli avvisi di garanzia, dei decreti di custodia cautelare, dei decreti di sequestro, ecc. Niente. Tutti gli atti giudiziari dell’indagine sono non pubblicabili. Attenzione: non sono segreti, sono non pubblicabili. La nostra legge stabilisce che quando il magistrato li consegna all’avvocato e all’indagato, in quel momento cessano di essere segreti e quindi oggi, giustamente se non sono più segreti, i giornalisti li possono pubblicare. Qui non stanno vietandoci di pubblicare roba segreta, perché pubblicare roba segreta è già vietato. Ci stanno vietando di pubblicare roba pubblica. Che è un’altra cosa. Infatti nella legge c’è scritto che non si può più nemmeno parlare, nemmeno nel contenuto e nemmeno per riassunto, degli atti, anche se non sono più coperti da segreto; perché se sono coperti da segreto è già vietato pubblicarli. Quindi stiamo parlando di roba pubblica, roba legittimamente conosciuta dai giornalisti, e quindi dai cittadini. Se uno li pubblica, se un giornalista li pubblica, sono da uno a tre anni di galera. Più un’ammenda che va a mille e rotti euro. “Va beh – uno dirà – ti pigli la multa: mille euro, li avrai?! Sì, certo, non per tutti gli articoli che scrivi, ma non è un danno drammatico essere condannati a pagare una multa fino a mille euro”. Il problema è che qui la pena pecuniaria e la pena detentiva sono associate: te le danno tutte e due assieme. Il minimo della pena detentiva è un anno. Che significa? Significa che con le attenuanti ecc. la prima volta che ti condannano, ti condannano a un minimo di nove mesi e non vai in carcere, perché sapete che in Italia fino a due anni c’è la condizionale, la sospensione condizionale, e fino a tre anni di può chiedere l’affidamento al servizio sociale, come Previti. Viceversa, se uno scrive tre articoli contenenti tre notizie non più segrete, ma che diventano non più pubblicabili, - fate il calcolo – nove per tre, ventisette: sono 27 mesi, il che significa due anni e tre mesi, si va fuori dalla sospensione condizionale e si finisce in carcere o all’affidamento al servizio sociale. E alla quarta condanna si superano i tre anni e si va direttamente in galera. Quindi bastano quattro articoli, a un giornalista capita di scriverne anche uno o due al giorno, oppure basta un libro contenente quattro notizie pubbliche, ma non più pubblicabili, per finire in galera. La galera! In un paese in cui in galera non ci va più nessuno, salvo i poveracci. Bene i giornalisti concretamente rischieranno di andarci per quel meccanismo del minimo di pena, che è molto alto – un anno – e l’associazione obbligatoria con la multa, che non è sostitutiva, ma associata. Allora che cosa succederà? Succederà che nessuno scriverà più niente, a meno che non sia un masochista e voi non saprete più niente. Di tutta la lunga fase delle indagini finché non inizia il processo… Ma se voi mettete insieme i limiti alle intercettazioni – quello che i giudici non potranno più scoprire – e i limiti alla pubblicazione – quello che i cittadini non potranno più sapere – voi avete il quadro di una filosofia che individua esattamente nei due poteri di controllo democratici rispetto al potere politico, i nemici da abbattere, i nemici politici numero uno, i veri criminali del nostro paese, la vera emergenza sicurezza è rappresentata dalla presenza di giornalisti che informano e magistrati che indagano e quindi dagli al giornalista e dagli al magistrato. È una legge liberticida che ha almeno il pregio della chiarezza: individua nei poteri di controllo i nemici del potere e li abbatte.
Il risultato qual è? È che non si potrà più scoprire uno scandalo come quello del SISMI, delle deviazioni dei dossieraggi di Pollari e Pompa. Pensate che hanno trovato a Pompa centinaia di migliaia di dossier su giornalisti, politici, magistrati, ritenuti pericolosi, non per la sicurezza dello stato, mica è Al Qaida, pericolosi per Berlusconi. Questo scandalo non si potrà più scoprire. Un sequestro come quello di Abu Omar non si potrà più scoprire, perché non è stato un sequestro a scopo di estorsione, era un sequestro semplice e quindi punito con pene inferiori ai dieci anni. Non si potrà più scoprire calciopoli, ovviamente. Calciopoli inizia da una ipotesi di frode. Solo dopo si arriva a scoprire l’associazione a delinquere. Quindi, non sarebbero state autorizzate le intercettazioni, quindi non si sarebbe scoperta l’associazione a delinquere. In ogni caso, anche se si fosse scoperta, per assurdo, noi non avremmo potuto scrivere niente e non sapremmo ancora niente ora, perché il processo non è ancora iniziato – il processo di Napoli su calciopoli. Non avremmo scoperto lo scandalo delle scalate bancarie e al Corriere della Sera dei furbetti del quartierino. Perché? Perché i reati finanziari non sono più compresi, quindi i magistrati non avrebbero potuto intercettare, non avrebbero potuto scoprire che Fazio avvertiva segretamente Fiorani di notte e che Fiorani gli mandava i bacetti e che turbavano completamente il mercato perché l’arbitro tifava per una squadra anzi ne faceva parte, era il capitano non giocatore, anzi capitano giocatore. In ogni caso i giornali non avrebbero pubblicato ancora adesso visto che il processo per Antonveneta, Fiorani, per Unipol, BNL e per Ricucci, Rizzoli Corriere della Sera, non è ancora iniziato. Siamo alla fine delle indagini.
La clinica degli orrori. Abbiamo sentito questo – mi dispiace dirlo, ma tecnicamente si chiama così – ignorante, uomo che ignora la materia di cui dovrebbe occuparsi. Questo ignorantissimo ministro “ad personam” Angelino Alfano ridacchiare in televisione e dire: “Ma figuriamoci, un processo di omicidio nella clinica degli orrori, sarebbe possibile anche oggi perché noi l’omicidio l’abbiamo compreso nei reati per cui si può intercettare”. Già. Peccato che l’indagine nella clinica Santa Rita sia partita da intercettazioni disposte per truffa e falso. Due reati puniti con pene sotto i dieci anni, quindi oggi non più “intercettabili”, quindi da lì non si sarebbe più potuto scoprire che questi non solo facevano i falsi delle cartelle cliniche, ma ammazzavano o scannavano la gente. Non si potrebbe più scoprire niente. E in ogni caso, facendo finta che si potesse ancora scoprire, noi non potremmo più raccontarlo e voi non potreste più saperlo.
Pensate che bellezza per i risparmiatori dell’Antonveneta non sapere ancora adesso che quello che li vuole comprare, cioè Fiorani, è uno che mette le mani nei conti dei correnti della Popolare di Lodi. E pensate che bellezza per i correntisti della Popolare di Lodi non sapere che fine fanno i soldi che loro pensano di avere messo al sicuro nella Banca di Lodi. E non potrebbero organizzarsi per denunciare Fiorani. E Fiorani sarebbe ancora lì. Anzi, avrebbe comprato l’Antonveneta se non fosse stato bloccato dalla pubblicazione delle intercettazioni e fatto fuori giustamente dagli organi di vertice della sua banca.
E Fazio sarebbe ancora lì. E Moggi sarebbe ancora lì a truccare i campionati con tutta la sua banda. Perché? Perché non si saprebbe niente e quindi, in base a cosa puoi mandare via uno se non è stato ancora processato e non si sa nemmeno che cosa ha fatto?
Pensate ai malati della clinica che si ritrovano senza uno o due organi, oppure con l’organo al posto sbagliato, il fegato al posto del cervello, la milza al posto del tendine, ecc. che si stanno organizzando in una class action per chiedere i danni a quegli scannatori che li hanno ridotti così, o a i parenti di quelli che sono già morti, che si stanno organizzando per chiedere i danni. Bene non saprebbero nemmeno quello che è successo. Non verrebbe loro nemmeno in mente di chiedere i danni, perché non saprebbero di aver subito i danni e ci sarebbero persone che pensano che i loro congiunti sono morti per una tragica fatalità, perché era giunta la loro ora, mentre invece sono stati massacrati dall’ospedale e poi sono stati pure falsificati i referti nelle loro cartelle cliniche.
Scalfari ieri su Repubblica ricordava che se la mafia è stata condannata la prima volta nella sua storia al maxi processo, è stato perché i giornali hanno raccontato che cosa faceva la prima sezione della Cassazione presieduta da Carnevale che annullava regolarmente le condanne di mafia, per cui per fortuna, su input di Giovanni Falcone, il ministro Martelli chiese al presidente della Cassazione di fare un turno nelle presidenze dei processi di mafia, in modo che non presiedesse solo Carnevale ma anche qualcun altro. Appena Carnevale fu sostituito da un altro, la mafia fu condannata per la prima volta e fu lo scatenamento della vendetta mafiosa, ma intanto abbiamo messo dentro centinaia di mafiosi.
Perché è successo tutto questo? Perché la stampa ha potuto esercitare un controllo su quelle zone d’ombra della magistratura, perché mica i magistrati sono tutti buoni.
Il caso di Rignano Flaminio, cioè un’indagine probabilmente farlocca dove era state accusate ingiustamente delle persone, almeno questo è quello che è emerso finora, lo dobbiamo al fatto che giornali, giornalisti come Bonini, per esempio, di Repubblica, ma anche del Corriere della Sera, hanno svelato la debolezza dell’impianto accusatorio e quindi quando l’informazione fa il suo dovere, esercita un controllo democratico sui magistrati.
Non possiamo lasciare i magistrati indagare per anni senza sapere cosa stanno facendo, magari sbagliano e noi li aiutiamo anche a non sbagliare. Oppure smascheriamo i loro errori, se sono dolosi, e loro sono costretti a fermarsi. Chi lo garantisce questo controllo se adesso non si scrive più niente sulle indagini? Anche le indagini sbagliate partiranno sbagliate e finiranno sbagliate. Avremo più errori giudiziari. Come faremo a sapere come si difende una persona se non potremo pubblicare il suo interrogatorio. Quindi magari, chi si difende ha ragione e chi lo accusa ha torto, ma noi non lo potremo sapere.
Pensate a livello democratico che cosa vuol dire tutto ciò. Gli editori saranno sempre più frenati dal consentire ai giornalisti di pubblicare cose a rischio, perché? Perché a loro volta rischiano una multa fino a 400.000 euro – ogni articolo, fino a 400.000 euro - di e rischiano soprattutto di essere portati a processo non solo come singoli editori, ma anche come società, in base alla legge 231 sulla responsabilità giuridica delle società. Per evitare alla società di finire in tribunale con ripercussioni sulla Borsa, che cosa devono dimostrare gli editori? Di aver adottato tutte le precauzioni all’interno della loro azienda, cioè all’interno del giornale, della televisione o della radio, per impedire la commissione di questo reato di pubblicazione indebita di atti. Che cosa faranno per dimostrare che loro si sono premuniti e non sono responsabili di eventuali violazioni che commettano i loro giornalisti e i loro direttori? Licenzieranno i giornalisti e direttori che non voglio obbedire a questa legge.
In più, ogni volta che un giornalista verrà indagato per pubblicazione indebita di atti, la procura dovrà per leggere mandare la notifica all’Ordine dei Giornalisti che potrà sospendere il giornalista fino a tre mesi. Quindi ogni articolo che scrivi ti sospendono per tre mesi e tu per tre mesi non lavori. Fai quattro articoli e non lavori per un anno. Se l’Ordine ottempererà, ma bisogna vedere se avrà la possibilità di non ottemperare a questa sanzione disciplinare, perché l’ordine è tenuto a rispettare le leggi esistenti.
Voi capite che cosa è stato messo in piedi? È stato messo in piedi un meccanismo di regime – l’altra volta abbiamo parlato di prove tecniche di fascismo – qui siamo stati minimalisti. Qui non stanno facendo prove, lo stanno attuando. Un regime moderno. E per chi fosse nostalgico dei regimi passati, mandano anche l’esercito per le strade, perché si capisca cosa sta succedendo.
Io vi posso dire quello che ho scritto sull’Unità e cioè che io farò disobbedienza civile rispetto a questa legge. Farò obiezione di coscienza. Quindi tutti gli atti che mi capiteranno o che riuscirò a procurarmi – e che farò di tutto per procurarmi come sempre – li pubblicherò. E integrali, e nel contenuto e nel riassunto o come mi gira in quel momento, perché penso che questo sia il mio dovere, altrimenti dovrei cambiare mestiere.
Spero naturalmente che altri, ma sta ricevendo questo appello che abbiamo lanciato dall’Unità e dal blog voglioscendere, moltissime adesioni di moltissimi cronisti giudiziari, penso che bisognerà prepararsi a fare da cavie per essere anche eventualmente arrestati e poter impugnare davanti alla Corte Costituzionale, davanti alla Corte Europea di Giustizia, questa legge veramente infame.
Dopodichè speriamo di riuscire anche per via referendaria a cancellarla. Da questo punto di vista tutte le iniziative che si fanno in questo settore sono le benvenute. Segnalo, per esempio, quella del sito micromega.net, dove Furio Colombo, Giulietti, Pardi e altri invitano i leader dell’opposizione a manifestare.
Se i leader dell’opposizione non vorranno manifestare, cosa abbastanza probabile, bisognerà organizzarsi e quindi, Beppe preparati!
Voi sappiate che questa non è una legge contro i giornalisti, non è un legge sulle intercettazioni, è una legge contro di voi per impedirvi di sapere.
Al cittadino non far sapere quali sono i delitti del potere. Questo è lo slogan di questa legge infame.

 
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L'ONOREVOLE ANGELINO

Post n°204 pubblicato il 14 Giugno 2008 da zmblog
 

Un uomo dotato di un minimo di dignità, al posto di Angelino Alfano (attuale ministro della giustizia, nucesecrede nda), dopo che tutti i suoi dati sulle intercettazioni sono stati sbugiardati da Luigi Ferrarella e Carlo Bonini sulle prime pagine del Corriere e di Repubblica (oltreché su l'Unità), avrebbe già scavato un buco in terra e vi sarebbe sprofondato, rosso di vergogna. E in un altro paese un ministro come Alfano sarebbe già stato dimissionato dal suo governo. Perché delle due l'una: o Alfano è un incompetente, e allora se ne deve andare; o mente, e allora se ne deve andare a maggior ragione.

Invece Angelino è Angelino, il Cainano è il Cainano e l'Italia è l'Italia. Dunque il Guardasigilli ad personam resterà al suo posto e verrà premiato: le sue bugie sono servite a mettere in circolo una carrettata di balle e a trasformare un efficacissimo strumento d'indagine in un'emergenza nazionale che ora allarma anche mezza opposizione e persino il capo dello Stato.Tg e giornali della ditta fanno il resto, rilanciando le panzane come se fossero vere (memorabile la prima pagina del Giornale: «Tutti gli italiani sono intercettati»).

La truffa funziona perché sembra basarsi su dati statistici, ma per capire che sono manipolati basterebbe ascoltare l'esordio del ministro (non di un passante) nell'audizione dell'altroieri alla commissione Giustizia della Camera (non al bar o a Porta a Porta): «Secondo un mio calcolo empirico e non scientifico, è probabilmente intercettata una grandissima parte del nostro Paese». Capito? Lui fa i calcoli empirici.

E conclude:

1) «Oltre 100 mila persone l'anno sono intercettate in Italia»,
2) «mentre negli Usa sono 1.700, in Svizzera 1.300, in Gran Bretagna, 5.500, in Francia 20 mila»;
3) «Le 100 mila persone intercettate fanno o ricevono mediamente 30 telefonate al giorno. Così si arriva a 3 milioni di intercettazioni».
4) «La spesa sulle intercettazioni è in continua crescita: è aumentata del 50% dal 2003 al 2006» e occupa «il 33% delle spese per la Giustizia». Difficile concentrare una tale densità di balle, per quanto «empiriche», in così poche parole.Vediamo.

1) I decreti di autorizzazione dei gip alle intercettazioni sono stati nel 2007 appena 45.122 (più 34.844 di convalida, cioè di proroga quindicinale sulle stesse utenze); ma anche prendendo per buono il dato del ministro, 124.845 provvedimenti complessivi, la cifra non indica il numero dei soggetti intercettati: ogni decreto corrisponde a un'utenza, cioè a un numero telefonico (e spesso viene reiterato anche 3-4 volte, visto che ogni 15-20 giorni bisogna rinnovare il provvedimento). E quando s'intercetta un indagato si controllano i suoi cellulari, numeri di abitazione, mare, montagna, ufficio, auto, senza contare che il tizio cambia spesso scheda per sfuggire ai controlli. Il che significa che, a dir tanto, gli intercettati arrivano a 80 mila l'anno (su 3 milioni di processi). Pari non a «tutti gli italiani» o alla «grandissima parte», ma allo 0,2% della popolazione.

2) Contando anche i diversi interlocutori dall'altro capo del filo, si arriva all'incirca all'1%.

3) Paragonare il dato italiano con quello degli altri paesi è come raffrontare le mele con le patate, visto che negli altri paesi il grosso delle intercettazioni le fanno, senza controlli né statistiche, i servizi segreti, le polizie, i pompieri, gli enti locali, le autorità di borsa ecc. Il nostro, come ha appurato nel 2006 la commissione Giustizia del Senato, è il sistema più garantista d'Europa. E l'80% degli ascolti riguarda la criminalità organizzata, cioè le mafie, sconosciute negli altri paesi europei.

4) La spesa per intercettazioni non è in aumento, ma in calo: nel 2005 era di 286 milioni, nel 2006 è scesa a 246, nel 2007 a 224 (40 in meno ogni anno). E 224 milioni non sono «il 33% delle spese per la Giustizia» (7,7 miliardi nel bilancio 2007), ma il 2,9%. Ecco, la spesa reale è un decimo di quella sparata dall' empirico ministro. Ma potrebbe avvicinarsi allo zero se lo Stato facesse lo Stato: obbligando le compagnie telefoniche, concessionarie pubbliche, ad applicare tariffe scontate o gratuite per le intercettazioni (che ora costano allo Stato 1,6 euro al giorno per i telefoni fissi, 2 per i cellulari, 12 per i satellitari); acquistando le attrezzature usate dagli agenti per intercettare, anziché affittarle a prezzi da favola da ditte private; recuperando le spese di giustizia dai condannati, che devono pagare i costi sostenuti dallo Stato per processarli (oggi si recupera il 3-7%).

Resta da capire come possano il Pd e l'Anm «dialogare» con un ministro così, solo perché è «pacato». Spara cazzate, ma pacate.

di Marco Travaglio - da l'Unità

 
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PETROLIO E CARBURANTI

Post n°203 pubblicato il 10 Giugno 2008 da zmblog
 

Nell'anno 2000 l'euro valeva circa 0,7 dollari ed il petrolio circa 70 dollari al barile... Oggi l'euro vale circa 1,54 dollari ed un barile di petrolio circa 130 euro, ovvero il prezzo del petrolio al cambio in euro è rimasto quasi uguale, ma i carburanti derivati in Italia sono aumentati del 40 % quasi... ?
C'è qualcosa che non quadra o no?

“La scappatoia di Londra” dietro l’aumento del petrolio

Quando il petrolio raggiungerà i 200 dollari al barile non sarà colpa dei cinesi che vogliono avere l’automobile ma degli speculatori di Londra, hanno spiegato gli esperti alla Commissione Commercio del Senato USA il 2 giugno. Gli esperti hanno confermato che i prezzi petroliferi sono stati spinti in alto dagli speculatori del mercato off-shore delle materie prime che fa capo a Londra, sotto la supervisione delle autorità britanniche, evidentemente consenzienti. A questo fenomeno è stato dato il nome di “scappatoia di Londra”.

Gli esperti ascoltati hanno spiegato che il 35% dei future sul greggio chiamato “West Texas Intermediate” sono trattati sulla piazza di Atlanta, in Georgia, presso la Intercontinental Exchange (ICE) attraverso una sussidiaria di Londra, la International Petroleum Exchange. Quest’ultima fu fondata nel 1980 da un gruppo di speculatori del settore energetico e delle materie prime e fu poi fusa con la ICE nel 2001. Giuridicamente è un off-shore del mercato di Londra sotto la supervisione della British Financial Services Authority (FSA) ed è pertanto al di fuori della giurisdizione della Commodities Futures Trading Commission (CFTC)!

Il prof. Greenberger ha spiegato che nei mercati off-shore controllati dai britannici, un gruppo di banche e di hedge funds “stanno continuando e replicando il crac dei ‘subprime’, con tutti i loro derivati, sui mercati delle materie prime”. Secondo Greenberger circa il 70% dei future del petrolio trattati negli USA sono pura speculazione e il 30% sono fatti da Goldman Sachs, Morgan Stanley e JP Morgan Chase. Greenberger ha aggiunto molto ironicamente che si capisce come mai chi controlla il prezzo del petrolio “abbia previsto” che passerà dai 130 ai 200 dollari il barile.

Le stesse banche ed hedge funds acquistano inoltre grandi quantità di prodotti petroliferi e li tengono fuori dal mercato mentre spingono il dollaro al ribasso, in maniera da spingere al rialzo i prezzi petrolieri. Queste operazioni di incetta non sono solo speculazione, ma manipolazione dei mercati, un fenomeno che è negato dalla CFTC e dalla SEC. Ma “il maggior proprietario di gasolio da riscaldamento nel Nordest è la Morgan Stanley” ha riferito Greenberger.

La FSA britannica ha inoltre consentito a queste banche ed hedge funds di designarsi come traders “commerciali” piuttosto che “finanziari" — presentandosi cioè come se fossero compagnie aeree o distributori di carburanti che hanno bisogno di acquistare prodotti petroliferi a termine, cioè con futures. Di conseguenza non ci sono limiti alle posizioni speculative che essi finiscono per assumere.

 Tratto dal sito www.movisol.org

 
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SCANDALI FINANZIARI

Post n°202 pubblicato il 23 Maggio 2008 da zmblog

Nel nostro paese gli scandali finanziari, in cui svaniscono nel nulla enormi quantità di denaro, sono frequenti quasi quanto le elezioni, ed hanno come costante il fatto che i soldi non vengono mai ritrovati (esattamente come per i mandanti di stragi ed omicidi eccellenti).

Il denaro pare si volatilizzi.

Tesoretti ipotizzati, sussurrati, rincorsi…. ma mai ritrovati.

Eppure da qualche parte devono pur essere finiti, possibile che rintracciarli sia così difficile?

Migliaia di miliardi non viaggiano in contanti, chiusi in valigette e portate in ogni parte del mondo da spalloni, no?

Viviamo nell’era digitale, possibile che questi passaggi non lascino traccia? Ed infatti è impossibile.

Tutto lascia traccia….basta seguirla.

A leggere il libro nero della finanza internazionale la soluzione del problema esiste. Dicono gli autori:

Si è soliti pensare che il denaro, soprattutto quello virtuale, quello dei computer delle banche, non lasci traccia e sfrecci, alla velocità della luce, da un conto ad un altro, da un paradiso fiscale ad un altro senza lasciare traccia dei suoi passaggi. E’ falso.


Ogni movimentazione di denaro o valori mobili (titoli, obbligazioni, ecc…) viene registrata e conservata. E non da adesso. Sin dagli anni ’30 tra alcuni paesi (38), ed a livello mondiale dagli anni ‘60.

Questo perché da quando il trasferimento di denaro e di valori immobiliari hanno iniziato ad avvenire, non più materialmente ma, attraverso la c.d. “faxmoney”, le banche hanno avvertito la necessità di garantire queste transazioni conservando prova di questi scambi. Hanno, quindi, deciso di creare una sorta di “notaio internazionale” che potesse registrare, avvallare e conservare, in luogo sicuro, la prova degli scambi avvenuti.

Tale “notaio internazionale” è costituito dalle società di clearing, ovvero camere internazionali di compensazione.

Queste società, dunque, si occupano di registrare, avvallare e conservare, in luogo sicuro, la prova degli scambi per risolvere eventuali casi di contestazione da parte dei clienti.


In Europa sono due le società che fungono da “notaio internazionale”per gli scambi transfrontaliferi:

1. La Clearstream, nata in Lussemburgo il 28 settembre 1970 con il nome di Cedel e, nel 2000, ribattezzata Clearstream);

2. La Euroclear, nata a Bruxelles nel 1968.

Queste due società hanno il monopolio quasi completo degli scambi di obbligazioni a livello internazionale. Il commercio di obbligazioni permette di raccogliere ed impiegare del denaro senza apparire nominalmente tranne che nei documenti interni alle banche. E’ uno dei prodotti preferiti dagli addetti al riciclaggio e dai clienti che maneggiano molta liquidità…”.

Ovviamente queste società sono state fondate da banche ed hanno banche come soci. Tutto tra loro insomma.

Fondate queste due società per la registrazione degli scambi dei valori mobili rimaneva, però, scoperto il mercato del denaro contante.

Così i due principali azionisti di Clearstream ed Euroclear hanno fondato, nel 1973, la Swift, ovvero una società che permette, grazie sempre alla registrazione, avvallo e conservazione la trasmissione rapida della moneta nelle varie divise.

Dunque, fin dal 1973, grazie a queste tre società (Clearstream, Euroclear e Swift) nessuna transazione internazionale di valori mobili o denaro contante può avvenire senza che venga registrata e conservata.

Naturalmente le tre società, nate per una iniziativa bancaria privata, si sono sempre opposte a qualsiasi controllo pubblico sulle loro attività. E ti pareva.

Attenzione perché stiamo parlando di colossi.

Si pensi che la sola Clearstream, nel 2000, trattava circa 450 volte il bilancio del Belgio, qualcosa come 50 trilioni di euro all'anno, una cifra paragonabile a quanto trattato annualmente da Euroclear.
Nelle sue casse, nel 2000, aveva depositati qualcosa come 9000 miliardi di euro.

Recentemente ha ammesso errori contabili per un totale di 1,7 trilioni di euro (l'equivalente del debito pubblico del terzo mondo), senza che nessuno sollevasse obiezioni.

Nessun controllo pubblico e nessuna domanda per questi piccoli errorini.

Ma non solo.

Da principio il regolamento interno di Cedel prevedeva che tutti i conti di tutti i clienti associati di clearing venissero pubblicati in una lista. Tale lista veniva, poi, pubblicata regolarmente e distribuita agli aderenti al sistema.

Intorno agli anni ’80 Cedel, dietro richiesta di due grandi banche italiane e di varie banche tedesche, ha creato un sistema di conti “non pubblicati”, ovvero “conti invisibili” che non appaiono nelle liste ufficiali.

La persona incaricata di concedere le autorizzazioni all’apertura di questi conti invisibili era Gèrard Soisson.

Gèrard Soisson però, da un lato era preoccupato dell’uso illecito che si potesse fare di questi conti invisibili, dall’altro desiderava anche fortemente che la Cedel fosse controllata da un Ente Pubblico.

Indovinate che fine a fatto?

Gèrard Soisson è morto il 28 luglio 1983 durante una vacanza in Corsica. Il certificato medico non precisa l’origine del decesso. Si parla di “morte naturale”. Eppure Gèrard Soisson era un quarantenne sano, sportivo, cintura nera di karatè. Ma muore improvvisamente dopo aver fatto jogging mentre beve un bicchiere d’acqua al bar dell’albergo.

Può capitare.

Ciò che non si capisce però è perché subito dopo la morte il corpo di Gèrard Soisson sia stato stranamente eviscerato (certo è che, una volta tolte le viscere ad un corpo, diventa difficile trovare tracce di avvelenamento).

Non solo ma la sua salma ha impiegato ben 4 giorni per arrivare dalla Corsica in Lussemburgo (probabilmente, per il trasporto, hanno usato un barchino a remi).

Comunque sono in molti a ritenere, compresa la sua famiglia, che Gèrard Soisson, in realtà sia stato avvelenato.

Il perché è facile da intuire.

Dopo la sua morte più del 50% dei conti sono diventati “non ufficiali” o “non pubblicati”.

La conseguenza di tutto ciò è che noi, ancora oggi, ci chiediamo dove siano finiti i soldi del Crack del Banco Ambrosiano, Cirio, Parmalat, della mafia, della camorra, della ‘ndrangheta, ecc…

Eppure tutte le transazioni di denaro o valori mobili sono registrate in queste società che non sono situate in paradisi fiscali, ma in Europa: due sono a Bruxelles ed una in Lussemburgo.

E…..provare a chiedere?

Tutto questo noi oggi lo sappiamo grazie al coraggio di un ex dipendente di Clearstream, Ernest Backes, che insieme a Denis Robert ha scritto il libro “Soldi, il libro nero della finanza internazionale”.

Il libro, ovviamente, è stato poco pubblicizzato (meglio sapere le avventure amorose di Bettino Craxi) ma è di grande interesse.

Leggendolo si possono capire molte cose su alcune delle vicende mondiali più inquietanti (Banco Ambrosiano, Roberto Calvi, Michele Sindona, IOR, Vaticano, scandalo Iran-contra, BCCI, Gladio, mafia, riciclaggio, ONU, organizzazioni non governative, Bilderberg, Trilateral, Opus Dei, Saddam Hussein, massoneria, P2, ecc…).


Cosa dobbiamo concludere dopo aver letto il libro?

Che la possibilità di sapere dove va il denaro, chi lo maneggia, e per quali fini, esiste. Ma lo Stato (sia il nostro, sia gli altri stati esteri, che in questo non sono da meno di noi), non ha alcun interesse a scoprire la verità su queste vicende e farle sapere.

E chi ci ha provato, appunto, è morto.

Fonte: http://paolofranceschetti.blogspot.com/
Solange Manfredi  22.05.08

 
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"IL RIFORMISTA"... si proprio il giornale!

Post n°201 pubblicato il 21 Maggio 2008 da zmblog
 

"Il Riformista" di Antonio Polito non lo legge nessuno, e infatti non è finanziato perchè sia letto da normali lettori. E' fatto come un bottettino di informazioni "riservate". E infatti è destinato a portaborse che circondano i politici che contano, cioè che prendono le decisioni. Sono quelli che le decisioni le preparano, le suggeriscono, le organizzano. Sono anche quelli che poi vengono inseriti nelle liste di collocamento per funzioni tipo quelle che svolgeva Pio Pompa. Infatti giornali come il "Riformista" e "Il Foglio" sono il posto migliore per preparare quel tipo di "quadri". Scrivono per loro, gli "insegnano il mestiere". Chi meglio di Ferrara e Polito potrebbero insegnare quel mestiere?

Questa premessa è indispensabile per aiutare a capire le modalità dell'attacco contro Travaglio. In accoppiata, s'intende, con Giuseppe D'Avanzo, che sparava bordate contro De Magistris e la Forleo. dimostrando bene così la scala di valori su cui misura il suo tempo di lavoro: insomma cominciamo dai veri cattivi, poi, per il resto, se avanza tempo...

Ma torniamo al "Riformista". Hai fatto parlare Travaglio? Adesso ti bastoniamo (per meglio dire: perchè non lo bastonate, voi che dovete prendere prossime decisioni in RAI?). L'oggetto di tante amorevoli cure è già non più Travaglio (quello l'hanno già liquidato), bensì... Fabio Fazio.

Il nostro ben noto cuor di leone dava già fastidio, sebbene facesse di tutto per non dare fastidio proprio a nessuno. Ma la prudenza, neppure la meno temeraria (ed è il caso di Fabio Fazio), non è più gradita. Bisogna leccare gli stivali. Altrimenti ti cacciamo. Povero Fazio, non aveva ancora messo a posto l'orologio. Il "Riformista" invita a epurare anche lui: "E' all'altezza professionale di condurre un'intervista su un tema così delicato?". Come si vede viene già suggerita la motivazione della sentenza con cui gli si toglierà il contratto.

Delazione numero due: chi ha preparato il programma? Tra di loro c'è Michele Serra, anche lui collaboratore di Repubblica. Domanda velenosa: "Perchè in tv sempre più spesso il giornalismo è appaltato a bravi presentatori, comici e cabarettisti?" Fuori dai piedi anche Michele Serra!

Anche lui, negli ultimi tempi, si era fatto tanto moderato da assomigliare al tipico zerbino, ma non ha ancora leccato stivali, e forse non lo farà mai, perchè è persona per bene. Ma è persona che non ha ancora messo a posto l'orologio. Dunque toglietegli il contratto anche a lui, e in fretta, per favore.

Infine viene Travaglio stesso, delazione numero tre. "perchè Travaglio scrive (ancora, ndr) su Repubblica?". Toglietegli il contratto, anche a lui. E' il modo migliore per colpirlo, per colpirli, tagliategli i fondi, poi metteteli fuori legge. La lobby dei portaborse, informata dal "Riformista" e dal "Foglio" è invitata a cominciare la caccia alle streghe (i due "organi" lo facevano già prima, ma adesso anche loro hanno messo a posto gli orologi).

Il tutto mentre, sullo sfondo, Berlusconi e Veltroni - perfino più velocemente di quanto avevamo pronosticato - si stanno mettendo d'accordo su tutto. Questo vale come memento per quelli che hanno votato Veltroni per impedire che arrivasse Berlusconi, che ridere!

Fonte: Megachip  -  Giulietto Chiesa

 
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GIUSTIZIA SOCIALE QUESTA SCONOSCIUTA

Post n°200 pubblicato il 07 Maggio 2008 da zmblog
 

Se un parlamentare è accusato di qualche reato è suo interesse non essere condannato. E’ umano. Per questo sono nate le leggi vergogna di cui nessuno si vergogna più. Leggi che hanno finito per coinvolgere anche tutti i delinquenti extraparlamentari. O tutti o nessuno, la prescrizione si amministra in nome del popolo reo sovrano. La riduzione dei tempi di prescrizione è uno dei rimedi preferiti per evitare la galera. La durata media di un processo in Italia è di dieci anni, con un buon avvocato come Previti può durare molto di più. Quanti sono i reati prescritti? Chi di voi mi dà 20%? Chi 50%? Chi il 70%? Vi siete tenuti troppo bassi! Il 95% dei reati viene prescritto e quindi l’imputato non sarà mai condannato. E’ colpevole, ma fuori tempo massimo. I processi si allungano per la mancanza di organico, per i tre gradi di giudizio, per faldoni dell’ottocento abbandonati nei corridoi ai topi al posto dei computer, per mancanza di fondi. Le prescrizioni invece si accorciano più delle minigonne. Sono ormai dei tanga. La prescrizione è diventata un titolo di merito che non si nega a nessuno, meno che mai ai prescritti Andreotti e Testa d’Asfalto. E’ una onorificenza come Commendatore o Cavaliere. Cavalier Prescritto dalla Legge Vergogna. Non suona bene? Bruno Tinti, procuratore aggiunto presso la Procura di Torino, scrive nel suo libro: Toghe Rotte: “…è bene dire che tutte le contravvenzioni in materia antinfortunistica, ambientale, ecologica, di inquinamento; tutti i delitti di corruzione, falso in bilancio, frode fiscale; tutti i delitti di maltrattamento in famiglia e violazione di assistenza famigliare, tutti i delitti di falsa testimonianza, tutti i delitti di truffa, anche ai danni dello Stato o di Enti Pubblici o dell’Unione Europea; tutti questi delitti e tanti altri che non cito non saranno mai puniti. Nessun processo per questi delitti si concluderà con una effettiva. Nessuno che abbia commesso uno di questi delitti andrà mai in prigione”. (Dal blog di Grillo)

Se non c'è giustizia sociale non c'è futuro, Giustizia Sociale...  Appunto, dalla parola stessa si capisce Giustizia Sociale... cioè ciò che è giusto in una società... Ma chi farebbe delle riforme giudiziarie per darsi una mazzola sulle palle? I riformisti? Ma per piacere...!!!
I Zu' Silvisti... ma manco per sogno anzi si quelli fanno peggio!

hasta siempre la revolucion

 
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Montezemolo: ecco l'Italia che ci piace

Post n°199 pubblicato il 28 Aprile 2008 da zmblog
 

Se volete sapere come sarà l'Italia berlusconiana, leggete con attenzione l'ultimo discorso di Montezemolo. Il quale invoca l'immediata applicazione del programma del Cavaliere, perfettamente in linea con le richieste della Confindustria. I padroni (quelli veri, che hanno realizzato in questi anni enormi profitti ma non li hanno investiti in ricerca e innovazione) vogliono il lavoro ridotto a pura merce nella loro piena e totale disponibilità: i lavoratori a basso costo, flessibili e da impiegare “giusto in tempo”, come le materie prime, i semilavorati, l'energia. Insomma il lavoro off/on, totalmente dipendente dal ciclo del capitale.

Per questo invocano un sindacato che non rompa, come dice Feltri. E se viene eliminato ancora meglio, altrimenti sia ridotto a un'agenzia di servizi, che uniformi il comportamento dei lavoratori alle esigenze di chi li ingaggia. Dovrebbe scomparire così la figura del lavoratore titolare di diritti, che tutela se stesso e la sua dignità attraverso la rappresentanza sindacale. Per far posto a un moderno servitore, che si presenta nudo sul mercato come Adamo nel paradiso terrestre, e la cui sorte dipende solo dal buon cuore del dominus. Avete in mente il bel film di Virzì.?

Gli americani, i quali sanno di cosa parlano, definiscono questa roba “dittatura del capitale”. E la dittatura del capitale è la fine della libertà. Perciò, contrariamente a ciò che pensano Berlusconi e Montezemolo (e anche qualcun altro), è necessario un sindacato vero, che tuteli efficacemente gli interessi dei lavoratori dipendenti, ossia della maggioranza degli italiani, a cominciare dai precari espropriati del futuro. Un sindacato liberato da ogni condizionamento esterno e ripulito dal domino delle burocrazie, espressione libera ed esclusiva di coloro che dovrebbero conferirgli un mandato revocabile: le lavoratrici e i lavoratori di questo Paese.

di Paolo Ciofi - Megachip

 
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SOCIALISMO O BARBARIE

Post n°198 pubblicato il 16 Aprile 2008 da zmblog
 

"L'inarrestabile clown dai denti super-bianchi torna a palazzo Chigi". Così Ian Fisher il corrispondente da Roma del New York tratteggia zu'Silvu all'indomani della netta vittoria alle elezioni politiche.
Assomigliamo sempre più alla Thailandia dell'editore multimiliardario Thaskin, col signore delle TV che entra prepotentemente al governo a braccetto di chi è stato votato anche per fare gli interessi de meno abbienti... lo xenofobo Bossi...   pensate un po'.
Dopo i primi 60 anni di esistenza, la nostra Repubblica non avrà rappresentanti dichiaratamente Socialisti e/o Comunisti nelle due camere. Un fatto storico dalle conseguenze difficilmente immaginabili che verranno pagate dai nostri figli e dai figli dei nosti figli.
Ho conservato la prima pagina del quotidiano "il manifesto" di martedì 15 aprile, l'utlima prima pagina che ho conservato è stata nel maggio 1992 quando vennero uccisi in due attentati "stato-mafiosi" i giudici Falcone e poi a giugno Borsellino.
Il rischio che a problemi complessi si offrano risposte sempre più ideologicamente semplificate e cattive è dietro l'angolo, sulla scia delle paure sociali che hanno trasformato questo paese nella costola più retriva e popolista d'Europa.
Vince la razza ed il portafoglio, c'è crisi economica? Allora tutti a destra... a destra, come dice la TV, se voti Comunista sei uno scemo.. è in pratica il messaggio che passa alla fonte del 90% della nostra cultura, ora in mano ad un uomo solo.
3% di astenuti, 2% al "voto utile" (si è visto ...!) e 2% alla Lega Nord ormai (come diceva un veggente D'Alema in tempi non sospetti) "un partito della classe operaia..." ed ecco spiegato il gap dalle politiche 2006 della coalizione un po' troppo colorata.
La storia di una sconfitta annunciata, ma di proprozioni impensabili per chiunque, inutile mascherarle, semplicemente devastanti.
Da ieri la sinistra è un soggetto extraparlamentare, scompare ogni argine istituzionale alle strette che si preparano con l'approssimarsi della crisi economica, che ha spinto a destra un buona parte dei soggetti più deboli.
Ora in piazza, se ci ricordiamo dov'è, ricominciare da zero a praticare il conflitto sociale e capire come dare veste politica ad un ipotesi d'alternativa al quadro liberista. Se si partirà dalla lezione subitapersino una simile sconfitta può diventare un occasione di rinascita, ma se ci si ridurrà ad una resa dei conti priva di autocritica allora è meglio darsi al turismo. Niente Thailandia, meglio il Nepal. (zM)
Qualcuno era comunista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare democrazia...
Qualcuno era comunista perché sognava una libertà diversa da quella americana....
Qualcuno era comunista perché credeva di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri....
Qualcuno era comunista perché non ne poteva più di quarant'anni di governi democristiani incapaci e mafiosi.
Qualcuno era comunista perché Piazza Fontana, Brescia, la stazione di Bologna, l'Italicus, Ustica, eccetera, eccetera, eccetera!... 
(tratto da: Due miserie in un corpo solo - GIORGIO GABER)

 
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STATI DI COSCIENZA... QUALE DIO

Post n°197 pubblicato il 08 Febbraio 2008 da zmblog
 

Per tutta la durata della campagna elettorale i due o tre lettori del Blog vedranno questo post. Il paese sarà paralizzato per due mesi da una serie interminabile di stupidaggini, a cui non voglio partecipare. Votate chi volete ma votate, il non recarsi alle urne, lasciare la scheda bianca o annullarla sarebbe deleterio ed aiuterebbe i peggiori...
Torno alle origini del blog "Quale Dio"con un articolo pesante ma interessantissimo che ricalca una mia Peak esperience del giugno del 2005...
Imperdibile per gli appasionati e chi vuole imparare qualcosa.

Che cos'è la coscienza?
Per meglio chiarire questa domanda presento alcune riflessioni del Prof. Emilio Servadio. "Ci sono varie definizioni a seconda del punto di riferimento che assumiamo. È l'avvertire la presenza di qualche cosa allo spirito" ci dice un dizionario enciclopedico. È un'istanza sensoriale, discriminativa di qualità psichiche" ci suggerisce un manuale di psicologia dinamica. È il correlato soggettivo di certe attività encefaliche" ci propone un testo di neurologia. In verità, essere coscienti di qualche cosa è un esperienza che tutti conosciamo, ma di cui non è possibile dare una definizione riduttiva. Possiamo ammettere l'esistenza di un inconscio o di un preconscio, ossia di atti psichici non coscienti: ma non possiamo pensarli o menzionarli o descriverli se non in termini di coscienza. Nei fenomeni di percezione extrasensoriale molto si svolge probabilmente a livelli non coscienti, ma noi ne possiamo parlare solo al momento in cui la coscienza ce li rivela. Altrimenti rimarranno per sempre fuori, appunto, dalla nostra coscienza.
Ma per coscienza normale che cosa dobbiamo intendere? Per un occidentale non troppo nevrotico o pazzo, essa è lo stato psichico in cui ci troviamo abitualmente quando siamo svegli. Essa, inoltre, nel corso della giornata, può subire sensibili oscillazioni di intensità pur rimanendo sempre una coscienza di veglia. Sappiamo che presso certe popolazioni primitive la possibilità di sperimentare stati diversi di coscienza (come ad esempio essere posseduti da un dio o da uno spirito) è considerata del tutto normale, mentre appare abnorme la nostra posizione al riguardo. Questo era opportuno ricordarlo perché non si prenda come ottimale quello stato di coscienza a noi più noto e consueto".

Lo spettro delle potenzialità umane
Dal momento della nascita ogni uomo trova davanti a sé una gamma vastissima di potenzialità da sviluppare. Ad esempio, la capacità di poter correre i 100 m. in 10 sec. di imparare la matematica e le lingue straniere e probabilmente anche quella di usare certe facoltà psi. Tuttavia, ogni individuo nel corso della sua esistenza svilupperà solo una piccola frazione di ciò che potenzialmente è in grado di fare. Ciò dipende dal fatto di essere nato entro una certa cultura, in un determinato periodo storico, in un posto piuttosto che in un altro, di avere determinati genitori, insegnanti ed amici, ed anche da una vasta serie di fattori casuali.

All'interno di ogni contesto umano si forma un atteggiamento comune secondo il quale è bene sviluppare certe potenzialità e soffocarne invece altre. Un bambino in età scolare avrà già prefissate, entro certi limiti, molte delle sue future mete e aspettative. Chi diverge da questi binari, tacitamente riconosciuti da tutti come invalicabili, verrà emarginato, condannato o curato come un pazzo. Anche le potenzialità della nostra coscienza sono numerosissime, ma soltanto alcune di esse sono favorite ed impiegate, mentre di tante altre non ne fa uso o perché sono inibite, o perché non si sa della loro esistenza, o perché si sono atrofizzate per il disuso. Alcune di esse però sono solo latenti ed aspettano gli stimoli appropriati per emergere (Tart).

Definizione degli Stati Alterati di Coscienza
Si usano diversi sinonimi per indicare gli stati alterati di coscienza (ASC, dall'inglese "Altered States of Consciousness"). Alcuni preferiscono parlare di stati modificati di coscienza perché il termine alterati può dare l'impressione che si tratti di stati patologici. Altri studiosi suggeriscono di parlare di altri stati o di stati attentivi interni. Poiché la definizione più impiegata è quella di stati alterati di coscienza (d'ora in poi ASC) senza implicare, con questo termine, necessariamente alcuna patologia, a questa definizione mi atterrò nella presente trattazione. Anzi, cercherò di evitare di parlare di quelle situazioni che sono chiaramente o prevalentemente patologiche.

Tutti gli ASC hanno avuto un ruolo fondamentale nell'influenzare la nascita e l'affermarsi di movimenti religiosi, filosofici e culturali. Il sogno e tutte quelle esperienze un po' misteriose come l'estasi, la trance, l'ipnosi, l'uso di sostanze psicotrope, etc., sono conosciuti in tutte le epoche e in tutte le parti del mondo come porta d'accesso verso dimensioni diverse dall'ordinario. Uno ASC per una certa persona è quello in cui essa sente chiaramente uno spostamento qualitativo nel modo di funzionare della sua mente. Ci si accorge che essa opera diversamente dal solito. "In una visione generale della psiche si possono considerare gli ASC come momenti comportamentali dell'attività mentale di tipo temporaneo, non stabili, più o meno volontari. Il tutto senza dovere necessariamente implicare il concetto di patologia. Anzi, taluni ASC sembrano esprimere momenti di massima armonia" (Marabini).

È possibile che una persona che sia in uno ASC possa fare scaturire particolari capacità che non sono presenti nel suo normale stato di coscienza. Ad esempio, un sensitivo potrebbe essere in grado di usare certe facoltà paranormali entrando in un particolare ASC ed usarle in qualche modo, cosa che non riuscirebbe a produrre in condizioni normali.

Caratteristiche e mezzi d'induzione
Sebbene gli ASC abbiano tutti molti punti in comune, le loro caratteristiche possono variare a seconda della presenza di vari fattori (Ludwig):

background culturale
motivazioni ed attese personali
particolare procedura adottata
ambiente, etc..

Tra le caratteristiche che più frequentemente vediamo essere comuni ai diversi ASC ricordiamo:

alterazione nel modo di pensare
alterazione del senso del tempo
perdita di controllo
diverso modo di apparire delle emozioni
diversa percezione del proprio corpo
distorsioni percettive (sinestesia, etc.)
modificazione del significato delle cose
senso dell'ineffabile
ipersuggestionabilità


Gli ASC possono essere provocati da una grande varietà di agenti e di tecniche che interferiscono con il normale flusso degli stimoli sensoriali, con la normale reazione motoria, con il normale stato emotivo e con la normale organizzazione dei processi cognitivi. Le principali modalità di induzione degli ASC sono ( Ludwig):

Riduzione della stimolazione esterocettiva e/o dell'attività motoria
Aumento della stimolazione esterocettiva e/o dell'attività motoria e/o dell'emozione
Aumentato stato di allerta o di coinvolgimento mentale
Diminuita allerta o rilassamento delle facoltà critiche
Presenza di fattori somatopsicologici


Alcuni esempi. Si è parlato, all'inizio, del nostro normale stato di veglia. A questo si oppone il sonno, il secondo più comune stato di coscienza caratterizzato da vari correlati neurofisiologici tra cui la comparsa nell'EEG, all'inizio, delle cosiddette onde alfa e poi, nel sonno profondo, delle onde delta. Tutti ormai sanno del sonno REM e del suo rapporto con i sogni. Ciò che interessa particolarmente menzionare è che, contrariamente a quanto prima si pensava, anche negli stati di sonno profondo e senza sogni, esiste una sia pur limitata attività psichica, e pertanto di coscienza. Ma parlare del sonno e dei sogni ci porterebbe molto lontano perché troppo bisognerebbe dire e per questo rimando all'articolo del Dr. Marabini sui Quaderni di Parapsicologia (marzo 1996).

Accenniamo pertanto agli stati di coscienza lievemente alterata che precedono, o seguono il sonno: sono le fasi di sonno ipnagogico e sonno ipnopompico. In entrambi si osserva un rapidissimo alternarsi di immagini, parole, frasi, melodie, di un caleidoscopio di percezioni con una apparente vita autonoma, e sono possibili eccezionali illuminazioni creative o fenomeni paranormali. In definitiva, si riesce a parlare con l'inconscio. Le voci parlano forte o piano, a volte anche in lingua straniera o in un idioma non comprensibile, sempre però a grandissima velocità. In genere la loro velocità, come anche quella delle visioni, non ci permette di poterle ricordare, tuttavia è possibile esercitarsi ad osservare con maggiore attenzione e a trattenere nella memoria questi fuggevoli fenomeni. Lo studioso Van Dusen afferma: "Altre vite sono componenti inconsce della nostra vita. Per ora basti dire che le esperienze che si compiono in questo stato fanno pensare alla presenza di spiriti che agiscono in noi a livello di sensazioni interiori molto profonde".

I sogni lucidi. Avere un sogno lucido significa vivere attivamente all'interno del mondo del sogno, avendo la consapevolezza di sognare e avendo un certo grado di controllo volontario sul corso successivo del sogno. Esso si manifesta di preferenza nel primo sonno o prima del risveglio. Nel sogno lucido si possono fare cose che nella vita reale sono impossibili, come volare o passare attraverso i muri o incontrare esseri che sembrano avere tutte le caratteristiche di entità spiritiche. In questo contesto si possono forse spiegare i fenomeni di bilocazione o di viaggio in astrale. L'Ing. Guido Gardini afferma: "Gli sciamani da sempre hanno praticato il sogno lucido per visitare luoghi lontani e comunicare mentalmente". Il mondo del sogno lucido è un laboratorio interno dove è possibile programmare esperimenti, soluzioni di problemi, costruzioni non ancora tentate. Ci sono varie tecniche per indurre e manipolare i sogni lucidi a nostro piacimento. Chi si è allenato in questa tecnica del sogno lucido giura che i risultati sono entusiasmanti. Si tratta di controllare un proprio stato di coscienza alterato facendone un uso consapevole e, magari, finalizzato.

Nell'ipnosi si provano particolari fenomeni, come percezioni illusorie, amnesie, ipermnesie, e soprattutto uno stato di notevole suggestionabilità rispetto a ciò che viene detto o indicato dall'ipnotizzatore. Secondo certe vedute psicoanalitiche, nell'ipnosi si ha una regressione a stati di dipendenza e di subordinazione di tipo infantile, dovuti a un pronunciato transfert dell'ipnotizzato sulla figura dell'ipnotista. L'ipnosi differisce, anche dal punto di vista neurofisiologico, dal sonno (diverso EEG) e si presta favorevolmente all'induzione di fenomeni extrasensoriali. Può essere auto o etero-indotta.

La creatività. La creatività si accompagna ad uno ASC che sembra invece dipendere da qualità innate di alcune persone. Essa consta in uno modo di vedere, pensare, o agire con il mondo che non solo è nuovo, ma anche migliore di quelli a noi soliti. Quando questi processi inconsci sono creativi possono portare a soluzione difficilissimi problemi che una persona in stato di veglia non riuscirebbe a risolvere. La creazione artistica e letteraria spesso si esprime attraverso intuizioni, visioni ed esperienze che si sviluppano in uno stato modificato di coscienza, oltre che nel sonno e nel sogno. In ogni modo, sembra necessario possedere in modo innato una notevole capacità immaginativa. Anche famosi scienziati hanno fatto notevoli scoperte in uno di questi stati.

La trance da possessione o medianica. Traggo da "Il libro di Ruth" di M. Schatzman una fedele descrizione di questo tipo di trance. Quando un medium si prepara ad una seduta con un cliente, in genere comincia con il chiudere gli occhi standosene tranquillo sulla sua sedia. Poco dopo comincia a respirare profondamente, a russare leggermente e a dimenarsi, e in generale a comportarsi come una persona addormentata in un sonno profondo ma agitato e turbata da un sogno alquanto angoscioso. Nel giro di pochi minuti, di norma, diventa più calmo e spesso si sente una specie di bisbiglio continuo, come se stesse parlando con se stesso. Poco dopo comincia a parlare in modo udibile, spesso con una voce e una forma diversi, e a volte anche con un vocabolario differente da quelli che sono caratteristici della sua normale conversazione da sveglio. Manifestamente la personalità normale del medium ha smesso di controllare i suoi organi vocali, e una nuova personalità ne ha assunto il controllo. La nuova personalità può portare avanti una conversazione di un'ora e anche più con il cliente. Alla fine dice che deve andare e dà l' arrivederci. Il processo con cui la seduta era iniziata viene allora ripetuto in ordine inverso. In qualche minuto, dopo una certa dose di contorcimenti, di gemiti e di bisbigli, gli occhi sono di nuovo aperti e il medium riassume la sua voce e i suoi modi normali. In genere ignora ciò che è accaduto durante la seduta, come una persona che ha parlato nel sonno ignora quello che ha fatto e detto. Da uno studio di Nelson (1970), durante lo stato di trance 9 medium su 12 mostrarono all'EEG alterazioni focali del lobo temporale del cervello. Tali alterazioni, di solito, sono comuni negli attacchi epilettici e nella schizofrenia, ma questo non implica che i medium ne siano affetti.

La meditazione. Per svolgere le nostre normali attività quotidiane abbiamo bisogno di un costante e determinato corredo di stimoli sensoriali. Se veniamo privati di questa soglia minima percettiva, allora possiamo fare esperienza di ASC. È come se la mente creasse la sua realtà nel momento in cui la realtà esterna viene esclusa. Gli asceti, e coloro che si vengono a trovare, volontariamente e non, per un certo tempo in condizioni di basso livello di stimolazione sensoriale, possono sperimentare il processo della meditazione.

La meditazione è il tentativo di sospendere temporaneamente l'attività concettuale, di escludere ogni elaborazione delle varie informazioni che arrivano al cervello, di evadere dal mondo esterno. Il risultato di questo processo è che quando ritorniamo al nostro stato normale vediamo le cose in modo diverso, rinnovato rispetto a prima .

La maggior parte delle tecniche meditative comporta una stimolazione monotona favorita da una posizione fissa e da un pensiero reiterato (su una parola o un mantra, un'immagine visiva, la concentrazione sul proprio respiro, etc.). Lo stato meditativo può essere raggiunto anche assumendo un atteggiamento passivo e recettivo, cercando di svuotare la mente da ogni pensiero. Qualunque cosa accada, non bisogna lasciarsi coinvolgere da niente ma occorre mantenere un atteggiamento distaccato e lontano. Si entra così in uno stato di attenzione conscia non legata ad alcun pensiero che ci porta a vedere ciò che succede fuori da noi come se fossimo solo degli spettatori distanti. Con entrambe le tecniche si ottiene, dopo un certo allenamento, un isolamento sensoriale che può indurre visioni allucinatorie o una percezione del nostro corpo del tutto anomala.. Al punto estremo viene a mancare la distinzione tra io e non io Perdita del senso di identità). Questa situazione può comportare una identificazione con l'oggetto della meditazione o un senso di fusione con l'universo o un senso di assorbimento in Dio. Si può anche fare l'esperienza dell'OBE. Anche altre pratiche diverse dalla meditazione sembrano a volte indurre gli stessi effetti.

Estasi mistica ed estasi chimica. Lo psichiatra Abraham Maslow condusse uno studio su individui che avevano avuto esperienze mistiche che lui indicò come "peak experiences" (esperienze di picco). Nella psichiatria tradizionale le esperienze mistiche di ogni genere sono solitamente trattate nel contesto di una psicopatologia grave. Nel suo studio, Maslow dimostrò che le persone che avevano avuto "peak experiences" di solito ne traevano vantaggio e dimostravano una netta tendenza ad autorealizzarsi. Esse erano in grado di affrontare le avversità in modo molto più creativo e costruttivo, si mostravano maggiormente distaccati dagli aspetti più materiali della vita (guadagno, carriera, gelosie, invidie) e più aperti verso i valori fondamentali. Anche la morte perdeva buona parte della sua carica di paura. Egli suggerì che tali esperienze potevano essere supernormali, invece che anormali, e su queste considerazioni gettò le basi di una nuova psicologia (la psicologia transpersonale).

Tra i fattori che possono indurre l'esperienza mistica importanti sono:

le droghe
il digiuno
la febbre elevata
l'eccitazione
la fatica
l'alterazione della respirazione
intense emozioni, etc..
Si producono anche quando il normale stato di attenzione conscia viene sostituito da:

sogno ad occhi aperti


fantasticherie
meditazione
sonnolenza
sogni onirici
preghiera intensa


Differenze con la trance da possessione (Rouget G.)

ESTASITRANCE
immobilitàmovimento
silenziorumore
solitudine compresenza
senza crisicon crisi
privazione sensorialesovrastimolazione sensoriale
ricordoamnesia
allucinazioneassenza di allucinazione

Nell'estasi si sperimenta un rapporto molto intimo e nuovo con l'universo (estasi cosmica), o con Dio (estasi mistica). Si sente che tutte le cose sono tra loro collegate, si scoprono nuovi significati nel mondo attorno a noi. Perdono valore i fatti che fino a quel momento ci erano sembrati importanti. Si prova un estremo senso di euforia e di gioia incontenibile sino a farci piangere copiosamente. Spesso sparisce la paura della morte. Si percepisce il mondo come attraverso nuovi organi di senso. I colori, i suoni, etc, sembrano più vividi e penetranti, con nuove caratteristiche mai prima sperimentate.

Nel corso delle loro pratiche ascetiche, i cultori dello yoga possono sospendere i battiti del loro cuore, contrastare la peristalsi intestinale ed altri movimenti involontari, e ridurre quasi a zero il loro metabolismo, sino a giungere a stati comatosi. Anche gli stati mistici, in passato considerati come espressione di grave patologia mentale, iniziarono ad essere guardati con occhio più benevolo dagli uomini di scienza.

Le sostanze come l'LSD, la psilocibina e la mescalina sono chiamate in America psicolitiche (che liberano la mente) e, in Europa, psichedeliche (che aprono o dilatano la mente). Esse non sono narcotici, sedativi o stimolanti, ma hanno l'unico effetto sulla psiche umana di renderla consapevole di forme di coscienza e di contenuti che di solito sono nascosti o inconsci.

Secondo lo psichiatra cecoslovacco S. Grof, i contenuti dei viaggi psichedelici da droghe (in particolare da LSD) sono di 4 tipi:

1. estetici, costituiti in genere da visioni di tipo geometrico o paesaggistico;
2. biografici, in quanto ci riportano alla coscienza avvenimenti, spesso angosciosi e dimenticati, del nostro passato;
3. perinatali, che ci ripropongono in forma simbolica le fasi e i traumi della nostra nascita;
4. transpersonali, che sono quelli a contenuto più ricco e sconvolgente perché sembrano portarci in una nuova dimensione esistenziale.


Ricordiamo, però, che gli esiti di queste esperienze psichedeliche non sono mai costanti e prevedibili, ma risentono moltissimo dei condizionamenti psicologici, culturali e ambientali a cui è sottoposto il soggetto che assume la droga. Gli effetti sperimentati dipenderanno pertanto da:

la sua cultura di base
la sua personalità
le sue aspettative
la sua vulnerabilità fisiologica verso quella determinata droga
le sue precedenti esperienze
la sua disponibilità a lasciarsi andare
come è stata predisposta la seduta
con chi, etc.


Come già ricordato, le sostanze psichedeliche ci possono portare nei meandri più nascosti della nostra mente e del nostro inconscio. E quello che laggiù incontreremo potrà essere di celestiale bellezza o popolato di terrifichi mostri, e tutto questo dipenderà in gran parte da noi.

Considerazioni psicofisiologiche
Lo psichiatra americano Roland Fischer, in uno splendido articolo comparso sulla rivista Science nel 1971 dal titolo: "A Cartography of the Ecstatic and Meditative States", collega gli stati di coscienza a livelli di attivazione del sistema parasimpatico ed ortosimpatico. L'elemento determinante per il passaggio da uno stato di coscienza all'altro è espresso dalla velocità di elaborazione del cervello. In altri termini, cambiare la velocità di lavoro del cervello significa cambiare stato di coscienza. Per cui, come lo stato ordinario di coscienza è rappresentato da un equilibrio ottimale tra le informazioni che il cervello riceve e quelle che elabora, così, se tale equilibrio viene a mancare, ecco che si possono manifestare stati non ordinari di coscienza. Se la velocità di elaborazione aumenta, lo stato coscienziale si colloca lungo un continuum percezione-allucinazione che comprende: lo stato di veglia normale; lo stato di creatività; l'ansia; uno stato schizofrenico acuto simile a quello patologico senza essere per niente patologico; la catatonia (quando tutto il sistema si blocca); l'estasi mistica. L'estasi, nello schema di Fischer, è lo stato di massima velocità di lavoro del cervello. In questo stato la coscienza non riceve più dati sensoriali dall'esterno per cui, non avendo più alcun materiale in arrivo, essa può analizzare, in un certo senso, se stessa. Se invece la velocità di elaborazione diminuisce, la gamma degli stati di coscienza si sposta verso un continuum di percezione-meditazione comprendente: lo stato di veglia rilassata; lo stato di rilassamento profondo intenzionale e, dopo un ampio intervallo, i vari gradi della meditazione sino al Satori del buddhismo Zen e al Samadhi dello Yoga. Questa parte della mappa comprende importanti aspetti della religiosità orientale. Entrambi i percorsi sono caratterizzati da una graduale interiorizzazione, passando da una dimensione fisica (immagini sensoriali in ingresso) ad una mentale o interiore. Dalla rilevazione dei parametri fisiologici e biochimici si può dire in quale stato si trovi il soggetto in esame o, almeno, su quale dei due percorsi indicati da Fischer esso sia localizzato. Dallo schema che compare nell'articolo di Fischer, si vede come i due percorsi, partendo dal medesimo punto che è lo stato di veglia, si dividano per seguire due direzioni diametralmente opposte. Alla fine di ciascun percorso, si arriva comunque alla stessa meta dove ognuno di noi può, se si realizzano certe condizioni, venire a contatto con il proprio Sé.

ASC e ESP
Gli ASC rappresentano un importantissimo campo di interesse per i parapsicologi perché molti dei cosiddetti casi spontanei suggeriscono che i fenomeni paranormali possano operare in modo efficace quando il soggetto si trova in uno di tali stati. A quanto pare, l'ESP è un processo inconscio e le impressioni che in un primo momento riceviamo inconsciamente devono farsi strada verso la coscienza e ciò avviene principalmente sotto forma di presagi, sogni, visioni e perfino di allucinazioni. Queste sono le modalità più importanti di cui si serve l'inconscio per portare i suoi contenuti alla mente e ciò avviene particolarmente con l'ipnosi, il sogno e l'isolamento dei sensi. Infatti, solo dopo aver chiuso fuori il mondo esterno e il suo costante assalto ai nostri sensi (Ganzfeld), ci accorgiamo della presenza di messaggi ESP. Le sostanze stupefacenti sono state usate a questo scopo da secoli. In particolare, le sostanze psichedeliche ci avvolgono in visioni ed emozioni che sgorgano molto in profondo. È veramente possibile che gli allucinogeni potenzino l'ESP? Diversi resoconti di esploratori e di studiosi presso popoli primitivi e numerosi risultati sperimentali farebbero pensare di sì, ma tale rapporto è ancora insufficientemente studiato.

Significato degli ASC
Da alcuni gli ASC sono considerati come l'ultima spiaggia per molte e diverse forme dell'espressività e dell'esperienza umana, siano esse forme di adattamento che di disadattamento. In alcuni casi la regressione psicologica riscontrata risulterà dannosa per l'individuo e la società, mentre in altri casi la stessa regressione sarà al servizio dell'Io e servirà all'uomo per trascendere i limiti della logica e del formalismo, o per esprimere necessità e desideri repressi in una maniera socialmente riconosciuta e costruttiva. Con la dizione forme di disadattamento si intende tutta la gamma dei comportamenti psiconeurotici e psicopatici (Ludwig).

Liberamente tratto dal sito dell'IRC (Istituto per la Ricerca della Coscienza) a cura di Bruno Severi

 
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IL RITORNO DEI CIP6

Post n°196 pubblicato il 07 Febbraio 2008 da zmblog
 

POLITICA DA INQUINAMENTO

L’ex presidente del Consiglio Prodi ha firmato il decreto per sbloccare i contributi alla costruzione degli inceneritori. Avevamo tanto lottato durante il lungo dibattito parlamentare sulla Finanziaria di quest’anno contro questi contributi, i cosiddetti Cip6, ed avevamo ottenuto che non fossero più dati ai nuovi inceneritori. I Cip6 sono i contributi che i cittadini italiani pagano per le energie rinnovabili (l’anno scorso lo Stato ha avuto circa 3 miliardi di euro da questi proventi). Purtroppo, per un’errata interpretazione della direttiva europea, questi soldi sono stati usati anche per gli inceneritori, perché, bruciando i rifiuti, producono energia che è “assimilata” alle energie rinnovabili.

L’intervento di Prodi è stato finalizzato a riaprire il bando di gara e così terminare i lavori dell’inceneritore di Acerra (in costruzione dal 2000!). Infatti il bando di gara, indetto dall’allora commissario straordinario Pansa, che scadeva il 31 dicembre, è andato deserto per il ritiro delle uniche due ditte che si erano presentate: la A2A (la potente municipalizzata di Brescia e Milano) e la Veolia (ex-Vivendi), la più potente multinazionale dell’acqua al mondo che gestisce anche i rifiuti (seconda al mondo in questo settore). La ragione data per il ritiro del bando dalla gara era che non c’erano più i contributi governativi, i Cip6. Così si capisce perché gli industriali vogliono gli inceneritori. Ci guadagnano infatti 55 euro per ogni tonnellata che bruciano. Peccato che non ci dicono che il 30% dei rifiuti bruciati rimane come residuo tossico che dovrebbe essere sepolto in Germania nella cave di salgemma.

La decisione di Prodi di dare i contributi Cip6 ai tre inceneritori della Campania (Acerra, Santa Maria La Fossa e Salerno) e in particolare all’inceneritore di Acerra, costruito nel territorio più inquinato d’Europa, apre la porta per il ritorno in gara di A2A e di Veolia. Cade così la foglia di fico che copre tanta propaganda industriale a favore degli inceneritori. La verità è che gli industriali vogliono gli inceneritori solo se ci sono i soldi del Cip6. E’ un altro enorme business anche quello degli inceneritori.

Tutta questa vicenda rivela ancora una volta che coloro che governano non sono più i politici, ma i potentati economico-finanziari. I nostri politici, se vogliono governare, devono obbedire.

Rimaniamo esterrefatti davanti a tale comportamento del decaduto governo Prodi e ci poniamo tutta una serie di domande.

Come può un governo che sta per cadere o è caduto modificare le decisioni parlamentari contenute nella Finanziaria?

Perché aprire la strada a una multinazionale come la Veolia, che ha avuto la scorsa settimana 6 dirigenti che lavorano per Acqualatina (49% della Veolia) arrestati a Latina?

Perché aprire la porta a Veolia che dopo i rifiuti si prenderà anche l’acqua di Napoli e della Campania?

Perché il governo trova soldi per la Veolia e non per la raccolta differenziata casa per casa?

Perché Prodi non ha commissariato tutti quei comuni che non hanno raggiunto il 35% di raccolta differenziata come previsto dalla finanziaria di quest’anno?

Ha ragione l’economista ambientale Guido Viale quando afferma: “L’inceneritore è tossico, soprattutto perché inquina il cervello di molti amministratori locali e governanti nazionali che aspettano da quella macchina - e non dalla riorganizzazione dei ciclo dei rifiuti attraverso la partecipazione e il coinvolgimento diretto dei cittadini - una miracolosa soluzione del problema”.



Tratto da un discorso di padre Alex Zanotelli

 
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Post N° 195

Post n°195 pubblicato il 31 Gennaio 2008 da zmblog
 
Foto di zmblog

Conosci le tue uova?  

  

Oggi il 90% delle uova in Italia è ottenuto da galline IMPRIGIONATE A "VITA" negli allevamenti in batteria, in gabbie di metallo, così PICCOLE DA NON RIUSCIRE NEANCHE A MUOVERE LE ALI, che dovrebbero essere eliminate o notevolmente ampliate e modificate a partire dal 2012, secondo quanto stabilito da una normativa dell'Unione Europea.

Clicca ed ingrandisci l'immagine dell'uovo.

Un codice alfa numerico identifica ogni uovo:


il primo numero Indica la tipologia di allevamento

0 = biologico (1 gallina per 10 metri quadrati su terreno all'aperto, con vegetazione)

1 = all'aperto (1 gallina per 2,5 metri quadrati su terreno all'aperto, con vegetazione)

2 = a terra (7 galline per 1 metro quadrato su terreno COPERTO di PAGLIA 0 SABBIA) - CAPANNONI PRIVI DI FINESTRE e luce sempre accesa!

3 = IN GABBIA (25 GALLINE PER METRO QUADRATO IN POSATOI CHE OFFRONO 15 CM . PER GALLINA) - UNA SCATOLA Di SCARPE PER TUTTA LA LORO VITA

Le seconde due lettere indicano il paese di provenienza o codice dello stato (1T" Italia).
Le tre cifre successive indicano il codice ISTAT dei comune dove è ubicato l’allevamento e le due lettere vicine la provincia di produzione.
Un numero progressivo di tre cifre consente di identificare in modo univoco l'allevamento di provenienza in cui la gallina ha deposto l'uovo.
Può essere, inoltre, aggiunta una lettera (A..2) in coda al numero distintivo per l'identificazione dei singoli branchi di galline ovaiole o dei diversi locali dell'allevamento nei quali esse "soggiornano".
Numerose ricerche hanno evidenziato un maggiore contenuto di acido folico e di vitamina B2 nelle uova provenienti da galline allevate all'aperto, rispetto a quelle ottenute in allevamenti intensivi.

NON ACQUISTATE UOVA CODICE 2 E 3

 
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PANTA REI... e V2-Day

Post n°194 pubblicato il 28 Gennaio 2008 da zmblog
 

Le mani sull'oro blu.
Manette ad Acqualatina.
Giornata nera per Acqualatina, l'azienda partecipata dalla francese Veolia che da anni ormai è al centro di contestazioni da parte dei cittadini di Aprilia e Latina. Il vertice del gestore misto pubblico privato dell'acqua (51% pubblico, 49% in mano a Veolia e al gruppo Pisante) è stato azzerato di fatto dalla guardia di Finanza con una serie di arresti ordinati dal giudice per le indagini preliminari della Procura di Latina Tiziana Coccoluto. A finire in manette sei persone.
Spicca il nome di Paride Martella, presidente della Provincia di Latina dal 1994 al 2004, ex presidente di Acqualatina, ex-Udc poi passato all'Italia dei Valori. Ci sono anche l'attuale amministratore delegato Silvano Morandi, Raimondo Besson - vicepresidente della società e amministratore delegato di Sorical, che gestisce il servizio idrico in Calabria, nonché consigliere d'amministrazione di Acea Ato2; Giansandro Rossi e Bernard Cynà ex amministratori delegati della società; Louis-Marie Pons, ex consigliere d'amministrazione e rappresentante in Italia di Veolia.

I reati contestati - le indagini erano iniziate nel 2004 - sono gravi e particolarmente significativi. I provvedimenti parlano di associazione a delinquere, abuso di ufficio, frode nelle pubbliche forniture, falsità ideologica in appalti pubblici e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Il vero core business dell'acqua, in altre parole. Al centro dell'inchiesta vi sarebbero le consulenze e i lavori che Veolia e altre società legate al gruppo francese avrebbero offerto, senza gara d'appalto, alla controllata Acqualatina. Fatti denunciati già da tempo dal comitato dei cittadini per l'acqua pubblica e da Legambiente di Latina, che, in diversi dossier, avevano evidenziato la mancanza di trasparenza nella gestione di Acqualatina - contestando oltretutto l'aumento delle tariffe per i cittadini.
Come funziona il business dell'acqua
La società è un pezzo importante dell'impero dell'acqua e dei servizi ambientali creato da Veolia, che si estende fino alla Calabria e alla Sicilia. La creazione di Acqualatina fu uno dei primi affidamenti del servizio idrico ad una società mista pubblico-privata avvenuto in Italia. Oggi i soci privati di Acqualatina controllano la distribuzione dell'acqua in Campania (con una partecipazione in Acque Campane Spa), in Calabria (con il 47% di So.Ri.Cal., società che fornisce l'acqua ai Comuni) e in Sicilia, dove Veolia ha acquisito le quote di Enel Hydro in Siciliacque.

Le diverse società hanno poi creato recentemente un consorzio, Unihydro, diretto da Raimondo Besson, uno dei componenti del consiglio d'amministrazione di Acqualatina, arrestati ieri dalla Guardia di Finanza.
Ed è proprio Raimondo Besson la figura chiave che permette di capire il funzionamento delle società miste pubblico private che hanno in mano gran parte delle risorse idriche italiane. Romano, ingegnere, ex dirigente della Regione Lazio durante la giunta Badaloni, fu l'artefice della legge regionale che disegnò nel 1996 gli ambiti idrici. Dal 2001 passa direttamente al servizio dei soci privati. Viene nominato vice presidente di Acqualatina e, dopo poco, amministratore delegato di So.Ri.Cal, il gestore che oggi controlla tutti i finanziamenti pubblici per la rete idrica in Calabria. Continua, però, a mantenere un saldo rapporto con le amministrazioni pubbliche. Nel 2003 e nel 2004 viene incaricato dal comune di Roma per il «monitoraggio e controllo» della gestione dell'Ato 2 (ambito idrico della provincia di Roma affidato ad Acea), mentre era già vice presidente di Acqualatina, su indicazione del gruppo Veolia. Nel 2007 il comune di Roma lo indica come membro nel cda di Acea Ato 2. I francesi, però, non sono soli nella gestione dell'acqua a Latina e nel Sud Italia. La società che di fatto controlla la partecipazione del gruppo nei diversi gestori dell'acqua si chiama Siba, Società Italo Britannica Acque, il cui Il 75% delle azioni è in mano a Veolia, mentre il restante 25% è della Emit, società controllata da Giuseppe Pisante, già arrestato negli anni '90 quando era a capo della Acqua Spa. Sarebbe proprio la Sibauna delle società che avrebbero fornito i servizi ad Acqualatina saltando le normali gare d'appalto, facendo scattare le indagini della Procura e gli arresti di ieri.

L'inchiesta di Latina apre quindi un nuovo scenario nella discussione sulla privatizzazione dell'acqua, con sviluppi imprevedibili. Di certo il modello di gestione mista pubblico privata - già denunciato proprio in Calabria dal pm De Magistris - comincia a mostrare un profilo da prima repubblica. Con una preoccupazione in più: la stessa cordata Veolia - Pisante ha iniziato già da tempo ad occuparsi anche di rifiuti ed inceneritori.

[Andrea Palladino, Il Manifesto - 23/01/2008]

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I MASTELLA "ADAMS"

Storia di un giornale di partito e di una "bella famiglia come le altre"


Il Ministro della Giustizia, Clemente Mastella e sua moglie Sandra Lonardo hanno due figli, Elio e Pellegrino. Pellegrino è sposato a sua volta con Alessia Camilleri. Una bella famiglia come le altre, ma con qualcosa in più. Per sapere cosa, partiamo dal partito di Clemente che, come i più informati sanno, si chiama Udeur. L’Udeur, in quanto partito votato dall’1,4% degli italiani adulti, ha diritto ad un giornale finanziato con denaro pubblico. Si chiama "Il Campanile", con sede a Roma, in Largo Arenula 34. Il giornale tira circa cinquemila copie, ne distribuisce 1.500, che in realtà vanno quasi sempre buttate. Lo testimoniano al collega Marco Lillo dell’Espresso, che ha fatto un’inchiesta specifica, sia un edicolante di San Lorenzo in Lucina, a due passi dal parlamento, sia un’altro nei pressi di Largo Arenula. Dice ad esempio il primo: "Da anni ne ricevo qualche copia. Non ne ho mai venduta una, vanno tutte nella spazzatura!". A che serve allora -direte voi- un giorna-le come quello? Serve soprattutto a prendere contributi per la stampa. Ogni anno Il Campanile incassa un milione e 331mila euro. E che farà di tutti quei soldi, che una persona normale non vede in una vita in-tera di lavoro? insisterete ancora voi. Che fara
Anzitutto l’editore, Clemente Mastella, farà un contratto robusto con un giornalista di grido, un giornalista con le palle, uno di quelli capace di dare una direzione vigorosa al giornale, un opinionista, insomma. E così ha fatto. Un contratto da 40mila euro all’anno. Sapete con chi? Con Mastella Clemente, iscritto regolarmente all’Ordine dei Giornalisti, opinionista e anche segretario del partito. Ma è sempre lui, penserete. Che c’entra? Se è bravo… non vogliamo mica fare discriminazioni antidemocratiche. Ma andiamo avanti. 
Dunque, se si vuol fare del giornalismo serio, bisognerà essere presenti dove si svolgono i fatti, nel territorio, vicini alla gente. Quindi sarà necessario spendere qualcosa per i viaggi. Infatti Il Campanile ha speso, nel 2005, 98mila euro per viaggi aerei e trasferte. Hanno volato soprattutto Sandra Lonardo Mastella, Elio Mastella e Pellegrino Mastella, nell’ordine. Tra l’altro, Elio Mastella è appassionato di voli. Era quello che fu beccato mentre volava su un aereo di Stato al gran premio di Formula Uno di Monza, insieme al padre, Clemente Mastella, nella sua veste di amico del vicepresidente del Consiglio, Francesco Rutelli. Ed Elio Mastella, che ci faceva sull’aereo di Stato? L’esperto di pubbliche relazioni di Rutelli, quello ci faceva! Quindi, tornando al giornale. Le destinazioni. Dove andranno a fare il loro lavoro i collaboratori de Il Campanile? Gli ultimi biglietti d’aereo (con allegato soggiorno) l’editore li ha finanziati per Pellegrino Mastella e sua moglie Alessia Camilleri Mastella, che andavano a raggiungere papà e mamma a Cortina, alla festa sulla neve dell’Udeur. Siamo nell’aprile del 2006. Da allora -assicura l’editore- non ci sono più stati viaggi a carico del giornale. Forse anche perché è cominciata la curiosità del magistrato Luigi De Magistris, sostituto procuratore della Repubblica a Catanzaro, il quale, con le inchieste Poseidon e Why Not, si avvicinava ai conti de Il Campanile
Ve lo ricordate il magistrato De Magistris? Quello a cui il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, mandava tutti quei controlli, uno ogni settimana, fino a togliergli l’inchiesta? Ve lo ricordate? Bene, proprio lui! 
Infine, un giornale tanto rappresentativo deve curare la propria immagine. Infatti Il Campanile ha speso 141mila euro per rappresentanza e 22mila euro per liberalità, che vuol dire regali ai conoscenti. Gli ordini sono andati tra gli altri alla Dolciaria Serio e al Torronificio del Casale, aziende di Summonte, il paese dei cognati del ministro: Antonietta Lonardo (sorella di Sandra) e suo marito, il deputato Udeur Pasquale Giuditta
Ma torniamo un attimo agli spostamenti. La Porsche Cayenne (4000 di cilindrata) di proprietà di Pellegrino Mastella fa benzina per duemila euro al mese, cioè una volta e mezzo quello che guadagna un metalmeccanico. Sapete dove? Al distributore di San Giovanni di Ceppaloni, vicino a Benevento, che sta proprio dietro l’angolo della villa del Ministro, quella con il parco intorno e con la piscina a forma di cozza. E sapete a chi va il conto? Al giornale Il Campanile, che sta a Roma. Miracoli dell’ubiquità. 
La prossima volta vi racconto la favola della compravendita della sede del giornale. A quanto è stata comprata dal vecchio proprietario, l’Inail, e a quanto è stata affittata all’editore, Clemente Mastella. Chi l’ha comprata, chiedete? Due giovani immobiliaristi d’assalto: Pellegrino ed Elio Mastella.

Il V2-Day di Grillo del 25 aprile pv non sembra proprio fuori luogo anzi....

Fonte:  Direttore del Corriere d'Italia, Mauro Montanari, Notiziario NIP - News Italia Press agenzia stampa - N° 12 - Anno XV, 17 gennaio 2008


 
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Il caos globale

Post n°193 pubblicato il 09 Gennaio 2008 da zmblog

ovvero come vede la situazione mondiale attuale il movimento giovanile di LaRouche (LYM)

Il caos globale

Nell'intervista mandata in onda il 27 dicembre dalla National Public Radio, l’ex presidente della Federal Reserve USA sir Alan Greenspan ha ammesso candidamente che il sistema finanziario e monetario mondiale è spacciato. “La previsione che debbo fare”, ha affermato il primo regista delle bolle finanziarie degli ultimi vent’anni, “è che ad un certo punto si verificherà l’imprevisto, che ci metterà a tappeto ... Le probabilità di questo sviluppo stanno aumentando, mi pare, perché siamo entrati in zone vulnerabili”. Egli ha detto inoltre: “Siamo giunti ad una svolta e i miglioramenti straordinari verificatisi nell’economia mondiale negli ultimi quindici anni sono transitori, e stanno per cambiare ... Dunque, ritengo che si vada verso un ribaltamento di tutto questo processo”.

In effetti, le parole di Greenspan non descrivono le dimensioni del crac finanziario in corso, per il quale non esistono soluzioni di ordine “monetario”, come Lyndon LaRouche spiegò già in una webcast a Washington il 25 luglio scorso. Ai vertici dell’oligarchia finanziaria della City di Londra ci si rende conto che il crac irreversibile sta accelerando. Negli ultimi mesi sono andati in fumo attivi bancari per circa 1500 mila miliardi di dollari e un volume analogo è andato in fumo nei mercati borsistici. La crisi che colpisce nel primo trimestre del 2008, e che coinvolge il settore assicurativo e quello dei titoli derivati, sarà di dimensioni ben più drammatiche della crisi dei mutui USA del 2007, che al confronto sembrerà poca cosa.

Soltanto in questo contesto possono essere inquadrate e comprese l’ondata di assassinii politici, l’esplosione di scontri etnici e religiosi e la diffusione globale del caos (vedi oltre). Nessuno di questi fenomeni può essere considerato un avvenimento locale o regionale. Sono tutti parte di un’unica strategia mirante ad un unico obiettivo globale: distruggere gli stati nazionali, lanciare la guerra asimmetrica mondiale, protratta per più generazioni, e consolidare il controllo sui giacimenti delle materie prime del pianeta nelle mani dei cartelli privati anglo-olandesi.

Jacques Attali, al servizio dei Warburg di Londra, ha recentemente riconosciuto il nesso tra la realtà finanziaria e l’esplosione del caos in un commento apparso il 3 gennaio sul settimanale finanziario francese L’Express: “Che l’assassinio di un leader dell’opposizione in un paese del Sud [Pakistan — ndr] scombussoli così gravemente i mercati finanziari asiatici, e con essi quelli del mondo intero, rivela la fragilità estrema del pianeta ... Il mondo intero sembra correre verso il precipizio. Come se si preparasse una collisione tra due treni a piena velocità”.

La paternità del caos globale non è da attribuirsi agli “anglo-americani” ma piuttosto ad un Impero Britannico “invisibile” ed all’estesa oligarchia anglo-olandese che esso serve. Qualche lettore potrà dubitare che Londra sia ancora il centro dell’impero, capace di scatenare il caos, ma da un punto di vista storico, i contorni di un impero britannico “invisibile” non sfuggono tanto facilmente.

Primo, praticamente tutti i centri finanziari offshore che dominano il sistema finanziario deregolamentato e globalizzato si trovano nelle colonie britanniche o olandesi. Secondo, da decenni gli inglesi dominano l’industria privata dei mercenari, imprese che operano in coordinazione con i grandi cartelli britannici delle materie prime che già posseggono gran parte dei diritti minerari in Africa, Australia e America Latina. Terzo, il Commonwealth delle Nazioni, presieduto dalla regina Elisabetta II, è composto da 53 paesi che rappresentano un quinto delle terre emerse ed una notevole percentuale delle risorse strategiche e della popolazione del globo.

Questo apparato è stato messo in moto per fomentare il caos e provocare i conflitti. Poiché il sistema finanziario globale non può essere “riformato” ed è certo che Londra non si sottometterà mai volontariamente ad una riorganizzazione fallimentare che consenta alle nazioni di ripristinare il proprio controllo sovrano sul credito e sulla moneta, essa non potrà che giocare l’unica carta che le resta, il caos globale.

La mano dell’impero dietro il caos globale

Le tessere principali che compongono il quadro del caos globale britannico:

* Pakistan: l’assassinio di Benazir Bhutto ha fatto precipitare il paese e l’intera regione nel caos. Mentre l’amministrazione Bush ha esibito in Pakistan la stessa incompetenza e cretineria sfoggiata nell’invasione e occupazione dell’Iraq, l’Inghilterra è riuscita a pervenire passo dopo passo al suo obiettivo strategico: frammentazione del Pakistan e creazione di un’entità separatista, “terra di nessuno”, sul confine con l’Afghanistan, che serve come fonte di instabilità a lungo termine, di guerra asimmetrica e di operazioni economiche di mercato nero, in particolare per i traffici di oppio della “Mezzaluna d’oro”.

Inoltre è assodato che parlamentari britannici hanno finanziato i separatisti fondamentalisti Beluci in Pakistan, che dall’Afghanistan sono stati espulsi agenti dell’MI6 britannico che guidavano e finanziavano i Talibani e che la polizia britannica in Iraq ha preparato l’invasione e poi le condizioni per frammentare l'Irak in tre parti: meridionale, centrale e regione curda.

* Thailandia: in un articolo del 19 dicembre, il settimanale finanziario britannico The Economist aveva messo in guardia l’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, attualmente in esilio, che egli sarà il “Benazir Bhutto della Thailandia” se si azzarda a rimettere piede nel suo paese dopo le elezioni del 23 dicembre. Dopo l’assassinio della Bhutto, Thaksin ha dichiarato di temere per la propria incolumità. Inoltre la monarchia thailandese rischia una crisi di successione visto il peggiorare delle condizioni di salute del vecchio re. Il caos potrebbe facilmente diffondersi dalla Thailandia in tutta l’Asia Sudorientale.

* Malesia: Un gruppo minoritario della destra (Gruppo di azione dei diritti Hindu) si è andato affermando nel paese, che a Nord confina con la Thailandia. Ora l’arresto del suo leader, P. Uthayakumar, potrebbe sfociare in una destabilizzazione del paese. L’organizzazione vanterebbe collegamenti con i terroristi Tigri Tamil, il movimento separatista del Sri Lanka responsabile di un recente attentato dinamitardo nel paese costato la vita a diverse persone.

* Kenya: lo scoppio di violenze nel paese africano a seguito di elezioni contestate ha provocato la morte di 300 persone e lo spostamento di 250 mila rifugiati. La mano britannica in questa destabilizzazione, che minaccia di trasformarsi in un genocidio, è palese. In effetti, né il presidente Mwai Kibaki, né il leader dell’opposizione Raila Odinga possono in alcun modo sperare di mettere la situazione sotto controllo perché sono ambedue manipolati dalla Camera dei Lord. Il principale burattinaio è Lord Steel of Aikwood, esponente del partito liberal-democratico che  è in contatto con Kibaki da 25 anni, ma che ha anche aiutato Odinga a creare il Partito Liberal-democratico del Kenya diventandone il presidente. Steel è stato socio di affari di Tony Buckingham, il fondatore di una delle più note imprese private di mercenari, la Executive Outcome. Egli figura inoltre nel consiglio di amministrazione della Royal Africa Society, organismo personalmente patrocinato da Elisabetta II e finanziato dalle grandi imprese minerarie come Anglo America, Rio Tinto e DeBeers. La società è presieduta da lord Holme of Cheltenham, collega di Steel, che siede nel board della Rio Tinto ed è membro del Privy Council, il consiglio della corona.

tratto da :  http://www.movisol.org :
Movisol movimento internazionale per i diritti civili solidarietà

 
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CHE BEL VASO

Post n°192 pubblicato il 20 Dicembre 2007 da zmblog
 

POST CHE RIMMARRA' AL TOP PER TUTTA LA DURATA DELLE FESTIVITA' NATALIZIE A SCOPO PROPAGANDISTICO

Coltivare la canapa "a scopo ornamentale" si può. Lo ribadisce una sentenza. Il caso :

La Cassazione ribadisce che la coltivazione domestica di canapa non costituisce reato non essendo paragonabile a quella tecnico-agrario ovvero imprenditoriale. In questo modo la Sesta sezione penale, con la sentenza 40362, ha respinto il ricorso del procuratore generale di Genova che chiedeva di annullare l'assoluzione accordata a Luciano M., un genovese che sul balcone di casa coltivava alcune piantine di canapa indiana "a scopo ornamentale". Per la Procura l'uomo doveva essere condannato perché "il legislatore considera pericolosa per la salute pubblica ogni forma di diffusione della droga, e inoltre, non è mai possibile, nel momento in cui la coltivazione è in atto, individuare l'effettiva futura destinazione delle piante in coltivazione". Ma il ricorso è stato respinto, affermando che «la conforme decisione dei due gradi di merito non lascia dubbi sull'accertamento e sulla valutazione del fatto, né sull'assenza della destinazione all'uso di terzi».

Leggiamo un parere di una persona che ragiona:

«È bello sapere che anche la Cassazione ama la natura, il bello e le virtù terapeutiche del mondo vegetale - sottolinea - Non possiamo che apprezzare il via libera da parte della Corte alla coltivazione della canapa indiana per uso ornamentale - ha commentato Gianpaolo Silvestri, senatore del gruppo Verdi-Pdci- Le foglie della canapa indiana sono davvero belle e siamo certi che gli italiani sapranno rendere più piacevoli i momenti passati in casa coltivando queste piante con passione».

Leggiamo un parere di una deficiente:

Il vice presidente dei deputati di Forza Italia Isabella Bertolini si dice invece sconcertata: «Purtroppo non è il primo pronunciamento in tal senso di un tribunale italiano. Già il tribunale di Cagliari, qualche tempo fa, aveva assolto un ragazzo che coltivava questa droga nel terrazzo. Nel nostro Paese comincia ad attecchire un filone giurisprudenziale, intriso di quel dannoso relativismo propugnato dalla maggioranza di governo di sinistra, il quale auspica e persegue una completa liberalizzazione delle canne».

Dite la vostra se volete...

Da una notizia del 2 novembre 2007 (sul poRtale Libero)

 
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PACE PER RAGGIUNTI LIMITI DI SOFFERENZA

Post n°191 pubblicato il 07 Dicembre 2007 da zmblog
 

Mi sbilancio in una previsione a lungo termine sulla Palestina. E’ in atto la Nicaraguizzazione dei palestinesi, i segnali sono chiari e i parallelismi fra i due popoli sono evidenti. E’ un processo che funziona così: Un popolo viene oppresso e massacrato da una potenza esterna soverchiante per decenni (USA/Somoza in Nicaragua - Israele in Palestina) fino all’insorgere spontaneo di resistenze armate al suo interno (Sandinisti - Olp/Hamas).

L’oppressione del regime si fa quindi ancor più severa, con la classica scusa di combattere i ‘terroristi’ destabilizzatori. Scoppia la guerra civile (di fatto), e le sofferenze della popolazione aumentano ancora. La potenza esterna soverchiante inizia a finanziare una contro-resistenza interna (Contras in Nicaragua appoggiati dagli USA - Hamas prima e i mukhtar corrotti di Fatah poi appoggiati da Israele).

Gli orrori patiti dai civili aumentano ancora e arrivano a livelli inimmaginabili, cosa che, nota bene, è precisamente voluta per i fini evidenti fra poco. Può capitare che i resistenti riescano anche ad affermarsi (Ortega in Nicaragua - Haniyeh a Gaza), ma questo non altera il quadro dell’oppressione generale e delle sofferenze inflitte ai civili, cui si aggiungono le sanzioni economiche (quelle USA contro il Nicaragua - quelle USA/UE contro Hamas). Al punto di massima esasperazione, la comunità internazionale interviene e finge di volere la pace e il ritorno della giustizia.
Ai civili stremati oltre ogni possibile immaginazione, viene svantolata sotto il naso la prospettiva della fine dell’orrore e di un nuovo benessere economico, sotto forma della scelta di un leader moderato che ha alle spalle il peso della potenza esterna di cui sopra (Violeta Chamorro in Nicaragua - Abbas in Palestina).

Qui inizia la mia previsione: come accadde in Nicaragua, dove la gente traumatizzata dalla violenza e terrorizzata al solo pensiero di riviverla votò per la Chammorro nelle elezioni del 1990, così accadrà in Palestina, dove Abbas arriverà a una pace fantoccio e Hamas subirà una cocente perdita di consensi (sia di pubblica opinione che, se ci saranno le elezioni, elettorale). Ed ecco che il trucco è riuscito. In sintesi: li torturi talmente tanto che alla fine abbracciano il torturatore purché cessi di scarnificarli.

Questa verrà chiamata democrazia (eleggere non per consenso ma per raggiunti limiti di sofferenza) e giustizia (nessun riconoscimento dei crimini che causarono tale sofferenza).
Un capolavoro studiato a tavolino e sperimentato appunto in Nicaragua prima di essere esportato in Palestina. 

(Liberamente tratto da un articolo di Paolo Barnard - coofondatore della trasmissione "Report") - Link: www.hawiyya.org 

 
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Post N° 190

Post n°190 pubblicato il 05 Dicembre 2007 da zmblog
 

EQUADOR...
vicina una svolta epocale
 


É finalmente arrivata la conferma dell’assegnazione di 80 seggi alla formazione Alleanza Paese, avvenuta nelle elezioni per la Costituente, svoltesi il passato settembre in Ecuador. Questo dato risulta quasi un passaporto per le trasformazioni attese nel Paese centroamericano, poiché sarà proprio la Costituente a dover definire la redazione della tanto attesa Carta Magna.

Il risultato di ottanta seggi guadagnati, su un totale di 130, significa una larghissima maggioranza a favore del gruppo che sostenne e sotiene Rafael Correa; una maggioranza che, d’altronde, si potrà allargare a quelle formazioni che sono andate allineandosi alla traiettoria politica di profondo rinnovamento di Alleanza Paese, come Sinistra Democratica e il Movimento Popolare Democratico, i cui rappresentanti occuperanno – insieme ad altri partiti – i restanti 40 posti dell’emiciclo. Questa forza potenziale basterebbe a far fronte, in ogni caso, alle obiezioni che sicuramente porranno i delegati del (destro) Partito Rinnovatore Istituzionale – il PRIAN del magnate Álvaro Noboa – e della Società Patriottica, del deposto presidente Lucio Gutiérrez, dinanzi alle proposte rinnovatrici. Non mancheranno gli ostacoli. Indiscrezioni dell’ultima ora nel conteggio dei voti in alcune provincie, dovute ai reclami presentati, hanno fatto pensare, per un momento, ad un brutto scherzo, ad una precoce scaramuccia, organizzata per dilatare i tempi della formazione di questo ente della patria sovrana. Nonostante ciò, il computo finale dei voti ha confermato il dato uscito dalle urne.

Possiamo così affermare che la gestazione della Costituente è stata condotta in modo esemplare e che, il prossimo 29 novembre, essa potrà venire alla luce nella sede di Montecristo, nel Manabì, culla del famoso Eloy Alvaro e, per questa ragione, capace di infondere al conclave profondi valori libertari.

Sebbene non sia certo, molti sono quelli che sperano che il primo atto di questa Costituente sia la deroga all’attuale Congresso, la cui storia e il cui presente hanno convertito in simbolo della democrazia virtuale attualmente vigente, come nel bastione di quello che Correa ha battezzato “la partitocrazia”.

Non riponendo alcuna fiducia nella bacata e teriorata struttura politica che ha mal-governato sino ad ora – come in Ecuador è dimostrato dalla destituzione, in dieci anni, di tre presidenti – Alleanza Paese non presentò candidati per il potere legislativo. In questo modo, sino ad oggi, questa non ha occupato un sol posto tra quelli dei deputati.

L’attuale congresso ha dimostrato, prontamente, la sua volontà di non considerare praticabile, al prezzo di qualsiasi illegalità, l’avvio delle trasformazioni per una nuova patria. In primo luogo questa strategia di opposizione si è dimostrata nel rifiuto a convocare un referendum che desse l’avvio alla formazione della Costituente, a tal punto che solo la massiccia mobilitazione popolare ha potuto essere decisiva. Più recentemente l’attuale Congresso si è espresso annullando i decreti presidenziali, emessi dal governo, diretti a sovvenzionare in maniera più adeguata l’istruzione e la politica di salute pubblica, tra altri settori.

Parlare di trasformazioni in Ecuador non è come parlare di trasformazioni in qualsiasi altro paese. Il suo presidente ha annunciato la abolizione delle leggi che facilitarono l’invasione selvaggia del capitale straniero nel sistema economico interno con la conseguente sottomissione di tutto il paese alle feroci leggi del capitale transnazionale e delle istituzioni finanziarie, con una sostanziale depauperazione nella vita delle masse.

La rottura virtuale con il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e con la Banca Mondiale (BM), e il decreto che obliga a lasciare in Ecuador il novantanove per cento dei profitti dell’estrazione e della commercializzazione del petrolio, anche in virtù dell’impennata dei prezzi, sono le prime misure economiche adottate dal presidente Correa e possono essere considerate un biglietto da visita. Correa ha annunciato un Socialismo del Secolo XXI all’Ecuadoriana, nel senso di un’originalità che non debba legarsi a nessun modello precostituito. La nuova Carta Magna fornirà maggiori segnali su questa nuova epoca che sta per aprirsi.

di Marina Menéndez Quintero, apparso su “juventud rebelde”, La Habana, mercoledì 21 novembre 2007

 

 
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Il Calcio specchio della società

Post n°189 pubblicato il 17 Novembre 2007 da zmblog
 

Purtroppo non ho proprio il tempo di scrivere nulla, ho un articolo interessante di Massimo Fini da www.ilgazzetino.it del 16.11.07 ... che riporto in forma quasi integrale

Panem et circenses erano gli strumenti con cui le oligarchie romane tenevano a bada la plebe. In Italia il pane comincia a scarseggiare e i "circenses" sono stati distrutti.(...)

Il calcio era, per dirla con Gramsci, una grande festa nazional popolare; ineterclassista, con una importante funzione di coesione sociale. Sugli spalti si trovavano a fianco l'operaio e il piccolo imprenditore. Se ne è voluto fare uno spettacolo televisivo, "show & businnes", deprivandolo di tutti i suoi valori identitari, spirituali, simbolici, mitici in favore dell'orgia economica.

I ragazzotti, estromessi da Sky, estromessi dagli spalti dove vanno i ricchi abbonati, stipati tutti insieme dietro le porte, non trovano più la loro identità nei colori di una squadra (come si fa a tenere per una squadra con undici stranieri in campo?). Come scrive giustamente sul Corriere di mercoledì Giuseppe De Mita "La loro identità non è più sportiva, è l'appartenenza al segmento disumano degli ultras". Cioè a una parte della comunità dei diseredati. La loro aggressività non è più sportiva, non si erano mai visti tifosi che, come a Bergamo, "non vogliono" che si giochi la partita, ma si rivolge contro lo Stato, simboleggiato dalla polizia.

È certamente grave che costoro devastino e attacchino caserme, ma l'accusa iperbolica di terrorismo segnala solo l'impotenza dello Stato a fronteggiare fenomeni di ribellione sociale sempre più frequenti e multiformi. Ma quale rispetto delle leggi, delle istituzioni e dello Stato possono averne questi giovani quando proprio dalla classe dirigente arrivano di continuo segnali in senso opposto? Ancora l'altro giorno Berlusconi, parlando dei circoli di Dell'Utri, pluricondannato, dove era presente anche Previti che ha fatto un solo giorno di reclusione degli 8 anni che dovrebbe scontare, attaccava la Magistratura accusandola di una "ferocia giacobina, di chi usa impropriamente e in modo assolutamente contrario a ciò che si deve fare, il potere che la carica di magistrato conferisce".

Non c'è da stupirsi se in un recente sondaggio Ipsos gli italiani, non sapendo più a che santo votarsi, hanno indicato nell'Ue l'istituzione in cui hanno più fiducia (66\%) relegando i partiti all'ultimo posto (21\%). Scarseggia il pane, i "circenses" sono stati distrutti, la sfiducia nella classe dirigente è totale, sul ponte sventola bandiera bianca. L'Italia è seduta su una polveriera, ma i partiti continuano nei loro giochini, come se nulla fosse.

 
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