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Mediterraneo

Post n°116 pubblicato il 03 Dicembre 2008 da Zero.elevato.a.Zero
 

Ci sono canzoni fatte apposta per appartenere a qualcuno di noi, quasi mai a tutti. È un processo osmotico che le porta vicino alla pelle e da lì, dentro, non so di preciso dove, certo a far parte del nostro DNA.
Una volta tanto non cito Branduardi, ma un autore spagnolo che prediligo: Joan Manuel Serrat, dalla vita ostinata e non priva di momenti difficili, dalla poesia immediata e carnosa.
La canzone che propongo si intitola Mediterraneo, nella versione cantata assieme all’amica Ana Belén, parla di quel denominatore comune di tanti popoli che si affacciano sullo stesso universo salato: il Mare Nostrum. Chi viaggia per mare ritrova spesso la medesima sensazione anche nei porti lontani, un'emozione fatta degli stessi odori, colori e rumori. Viaggiando per il Mediterraneo cambiano le lingue ed il colore della pelle forse, non cambia la consapevolezza di essere un’unica identità, plasmata dalle onde di questo mare che ha bagnato tanta storia e tante vicende umane.
Esiste di questa canzone una bellissima versione italiana, cantata da Gino Paoli nel suo album I semafori rossi non sono Dio, che contiene 12 brani di Serrat per l’adattamento poetico di Lorenzo Raggi. A modo mio, invece, propongo una traduzione più fedele all’originale.
Buon ascolto.

Forse perché la mia fanciullezza
continua a giocare nella tua spiaggia
e nascosto tra le canne
dorme il mio primo amore.

 

Porto la tua luce e il tuo odore
in qualunque posto vada,
e ammucchiati sulla tua sabbia
conservo amore, giochi e pene.

 

E ti avvicini, e te ne vai
dopo aver baciato il mio villaggio.
Giocando con la marea
te ne vai, pensando di tornare.

 

Sei come una donna
profumata di pece,
che si rimpiange e si ama
che si conosce e si teme.

 

 

 

Io, che nella pelle ho il sapore

amaro del pianto eterno

che hanno speso in te cento popoli

da Algeciras a Istanbul

perché dipingi di azzurro

le loro lunghe notti d'inverno.

 

A forza di disavventure,

la tua anima è profonda e oscura.

 

Ah, se un giorno, purtroppo per me

mi viene a cercare la parca,

spingete in mare la mia barca

con un Levante autunnale

e lasciate che il temporale

disfi le sue ali bianche.

 

A me, seppellitemi senza dolore

tra la spiaggia e il cielo

 

 

 

Ai tuoi tramonti rossi

si abituarono i miei occhi

come una curva alla strada

Sono un cantore, sono un bugiardo,

mi piace il gioco e il vino,

ho un’anima di marinaio

 

 

Che ci posso fare, se
sono nato in Mediterraneo...

 

Sulle pendici di una monte,

più alto dell'orizzonte,

voglio avere una buona vista.

Il mio corpo sarà un sentiero,

darò il verde ai pini

e il giallo alla ginestra

 

 

Vicino al mare, perché
sono nato in Mediterraneo…

 

 
 
 
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