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Non sposate le mie figlie!

Post n°12206 pubblicato il 26 Febbraio 2015 da Ladridicinema
 

Claude e Marie Verneuil conducono una tranquilla vita di coppia nella provincia francese. Hanno cresciuto quattro figlie secondo i principi di tolleranza, integrazione e apertura tipici della cultura nazionale. Nel corso degli anni è successo che la prima figlia ha sposato un musulmano, la seconda un ebreo e la terza un cinese. Claude e Marie avrebbero piacere di assistere ad un matrimonio tradizionale in Chiesa, e tutte le speranze vengono pertanto riposte in Isabelle, la figlia minore. Che un giorno rivela di avere un fidanzato di religione cattolica. Non dice però che è africano, e di pelle nera. La rivelazione lascia senza parole i genitori, ai quali servirà non poco tempo per adattarsi all'idea del nuovo matrimonio. In vista della cerimonia, l'arrivo dei genitori di lui innesca una girandola di equivoci, incomprensioni, sospetti. Tutto però è destinato a risolversi per il meglio…
Si racconta il finale perché è fin troppo prevedibile. Il recente, tragico episodio dell'attentato a Parigi alla rivista satirica Charlie Hebdo ha riportato in primo piano quella idea di libertà e tolleranza che la Francia pone a base della vita quotidiana politica, sociale, culturale. Senza entrare nelle riflessioni scaturite una volta esaurito lo sdegno emotivo per l'azione terroristica (una su tutte: anche la libertà di satira può avere dei limiti?), ecco un film, uscito oltralpe prima di quei fatti, nel 2014, che rappresenta la sintesi di tutti i motivi di dibattito presenti in Francia, e non solo(in senso largo in tutta Europa).
Il tema dell'incontro/scontro tra culture, delle regole che si deve dare una società multietnica è la molla di un copione che vira decisamente sul comico, sul divertito, sul paradosso. In realtà Claude è il prototipo del francese conservatore, moderato, "gaullista" e come tale predisposto per naturale indole all'accoglienza dell'altro. Procedendo, come si diceva, verso un lieto fine che vede tutti sereni e tranquilli, si ha l'impressione che il racconto sia concepito e organizzato proprio a maggior gloria di una precisa autocelebrazione. Insomma un certo tono sciovinista e un po' compiaciuto attraversa le varie fasi della storia. Tutto si muove lungo la strada aperta dal successo di Giù al Nord. Resta il taglio simpatico e gradevole del film, ben scritto e ben interpretato da attori disponibili al gioco interraziale.

 
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