Tornare a visitare un porto conosciuto ha sempre connotazioni interessanti: la visione totale resta la medesima, come una carezza lieve alla memoria, ma non mancano mai piccoli cambiamenti: qualche casa che ha cambiato il colore della tinteggiatura, insegne che sono diverse e immancabili piccole modifiche agli ormeggi. Anche il resto della vita è così. Da una stagione all’altra si riconosce il panorama delle cose consuete, punteggiato sempre da alcune piccole differenze che lo rendono ancora più familiare. Allo stesso modo è la mia Primavera che oggi, attraversando l’Equinozio, inizia il suo ciclo astronomico ma che, come ho avuto modo di dire, è già iniziata per me da qualche giorno. Allora ritrovo il panorama solito, non solo quello visibile dei fiori in boccio, soprattutto quello delle abitudini: Una luna piena sul percorso della spada; Il Garbino caldo con le sue raffiche capricciose; I Fuochi di Primavera che qui si accendono la notte che precede S. Giuseppe. In mezzo a queste, minuscole differenze: la spada è cambiata di forma e risuona di un italiano rinascimentale invece che di fonemi nipponici; Ai fuochi i miei giovani partecipano con i loro amici, perché ormai sono grandi e il cordone ombelicale è poco più di un filo, sottile come di ragno. Resistono invece tenaci come scotte in Dyneema le amicizie, quelle vicine salate o col naso all'insù e quelle appena un attimo più distanti geograficamente, ma non per queste meno prossime al cuore, al cuore di Primavera. Un altro Inverno è passato, l’aria si ricarica di energia, il sole sorge ogni giorno prima chiedendo un anticipo alla mia meditazione mattutina. È passato un altro inverno e tutto rinasce a vita nuova, eppure secondo uno schema antico: così anche i miei pensieri. Buona Primavera
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