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« Paradiso dei falsi sorrisi. »

Il sasso e il bambino...

Post n°37 pubblicato il 28 Luglio 2006 da AlexanderIceSky

A volte mi fermo, per un istante, poi continuo a fare ciò che facevo, ma delego alla parte più esteriore della mia coscienza il compito di continuare al posto mio ogni azione esterna... e penso. A volte è un particolare... a volte un pensiero carpito nel flusso multicolore del mio pensare costantemente in sottofondo... magnifico fiume che porta universi in ogni goccia. Così magari guardo un sasso, un piccolo ciottolino per terra, una di quelle meraviglie minerali dai colori striati di venature contrastanti e meravigliose, magari uno di quelli neri con venature bianche, uno di quelli che, se non sei troppo preso dalla frenesia della tua vita e del brulicare incessante e confusamente vivo che hai intorno, se non sei troppo concentrato su te stesso, ma in contatto con te stesso, noti, per un istante, in tutta la sua bellezza, ti si imprime l'immagine in testa e mentre scivoli via il mondo scompare ed il tuo mondo è quel sasso, metti da parte gli impegni, le preoccupazioni, i pensieri troppo grandi e pensi a quell'immagine che cerca di parlarti. Eccomi là, magari fermo vicino ad una strada, immobile, eccomi diventare quello strano, davanti al sasso, e mi chiedo il perché di cotanta armonia e contrasto, bellezza, il perché di quelle venature, al di là del motivo naturale, il senso profondo. Se nulla accade per caso quel sasso è lì anche per me, come io sono lì per lui. Allora penso che il sasso è meno importante di me e della mia vita solo per me stesso, che l'essere umano dà valore alle cose e si mette sopra a tutto, ma nell'assoluto io e il sasso siamo uniti, non abbiamo valore, siamo parte del tuttuno dell'esistenza, la proiezione divina della verità nel mondo meraviglioso delle illusioni materiali. Allora comincio a sentire la musica lontana di un pianoforte toccato da mani gentili e antiche e riesco a provare amore per quel piccolo ciottolino di infinita bellezza. Penso a quanto siamo buffi, noi bambini che giochiamo a fare le divinità, al nostro bisogno di un dramma personale da raccontare al mondo perché vogliamo sentire che gli altri ci danno importanza, così quando ci raccontiamo ci ingigantiamo le ferite perché appaiano lucenti di sangue o nere di dolore, ma siamo poi troppo sereni e quando le ferite sono grandi davvero il gioco non ci piace più. Siamo teneri nella nostra paura, piccola o grande. Così ci adopriamo con impegno in qualcosa che per noi è grande e a volte ci dimentichiamo che quando il risultato sarà davanti agli occhi di tutti, ciò che per noi è grande, per gli altri, fin troppo spesso, è solo qualcosa a cui dedicare un po' di tempo e magari un applauso di convenienza. Non sentiamo l'applauso interiore che è più forte di quello di chiunque altro? Non sentiamo la musica di chi sa amarsi? Oh, meravigliose creature, il sasso e il bambino, l'amore impossibile che tutto coinvolge e non fa chinare il capo per il peso di una lacrima, ma lo fa alzare affinché altre mille scendano e inondino di gioia quel viso che solo con uno sguardo ha appena abbattuto uno dei suoi grandi muri interiori in quel labirinto che è la vita nascosta agli occhi. Così in un amore tra due persone, due anime, due bambini che giocano a fare gli adulti maturi, ogni litigio, ogni attrito, è solo la grande occasione di scoprire se stessi, e la vera forza sta nel non perdere il sorriso, comprendere con umiltà la verità che ci spinge a sentire quella morsa allo stomaco, quella voglia di avere ragione, scoprire dove sta la paura che ci fa chiudere, che ci fa mentire a noi stessi, che ci fa inventare mille scuse una più grande dell'altra pur di non ammettere la tenera verità, quella piccola cosa che ci ha dato noia e che siamo troppo orgogliosi per ammettere, troppo pieni di noi stessi senza conoscerci per accettare di avere una tale debolezza. Perché se chi ci è davanti è aggressivo o ha i nostri stessi atteggiamenti non possiamo essere forti, ascoltarci e comprendere l'amore negato di chi diciamo di amare, guidare quel viso contratto, col nostro sorriso, fargli capire con dolcezza che non è ciò che dice il problema, ma ciò che ha dentro e non riesce a liberare, fargli capire con amore che qualcosa scalpita ed il suo orgoglio tiene imprigionato qualcosa di piccolo che soffre in cerca di liberazione? Ecco che quel sorriso meraviglioso ritorna sul suo viso, a volte con una lacrima, e il tempo non riesce a cancellare la magia dei primi istanti perché ogni piccola grande battaglia si rivela un passo avanti per stringersi forti e guardare insieme la strada da percorrere, un passo verso noi stessi, un passo verso quell'anima con la quale vogliamo condividere il nostro universo. Così il sasso prende un'altra venatura e comprendo che ogni momento difficile rende più bella la natura dell'insieme delle cose, crea meraviglia, raggiunge il cuore della pietra e le dona bellezza e magia. Allora raccatto il sasso nelle mani, lo osservo, gli dedico un'ultima lacrima, gli sorrido, poi lo lascio dov'era e continuo a camminare.

 
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