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Messaggi di Maggio 2015

***opere_d'_arte***

Post n°486 pubblicato il 22 Maggio 2015 da fragolozza
 

- In tutti i quadri, la raffigurazione degli occhi sembra avere una rilevanza centrale. Perché?

- Perché la vera opera d'arte sei tu. Credi di osservare un quadro, ma in realtà è lui che ti osserva, che ti guarda, che vede Maria Pia e le chiede: "Quali sono i tuoi sogni? Quali sono i tuoi progetti? Quali sono le tue speranze?"

La risposta più semplice sarebbe: "E boh?!", ma a me piacciono le cose complicate, quindi vaneggio, dicendo che io non sogno...o forse sogno troppo...e che non sognare in fondo è come sognare...e pure viceversa. Ma è molto probabile che io non abbia detto esattamente questo e che i suoi quadri non mi abbiano chiesto esattamente quello. E che quindi tutta la conversazione sia stato un guazzabuglio immenso. Un guazzabuglio immenso probabilmente trasmesso alle 18.50 in brasilevisione. 

La verità è che io ero andata a vedere una mostra, una mostra senza dubbio bella, di un artista senza dubbio di talento. Certo, ero arrivata un po' in anticipo, perché sui manifesti c'era scritto che la mostra era a partire dal 21 maggio e da nessuna parte c'era invece scritto che l'inaugurazione ufficiale sarebbe stata alle 19.30. 

La verità è che io volevo vedere la mostra, apprezzare i quadri, prendere due volantini e tornare a casa. Solo che poi ho visto anche l'artista e la mostra era davvero bella e come potevo non fargli i complimenti? Quindi mi sono avvicinata, cordialmente l'ho salutato ed ho cominciato a ripetere come un mantra parabéns parabéns! Devo essere sembrata molto competente nel mentre lo dicevo, perché più o meno intorno al decimo parabéns, è comparso un giornalista e mi ha chiesto un'intervista. 

- Io??? Ma io não falo português! Io entendo, ma não falo! 

- Non fa niente. Basta che ripeti quello che hai appena detto all'artista.

E, prima che riuscissi ad obiettare oltre, il tizio con la telecamera mi ha presa, mi ha portata in una sala e mi ha ficcata sotto un riflettore. Dopodiché è intervenuto il tizio col microfono, mentre un'altra tizia se ne stava in disparte, con un taccuino, pronta a prendere appunti come se davvero stessi per fare una conferenza stampa. 

Alma, muita alma. E color. Eu adoro color. (pausa riflessiva di trenta secondi). Pax...muita pax (ennesima pausa riflessiva). È como se tutta a emozione do mundo stisse in essi quadri.

A questo punto, consci ormai del fatto che davvero parlo il portoghese come parlo l'ostrogoto, prima che attaccassi a recitare l'atto di dolore, mi hanno interrotta, mi hanno chiesto come mi chiamavo e hanno invitato me e l'artista a collocarci di fronte a due quadri continuando a chiacchierare. È stato allora che gli ho chiesto degli occhi, lui mi ha chiesto dei sogni ed io ho ripreso a vaneggiare in ostrogoto. 

Ma, al di là di tutto, esiste un fondo di magia in ogni opera d'arte; una magia che cattura ciascun utente con un sortilegio diverso. Un sortilegio che, nel mio caso, non è stato in grado di farmi parlare in portoghese, ma che, se i giornalisti  non hanno avuto il buon senso di tagliarmi, mi ha procurato la mia prima figura di merda in brasilevisione. 

I quadri hanno ragione. La vera opera d'arte sono io.

 

 

 
 
 

***Il_Giorno***

Post n°485 pubblicato il 19 Maggio 2015 da fragolozza
 

Sai che non è un giorno, ma è il giorno. Te ne accorgi dal risveglio, dal modo in cui il piede sinistro precede il destro e viceversa, passo dopo passo, alla ricerca di un senso che alla fine si rivela unico. E tu sai benissimo il perché. Perché le date tornano, si ripetono, ti perseguitano; anche se le ultime due cifre sono diverse; anche se quello era un venerdì e oggi è lunedì; anche se la direzione sbagliata ti sembrava giusta...e, probabilmente lo era davvero, ma non potrai mai dirlo perché non l'hai presa. 

Sai che non è un giorno, ma è il giorno. Te ne accorgi da come rispondi, o non rispondi, a chi ti chiede come va. Perché pare te lo chiedano solo quando il massimo che riesci a replicare è un ok, che per onestà con te stessa, immagini di scrivere su un vetro e di leggere da fuori, cioè al contrario, cioè ko.

Ma sai anche che è il giorno che, un giorno, quando avrai meno spazio per ricordare e tante altre cose da scegliere di dimenticare, ti scivolerà via come ogni altro giorno, come una pagina a caso che sporcherai su un'agenda, come il titolo di un giornale che ti dimenticherai di comprare, come tutti quei giorni di cui non sai cosa fare.

 
 
 

***annunci***

Post n°484 pubblicato il 16 Maggio 2015 da fragolozza
 

La prima volta fu il colore del reggiseno. Quando ricevetti il messaggio, ne indossavo uno viola e non mi sembrò un'informazione troppo compromettente da condividere. Tanto più che pareva fosse per una buona causa.

Poi fu la volta del posto in cui posavo la borsa. All'epoca vivevo in un monolocale di quindici metri quadrati, soppalcato. Era già tanto riuscire a farci entrare la borsa, perciò il mio posto era la ringhiera della scala che portava sul soppalco su cui era incastrato il letto. "Mi piace appesa alla ringhiera", scrissi dunque. Ma un'amica mi chiamò zozzona, qualcuno mi scrisse per informarmi che viveva al decimo piano senza ascensore e a parecchi parenti prese un coccorone. 

Il peggio però arrivò quando ci fu da formare frasi avvalendosi sia del mese di nascita per determinare una città, sia della data di nascita per determinare il tempo di permanenza. 

"Andrò a Londra per 17 mesi". Si scatenò un putiferio di commenti. Gente felice, gente orgogliosa, gente che "te lo meriti e farai grandi cose". In verità, tutto quello che riuscivo a meritarmi in quel periodo, era il lavoro più infelice del mondo, in uno dei posti più infelici del mondo e dover ringraziare tutti per la fiducia, chiedendo contemporaneamente scusa  per l'inveridicitá della panzana pubblicata, fu triste e umiliante. 

Sono due giorni che leggo di persone che hanno deciso di non indossare più le mutande, che hanno finito la carta igienica, che hanno i funghi ai piedi e che lottano contro la diarrea. Ma ormai non ci casco più.

In primo luogo, perché mi sono accorta che le campagne di sensibilizzazione per la ricerca sul cancro, funzionano benissimo anche senza il contributo delle informazioni sulla salute del mio intestino. E poi perché, nell'ultimo periodo, di annunci eclatanti avrei potuto scriverne tanti anch'io e, col senno di poi, mi sono accorta che non condividerli pubblicamente, mi ha solo giovato. Perché se scrivi che ti trasferisci a Londra e non è vero, la gente ci resta male. Ma se scrivi che ti trasferisci in Brasile e, invece, è vero, la gente ci resta ancora più male.

 
 
 

***lavaggio_del_cervello***

Post n°483 pubblicato il 14 Maggio 2015 da fragolozza

Fingi di non avere la lavatrice. Non importa se davvero non ce l'hai. Affinché il trucco funzioni, devi comportarti come se volessi, ma non avessi alternative. Dopodiché, pesca dal cesto i capi più difficili. Per cominciare, te la caverai bene con quella maglietta bianca, quella con le maniche e il colletto blu scuro, quella che stinge e ti lascia l'acqua color puffo o "forzanapoli".
Nel frattempo che recuperi il lettore mp3, pensa a tutti i motivi per cui ti sei svegliata storta, a quelli concreti, a quelli stupidi, a quelli profondi e pure a quelli che non hai. 
Poi apri l'acqua, prendi il sapone, accendi la musica e comincia a centrifugare a tempo di punk tedesco. E se non temi l'opinione dei vicini, accompagnati pure col canto, perché anche se non conosci le parole, le canzoni in tedesco sono una perfetta valvola di sfogo. 
E vedrai che, alla fine, ti sentirai meglio. Sicuramente infradiciata, senza dubbio un po' stupida, ma inevitabilmente meglio... Anche se la maglietta è definitivamente color puffo. 
http://youtu.be/iZC6em7bV30

 
 
 

***Consigli_sulla_Distanza***

Post n°482 pubblicato il 12 Maggio 2015 da fragolozza
 

1) Se qualcuno ti sembra distante, non dirgli mai che ti sembra distante. Qualora non fosse davvero distante, la tua affermazione gli farebbe trovare un buon motivo per diventare distante. 

2) È troppo facile, per certi versi anche troppo ovvio, sentire la mancanza di una persona distante. La verità è che, se quella stessa persona si presentasse alla tua porta, un minuto dopo che le hai detto che ti manca, nella maggior parte dei casi nemmeno apriresti. Perché la mancanza per distanza è una mancanza di circostanza. Del resto, quando siamo consapevoli che una persona ci mancherebbe nel caso in cui andasse lontano, non la lasciamo andare via. E se la lasciamo andare via è perché in fondo sappiamo che non ci mancherà poi tanto. C'è sempre un motivo per restare; c'è sempre un modo per trattenere. 

3) È più facile, per certi versi anche più ovvio, sentire la mancanza di una persona distante. Non importa, però, quanto questa persona sia distante. Se le volete bene, se vi manca, diteglielo, scriveteglielo, ricordateglielo! Le parole lanciate a distanza hanno due possibilità: o cadono nel vuoto o costruiscono un ponte. L'importante è provarci e tenere a mente che più una persona è distante, più parole bisognerà rischiare. Ma quale che sia il risultato, alla fine ne sarà valsa la pena. Perché o il bene accorcerà la distanza o la distanza troncherá il bene, consentendovi di non sprecarne a oltranza.

 
 
 

***Troca***

Post n°481 pubblicato il 11 Maggio 2015 da fragolozza
 

Uno dei tre sembra Pupo. Realizzo la somiglianza quando, dal niente, comincia a cantare lalalà.

Tutto quello che mi riesce è continuare a tenere premuto forte l'indice sulla base, al fine che egli possa sistemare la placchetta e risolvere quindi la sostituzione dell'interruttore, nel mentre i suoi amici riparano, l'uno il rubinetto del lavandino, l'altro la chiusura della porta che dà sul balcone. 

Per il resto, riesco solo a sperare che un giorno io possa diventare brava come loro. Brava a far funzionare di nuovo quello che adesso non funziona più; brava a sostituire quello che non va; brava a limitare o a evitare le perdite.

Ma il cuore non è un rubinetto e se i circuiti che ci uniscono a chi vogliamo bene fossero meramente elettrici, basterebbe farsi tutti elettricisti per vivere felici e contenti.

Intanto, per dovizia dei particolari, nel mentre mi esplorano casa alla ricerca di tutti i più piccoli eventuali guasti, faccio notare che l'interruttore della luce in camera a volte fa contatto. Provo a spiegarmi a gesti, premendo più e più volte sull'interruttore, che però stavolta funziona benissimo. 

"Troca?" Mi chiede uno dei tre.

Ed io: "Troca, Troca!!"

E tutti insieme: "Troca! Troca! Troca!"

Che nella mia testa significa funziona!, ma che in realtà nella testa di chiunque conosca il portoghese significa qualcosa del tipo è da sostituire.

È che ho deciso di imparare la lingua, guardando la versione doppiata e sottotitolata in portoghese delle serie Tv. Per il momento, ho guardato per intero le prime due stagioni di American Horror History e ben quattro stagioni di Grey's Anatomy. Purtroppo in nessuna delle due si è mai verificato un episodio in cui i protagonisti dovessero sostituire un interruttore della luce, ragion per cui mi ritrovo con un interruttore perfettamente funzionante, ficcato nella busta della spazzatura per una banale incomprensione (e anche questo, volendo, è una chiara metafora di come, a volte, ci liberiamo di qualcuno pur senza volerlo, pure se non è necessario).

In compenso, dalle serie Tv, ho finora imparato frasi ed espressioni molto simpatiche, seppur di dubbia utilità.

Alcune delle parole e frasi di dubbia utilità, apprese guardando "Uma istoria de horror americana"

1) Abobora: Zucca. Parola particolarmente utile nel giorno di Halloween, qualora sorgesse la necessità di chiedere al fruttivendolo una zucca da intagliare.

2) Eu morreu: Io sono morta. Espressione da utilizzare nel caso in cui vi foste inavvertitamente suicidati  e abbiate scoperto la realtà solo dopo un lungo apprendistato da fantasma, molto simile alla vita che conducevate quando eravate ancora vivi.

3) Saíam!: Uscite! Espressione molto utile nel caso in cui un gruppo di pazzi vi entri in casa e minacci di uccidervi.

Alcune delle parole e frasi di dubbia utilità apprese guardando "Grey's Anatomy"

1) Todos os cirurgiões são gato: Tutti i chirurghi sono attraenti. Nel caso in cui veniate ricoverati d'urgenza e siate ridotti molto male, questa frase sicuramente vi aiuterà a fare colpo.

2) Estou alegre e descontraída: Mi sento felice e raggiante. Pare che questa frase sia particolarmente indicata per quando stai di merda, ma vuoi per forza far credere agli altri che stai divinamente.

3) Batóm e Transar: Significano rispettivamente rossetto e fare l'amore. Non vanno pronunciate necessariamente insieme, ma da un'accorta visione, mi sono resa conto che, ogni volta che la protagonista mette il batóm, finisce che va a transar con qualcuno. Il che sotto certi aspetti è sempre utile a sapersi.

 
 
 

***isola_che_non_c'è ***

Post n°480 pubblicato il 08 Maggio 2015 da fragolozza
 

Per un individuo altamente logorato dal logorio della vita moderna, vivere anche solo temporaneamente in un posto in cui nessuno ti capisce ed in cui non capisci nessuno è una condizione paragonabile all'essere sbarcato su una meravigliosa, paradisiaca, isola deserta; sai che in qualunque momento puoi prendere una barchetta, fare un giro, esplorare e persino scegliere di comunicare a gesti con qualche pescatore avvistato da lontano, ma fondamentalmente sai che in qualunque momento puoi fregartene altamente di tutte le interferenze esterne, nasconderti dietro una palma, bucare una noce di cocco e goderti tranquillamente la tua pace in santa pace.

Le difficoltà di comunicazione bilaterali hanno infatti due vantaggi.

Da un lato, il non essere in grado di esprimersi, precludendo ogni forma di sfogo verbale, induce a limitarne le cause di bisogno. In parole povere, eviti automaticamente l'accumulo di stress perché sei perfettamente consapevole che nessuno sarebbe in grado di accogliere, comprendere e ribattere ai tuoi sfoghi, alle tue sfuriate e alle tue chiacchiere frustranti. Dall'altro, il non essere in grado di comprendere, precludendo ogni forma di empatia, protegge e tutela dall'altrui bisogno di sfogarsi. In parole povere, ti basta pronunciare la formuletta "eu não entendo" e tutti i potenziali seccatori prima ti scrutano, poi si perplimono, ma alla fine finalmente tacciono e passano a seccare il malcapitato interlocutore successivo.

In teoria...

Perché, nella pratica, ahimè, un rompiscatole che parla e comprende la tua lingua riesci a trovarlo sempre e comunque e dovunque...anche se te ne vai a vivere in Culonia. E quella che ti sembrava una meravigliosa, paradisiaca, isola deserta nella quale rinfrancarti e riprenderti dal logorante logorio della vita moderna, comincia a sembrarti quello che realmente è, ossia  l'appartamento malcapitatamente adiacente a quello della vicina che odia la suocera, è in crisi col marito, non ha ancora trovato il parrucchiere giusto, si annoia durante il giorno, ma soprattutto è smaniosa di fartelo sapere perché, in fondo, ancora non era riuscita a fare amicizia con nessuno e il fatto che sia arrivata tu, con quella faccetta così incline all'ascolto, con quella bocca che non sa mandare a fanculo, le ha fornito finalmente l'opportunità di avere  qualcuno con cui sfogarsi. 

In sostanza, quindi, non importa quanto vai lontano. Il logorante logorio della vita moderna ti scova ovunque. Perché persino quando scegli di andartene nel paese più felice del mondo, puoi beccarti la sfiga di trovare la vicina più invadente e deprimente del mondo.  

 
 
 

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POETRY

Le cloache di notte somigliano
a fiumi nascosti.
Scommetti che a perdere il cuore
guadagni più spazio?
Sul banco dei pegni
ho impegnato
il mio ombretto di rosa.
Palpebre nude non chiudo
per cogliere il resto
di quello che resta
sul conto in sospeso
dei nostri sospesi.

Le formiche al tramonto ricordano
grani di pepe.
Sai contare al contrario, partendo
da cifre irrisorie?
Sotto l’arco
s’inarca in trionfo
la triade imperfetta.
Me stessa, quell’altra o la stessa
si chiudono a riccio.
Per capriccio
mi cavo d’impiccio.
Mi sento di troppo.

 

 

 

 
 

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