Creato da viscontina17 il 30/06/2012

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Messaggi di Dicembre 2015

RIPRESO PER LA PRIMA VOLTA DAL DRONE IL SUPER DELFINO ZIFIO

Post n°319 pubblicato il 24 Dicembre 2015 da viscontina17

I ricercatori del Cima, il Centro internazionale in monitoraggio ambientale che ha sede al Campus universitario di Savona, hanno realizzato le prime riprese al mondo da un drone di un esemplare di zifio, un delfinone di 6 metri di lunghezza e 30 quintali di peso che vive nel Mar Ligure ma che è molto difficile da osservare perché emerge solo per pochi minuti. Priamo, questo il nome che i biologi hanno dato all’esemplare, secondo le informazioni raccolte dai ricercatori ha circa dieci anni. Il video, in cui sono ripresi anche tre capodogli, è stato realizzato nel Santuario dei Cetacei, a circa dieci miglia dalla costa di Savona. Le immagini sono state catturate grazie a un drone speciale calibrato per avvicinarsi il più possibile ai cetacei. I ricercatori del Cima, intanto, continuano studi e prove per realizzare un drone particolare che possa catturare su una spugna il soffio delle balene e poter così iniziare una mappatura genetica degli esemplari. (WEB)

 
 
 

SOLENOGASTRES

Post n°318 pubblicato il 15 Dicembre 2015 da viscontina17

Con i solenogastri continua la serie delle forme “non classiche”. Questi sono molluschi vermiformi come i precedenti. Tale convergenza evolutiva nella forma ha portato in passato, come già menzionato, a riunire in un’unica classe aberrante caudofoveati e solenogastri. Lo studio della morfologia e dell’anatomia ha permesso di riconoscerne l’identità separata.
Possono essere lunghi fino a 20 cm e presentano colorazioni molto varie, spesso fortemente appariscenti. Anche qui gioca un ruolo fondamentale il substrato sul quale essi per lo più vivono: idrozoi e antozoi i cui polipi costituiscono il cibo prediletto dei solenogatri. L’aspetto vermiforme deriva dall’attitudine a strisciare fra i rami dei celenterati. Le cellule urticanti dei celenterati passano inesplose fino all’intestino da cui vengono eliminate, grazie probabilmente ala produzione di una qualche sostanza (probabilmente una proteina) che disattiva l’apertura delle cnidocisti). Solo qualche specie si ciba di piccoli organismi bentonici.
La parte anteriore del corpo, così come nei caudofoveati, non è ancora ben definita e si riconosce soltanto per la presenza dell’apertura orale al cui interno è presente la radula. I denti che la compongono hanno forma e disposizione differenti, caratteri dipendenti dalla dieta della specie in considerazione. Non sono presenti strutture tentacolari, comunque peduncolate.
Il piede non è regredito come nei caudofoveati, ma comunque profondamente modificato rispetto al nostro prototipo. Non è altro infatti che una sorta di solco ventrale, unica parte della superficie dell’animale non coperta dal mantello, all’interno del quale si differenziano diverse pliche longitudinali attraverso le quali i solenogastri strisciano sui rami dei celenterati. Non vi sono contrazioni muscolari alla base di questo movimento; esso avviene attraverso il solo battito delle ciglia portate da cellule che rivestono le pliche.
Non esiste conchiglia, ma il mantello produce delle placche di natura aragonitica provviste di formazioni spinescenti.
La cavità palleale è fortemente regredita ed ha lasciato nel corso dell’evoluzione un residuo anteriore ed uno posteriore, che ospita gli sbocchi genitali e l’ano. Mancano anche gli ctenidi e l’assunzione dell’ossigeno avviene probabilmente per diffusione attraverso la superficie del corpo.
I solenogastri sono tutti ermafroditi contemporanei insufficienti; ciò vuol dire che un individuo ha contemporaneamente gli apparati maschile e femminile, ma non è permessa l’autofecondazione. La fecondazione delle uova è interna. Il loro sviluppo è esterno e si origina una larva planctonica detta pericalimma o stenocalimma.
Le specie mondiali conosciute di solenogastri sono circa 180 e sono ripartite in quattro ordini dai nomi impronunziabili: Pholidoskepia, Neomeniamorpha, Sterrofustia, Cavibelonia (!). Nei mari italiani sono state trovate fino a questo momento 12 specie, ma il loro numero è destinato ad aumentare visto il ritrovamento di altre forme nel resto del Mediterraneo. 
(WEB)

 
 
 

CONTROINDICAZIONI ALLA SUBACQUEA

Post n°317 pubblicato il 08 Dicembre 2015 da viscontina17

Stilare un compendio aggiornato ed esauriente delle controindicazioni all’attività subacquea è un compito assai delicato, non esistendo in questo come in altri ambiti della medicina “la malattia” ma il malato, ovvero il soggetto portatore di questa o quella sindrome o affezione.
La cautela, la prudenza e l’attenzione che molti ricercatori prestano nello studio delle modificazioni dell’organismo in situazioni di iperbarismo sono rivelate, sembra un paradosso, dalla mancanza di un registro univoco delle malattie che causano una inidoneità assoluta all’attività subacquea.
C’è da considerare che molti studi sono effettuati in ambiente iperbarico “a secco”, in camera iperbarica, e che risvolti diversi sono influenzati dalla posizione assunta in acqua (verticale a testa in su o in giù, orizzontale), dall’intensità dell’attività fisica effettuata, dal tempo di permanenza, dallo stato di forma del subacqueo. Non sempre le conclusioni cliniche o strumentali si possono applicare con certezza alle condizioni che si verificheranno realmente in acqua.
Ecco pertanto che vengono predisposte delle linee guida di cause assolute, relative, e temporanee di inidoneità alla pratica sella subacquea, ma tutte doverosamente da riesaminare in base al singolo soggetto giudicato.
Ho qui di seguito elencato le principali cause di inidoneità specifica per gli sport subacquei, suddivise in base agli organi, funzioni o apparati interessati. L’elenco è volutamente mancante dei commenti clinici, avendo reputato non indispensabile l’approfondimento in questo spazio.


@ Cardiologiche

Inidoneità assoluta

  • coartazione aortica

  • stenosi aortica congenita

  • pervietà del dotto arterioso di Botallo

  • valvulopatie, protesi valvolari (possibili fenomeni embolici, aritmie)

  • cardiopatia ischemica (nella malattia arteriosclerotica la prima manifestazione è a volte la morte improvvisa)

  • tachicardia ventricolare

  • cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro

  • cardiomiopatia restrittiva
  •  

 
 
 

AVVELENAMENTO DA ALIMENTI A BASE DI PESCE E MOLLUSCHI

Post n°316 pubblicato il 01 Dicembre 2015 da viscontina17

Nei paesi tropicali è necessario porre molta attenzione nel consumare pesce e frutti di mare. Accanto alle possibili infezioni trasmesse da questi cibi quando crudi o poco cotti, questi alimenti sono a rischio anche per la trasmissione di malattie non infettive ma potenzialmente gravi soprattutto per l’interessamento neurologico che le contraddistingue. La maggior parte di queste intossicazioni sono conseguenti alla presenza nelle carni di tossine prodotte da alghe marine. Le principali manifestazioni prodotte dalle tossine derivate da alghe sono:

  • la ciguatera
  • l'avvelenamento paralitico da molluschi (Paralytic Shellfish Poisoning)
  • l'avvelenamento neurotossico da molluschi (Neurotoxic Shellfish Poisoning)
  • la diarrea da molluschi (Diarrhetic Shellfish Poisoning)
  • l'avvelenamento amnesico da molluschi (Amnesic Shellfish Poisoning)
  • la tetrodossina prodotta da pesci come il pesce palla (Puffer fish)
  • l'avvelenamento pseudoallergico da sgombridi (Scombroid Fish Poisoning) causato da istamina e altre tossine presenti nelle carni di alcune specie di pesci.

Le sindromi causate da alghe tossiche sono la conseguenza della proliferazione nelle acque costiere delle alghe produttrici di tossina a seguito di eventi atmosferici naturali (es. El Niño, stagione più calda) o modificazioni ambientali causate dall'uomo (costruzione di barriere, porti) o dall'inquinamento (fosforo, nitrati); di conseguenza i pesci che si nutrono del fitoplancton accumulano nelle loro carni e nelle loro viscere la tossina. A loro volta i pesci carnivori vengono contaminati dai pesci più piccoli che entrano nella catena alimentare.
La crescita del plancton in molti casi può intorbidire l'acqua e modificarne il colore (maree rosse); si deve ricordare tuttavia che numerose specie di fitoplancton possono causare maree rosse ma soltanto poche producono tossine. Alcune intossicazioni sono maggiormente associate alla presenza delle maree rosse (l'avvelenamento neurotossico, quello paralitico e quello amnesico), mentre altre, come la ciguatera, sono sovente ritardate rispetto all'evento marino in quanto la tossina deve passare nella catena alimentare.
Non è possibile dare indicazioni assolute, ma è consigliabile non consumare alcuni tipi di pesce come il pesce palla o le murene, non mangiare interiora o la pelle dei pesci ed è prudente eliminare il brodo di cottura. E' anche consigliabile non mangiare crostacei, molluschi e pesci di scoglio in occasione di maree rosse o in zone dove siano evidenti opere di scavo o costruzione, specialmente nei mesi più caldi; occorre ricordare che molte maree rosse non sono pericolose e che talora le intossicazioni si verificano anche in assenza di queste maree. Non esistono trattamenti specifici ed in tutti i casi, anche quando i sintomi sembrano lievi, è consigliabile sottoporsi a visita medica in quanto questi casi possono essere gravi e richiedere interventi medici di tipo intensivo.(WEB)

 

 
 
 

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