Se il benessere nasce nel profondo di noi, non diamo importanza agli obiettivi dell’io, che sono “in superficie” e non danno la vera armonia con se stessi
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Scrivo di eros perché amo tutte le sue sfumature. Non offendete la mia intelligenza chiedendomi se sono storie vissute: io racconto le storie di tutti e di nessuno.
AVVISO IMPORTANTE, PRIMA DI LEGGERMI
THE POWER OF CATS
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Post n°438 pubblicato il 30 Settembre 2013 da alkimias.alkie
Mi perdo nel chiarore del giorno appena fatto mentre vorrei amarti col sapore del caffè tra le labbra
un ti amo distratto tra il rosso pallido di inizio giorno come se il passato fosse ancora oggi e al tatto mi regali brividi accesi ancora
come una sorpresa inaspettata metti su il caffè che ho voglia di mangiarti
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Post n°437 pubblicato il 22 Settembre 2013 da alkimias.alkie
L’egocentrismo è un atteggiamento che in alcuni inizia a manifestarsi nell’adolescenza e poi si rinforza sempre di più, fino a diventare il modo principale di agire e di relazionarsi: cercare, in tutto quel che si vive e che si fa, un tornaconto personale. Attenzione:l’egocentrismo non ha nulla a che vedere con il sano egoismo - che consiste nel sapere quali sono le proprie esigenze profonde e nel non sacrificarle a modelli esterni - ma con un’estrema difficoltà a fare qualcosa che non presenti almeno un vantaggio per se stessi. È come se una persona avesse l’obbligo interiore - in automatico e spesso senza accorgersene – di “spremere” da ogni situazione un beneficio per sé, mentre quando questo non è possibile, la situazione stessa non viene considerata degna di attenzione. L’egocentrico stabilisce amicizie sulla base di ciò che quell’amico gli può dare (ad esempio inviti in vacanza, raccomandazioni, prestazioni professionali gratis o con lo sconto), sceglie le frequentazioni solo nell’ottica di eventuali benefici o aiuti a cui poter un giorno attingere e anche in amore mette in atto qualcosa del genere: sceglie un partner che gli piace, ma deve essere qualcuno “giusto” anche socialmente e pronto a mettere lui al centro dei suoi interessi. L’egocentrico è come un terreno arido Anche quando fa qualcosa per gli altri, dietro il comportamento dell’egocentrico c’è sempre una qualche forma di vantaggio personale (anche solo come “ritorno di immagine”). Questo atteggiamento a tutto campo indubbiamente fa sì che la persona si senta “ben piazzata” nella realtà: ha accentrato attenzioni, denaro, potere, benefici, aiuti. Ma la qualità delle sue relazioni e della sua vita interiore nel tempo si inaridisce, perché esse non sono nutrite da due componenti fondamentali che non dovrebbero mai mancare almeno in una parte del nostro vivere: la spontaneità e la gratuità. Senza questi ingredienti, la vita potrà anche essere funzionale ai bisogni concreti dell’Io (inteso in modo decisamente egocentrico), ma mancherà di anima, di umanità e di affinità profonda con gli altri. A un certo punto i conti di chi “vive solo per tornaconto” non tornano più: chi lo circonda tende ad allontanarsi, altri diffidano, la felicità non arriva perché, nella continua ricerca del proprio vantaggio, ci si nega occasioni fondamentali di arricchimento interiore perché magari, al momento, le si ritiene poco remunerative. Liberarsi da questa ossessione e agire con spontaneità significa davvero farsi un grande regalo. Tutti i danni dell’egocentrismo - Circondarsi di rapporti falsi e non affini. - Allontanare chi ci vuole bene e ci fa del bene. Le prime cose da fare Affidarsi al caso Può essere molto utile provare a fare esperienze in qualche modo casuali, senza l’ingombrante bussola del tornaconto personale. Fare una cosa solo per il gusto di farla. Dice un famoso detto: l’importante non è la meta, ma il viaggio. Ecco: distogliamo l’attenzione dal risultato e godiamoci quel che accade nel frattempo. Lasciamo la nostra realtà più libera di…accadere. Crescere psicologicamente Agire per tornaconto può sembrare da furbi, ma in realtà esprime la gran paura di non farcela con le proprie forze, di avere una grande carenza che non si conosce e non si sa come colmare. Per questo si cerca sempre di immettere cose vantaggiose, come delle riserve per non farsi trovare impreparati. Urge una buona psicoterapia, senza tornaconti immediati. (La via del benessere - Riza) |
Post n°436 pubblicato il 21 Settembre 2013 da alkimias.alkie
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Post n°435 pubblicato il 12 Settembre 2013 da alkimias.alkie
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Post n°434 pubblicato il 21 Agosto 2013 da alkimias.alkie
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Post n°433 pubblicato il 12 Agosto 2013 da alkimias.alkie
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Post n°431 pubblicato il 29 Luglio 2013 da alkimias.alkie
No che non basta. Non basta una vita per ricevere tutto il male del mondo. E’ sufficiente viverla per un’ora mostruosa (quanti minuti?) di scempio. Ti strappano la vita, i sorrisi che chissà se torneranno, i sogni che ti si infrangono addosso insieme al massacro che compiono sul tuo corpo che non filtra più il dolore e chissà se riuscirai mai a filtrarlo di nuovo. Anzi, ti si addormenta tutto dopo trenta minuti, diventi estranea a te stessa, non ci sei più con te. Come tutto il resto, anche il mondo è fuori. Da te.Ti sei sempre detta che queste cose a te non accadranno mai, ne senti parlare, hai perfino accolto la disperazione di alcune donne che hanno subito la stessa violenza e hai cercato di comprendere, di entrare nel loro dolore e non le hai mai lasciate sole.Ora sai che non è terribile ma spaventoso. Perché non si può comprendere come un essere vivente possa straziarne un altro in questo modo, annientarne la vita senza un perché. |
Post n°430 pubblicato il 23 Luglio 2013 da alkimias.alkie
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Post n°429 pubblicato il 12 Luglio 2013 da alkimias.alkie
Mi sono chiesta, spesso, che razza di popolo siamo. Popolo Sovrano? Se così fosse i nostri politici dovrebbero ascoltare i nostri bisogni, con orecchie e animo completamente spalancato giacché la maggioranza di questo Popolo li ha scelti per guidarci e rappresentarci. Ma vogliono andare anche in ferie e chiudere bottega in attesa di un sintattico impedimento giudiziario, lasciando il Paese nelle nostre mani. Popolo italiano? Non vedo italianità nel nostro genere: siamo mescolati a razze diverse, dove l’italianità è soppressa da altre etnie, dove i negozi di ottimi artigiani sono anch’essi oppressi e soppressi, sostituiti da cineserie, da studi dentistici fatti di marketing dove il rapporto umano è stato svaporato. Popolo di Poeti? Ossì, siamo poeti di noi stessi, inneggianti all’Ammmmore senza mandolino né spaghetti, eppure il latin-loverismo non esiste più, eppure l’Ammmmmmore è vissuto seduta stante, a cogliere l’attimo fuggente, a mordere gli orli delle sottane e via. Oppure siamo completamente persi nelle notizie dei parti imminenti anzi, direi nei travagli in corso, visto il parto della Principessa Kate che sta aberrando tutte le prime pagine dei quotidiani online e cartacei. Che popolo strano siamo. Alle prese con mille problemi ma ipnotizzati da un utero partoriente di cui, alla fine dei conti, non dovrebbe fregarcene nulla. Ma siamo Italiani. |
Post n°428 pubblicato il 25 Giugno 2013 da alkimias.alkie
Anche quella sera, Monsieur Arnoud dava l’ultimo sguardo d’intorno e chiudeva la Bottega ereditata dal padre in quella piccola cittadina di Saint Michel. Non era un uomo pacchiano ma un fine artigiano: incedeva lentamente, con eleganza e le persone che incrociava ricevevano un delicato inchino con la testa in risposta al saluto. Mentre ultimava l’ultimo giro di chiavistello della sua bottega, aveva stampata sul viso l’espressione soddisfatta di chi, quel giorno, aveva adempiuto al suo dovere in modo accurato, così come era da sempre nei doveri di Monsieur Arnoud. Ma, oltre la soddisfazione, chi fosse stato attento avrebbe senz’altro notato una luce diversa negli occhi, come quella di chi si appresta a gustare piacevolmente una porzione di dolce desiderato da tempo. Le signore aristocratiche che, abitualmente, si rifornivano a Bordeaux avevano creato una fitta rete di passa-parola anche al di fuori dei confini cittadini, cosi che Monsieur Arnoud si era ritrovato lentamente a dover soddisfare in modo efficiente richieste di scarpe esclusive sempre più consistenti: aveva uno straordinario intuito e uno stile non comune nel consigliare il tipo di scarpa, il colore, il tacco, una delicatezza nel percepire i desideri femminili ma, soprattutto possedeva il tocco delle dita che morbidamente percorrevano l’intera superficie dei piedi muliebri. Era tutto questo, più che il modello esclusivo della scarpa creata, ad attirare le clienti e nei passa-parola imperativo era il verbo “compiacersi” per le attenzioni che Monsieur Arnoud riservava alle sue clienti. Quel pomeriggio era intento a riordinare i modelli delle scarpe esposte accuratamente sui ripiani all’interno della bottega quando il campanellino della porta suonò delicatamente annunciando l’ingresso di qualcuno: una signora, nascosta da un cappello ad ampie tese, il velo ricamato a coprirle il viso così da nasconderne le fattezze, ma all’occhio attento di Monsieur Arnoud non era sfuggita la leggerezza e l’eleganza dell’ampio vestito, le mani foderate da guanti che rendevano ancora più raffinate - ne era certo - le mani sottili e delicate. “buongiorno Madame”, intonò morbida la voce mentre la signora offriva la mano alla sua presa leggera. “Sono Madame Recamier, si dicono grandi cose di Voi Monsieur " rispose, quasi a confidargli un segreto, proiettando lo sguardo sui ripiani dove erano esposti i modelli delle scarpe, “ho un’occasione importante cui partecipare e ho bisogno di un paio di scarpe esclusive, di quelle che soltanto Voi riuscite a creare “. Madame Recamier si diceva una donna di non facili gusti, tutt’altro che impegnata nelle arti amorose, ipocritamente ritrosa come si conveniva alle aristocratiche signore, ma l’Artigiano percepiva che nel suo intimo, la donna chiedeva ben altre attenzioni. Il termine bisogno creò nell’uomo una cascata di fluidi che gli percorsero il corpo procurandogli un tremito, prontamente camuffato allungando le braccia per invitare la signora ad accomodarsi nell’ampia poltroncina dedicata alle prove. Di fronte alla poltroncina era uno sgabello a doppia seduta contrapposta dove l’artigiano si sistemò, non prima di aver opportunamente avvicinato le tende per escludere gli sguardi esterni, chiusa a chiave la porta – con l’immancabile e imbarazzante colpetto di tosse della signora - e raccolto, accanto a sé, gli arnesi del mestiere (un metro di seta, un panno di velluto rosso carminio pulito dove la signora potesse poggiare il piede nudo e una piccola bottiglia di vetro colorato). Iniziò a slacciarle una scarpa, poi l’altra, liberando i piedi - fasciati dalle calze - dalla costrizione di quelle scarpe decisamente scomode. Delicatamente prese un piede, lo accompagnò sullo sgabello poggiando i due pollici sul dorso del piede e con questi iniziando un movimento a ventaglio per rilassarne i muscoli e prendere contatto con il corpo di lei. Forse, con il suo stesso bisogno. Man mano che l’artigiano procedeva nella sua manovra, Madame Recamier si inoltrava nella consapevole e sistematica dismissione dell’abbigliamento: via il cappello che scopriva due occhi lucenti; via un bottone alla volta della camicetta in macramè che liberava l’incavo di due seni splendidi, via le calze nere che lasciavano spazio alla pelle setosa delle gambe. A queste ultime l’uomo poneva la sua attenzione, con una mano alla coscia libera dagli ingombranti merletti intimi percorrendo la sottile consistenza della caviglia, non prima di aver cosparso le sue mani del misterioso contenuto della bottiglia colorata concedendo, così, la strada ad un intenso odore di lavanda, di arancio e sandalo che si spargevano nell’aria inebriando Madame Recamier. E mentre lei reclinava la testa indietro, già pronta all’assalto dell’uomo, questi le aggrovigliava le vesti sul ventre, le spalancava le cosce libere e si regalava la vista del suo sesso, una mano ad accarezzare il piede e l’altra che giocava attorno a quella corolla rosea che non chiedeva altro che essere suggellata da una bocca e penetrata da una lingua. Ma l’artigiano non affondò oltre anzi, prolungò le carezze d’intorno, sfiorando, carezzando, lambendo la pelle sottile, giocando con i graziosi cespugli della vulva, portando la donna sull’orlo del piacere ma interrompendo il gioco affinché l’orgasmo si ritraesse per il tempo necessario ad assaporare il timbro gutturale offerto dalla donna. “Non ancora, mia cara, non è ancora il momento” le sussurrava piano. E interrompeva del tutto il contatto con quel centro del piacere. Ormai consapevole del suo potere sulla donna, l’Artigiano procedeva lento alla misurazione del piede, la seta del metro a tormentare ancora la pelle resa ormai ricettiva dalle lunghe carezze. Aveva bisogno di tutto questo per carpire i segreti di Madame Recamier, affinché lei gli si rivelasse, gli regalasse i suoi inconfessati e profondi desideri, gli anfratti, le pieghe dell’anima, le curve assioniche del suo piacere per farne il proprio desiderio, per comporre la scala armonica dei colori che avrebbe utilizzato nel produrre le scarpe, uniche, esclusive, senza uguali. Ad ogni donna corrisponde un colore, un desiderio, un segreto che è univoco ed ammette, quindi, una sola interpretazione mai uguale a quello di un’altra: a questo era votato, Monsieur Arnoud, al piacere che riusciva a creare per ogni donna che aveva bisogno di lui. Adesso era pronto, nel momento stesso in cui tutto questo gli si era svelato, ad assaporare l’insieme della donna, affondando il sesso dentro quello di lei, palpitandone la consistenza, la voluttuosa fragranza, i gemiti rappresi rimasti in sospeso, a concedere, ricevere e condividere l’intensità erotica di due corpi eufonici senza tempo.
Le scarpe esclusive sarebbero state pronte in soli sette giorni e Madame Recamier era certa che tutte le altre donne le avrebbero ammirate.
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Post n°427 pubblicato il 24 Giugno 2013 da alkimias.alkie
Attraverso strade e ponti da costruire lasciando gli occhi chiusi al passato ho assorbito ogni età ogni dolore lacerante e gli amori disperati con le gioie straripanti che hanno colmato l’anima mia
Di me ne faccio un cappotto che ripari dal freddo e riposto sia nell’armadio quando il caldo non allenta i suoi nodi
Ho sempre quei ponti che mi aspettano altre strade da percorrere vicoli da ri-scoprire una costruzione continua dove mescolare sentimenti arditi incompresi nella loro essenza
Attraverso strade incompiute pietre che trafiggono
Ma attraverso lo stesso
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Post n°426 pubblicato il 20 Giugno 2013 da alkimias.alkie
Spegni la luce accendi questa notte di colori voglio un blues pigro e cadenzato che incalza nelle viscere e mi fa togliere le scarpe
un labirinto luminoso che mi nutra di te che sconvolga l’ordine delle cose potente e implacabile come quel blues eccentrico e toccante merlettato a casaccio sullo sfondo di questo fiume notturno
Spegni la luce e accendimi di colori
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Post n°425 pubblicato il 17 Giugno 2013 da alkimias.alkie
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Post n°424 pubblicato il 07 Giugno 2013 da alkimias.alkie
Come fossi, tu, la riva d’approdo dove poggiare i remi della mia vita io mi acquieto nel tuo abbraccio
sei la mia consolazione il fazzoletto che asciuga le mie lacrime la piega intorno al sorriso l’espressione stupita di sempre la curiosità della riscoperta la rabbia dell’insuccesso la gioia dell’inquietudine la marmaglia nei giochi di me adolescente
la mia crescita costante nel divenire e ciò che fui nel passato
Madre tua |
Post n°423 pubblicato il 06 Giugno 2013 da alkimias.alkie
accolgo con piacere l'invito della mia splendida Amica Angela: FACCIAMO SENTIRE LA NOSTRA VOCE,DICIAMO "NO” ALLA VIVISEZIONE
L' onorevole Michela Vittoria Brambilla ha depositato 3 proposte di legge per l' abolizione della vivisezione.Si può firmare la petizione direttamente sul link http://www.nelcuore.org/no-alla-vivisezione o ai gazebo delle associazioni animaliste . Chiaramente chi legge questo post può spostarlo nel suo blog così da creare una catena di blog che postano per salvare vite. Ovviamente più gente firma meglio è per i nostri amici animali. Iniziativa partita da Giovannilombard1965 e dal blog di Elyniwen. Vorrei aggiungere che firmare è un dovere e non un favore. Noi siamo la voce degli animali...Ascoltiamoli. Grazie di cuore. Angel_A® |
Post n°422 pubblicato il 04 Giugno 2013 da alkimias.alkie
Se nel ricordo mi soffermo rinascono tralci di uva piena e il tacere diviene ricco di intenti mentre una goccia imperla la fronte al ricordo della bocca tua
quella bocca così tanto amata rovesciata nella mia a mescolare respiri affannati e parole silenziose che mescolano essere e non essere
addii e ritorni che non cancellano quel che è stato e quel che verrà |
Post n°421 pubblicato il 23 Maggio 2013 da alkimias.alkie
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Post n°420 pubblicato il 21 Maggio 2013 da alkimias.alkie
Raccolgo scampoli di vita molliche di pane perdute regalate al mio silenzio mescolate le une alle altre e aggrovigliate al nastro appeso in bella vista ma ignare dell'esistenza altrui Pezzi di nutrimento che accrescono in me il condividere unico e irripetibile della umana caducità nelle quali io mi rispecchio e mi ritrovo sempre |
Post n°419 pubblicato il 20 Maggio 2013 da alkimias.alkie
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Post n°418 pubblicato il 14 Maggio 2013 da alkimias.alkie
E’ nel respiro della notte rischiarata appena da questa luna che ti ritrovo come un passo di danza all’abbraccio teso che mi accompagna lungo i sogni
in questo respiro io respiro di te e in te vivo mentre i coriandoli spargono colori ad allettarmi l’anima e in tacita promessa all’abbraccio segue il bacio, lieve
come se il respiro di te mi sia indispensabile al vivere o al morire |
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