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Blog, Che fare?

discussione sui problemi della nuova era

 

 

KUNG, RATZINGER E OBAMA

Post n°23 pubblicato il 09 Febbraio 2009 da blog8

 KUNG, RATZINGER E OBAMA

Nell'intervista che Hans Küng ha rilasciato a Lucia Annunziata a TV Rai 3 il celebre teologo cattolico tedesco oltre a intervenire sulle questioni riguardanti lil governo di papa Ratzinger e la questione dell'eutanasia ecc, ha paragonato la necessità di leadership per un papa di ogi a come gestisce Obama: riportiamo il brano relativo a questa parte dell'intervista - ma chi desidera avere tutta l'intervista la può richiedere alla redazione della rivista Alba Magica  albamagica@iol.it - non é possibile inerire sul blog l'intera intervista per la sua lunghezza (5 pagine):

 Dall'Intervista di Lucia Annunziata al TG3 del 8 2  2009 h.14,45-15,10<........LA (Lucia Annunziata). Parlando del malessere della chiesa o dei cattolici o non cattolici – perché poi questo coinvolge tutti, è un grande problema - l’idea di chiamare lei è venuta dal fatto che la cancelliera Merkel una settimana fa ha preso un’iniziativa del tutto irrituale, ha fatto una conferenza stampa breve per chiedere al papa, lei che peraltro è luterana dell’est, la cancelliera, di essere ancora più specifico sulla questione dell’olocausto. Intanto a lei è sembrato un buon gesto questo della Merkel?  

K.( Hans Küng) Io penso che ha fatto...aveva ragione, perché ha espresso prima l’opinione della maggioranza del popolo cattolico dei nostri paesi, ma poi evidentemente ha espresso l’opposizione molto seria dei giudei a questi passi del papa, e poi evidentemente la cancelliera è molto sensibile alla questione che c’è precisamente un papa tedesco che fa questi passi verso un gruppo che è praticamente antigiudeo. 

LA. Possiamo allora dire che se il papa non fosse stato tedesco e quindi di un paese che è stato obiettivamente colpevole dell’olocausto, forse questa cosa sarebbe scoppiata differentemente o forse magari il papa non avrebbe fatto il gesto di riportare i lefreviani. Conta la radice tedesca del papa? 

K. Molte volte gli italiani non sanno cose dove si vede già che c’è dopo una certa …..io penso che il papa adesso, secondo la statistica che ho visto, la perdita del 20% di consenso nel popolo tedesco, non era necessario…, io sarei molto contento se il papa fosse proprio adesso un leader che guida la chiesa, noi abbiamo bisogno di un papa che va avanti, che non sta dietro e vuole frenare il rinnovamento, ed io non capisco  perchè lui non ha fatto un elogio di Giovanni 23° in questi giorni, lui ha completamente dimenticato o ignorato questo papa più grande del secolo XX, non ha detto niente sulla convocazione del concilio, non ha fatto un discorso, niente, sui risultati importantissimi del concilio vaticano II, e in  questo contesto è ancora più difficile vedere l’utilità di questo intervento verso i lefreviani. LA. Certo. Mi spieghi una cosa professore. E’ una cosa che io non capisco. Perché è così importante per i lefreviani essere anche negazionisti. Qual’è il legame tra chiesa conservatrice e negazionismo. Non sono poi necessari…perché allora?  K. Questi lefreviani sono rimasti nel modello del paradigma medioevale della chiesa, sono antiriformatori, sono antimoderni, e a causa di questo sono contro il concilio vaticano II. Si deve vedere che c’é, secondo il papa stesso, una certa affinità delle sue posizioni, lui anche è un uomo che è molto radicato nel medioevo, ha lavorato su Sant’Agostino, San Bonaventura, lui ammira la liturgia latina medievale, lui anche ha una posizione non…..per la riforma, non vuole una riconciliazione con Lutero, non vuole parlare positivamente sull’illuminismo, sulla rivoluzione francese, tutto questo non è per lui cristianesimo. E in questo senso c’è una certa affinità tra lefreviani e questo papa. Purtroppo. 

LA. Si, però non mi ha risposto. Io vorrei capire perché negare anche l’olocausto da parte dei lefreviani. Cioè, lei lo sa? Io non ho capito perché. Perché si può essere conservatori ma non necessariamente negare l’olocausto. Che cos’è questo? 

K. Si, si. Io posso credere al papa che non ha saputo che questo vescovo ha proprio negato pubblicamente l’olocausto. Questa era proprio la specialità di questo vescovo britannico. Non tutti hanno affermato questo. Anzi hanno detto che non condividono la posizione di questo vescovo  Williamson. Però l’antigiudaismo è un fatto più di questo: dicono ancora che i giudei hanno ucciso Dio, dicono molte cose che sono praticamente antisemitiche, e in questo senso evidentemente questo britannico vuole sminuire l’importanza dell’olocausto in questo contesto dell’antigiudaismo. 

LA. Ho capito un po’ di più. Che cosa dovrebbe fare il papa ora per convincere davvero che non sapeva e per riparare i guasti. Perché dopo il discorso di Ratisbona in qualche modo è riuscito a recuperare con il mondo islamico. Oggi che cosa dovrebbe fare per recuperare questo? 

K. Certamente queste scuse che ha fatto non bastano. I giudei stessi hanno detto che questo non basta. Lui dev’essere veramente distaccato da questo gruppo. Non è possibile che questi sono vescovi della chiesa cattolica. Anche se sono sospesi dalle funzioni non è accettabile che restino vescovi della chiesa cattolica. E questo sarebbe un atto coraggioso del papa: dire, ecco vediamo questo non è possibile, lasciamo questa gente fuori dove vogliono essere. 

LA. Quindi lei chiede che si ritorni indietro sulla posizione, sostanzialmente. Che rinneghi…questo secondo lei sarebbe un gesto da fare? 

K. Si. Non penso che tutto questo basti. Questo si deve vedere in un contesto più generale. Io penso che questo papa deve imparare dal presidente Obama. Lui è piuttosto sulla linea del presidente Bush. Io non ho capito perché lui ha celebrato il suo anniversario nella Casa Bianca col presidente che ha iniziato la guerra in Iraq, ecc. ecc. Lui ha una certa comune opinione sull’aborto, sulla pillola, ecc. Lui anche non vuole avere dei … come Bush. Negli Stati Uniti abbiamo visto che c’è adesso un change, un cambio. Anche la chiesa cattolica ha bisogno di un cambio, non possiamo andare avanti così, perché come ho detto la miseria nelle parrocchie e anche nell’opinione pubblica, la chiesa cattolica ha tanto bisogno…..quando Joseph Ratzinger e io stesso siamo stati i periti più giovani al concilio vaticano II. Lui si ricorda che la chiesa cattolica aveva un prestigio immenso a causa di questo papa, a causa di questo concilio. Ma adesso è proprio l’opposto. Noi siamo in una certa terribile esposizione. Ci sono atei che adesso ripetono le vecchie accuse. Questo penso non è necessario. E’ necessario che il papa veda i problemi, come Obama ha detto noi abbiamo gli stessi problemi. E poi una visione di speranza e alcuni atti come adesso fa il presidente degli Stati Uniti. 

LA. A questo proposito, ai tempi di Giovanni 23° il presidente degli Stati Uniti era Kennedy. E credo che questa sia stata una combinazione che abbia formato una generazione. Oggi invece sottolineo quello che mi ha detto: il papa già ha sfidato Obama. Lei pensa che tornerà indietro rispetto a Obama?  O anche li si andrà oggi ad uno scontro tra il vaticano e Obama? 

K  Io spero che nel vaticano riflettano sulla situazione della chiesa cattolica nel mondo. Vedano che c’è di nuovo una grande speranza. Anche gli Stati Uniti erano in una situazione molto difficile, lo sono ancora. Però hanno veramente nuovo credito grazie al nuovo presidente che ha cambiato, che vuole cambiare, che vuole una nuova partnership e non solamente questa acquisizione che anche molti nel vaticano hanno….che mette contro di noi. Tutto questo di Bush penso non è la posizione giusta, noi abbiamo la necessità di collaborazione, di conciliazione. E perché il papa cerca di avere riconciliazione con questo piccolissimo gruppo settario di lefreviani, però non fa progresso con le chiese evangeliche che sono state deluse che un papa tedesco non fa niente per quelli della riforma. 

LA. Su questo mi rifaccio a quello che lei ha detto prima, che vorrei riportare qui a un certo punto: che il papa è isolato. Ha usato il termine ‘isolato’. Perché ha usato questo termine. Isolato dentro la curia? 

K. E’ stato 20 anni nella curia romana e vede tutto dal punto di vista del vaticano. Adesso come papa è ancora di più in questa visione. Praticamente lui non ha nessuno tra i suoi collaboratori che non sia un destro. Tutti sono molto obbedienti, nessuno può criticare il papa, lui è senza critiche. E’ un po’ come questi del Kremlino che non vedono il mondo com’é. Hanno nella mente le loro dottrine, il loro sistema dogmatico, però non vedono il mondo e noi siamo veramente in pericolo che la chiesa avrà un danno molto più serio se il papa non collabora in collegialità con i vescovi, se lui non ha periti in vaticano che abbiano il coraggio di pronunciare una critica seria, se lui non fa altro che solamente ricevere la gente, scrivere libri e fare funzioni. Noi vogliamo avere un leader nella chiesa, un leader che guida la chiesa in  questo periodo molto difficile per tutto il mondo. 

LA. Un’ultima domanda. A lei è piaciuta moltissimo la prima enciclica del papa dedicata all’amore di Dio. L’ha addirittura definita bellissima. La seconda è in preparazione pare sui temi sociali e sulla globalizzazione. Potrebbe essere un momento per il papa di fare quell’appello che lei chiede. Lei cosa si aspetta che dica il papa di questo? 

K. Non posso dire cosa posso aspettare, posso dire cosa sperare. E io veramente spero che lui presenti una visione non ottimistica, però una visione di speranza concreta pratica. Non basta solamente parlare sulla speranza in genere, però si vogliono anche fare atti concreti. Ci sono per esempio milioni e milioni di divorziati che hanno difficoltà perché non sono ammessi alla comunione. Sarebbe molto meglio fare una riconciliazione con questi  divorziati piuttosto che con questi lefreviani. O se lei pensa a tutti questi sacerdoti che hanno lasciato solamente perché sono mariti: sarebbe possibile riconvocare tutti questi. Noi siamo in questa difficoltà, in questa penuria di fedi, sarebbe un atto molto bello. Così auguriamo atti pratici di coraggio, di carità e di speranza; e io spero che lui dopo questa crisi troverà un metodo per dare più speranza e anche più felicità di essere cattolici.  

 

BIOGRAFIA  di  Hans Küng:  http://it.wikipedia.org/wiki/Hans_K%C3%BCng

       

Hans Küng (Sursee, 19 marzo 1928) è un presbitero e teologo svizzero. È noto soprattutto per le sue posizioni in campo teologico e morale, spesso in contrasto con la dottrina ufficiale della Chiesa cattolica.

 

 
 
 

Post N° 22

Post n°22 pubblicato il 26 Novembre 2008 da eacus0

RIVOLTE IN EUROPA PER LA CRISI - ISLANDA, SVIZZERA
Informazioni celate al pubblico italiano

ISLANDA. Migliaia di islandesi hanno dimostrato per le strade di
Reykjavik reclamando le dimissioni del primo ministro Geir Haarde e
del governatore della Banca Centrale David Oddsson, ritenuti
colpevoli del disastro finanziario del Paese. Le manifestazioni
avvengono da giorni, con scontri con la polizia. La folla ha eletto
come capo un noto cantante-trovatore (trobadour) islandese, Hordur
Torfason; Torfason ha annunciato che le dimostrazioni continueranno
finchè il governo non se ne andrà.
"Non hanno la nostra fiducia e non sono più legittimati" Torfason
cosi ha detto mentre le folle si radunavano davanti al parlamento
islandese, l'Althing.
Vi ha apposto un cartello: «Islanda in Vendita, 2,1 miliardi di
dollari».
Quello che il Paese riceve come prestito d'emergenza dal Fondo
Monetario
Tutti i prezzi sono aumentati di colpo del 30%, i disoccupati
aumentano di giorno in giorno.
«Icelanders demand PM resignation, clash with police», Reuters, 22
novembre 2008

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Svizzera. Raccolte centomila firme per un referendum popolare
contro i banchieri per bloccare le liquidazioni d'oro dei dirigenti
e perchè i loro stipendi siano sotto controllo pubblico, i «bonus»
che intascano dovranno essere in rapporto ai risultati raggiunti
L'uomo che ha raccolto le firme per il referendum è un piccolo e
prospero imprenditore fino ad oggi sconosciuto, Thomas
Minder. «Tutta la porcata dei sub-prime è un'invenzione americana,
eppure una banca svizzera ci è cascata», ha detto indignato

Preso di mira Ospel - dimissionario - il capo supremo della UBS
(una della maggiori banche svizzere), perchè riveli quanto s'era
pagato col suo ultimo bonus, che dicono principesco (si parla di 15
milioni di dollari); lui s'è rifiutato; uno degli azionisti, o
meglio dei manifestanti, è salito sul palco e gli ha
gridato: «Ricaccia il bonus». Ospel quindi ha tirato fuori dalla
tasca due autentici würstel elvetici e glieli ha fatto ciondolare
sotto il naso: «Non ti voglio affamare, ti ho portato qualcosa da
mangiare».
UBS loses favour with angry Swiss», BBCE News, 22 novembre 2008
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LA TUA OPINIONE:VAI A

http://blogchefare.splinder.com/

n.b. LA STAMPA ITALIANA E TV IN ITALIA NON PASSANO AL PUBBLICO LE
INFORMAZIONI DELLE AGENZIE IN MERITO ALLE RESISTENZE DELLE STESSE
POPOLAZIONI EUROPEE.

Il testo sopra é stato distribuito dalla redazione di Alba Magica e
altri network liberi.
Scrivi ai nostrI blog,
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o alla redazione albamagica@iol.it

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Post N° 21

Post n°21 pubblicato il 01 Novembre 2008 da blog8
Foto di blog8

Dario Fo e l'antro della tigre  -  video

Intervista a Dario Fo sulla scuola: il video

http://www.youtube.com/watch?v=wgphdGySuQ0 

 
 
 

Post N° 20

Post n°20 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da blog8

Parte seconda:

La situazione economica-per capire responsabilità e proposte sul che fare?

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Questa si chiama Depressione

di Maurizio Blondet

segue 

seconda parteCome aveva infatti dimostrato scientificamente Fisher (e Keynes era d’accordo) la creazione di moneta dipende dalla doppia volontà di privati: dall’incontro del desiderio di indebitarsi da parte di chi chiede un prestito o un fido, con il desiderio della banca di prestare. In tempi di recessione, queste due volontà, per così dire, si allontanano.

Le imprese, davanti a prospettive di crescita e di profitti minori, hanno meno voglia di indebitarsi (e magari sono già super-indebitate); le banche, strapiene di crediti che stanno andando a male, hanno meno volontà di prestare.

Conseguenza: la massa monetaria cala, peggiorando la tendenza recessiva.

Al contrario, quando la prerogativa di creare moneta torna ad essere esclusiva dello Stato, e sono vietati tutti i sostituti monetari creati dall’ingegneria finanziaria, il controllo della massa monetaria diventa più  facile.  Lo Stato può allargare la massa in tempi di recessione.

Fisher e la scuola di Chicago (quella di allora) proposero una regola fissa per controllare la fornitura di moneta al sistema (2), onde scongiurare decisioni discrezionali della «politica» che tenderebbe ad alluvionare di liquidità per ragioni elettorali o clientelari, creando inflazione. Un altro economista, James Angell, dimostrò che il sistema proposto poteva essere effettivamente imposto ed applicato per legge.

Il Piano di Chicago fu effettivamente discusso durante il dibattito che portò alla Legge Bancaria (Banking Act) del 1935; e il ragionamento effettivamente portò alla separazione per legge fra l’attività bancaria commerciale (depositi e prestiti) e quella speculativa o d’investimento (riservata alle banche d’affari). Ma nel complesso, il piano fu respinto: ovviamente, le banche non volevano rinunciare agli immensi frutti - indebiti - che lucravano creando denaro dal nulla. E i politici stettero dalla parte della lobby bancaria, naturalmente: erano queste a pagare le loro spese elettorali.

Stupisce apprendere che persino Milton Friedman, il monetarista superliberista a cui si fa risalire la fase attuale di finanza senza regole, era a favore della riserva obbligatoria al 100 per cento, e la separazione fra l’attività bancaria di deposito e quella di investimento per l’attività di fidi.

Come Allais, anche Friedman appoggiò un sistema di regole fisse per mantenere la crescita della massa monetaria in linea con la crescita dell’economia reale, anche se per lui era auspicabile consentire un tasso d’inflazione moderato del 2% annuo, come «lubrificante».

Allais è più rigido, in quanto propone la «indicizzazione in valori reali dei rimborsi e degli interessi in base all’indice generale dei prezzi»: non vuole cioè che la speculazione possa approfittare dell’inflazione per spogliare i risparmiatori del potere d’acquisto.

Da anni Allais ha lanciato l’allarme contro le innovazioni finanziarie, come la cartolarizzazioni, i derivati e gli hedge fund speculativi, e ne propone il divieto per legge, perchè hanno solo paurosamente accresciuto il potere delle banche e della finanza di creare e distruggere moneta, con nessun vantaggio per l’economia reale.

Per lui, le Borse, dove si specula in operazioni finanziate con la creazione monetaria dal nulla, devono essere abolite; abolita la quotazione continua (basta una sola quotazione al giorno); aboliti i programmi automatici di vendita e di acqusito; vietate le speculazione sugli indici e sui derivati. Insomma, nè più ne meno, l’abolizione della finanza come la conosciamo. Con quali vantaggi?

Una crescita più moderata ma più stabile; le economie crescono per quanto il tasso di risparmio crescente lo permette. E soprattutto, «l’attribuzione allo Stato, ossia alla collettività, dei profitti provenienti dalla creazione di moneta (signoraggio) andranno destinati alla riduzione delle imposte attuali»:

Insomma: non potremo più comprarci la casa, o l’auto che non possiamo permetterci, nè la vacanza dei nostri sogni, accendendo un mutuo al 100 per cento; dovremo prima mettere da parte  i soldi. Ma in compenso pagheremo meno tasse. E il nostro posto di lavoro non sarà precarizzato.

Naturalmente, oggi non c’è nessuna possibilità che il Piano di Chicago venga accettato e quindi imposto dalle Banche Centrali, a cominciare dalla FED: queste sono ormai serve del sistema bancario, che le paga e ne nomina i governatori. Eppure due economisti notevoli (e con nomi islamici): Hossein Askari docente di Economia Internazionale alla Washington University, e Noureddin Krichene, del Fondo Monetario e consigliere della Islamic Development Bank, consigliano ancora oggi - anzi oggi più che mai - di riconsiderare il Piano di Chicago (3).

Oggi, dicono, la Federal Reserve - attraverso il Federal Open Market Committee - controlla (o pretende di controllare) solo i tassi d’interese. Ma quando fu creato nel 1935 dal Banking Act, la missione del FOMC era il controllo degli aggregati monetari: ossia quanto di più vicino era proposto dal Piano di Chicago, senza «turbare» la speculazione bancaria da credito frazionale.

E di fatto, tra il 1950 e il 1965 la FED controllò direttamente la quantità di moneta, agendo sull’obbligo di riserva bancaria anzichè sui tassi, ossia rialzando o abbassando la riserva obbligatoria che le banche dovevano detenere, così modulando la creazione monetaria privata secondo i bisogni dell’economia reale. Non è un caso che il periodo 1950-65 coincida con la crescita economica continua che in Italia si chiamò «miracolo economico».

Dal 1966, il FOMC abbandonò il controllo della massa - e quindi cessò di mantenere la stabilità finanziaria - e si diede come solo strumento la modulazione degli interessi, imitato da tutte le Banche Centrali. La BCE sta ancor oggi facendo lo stesso, nella vacua speranza di controllare l’inflazione. Ne seguì il prevedibile decennio di boom e recessioni, concluso con la fase invincibile di stagnazione più inflazione.

Nel 1979-82 il governatore della FED, Paul Volker, tornò con misure draconiane a controllare le riserve bancarie (fra gli strilli delle banche e dei debitori) ossia a controllare in modo diretto la massa monetaria: e riuscì a bloccare l’inflazione.

Ahimè, quel successo (pagato a caro prezzo da una generazione) ha ridato fiato alla speculazione più folle, e all’ideologia che la sottende. L’inflazione bassa - e tenuta bassa in modo artificiale - ha creato la convinzione (incisa nelle menti dalla propaganda, ossia dai media) che questa era «stabilità».

Se l’inflazione è bassa, vuol dire che la massa monetaria è sotto controllo: prima bugia. I risparmiatori sono stati convinti che, se i loro depositi non rendevano niente, era perchè i bassi tassi coprivano la perdita del potere d’acquisto dei risparmi: seconda bugia, nota a tutti gli italiani con un conto corrente.

Terza bugia: volete guadagnare di più? Eccovi delle proposte interessanti di «investimento»: Enron, Parmalat, prodotti derivati sofisticatissimi basati sull’indice della borsa vietnamita, sui bond argentini eccetera. Date i soldi a noi, ve li moltiplicheremo.

Ormai, dicono i due economisti dai nomi islamici, «la frequenza e l’intensità della instabilità finanziaria è divenuta schiacciante» e devastatrice: assistiamo a «vaste redistribuzioni di reddito (dai lavoratori ai miliardari: ormai 100 mila persone nel mondo detengono un quarto delle ricchezze mondiali)», «distorsione dei prezzi, gravi rischi del credito e del mercato». Ormai è perfino impossibile fare «ragionevoli previsioni sui prezzi e sulla produzione».

Come fa un imprenditore a pianificare qualcosa, quando il prezzo del barile, che era di 65 dollari nell’agosto 2007, è salito a 147 dollari nel luglio 2008, per ri-precipitare oggi a meno di 100 dollari? E le stesse selvagge fluttuazioni avvengono per materie prime come grani e metalli, per l’oro e i prezzi immobiliari, per non parlare dei tassi di cambio?

Se la speculazione è così folle da aver affondato giganti come Fannie e Freddie e Lehamn e AIG, non è solo colpa dei gestori di queste imprese. «Queste istituzioni finanziarie sono vittime di Banche Centrali che hanno applicato politiche sbagliate».

Queste hanno «giocherellato con i tassi d’interesse nella illusione di stimolare l’economia e l’occupazione (questo vale per la FED; la BCE si illude solo di controllare, attraverso i tassi primari, l’inflazione) ed hanno così creato bolle speculative, super-indebitamento, insolvenze, milioni di pignoramenti immobiliari e, a spese del contribuente, salvataggi che producono inflazione».

Quello che devono fare le Banche Centrali è invece controllare e modulare la massa monetaria, la stabilità è solo questa.

«Oggi più che mai occorre rispolverare il Piano di Chicago», dicono i due economisti. «E con realismo aggiungono: magari non con la sua piena applicazione, ma almeno accogliendo il suo principio di base, ossia la necessità di una politica monetaria stabile basata su regole stringenti».

Il Piano Chicago oppure il Piano Allais: il quale ha sempre richiamato alla necessità, oltretutto, di stabilire un sistema di cambi fissi internazionali, anche se revisionabili; cosa fattibilissima se la creazione di moneta è restituita agli Stati e sottratta ai privati produttori di pseudo-capitale di debito.

La nuova Bretton Wood, insomma.

Possiamo scommettere che il consiglio non sarà accettato?

Le Banche Centrali continuano a gonfiare di liquidtà gli speculatori, quando una semplice legge potrebbe abolirli. Cercano di prolungare ancora un giorno le puntate del gran casinò mondiale.

 

M.Blondet

1) Maurice Allais, «La crise mondiale d’aujourd’hui», che si può leggere sul web qui:

http://etienne.chouard.free.fr/Europe/messages_recus/La_crise_mondiale_d_aujourd  

2) «These indicators were fixed quantity of money M, fixed turnover MV, where V is the velocity, fixed price level, or fixed rate of increase in money supply in line with economic or demographic growth. The choice of any of these indicators would enable the government to control money supply and avoid booms and depressions endemic to the banking system that we have today».

3) Hossein Askari, Noureddin Krichene, «Dust-off the Chicago Plan»,  Asia Times, 17 settembre 2008.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Post N° 19

Post n°19 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da blog8

La situazione economica-per capire responsabilità e proposte sul che fare?

Questa si chiama Depressione

di Maurizio Blondet

Riportiamo l'articolo-analisi di Blondet che analizza e confronta lo stato della crisi attuale con la grande depressione fornendo elementi di valutazione che da altre fonti non arrivano impedendo così alla gente di avere una più adeguata visione della crisi in corso che noi come altri abbiamo predetto all'interno di una crisi globale come illustrato ad esempio nel rapporto IONS "Collasso e scontro tra le visioni del mondo" (2007-2008) e nel saggio di Ervin Laszlo, *Punto caos, la finestra decisionale*(2006) pubblicati interamente sulla rivista Alba Magica.

L'analisi di Blondet, pur non essendo un'analisi integrale - mancando di un'analisi sufficiente sui quadranti soggettivi e intersoggettivi che stanno giocando un ruolo sempre più determinante man mano che la crisi si fa più estesa e profonda - fornisce elementi sia oggettivi che soggettivi che mancano comunque nel loro insieme alle analisi presentate dai mass media.

*Li forniamo quindi a titolo di linee di analisi da inserire nel quadro integrale.

 

-I saggi e altri articoli e sintesi usciti su Alba Magica che trattano della crisi ('biforcazione della storia' 'stadi evolutivi e crisi', 'svolta epocale', ecc. e sotto altri titoli) si possono richiedere a albamagica@iol.it  e ai telef. 0498648301  3474418930.

L'articolo di M. Blondet

Ebbene: Paulson sta fallendo (1).. All’annuncio del varo del suo piano di salvataggio, 700 miliardi di dollari, i «mercati» del mondo hanno risposto crollando, anzichè salendo. I tassi interbancari non fanno che crescere: le banche non si fidano a prestarsi un centesimo tra loro. E’ una specie di «corsa agli sportelli» fatta però non dai risparmiatori, ma dai banchieri stessi.

I prestiti interbancari sono paralizzati, sicchè le banche  ricorrono alla Federal Reserve: che ha prestato loro fino 1.880 miliardi di dollari al giorno (fate il confronto col pacchetto di salvataggio di Paulson, 700 miliardi) solo per tenerle a galla. In pratica, le banche sono in reparto-rianimazione, sotto trasfusione e con machina

...L'articolo completo

Chicago 1933: il piano contro la Depressione

Come quella che sta per cominciare, la Grande Depressione dovuta al crak del ‘29 fu preceduta da un boom speculativo, provocato a sua volta - come oggi - dai tassi d’interesse artificialmente bassi tenuti dalla FED.

Prendere denaro a prestito costava pochissimo; conveniva indebitarsi per comprare azioni a scopo speculativo, o case con mutui facili. Si gonfiarono così - come oggi - bolle speculative azionarie e immobiliari. Come oggi, la crisi fu innescata dallo scoppio delle bolle.

Ne seguì la deflazione dei prezzi (azionari e immobiliari, poi di tutte le merci), e la deflazione fu aggravata dalla contrazione del credito. La moneta d’oggi infatti è essenzialmente debito, la moneta essendo creata ex-nihilo dalle banche col meccanismo del credito: ne consegue che la massa monetaria, che cresce in periodi di ottimismo (boom) diminuisce in periodi di pessimsmo, con effetti destabilizzatori.

Nella grande depressione dei primi anni ‘30, la massa monetaria si contrasse del 30%: e quindi il prodotto interno lordo americano cadde in termini reali del 29%, e la disoccupazione salì al 25%, per fallimenti a catena di banche e d’imprese.

Oggi, la FED e il Tesoro USA pensano di curare il crack speculativo con ulteriori ribassi dei tassi, ossia somministrando in più forti dosi la medicina - credito facile - che ha provocato le bolle e il conseguente crack.

Invece nel 1933 un gruppo di economisti di Chicago propose un piano di riforma che era l’esatto contrario di questa «medicina» e, se fosse stato accettato dalla leadership politica, avrebbe risanato l’economia. Il «Piano di Chicago» fu vivamente raccomandato al governo dal professor Irving Fisher di Yale.

Fisher era il più grande economista americano dell’epoca; fu lui il primo a capire e a spiegare (nel 1911) che il meccanismo del credito porta alla creazione di massa monetaria; è l’uomo che un decennio dopo sarebbe stato, con il britannico John Maynard Keynes, il protagonista dell’ordine  monetario di Bretton Wood.

Un economista ufficiale, non un eretico. Eppure Fisher appoggiò quella proposta rivoluzionaria. Per divulgarla, ci scrisse persino un saggio, «100% Money».

Il Piano di Chicago proponeva che fosse restituito allo Stato il monopolio esclusivo  dell’emissione di moneta; e che fosse vietato alle banche la creazione di denaro o pseudo-denaro, imponendo alle banche l’obbligo di riserva del 100%.

Oggi, le riserve obbligatorie sono ridicolmente basse, anche del 3%. Immaginiamo per semplicità un obbligo di riserva del 10%. Ciò significa (grosso modo) che, quando un risparmiatore deposita sul proprio conto corrente cento euro, la banca con quella «riserva» può concedere fidi e prestiti per 1.000 euro; mille euro che non ha, pseudo-capitale creato dal nulla. Questo consente enormi guadagni indebiti alle banche (che lucrano gli interessi sul denaro che creano dal nulla) ma le rende instabili in modo inerente: se la maggior parte dei depositanti andasse a ritirare i depositi, si vedrebbe che la banca è insolvente.

Con l’obbligo di riserva al 100%, il trucco del credito frazionale non è più possibile, le banche non possono prestare che il denaro che effettivamente hanno in cassa. Sarebbero impossibili anche i trucchi della ingegneria finanziaria, gli schemi a grande leva (debito) che sono la specialità dei fondi speculativi (hedge fund), o la monetizzazione degli strumenti di credito (come la cartolarizzazione, la riduzione dei mutui in coriandoli che vengono esitati qua e là), insomma tutto ciò che ha provocato l’attuale crack.

Il moltiplicatore del credito sarebbe molto più modesto; esso sarebbe determinato non già dalla percentuale di riserva permessa, bensì dalla quantità di risparmio esistente nell’economia.

I lettori più avvertiti noteranno la somiglianza del Piano di Chicago con la riforma bancaria proposta dal Nobel francese Maurice Allais, che infatti  l’ha studiata a fondo.

Allais, Nobel per l’economia nel 1988, propone la dissociazione dell’attività bancaria con la creazione di tre categorie di banche, distinte e indipendenti:

1) banche di deposito, che garantiscono la custodia dei depositi dei loro clienti, gli incassi e i pagamenti su quei depositi (le spese relative saranno addebite ai clienti per il servizio), con eslusione di ogni prestito (anche i conti dei clienti non potranno comportare uno scoperto);

2) Banche di prestito, che aprono fidi (prestiti) con una data scadenza, con denaro che a loro volta prendono a prestito a termine più breve: s’intende che l’ammontare dei prestiti concessi non potrà superare quello dei prestiti ottenuti, appunto riserva 100 per cento.

3) Banche d’affari che investono in imprese denaro che chiedono direttamente al pubblico, ai risparmiatori; ciò che chiarisce che i risparmiatori stanno partecipando, cooscientemente, ad operazioni a rischio, alla ricerca di più alti frutti (1).

Irving Fisher pensava esattamente ad una riforma del genere. Infatti scriveva: «L’essenza del piano 100%  è di rendere la moneta indipendente dai prestiti; ossia separare il processo di creazione e distruzione di moneta dal business bancario. Un effetto collaterale sarebbe di rendere le banche più sicure e profittabili; ma l’effetto di gran lunga più importante sarebbe la prevenzione di successioni di grandi boom e depressioni, ponendo fine ai cronici cicli di inflazione e deflazione che sono stati sempre la maledizione dell’umanità e che sono nati, in genere, dall’attività bancaria».

Fisher era convinto che questa fosse la salvezza: «Sono giunto a credere che questo piano sia la miglior proposta mai avanzata per risolvere velocemente e in modo permanente i problemi delle depressioni, in quanto abolirebbe le cause sia dei boom, sia delle depressioni».

 
 
 

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