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I film, i personaggi e i commenti della stagione 2019/2020

 

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Messaggi di Novembre 2017

Cineforum 2017/2018 | 14 novembre 2017

Foto di cineforumborgo

ELVIS & NIXON

Regia: Liza Johnson
Sceneggiatura
: Joey Sagal, Hanala Sagal, Cary Elwes
Fotografia
: Terry Stacey
Musiche
: Ed Shearmur
Montaggio
: Sabine Hoffman, Michael Taylor (IV)
Scenografia
: Mara LePere-Schloop
Costumi
: Peggy Schnitzer (Peggy A. Schnitzer)
Interpreti
: Michael Shannon (Elvis Presley), Kevin Spacey (Richard Nixon), Alex Pettyfer (Jerry Schilling), Johnny Knoxville (Sonny), Colin Hanks (Egil Krogh), Evan Peters (Dwight Chapin), Sky Ferreira (Charlotte), Tracy Letts (John Finlator), Tate Donovan (H.R. Haldeman), Ashley Benson (Margaret), Dylan Penn (Diane), Ritchie Montgomery (Grady), Danny McCarthy (agente Duncan), Ian Hoch (Donald), Jeff Caperton (agente Collins), Kamal Angelo Bolden (Mack), Michael D. Anglin (agente Moroder), Anthony Marble (Pete), Joey Sagal (Joe King), Gus Rhodes (Ollie Atkins), Geraldine Singer (Rose Mary Woods), Ahna O'Reilly (Mary Anne Peterson)
Produzione
: Cary Elwes, Cassian Elwes, Holly Wiersma per Amazon Studios
Distribuzione
: Videa
Durata
: 86'
Origine
: U.S.A., 2016
Data uscita: 22 settembre 2016

21 dicembre 1970. Elvis Presley, il re del rock'n'roll, entra nella stanza ovale della Casa Bianca per un incontro segreto con l'uomo più potente al mondo: il presidente Nixon. Il colloquio riservato era stato chiesto da Presley con una lettera di sei pagine che iniziava così: "Caro Signor Presidente, innanzitutto vorrei presentarmi, sono Elvis Presley, l'ammiro, ho molto rispetto per la sua carica e vorrei diventare un agente del governo sotto copertura!". Questa è l'assurda storia vera, mai raccontata prima, dell'incredibile incontro tra Elvis e Nixon destinato ad entrare per sempre nella storia.
Nella sua splendida reggia laggiù a Graceland, Il Re è molto preoccupato. La sua America, il suo regno, sta andando in rovina, tra figli dei fiori, rivoltosi e comunisti, tutti dietro a quel cialtrone di John Lennon e ai suoi deliri anti-americani. E’ arrivato il momento di scendere dal trono e tornare sul campo, con un nuovo incarico (vice-sceriffo di Shelby County non basta) per salvare la Nazione. C’è solo una persona che può capire le sue preoccupazioni e aiutarlo in questa missione segreta: il Pezzo Grosso, il Presidente. E’ pressoché questa la situazione che spinse, nel 1970, Elvis Presley, il re del rock, a insistere per essere ricevuto dal presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. Non sono stati mai resi noti i dettagli dell’incontro ma la fotografia della loro stretta di mano è uno dei documenti più richiesti all’Archivio di Stato. Era questione di tempo che qualcuno rendesse in fiction quest’assurdo ‘scontro tra titani’, e Liza Johnson, dopo anni di progetti annunciati e false partenze (qualche tempo fa il film doveva essere interpretato da Danny Huston ed Eric Bana), ha raggiunto l’obiettivo.
Nonostante il proclama “il film più rock dell’anno” (e non avere, per mere questioni legali, neanche un pezzo di Elvis in soundtrack…) Johnson realizza una pellicola garbata che si accomoda tranquillamente in un contesto cinematografico/politico solido, ben radicato nel gusto del pubblico generalista. Negli ultimi anni, infatti, la Casa Bianca e, in particolare, lo Studio Ovale sono usciti dalla vaga e incerta dimensione del retroscena giornalistico o della riservatezza istituzionale per farsi definitivamente palcoscenico narrativo. Da Rob Reiner che ricostruisce al dettaglio l’ufficio di POTUS ne “Il presidente - Una storia d’amore”, fino al profilo Twitter dello stesso Obama, passando alle serie tv “West Wing”, “House of Cards” e “Scandal”, la White House è entrata nell’immaginario comune, alla stregua di un appartamento newyorkese di una qualsiasi sit-com Fox.  Anche il personaggio di Nixon, dopo l’umanizzazione estrema fatta da Frank Langella per Ron Howard, è una maschera, ormai, rassicurante. La scelta di Kevin Spacey, poi, ne è una chiara conseguenza logica. Rinato dietro la ferocia di Frank Underwood, (con “Elvis & Nixon” diventa spiazzante il paragone, fatto in un episodio di “House of Cards”, di Underwood come ‘Nixon democratico’), Spacey si cimenta, divertendosi, in una lunga serie di tic e smorfie. Il suo Tricky Dick non cade mai nella caricatura, anche se l’ostentata interpretazione ne sfiora spesso i confini, ma si delinea come un buffo e sgradevole omino, più preoccupato dal giudizio delle figlie che dalle opportunità di scelte politiche.
Elvis & Nixon”, dunque, si mantiene in una divertente ma inoffensiva dimensione di commedia gradevole con leggere aspirazioni da satira politica (l’accentuato grottesco). L’intuizione geniale (o la fortuna sfacciata) della regista, però, è il ritrovarsi per le mani un Elvis cinematografico incredibile. Michael Shannon, attore sempre più impegnato in una carriera dagli esiti imprevedibili, pur essendo lontano anni luce da qualsiasi somiglianza fisica con Presley, dona la sua nevrosi, il suo latente isterismo e il suo ghigno a Elvis, infondendogli una folle vena malsana che ben riassume il suo delirio di potenza da (consapevole) mito vivente. E’ straniante vedere le donne innamorate e i fan accaniti sciogliersi sotto il poco rassicurante e spigoloso carisma di Shannon (peccato essersi persi la vertigine di sentirlo cantare). Pur partendo da un approccio ben lontano dall’ordinario metodo Actors Studio, l’attore di Chicago riesce a centrare perfettamente il personaggio, nel pieno del suo declino egocentrico e autodistruttivo. Shannon, abituato alla sofferenza della pura disperazione, pur dando sfogo alla sua stramba vena comica, trasforma la sua ‘imitazione’ del Re in un viaggio lucido e disarmante nella psiche di un uomo perso, irrimediabilmente, nel suo immaginifico personaggio.
Luca Marchetti, Sentieri Selvaggi

Quella di Richard Nixon ed Elvis Presley che si stringono la mano in un angolo dello Studio ovale è l’immagine più richiesta tra le migliaia conservate dagli archivi nazionali U.S.A.: l’uomo più potente del mondo e quello più popolare, il presidente e il re, l’ultraconservatore e il sex symbol avevano - suggerisce il film - più cose in comune di quel che ci si aspetterebbe, e di quanto loro stessi sospettassero. La data è il 1970, Nixon è stato eletto da poco, Elvis sta in quel punto precario tra la vetta e il declino. Presley si presenta di punto in bianco a Washington offrendosi di andare sotto copertura nella guerra alla droga come improbabile agente FBI, lo staff di Nixon si lecca i baffi all’idea di conquistare, con una sola foto, il prezioso (e alienato) voto giovanile. La vicenda, messa in scena con solida competenza da produzione tv di lusso, si muove nell’interstizio tra cronaca e dietro le quinte, corrispondendo allo scollamento tra spettacolo (del rock’n’roll come della politica) e verità: in fondo la Casa bianca, come nota ghignando Elvis, non è poi troppo diversa dalla pacchiana Graceland (la sua magione di Memphis). E ha più che mai senso che a interpretare due figure tanto iconiche siano due attori straordinari che, fisicamente, nulla hanno a che fare con i personaggi reali. Li incarnano meravigliosamente, cercando (di nuovo) l’equilibrio tra maschera e autenticità, dimostrando che la vita è un’opera buffa più spesso di quanto si creda.
Alice Cucchetti, Film Tv

LIZA JOHNSON
Filmografia:
Return (2011), Elvis & Nixon (2016)

Martedì 21 novembre 2017:
FRANTZ di François Ozon, con Pierre Niney, Paula Beer, Ernst Stötzner, Marie Gruber, Yohann von Bülow

 
 
 
 
 

Cineforum 2017/2018 | 7 novembre 2017

Foto di cineforumborgo

UN PADRE, UNA FIGLIA

Regia: Cristian Mungiu
Sceneggiatura: Cristian Mungiu
Fotografia: Tudor Vladimir Panduru
Montaggio: Mircea Olteanu
Scenografia: Simona Paduretu
Arredamento: Anca Perja
Costumi: Brândusa Ioan
Interpreti: Adrian Titieni (Romeo), Maria Dragus (Eliza), Lia Bugnar (Magda), Malina Malovici (Sandra), Vlad Ivanov (Ispettore Capo), Gelu Colceag (presidente di commissione d'esame), Rares Andrici (Marius), Petre Ciubotaru (vice Sindaco Bulai), Alexandra Davidescu (madre di Romeo), Emanuel Parvu (Pubblico Ministero Ivascu), Lucian Ifrim (Albu Marian), Gheorghe Ifrim (agente Sandu), Adrian Vancica (Gelu), Orsolya Moldován (Csilla), Constantin Cojocaru (fabbro), Tudor Smoleanu (dottor Pandele), Liliana Mocanu (sig.ra Bulai), David Hodorog (Matei), Eniko Benczo (sig.ra Mariana), Claudia Susanu (donna delle pulizie), Petronela Grigorescu (madre della ragazza), Robert Emanuel (padre del ragazzo), Mihai Giuritan (guardia del corpo), Andrei Morariu (soldato), Kim Ciobanu, Claudiu Dumitru, Mihai Coroian, Valeriu Andriuta (indiziati), Dionisie Vitcu
Produzione: Cristian Mungiu, Pascal Caucheteux, Grégoire Sorlat, Vincent Maraval, Jean-Pierre e Luc Dardenne, Jean Labadie per Mobra Films, Why Not Productions, Les Films Du Fleuve, France 3 Cinéma
Distribuzione: Bim
Durata: 128'
Origine: Romania, Francia, Belgio, 2016
Data uscita: 30 agosto 2016
Premio per la Miglior Regia (ex aequo con "Personal Shopper" di Olivier Assayas) al 69. Festival di Cannes (2016).

Romeo Aldea, un medico che vive in una piccola città di montagna in Transilvania, ha cresciuto la figlia Eliza con l'idea che al compimento del diciottesimo anno di età lascerà la Romania per andare a studiare all'estero. Il suo progetto sta per giungere a compimento: Eliza ha ottenuto una borsa di studio per frequentare una facoltà di psicologia in Gran Bretagna. Le resta solo da superare l'esame di maturità, una mera formalità per una studentessa modello come lei. Ma il giorno prima degli esami scritti, Eliza subisce un'aggressione che mette a rischio la sua partenza. Adesso Romeo è costretto a prendere una decisione. Ci sono diversi modi per risolvere il problema, ma nessuno di questi contempla l'applicazione di quei principi che, in quanto padre, ha insegnato a sua figlia.
Romeo è un medico di quasi cinquant’anni che vive in una piccola città della Transilvania. Disilluso da un matrimonio che è un fallimento e da un paese ridotto a brandelli, l’uomo ripone tutte le speranze in sua figlia Eliza (Maria-Victoria Dragus), diciottenne, che a breve prenderà il diploma e che andrà a continuare gli studi in Inghilterra. Il giorno prima dell’esame, però, la ragazza viene aggredita sulla via per la scuola e Romeo inizia a mettere in discussione tutti i principi in cui ha sempre creduto.
Altra presenza fissa del Festival di Cannes, Cristian Mungiu - già vincitore della Palma d’Oro nel 2007 con “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni” - di nuovo in concorso quest’anno, quattro anni dopo “Oltre le colline” (che vinse per la migliore sceneggiatura e per le due migliori attrici), si porta a casa il premio per la miglior regia (in ex-aequo con Assayas per “Personal Shopper”) e lo fa con un film di sicuro meno ‘potente’ dei due sopracitati, ma non per questo meno importante.
Non a caso, il racconto si apre con una sassata che squarcia una finestra dell’abitazione della famiglia di Romeo (Adrian Titieni): un gesto inspiegabile, seguito nel corso del film da altri piccoli segnali (i tergicristalli dell’automobile alzati): è in qualche modo la voce della coscienza, dell’innocenza (?), come capiremo verso la fine in quel parco giochi, dove il figlio di Sandra, amante del protagonista, scaglia una pietra verso chi ‘non voleva rispettare le regole’.
Debitore, soprattutto nella prima parte del film, di una certa cifra kieslowskiana per quello che riguarda lo sviluppo delle situazioni e dei caratteri (la centralità del caso, la presunta integrità del personaggio centrale, la disarmante apatia della madre di Eliza, i dubbi di quest’ultima su quello che, davvero, vorrebbe fosse la sua vita dopo il diploma), Mungiu si dimostra ancora una volta abile scrittore e formidabile cineasta. Artista capace di indagare nelle pieghe dell’umanità senza mai venir meno ai principi sacri di una messa in scena radicale e riconoscibile.
Dalla clandestinità di un diritto, passando per i dolorosi errori commessi in nome della fede, il regista romeno si sofferma stavolta sull’ipocrisia sistematica di chi, in nome del risultato, è pronto a rivedere qualsiasi convinzione. Non Eliza però, la cui decisione finale apre uno spiraglio di speranza affinché le cose possano cambiare davvero. Perché tra solidità morale e compromesso che apre alla corruzione, Mungiu non smette di anteporre il dubbio: andare via sarebbe di sicuro un bene per sé stessi, di contro rimanere potrebbe esserlo un domani per le sorti di un intero paese.
Valerio Sammarco, Cinematografo.it

Un padre cinquantenne e medico, Romeo. Una figlia diciottenne e studentessa modello, Eliza. Un sogno che appartiene all’uomo ma riguarda la ragazza: andare a studiare all’estero per garantirsi un futuro migliore di quello offerto dalla moderna Romania, a quasi trent’anni dalla Rivoluzione del 1989. Un fatto sconvolgente: Eliza assalita e ferita alla vigilia degli esami finali del liceo. Come il mattone che frantuma un vetro nella prima scena del film, il fatto distrugge ogni certezza. La promozione a pieni voti di Eliza, condizione necessaria per la borsa di studio in Inghilterra, da scontata diventa dubbia, e Romeo entra in un meccanismo di favori e piccole corruzioni pur di ottenere ciò che desidera. Nel disfacimento del mondo dell’uomo, Cristian Mungiu, già vincitore di Cannes 2007 con “4 mesi, 3 settimane, 2 giorni”, traccia la radiografia di un sistema di valori comune - la famiglia, la giustizia, l’utopia dei figli in grado di migliorare la vita dei genitori - cancellato dallo scontro con la realtà. Tutti guardano tutti, in “Un padre una figlia”; tutti si osservano attraverso vetri, finestrini e specchi. Ciò che nessuno vede, però, è il riflesso di sé stesso negli altri, il coinvolgimento anche inconsapevole nel fallimento di una Nazione. Una tragedia silenziosa che non ha risparmiato la generazione dei padri e delle madri, e che potrebbe intaccare anche quella dei figli e delle figlie.
Roberto Manassero, Film Tv

CRISTIAN MUNGIU
Filmografia:
Occident (2002), 4 mesi, 3 settimane, due giorni (2007), Racconti dell’età dell’oro (2009), Oltre le colline (2012), Un padre, una figlia (2016)

Martedì 14 novembre 2017:
ELVIS & NIXON di Liza Johnson, con Michael Shannon, Kevin Spacey, Alex Pettyfer, Johnny Knoxville, Colin Hanks

 

 
 
 
 
 

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Data di creazione: 29/09/2007
 

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