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Ma che Musica... (1)
Post n°52 pubblicato il 03 Agosto 2011 da domenicomolinini
Tag: aminta, berio, canto, cantus, canzona, dante, divina commedia, eco, favola pastorale, fermi, galileo, kant, libretto d'opera, marchetto da padova, melodramma, michelangelo, montale, monteverdi, musica, palestrina, petrassi, picasso, pitagora, pizzetti, sapere, saperi, sonetto, sonus, stravinskij. scarlatti, tasso, tragedia Il mio giudizio negativo sullo stato della musica in Italia, discorso sul quale tento (in verità con poca fortuna) di aprire un dibattito su questo blog, ha radici profonde. Sicuramente buona parte dello stato delle cose è dovuta all'esilio permanente della musica dalla scuola italiana di ogni ordine e grado.Innanzitutto chiarisco che i danni che lamento hanno cause ben più remote della pessima gestione del Sapere (non solo musicale) fatta dai recenti ministri e dai loro spesso insipienti collaboratori. Il fatto è che la musica, a partire dal dopoguerra e secondo un processo segnato da un continuo impoverimento qualitativo, risulta completamente assente nell'universo della "cultura" italiana. Gli esponenti del mondo culturale italiano mostrano di non sapere assolutamente nulla di musica. Tra le poche eccezioni Eugenio Montale che affronta seri studi musicali di Canto, interrompendoli ad un certo livello e rinunciando ad una carriera per la quale è particolarmente dotato. Dall'altra parte i musicisti colti (e sono così tanti che non sto ad enumerarli) discutevano e discutono abitualmente di arte con gli storici dell'arte, di filosofia con i filosofi, di architettura con gli architetti, di storia delle letterature classiche con i latinisti ed i grecisti. Per una persona di media cultura, è vista come una grave lacuna (e ne convengo) non sapere nulla di Pitagora o Kant; di Michelangelo o di Picasso; di Dante o di Eco; di Galileo o di Fermi. Sembra, invece, del tutto normale ignorare Marchetto da Padova o Stravinskij; Monteverdi o Pizzetti; Palestrina o Petrassi; Scarlatti o Berio.La quasi totalità dei nostri laureati ignora, ahimè, come la musica faccia parte dei Saperi e del Sapere. Nel corso delle mie lezioni ho potuto constatare quanto si ignori che la musica costituisca la gran parte della speculazione filosofica di tutti i pensatori; che la Divina Commedia sia anche un poema sulla musica (al riguardo sto scrivendo un saggio), ma anche l'Aminta del Tasso, per fare un esempio, è musicata e segna sicuramente il trapasso dalla favola pastorale alla vera e propria opera in musica. E la tragedia greca? La tragedia greca, quasi ovunque ritenuta una forma squisitamente letteraria e come tale appresa, è la progenitrice del melodramma, essendo il suo pregevole testo destinato ad essere cantato. La tragedia in buona sostanza è un libretto d'opera. Che Michelangelo scrivesse sonetti, ma lo faceva anche Lorenzo, si sa, ma si ignora che i loro sonetti fossero destinati ad essere musicati, come accadeva per tutti i sonetti e le canzoni contenute nei canzonieri. Altrimenti, perché il sonetto e la canzona (dal latino sonus e cantus) così si chiamerebbero? (continua)
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il 18/08/2012 alle 16:09
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il 17/06/2012 alle 12:08
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