Dalla ricerca The Future of the Jobs presentata al World Economic Forum è emerso che, nei prossimi anni, fattori tecnologici e demografici influenzeranno profondamente l’evoluzione del lavoro.
Alcuni, come la tecnologia del cloud e la flessibilizzazione del lavoro, stanno influenzando le dinamiche già adesso e lo faranno ancora di più nei prossimi 2-3 anni. L'effetto sarà la creazione di 2 nuovi milioni di posti di lavoro, ma contemporaneamente ne spariranno 7, con un saldo netto negativo di oltre 5 milioni di posti di lavoro.
L'Italia ne esce con un pareggio (200.000 posti creati e altrettanti persi), meglio di altri Paesi come Francia e Germania. A livello di gruppi professionali, le perdite si concentreranno nelle aree amministrative e della produzione: rispettivamente 4,8 e 1,6 milioni di posti distrutti.
Secondo la ricerca compenseranno parzialmente queste perdite l’area finanziaria, il management, l’informatica e l’ingegneria. Cambiano di conseguenza le competenze e abilità ricercate: nel 2020 il problem solving rimarrà la soft skill (abilità intesa come la capacità di portare a termine compiti e di risolvere problemi) più ricercata, e parallelamente, diventeranno più importanti il pensiero critico e la creatività.
Considerazioni:
La strategia del “lungo termine” porterà dei vantaggi in termini di miglioramento delle prestazioni individuali (si spera si crede), ma allo stato attuale genera disoccupazione e perdita di posti di lavoro. tutti Come affermava J.M. Keynes, nel lungo periodo saremo tutti morti. Se nelle aree amministrative e produttive (che hanno la loro vitale importanza) si perderanno 4,8 e 1,6 milioni di posti di lavoro irrimediabilmente distrutti, si assisterà ad una “ignoranza di ritorno” con gravi danni sociali e procedurali. Non esiste solo la ricerca e la gestione necessita di professionalità in grado di redigere contratti che abbiano un senso ed operatori preparati ad operare concretamente. L'assistenzialismo di stato, ha creato una zona grigia nel terzo settore, dove cooperative ed associazioni dichiarate NO PROFIT, creano ricavi non tassabili arricchendo gruppi politicamente supportati. La recente introduzione dell'obbligatorietà della pubblicazione del bilancio, non risolve il problema. Non è mai storicamente accaduto (*) che il progresso tecnologico determini danni così evidenti nei confronti dei livelli occupazionali. Come diceva il buon Bartali: "L'è tutto sbagliato, tutto da rifare"
(*) Riferito alle economie industriali mature, non già alla prima rivoluzione industriale con l'avvento delle macchine a vapore. Era inevitabile allora la perdita di occupazione conseguenza della "cifra produttiva" dell'automazione rispetto all'attività manuale.
Inviato da: fresbe
il 31/05/2024 alle 12:46
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il 08/01/2024 alle 12:40
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il 08/01/2024 alle 12:37
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il 03/01/2024 alle 17:00
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